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Autore: Estel21    16/07/2004    2 recensioni
storia scritta da estel e silnen. durante la guerra dell'anello la compagnia dei 9 nn era la sola ad essere in viaggio... la storia di 4 destini che si incrociano sotto le mura di Gondor, e l'amore si mescola all'amicizia..... SONO STATI RIORDINATI I PRIMI TRE CAPITOLIDATO CHE ERANO MESCOLATI
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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SOLA

Sola, come la luna nel cielo color pece… Silnen strinse forte gli occhi, che si riaprirono 6 anni addietro, nel giorno della festa, nel suo paesino. Ben poco ricordava di quel giorno, solo che si stava divertendo e all’improvviso qualcuno l’aveva strattonata per il vestito e l’aveva separata dalla sua migliore, unica amica… dopo solo il buio è regnato e i suoi occhi azzurri hanno cessato di brillare.

Uomini dell’harad… erano loro che l’avevano rapita, ed era stata fortunata, gli ripetevano continuamente, perché non era una semplice prigioniera di guerra ma la loro interprete ufficiale. Ma Silnen non riusciva a sentirsi fortunata lì, in mezzo a gente ostile, nemica, senza amici, senza Estel, senza un’identità…

Immerse piano un piede nell’acqua limpida e fresca del ruscello e osservò la sua immagine riflessa: due occhi cristallini la guardavano, senza sorridere e lunghi riccioli neri le cadevano sul volto. Alle sue spalle vide qualcuno:

- Hey tu!-

Silnen si girò lentamente e si alzò guardando il ragazzo:

-cosa c’è?-

il giovane arciere rimase turbato dallo sguardo risoluto della ragazza:

-ti vogliono, sono arrivati gli uomini dell’est e hanno bisogno dell’interprete…-

e, senza aggiungere altro scomparve tra le foglie.

Quella sera, stanca dal lavoro, Silnen fu attirata dal rassicurante profumo di pane fresco. Si sedette a tavola con l’esercito, come era di consueto e consumò la cena senza proferire parola consapevole che tra non meno di 3 giorni sarebbe partita per qualche luogo a lei ignoto, sola, come sempre. Chiese il permesso di alzarsi da tavola e raggiunse la sponda dello stesso lago ove in quel momento, la luna vi donava il riflesso. Un raggio illuminò il suo polso sinistro ornato da un piccola treccia di capelli castano chiari e in silenzio, pianse calde lacrime abbandonandosi sull’erba ricca di rugiada .

Quando si rialzò il profumo di notte invase i suoi polmoni donandole sicurezza e con un ultimo sguardo rivolto alla luna si allontanò.

L’indomani, prese alcuni biscotti alle gocce di miele, il suo arco, e si inoltrò nel bosco. Aveva deciso che, se doveva vivere per forza con gli uomini dell’harad, non voleva dipendere da loro, così era riuscita a prendere “in prestito” un arco e alcune frecce: avrebbe imparato a cacciare. In realtà non sapeva neppure come si teneva in mano, un arco e, dopo vani tentativi, si sedette sull’erba.

Mangiando un biscotto, osservò il sole ancora freddo, pensando ad estel, pensando a quando lo guardavano insieme il sole, lo stesso sole che magari stava osservando l’amica, da qualche parte, nella terra di mezzo… per scacciare le lacrime e il vuoto nel suo cuore, diresse lo sguardo alle sue spalle, dove aveva udito un rumore un istante prima.

-Ma guarda chi si rivede… sai passavo di qui e ti ho vista cacciare… non è che hai bisogno di una mano?-

gli occhi del ragazzo ridevano insieme alle sue labbra, ma non di scherno.

-chi ti ha dato il permesso di spiarmi? E poi dovevo scaldarmi, io… non sono male a tirare con l’arco-

Ma silnen non aveva pronunciato quelle parole con convinzione e sapeva che oltre al ragazzo, stava mentendo a se stessa e lo capì anche lui.

- non ti stavo spiando-

rispose vagamente il ragazzo

-passavo di qui… comunque io sono un arciere, ti posso insegnare, se vuoi-

Silnen annuì e lui le fece vedere come si impugnava l’arco e come si lanciava una freccia. Dalla “teoria” passarono alla pratica e quando il sole splendeva già alto nel cielo, indicando mezzogiorno silnen salutò il ragazzo e tornò al villaggio. Quella sera nel letto, i suoi pensieri caddero inevitabilmente su di lui e si accorse che non sapeva il suo nome… pensava al suo sorriso infinitamente dolce, e ai suoi occhi verdi che la guardavano curiosi e si addormentò con le labbra stese in un sorriso.

La mattina seguente, a colazione pensò al suo profumo, fresco, agrodolce, che sapeva di mare, e si chiese da dove veniva. Finito il pan di spagna corse verso il bosco, sperando di ritrovarlo lì ad aspettarla e, la pervase un fremito quando scorse la sua uniforme.

-sei in ritardo, dobbiamo fare pratica oggi, così mi dimostri se sono stato un bravo insegnante…-

-scusa, comunque vedrai, ti stupirò-

-ah, mi dispiace per la mia scortesia ma non ti ho ancora chiesto come ti chiami… io sono adanedel-

silnen rimase in silenzio per qualche minuto e si rese conto che non sapeva il suo nome, di quei giorni lontani, quando tutto aveva un senso, non ricordava che estel. Non si era però mai posta il problema, perché nessuno si era mai preoccupato di chiederglielo e adesso, non sapeva cosa fare.

Adanedel capiva quel suo disagio e ascoltò con gravità la storia della fanciulla, breve ma intensa.

-non importa davvero, scusami… piuttosto, fammi vedere cosa hai imparato-

disse cercando di cambiare discorso.

Quel pomeriggio, quando silnen tornò al villaggio , per la prima volta da quando era lì, desiderava ardentemente possedere un nome, un semplice nome anche brutto da dire a quel ragazzo, adanedel… quanto si era sentita stupida nel bosco a confidare tutte quelle cose a lui, non lo conosceva neanche bene…. Certo era molto bello ma silnen aveva già deciso che non si voleva legare a nessuno in quel posto ostile, per non rischiare di soffrire come stava già facendo… ogni giorno che passava era un passo che l’allontanava da estel e, innamorarsi di adanedel, l’avrebbe del tutto distaccata dal pensiero dell’amica, vivo tutti i giorni nella sua mente, fino a dimenticarlo. E non voleva dimenticarlo, era l’unica cosa che le era rimasta. Quella sera andò a letto senza cenare , la notte porta consiglio, pensò e si addormentò con il pensiero di adanedel ancora vivo nella sua mente.

La mattina dopo, finita la colazione, si diresse con passo sicuro verso il bosco, con l’intenzione di dire ad adanedel che, probabilmente, non sarebbe più venuta lì, sulla sponda del laghetto, con tutta l’intenzione di dimenticarlo, ma quando vi arrivò, non lo trovò. Poco male, pensò e tornò al villaggio.

 

 

CIAO PIACIUTO QUESTO NUOVO CHAP?SPERO CHE ARRIVI CORRETTAMENTE ANCHE perché NOI 2 SIAMO DELLE VERE ESPERTE NEI CASINI COL COMPUTER….

  
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