HAI PERSO UN
FRATELLO CHE CREDEVI RITROVATO, E UN GIORNO RITROVERAI UN FRATELLO CHE CREDEVI
PERSO…
CAPITOLO
1
DELIRI
FEBBRILI
La notte era
calata ormai da un pezzo, e la carovana reale si era fermata a riposare. Era una
chiara notte estiva, e la temperatura era di gran lunga più sopportabile che di
giorno; Ling Yao, appena fermatisi, aveva aiutato la sua gentile consorte a
poggiare a terra il ragazzo ferito: egli, preda di una febbre altissima che lo
divorava e gli infiammava le vene, delirava e urlava parole sconnesse, tipo: “il
portale, devo varcare il portale!! Devo ritornare a casa mia!!”; il giovane
imperatore era riuscito, dopo molti sforzi, a ripulirlo dal sangue, e così
facendo, s’accorse che, oltre al naso rotto, il suo “ospite” aveva anche una
lunga cicatrice che, dalla fronte scendeva fino allo zigomo sinistro, passando
per la palpebra; dopo un attento esame, Lan Fan, Imperatrice di Xing, constatò
che solo la palpebra era stata ferita, mentre il bulbo oculare era,
fortunatamente, intatto, e privo di lesioni. Ma, nonostante questo, il ragazzo
non accennava a svegliarsi, e la febbre non sembrava calare, dando non poche
preoccupazioni e grattacapi all’imperatrice, ottimo medico, che non riusciva a
capacitarsi di ciò che poteva essere accaduto al giovane per essere ridotto in
quel modo: “è stlano, questo tipo di lesioni si proculano
dopo un violento pestaggio, di solito, ma il resto del colpo non sembra avele
questo tipo di felite… e poi, gualda qui” la giovane si rivolse al marito,
tirando su una manica della maglietta fino alla spalla, “vedi questa? È una
cicatrice. E cinge tutta la spalla: se velamente aveva una lesione pure lì, è
plessoché impossibile che si sia ligenelata così lapidamente, e poi, è molto
vecchia, almeno un anno.”; in quel momento, il ragazzo prese a urlare come un
pazzo, urlava e sbraitava, piangeva, tossiva e scalciava, ma in compenso la
febbre sembrava calare. I lunghissimi capelli biondi, legati dalla sovrana per
comodità, svolazzavano qua e là, mossi dal vento e dai movimenti inconsulti del
loro proprietario; passarono un paio d’ore, e una voce chiamò Ling: “Altezza?
Dovlebbe venile a vedele una cosa…”, Foo si era avvicinato a Yao con aria grave,
quasi preoccupata, “Cosa c’è?” rispose seccato il giovane, impegnato come era a
scambiarsi effusioni amorose con la sua bella, dopo che il loro giovane ospite
si era calmato. “Nel bagaglio del ferito, io e Han abbiamo trovato una cosa
piuttosto interessante, ma vorremmo mostrarvela.” Spiegò, inchinandosi; “e va
bene! Su, andiamo.” Sbuffò il sovrano, seguendo il servitore. “Allora, vediamo
un po’…” fece per dire, quando l’uomo gli sventolò sotto al naso due fotografie,
una a colori, che raffigurava una famigliola felice con due bambini piccoli, e
un’altra, in bianco e nero, che raffigurava un ragazzo sorridente, con una
dedica: “A Ed, con affetto, e con la speranza che ti ricordi di me… Buona
Fortuna! Spero tu ce la faccia.” E una piccola firma in calce, “Alfons
Heiderich”.
Sull’accampamento, cadde un gran silenzio, mentre Ling fissava
pensieroso le due fotografie, con un espressione tra il sollevato e il
preoccupato, era sicuro ormai di conoscerlo, ma non era possibile! Il ragazzo
s’alzò, e guardò in faccia il suo collaboratore: “Foo, pensi anche tu quello che
penso io?” domandò il giovane sovrano, “Si, Altezza, senza dubbio è lui… Mi
chiedo pelò che fine hanno fatto le plotesi, è velamente un mistelo!” replicò il
ninja.
Nessuno potè dare
risposta.
Central City era
immersa nell’oscurità della notte, e solo pochi tra soldati, civili ed ufficiali
passeggiavano per le ampie vie della città-capitale di Amestris. Il cielo era
trapunto di stelle e il vento, soffiando dolcemente, muoveva le fronde odorose
degli alberi che costeggiavano i viali e decoravano numerosi i giardini della
città. Tutto pareva tranquillo, e anche il Quartier Generale, il massimo organo
di governo dello Stato era immerso nella dolce calma del sonno. O forse no.
Perché, un occhio attento, e allenato a tutto, avrebbe notato una figura umana
seduta sul tetto, con la testa incassata tra le gambe, che piangeva
sommessamente, un ragazzino. Non poteva avere più di 14 anni, lunghi capelli
biondi gli ricadevano disordinatamente sulle spalle, legati in una lunga coda di
cavallo, tenuta ferma da un nastro color del sangue; aveva bellissimi occhi
color dell’ambra più pura, ma che riflettevano un animo tormentato, triste,
troppe volte ferito e mutilato. Occhi così belli, ma così tristi; indossava una
veste molto particolare, completamente nera, maglietta, pantaloni e giacca
completamente neri, e solo il lungo mantello che gli cingeva la schiena era
differente, di un rosso cupo: era la veste con cui veniva da sempre identificato
uno degli eroi di Amestris, il celeberrimo Alchimista D’Acciaio, Edward Elric.
Un fruscio alle sue spalle scosse il ragazzo dai suoi pensieri tristi, ma era
solo un gattino, impaurito e spaventato; con un sorriso triste, il ragazzino lo
prese tra le braccia, e prese a coccolarlo, sentendo il piacevole calore che
emanava. Poi, alzò il viso al cielo, e gli parve di vedere un volto, disegnato
tra le stelle, un volto di ragazzo, sorridente e sbruffone, ma sempre felice:
“Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, soffrire come hai sofferto, se poi
ci hai lasciato così giovane… Tu ed io, noi, ne abbiamo passate tante assieme,
abbiamo lottato, abbiamo perso, abbiamo vinto, abbiamo sofferto, ma avevamo noi
stessi, e questo ci bastava per affrontare il mondo, ma ora… Io, non so più che
pensare.” Dopo questo breve monologo, lacrime calde e sincere presero a rotolare
giù dalle rosee guance del giovane; in quel momento, una mano gli si poggiò
sulla spalla, facendolo sussultare, una mano guantata. Si voltò, e il suo
sguardo triste si perse in un paio d’occhi neri come l’ebano, il Comandante
Supremo era lì. “Comandante, come ha scoperto che ero qui?” domandò il ragazzo
stupito, alzandosi in piedi di scatto, “Semplice, anche tuo fratello si
rintanava qui, quando voleva stare solo.” Disse solo, prima di sedergli accanto.
“Cosa succede, Alphonse? Sono giorni che sei strano.” Disse, l’uomo,
sollevandogli il viso; il minore degli Elric non rispose, si limitò solo ad
alzarsi in piedi, e a guardare con aria malinconica il panorama che Central City
offriva di notte, luci, suoni, odori… “Ed è morto, per me, per salvarmi, per
salvarCI tutti, e non posso perdonarmelo! Lui ha fatto tanto per me, e io non ho
potuto neppure dirgli grazie…”, in fondo, Al era solo un bambino, non era pronto
per perdere il fratello, ma in fondo chi lo era? Ma era triste vederlo così,
nessuno poteva però farci nulla, anche se tutti cercavano di stargli vicino il
più possibile, soprattutto Winry. Sul tetto cadde il silenzio, poi Roy Mustang,
ex colonnello dell’esercito e nuovo Comandante Supremo, sorrise e gli rivolse
una domanda, che lasciò Alphonse Elric letteralmente spiazzato: “Senti, ti ho
già rivolto questa domanda una volta, sicuro che per te non ci siano problemi a
mantenere il titolo di tuo fratello? Non vorrei tu soffrissi ancora…” cercò di
dire l’uomo, ma il ragazzino lo prevenne: “non si preoccupi, mio fratello era un
eroe, il punto di riferimento per questo paese, ed è un onore per me continuare
la sua opera, ne sono fiero.”. in quel momento s’udì uno schianto, e la porta
che conduceva al tetto s’aprì all’improvviso, facendo uscire una padella, che
quasi colpì il giovane alchimista: “Alphonse Elric, dove eri finito?? È mezz’ora
che ti sto aspettando dabbasso! Dobbiamo andare alla stazione, non te lo
ricordi?!”, una bella donna, alta e slanciata, dai lunghi capelli corvini, aveva
fatto la sua comparsa vicino al Comandante, vestita con un paio di pantaloni
bianchi, una camicia del medesimo colore e uno sguardo che non prometteva nulla
di buono, “arrivo, maestra!” disse, spaventato, il
ragazzo.
Vicino al
Portale, in una dimensione parallela alla nostra, c’è un luogo, misterioso e
fantastico, un luogo segreto, un luogo magico, dove le anime di alcune persone,
se sono fortunate, possono finire. Queste anime privilegiate potrebbero, se sono
fortunate, e se l’alchimista è bravo, tornare in vita. Questo, è il
Limbo.
FLASHBACK:
“Edward, sei
sicuro di ciò che fai?”, “No, ma devo tentare… Mamma non è possibile riportarla
in vita, ma almeno a lui lo devo, se non altro per tutto quello che ha fatto per
me.”. Un ragazzino biondo, vestito con proprietà e pulizia, finì di tracciare un
complesso disegno a terra, sotto lo sguardo attento di un uomo, già abbastanza
avanti negli anni, anch’esso biondo, che portava un paio di occhiali tondi;
entrambi, sembravano preoccupati, soprattutto il ragazzo, era la seconda volta
che lo faceva e, nella sua mente, il dolore della prima volta era ancora vivo e
presente: “Senti, Ed. Se tutto va bene, tornerete a casa, giusto? Ti ricordo,
però, che il Portale può essere varcato uno alla volta, e voi siete in due…
Bene, io avrei un’idea, potrei accompagnare io il tuo amico ad Amestris, tanto
il Portale non conta me.” Propose l’uomo, strappando un sorriso al ragazzo, “Ok,
papà, faremo come dici tu! Grazie.” Aggiunse solo, prima di congiungere le mani,
come se stesse pregando. Subito, una quantità enorme d’energia venne sprigionata
dalle sue mani, che furono poggiate all’interno dello strano disegno: l’intera
stanza fu avvolta da una luce intensa, che accecò per qualche istante il padre
del giovane, mentre il figlio, preda di un grande dolore, urlava come un pazzo;
poi, tutto finì, e l’uomo, con sommo stupore, vide il figlio inginocchiato per
terra, con tutti gli arti al suo posto! Poco lontano, sdraiato nel mezzo del
disegno, un cerchio alchemico senza alcun dubbio molto complesso, vi era un uomo
di circa quarant’anni, vestito con la azzurra divisa degli ufficiali
dell’Esercito di Amestris, con un paio di occhiali sul naso, il petto che
s’alzava e s’abbassava al ritmo del suo respiro, era vivo! Il ragazzo, s’alzò in
piedi, e gli corse vicino, scuotendolo gentilmente: “Generale, si svegli!”
ridacchiò il giovane, mentre l’uomo, lentamente, ritornava alla vita; subito, si
stupì di essere vivo, poi mise a fuoco chi lo aveva svegliato, e per poco non
gli prese un colpo: “Ed, ma cosa…”, non riuscì neppure a finire la frase che
Edward Elric, il geniale Fullmetal Alchemist, gli balzò al collo, e lo abbracciò
fortissimo, sconvolgendolo non poco. Poi, il ragazzo sciolse l’abbraccio:
“Generale Hughes, adesso le spiego tutto, non mi guardi così… Lei, è tornato tra
i vivi, e tutto senza infrangere alcuna regola!” rise Fullmetal, sedendosi
davanti a Hughes, che però fissava, stranito, la sua
gamba sinistra: “Ed, come hai fatto a riavere la tua gamba?”,
anche Ed era stupito, non se n’era proprio accorto, nella frenesia di salutare
il generale. Fu Hohenheim a rispondergli: “Penso che i tuoi arti siano tornati
al loro posto durante la trasmutazione, anzi ne sono certo!”. Dopo aver spiegato
l’accaduto a Hughes, il padre dell’alchimista tracciò un cerchio alchemico sul
proprio petto, aprendo una specie di porta: “Adesso ascoltatemi bene. Papà, tu e
il generale mi seguirete dopo, dobbiamo rincontrarci a Central City, chiaro?
Almeno lì ritroveremo gli altri. A presto, e buona fortuna.”, e poi varcò la
porta, sparendo in un mare di luce. Poco dopo, anche i due uomini lo
seguirono.
FINE
FLASHBACK
Alphonse Elric
stava sognando. Sognava la cosa più bella che potesse
sognare.
Ritornato a casa
dopo essere passato in stazione a prendere il sottotenente Ross, di ritorno
dall’esilio forzato a Xing, dopo i disordini di un anno prima. Il giovanissimo
alchimista, riaccompagnata a casa la sua maestra, era andato subito a casa, e
s’era infilato a letto, completamente nudo, e col morale a pezzi; dio, come
somigliava al fratello il piccolo Ed, il figlio adottato della sua maestra. Si
sentiva terribilmente solo.
Sognava sua
madre.
Erano seduti in
riva al fiume che costeggiava la cittadina, lui era accoccolato vicino alla
madre, si sentiva felice e protetto. Suo fratello non c’era, ma non
si preoccupava. Era molto piccolo. Improvvisamente, una luce intensa
avvolse lui e la madre, che gli mormorò parole cariche di affetto: “Al,
ascoltami bene. Tuo fratello è nelle tue mani, proteggilo, te ne prego.” Implorò
la donna, “Ma mamma, Ed è morto…” rispose piangendo il piccolo Al. “No,
hai perso un fratello che credevi ritrovato, e un giorno ritroverai un
fratello che credevi perso… Non disperare.” E la donna
scomparve in un lampo di luce. Il ragazzo si svegliò di soprassalto, sentendo
che, presto, qualcosa sarebbe cambiato.
BUONASERA A
TUTTI! CAPITOLO FINITO, E SPERO CHE LA MIA SORPRESA NON VI ABBIA SCONVOLTO
TROPPO, MA ERO RIMASTA SCIOCCATA DALLA MORTE DI HUGHES! NEL PROSSIMO CAPITOLO,
CI SARà UNA VERA E PROPRIA RIVOLUZIONE, E I NOSTRI EROI INCONTRERANNO UNA
VECCHIA CONOSCENZA IN UN POLVEROSO CENTRO MINERARIO DEL SUD… NON VI DICO ALTRO!
RINGRAZIO SOPRATTUTTO ED92 PER IL SUPPORTO MORALE DURANTE LA LAVORAZIONE, CON LE
SUE BATTUTE E LE VOLPETTE DI MSN CHE FANNO LE SMORFIE! GRAZIE TESORA! MA ORA
PASSIAMO AI RINGRAZIAMENTI!
Fedar: Ling
come imperatore mi piaceva molto come idea, anche perché è un personaggio che
apprezzo molto…
Ed92: Grazie
per avermi supportato e ispirato con le tue fotografie un po pazze, ma tanto
dolci! Sei veramente un amica!
Aduah: Grazie
per i complimenti, ma sei stata tu a darmi, seppur in parte, quest’idea! La tua
fic “Primo Natale” mi ha convinto a fare una storia in cui Ed ritorna indietro!
Grazie a te!
Havoc_Fan;
Grassie, spero che la tua curiosità sia stata un po’ soddisfatta in questo
capitolo! Goditi il nuovo!
Winry-93: So
che Ed l’ho ridotto un po’ male, ma sta tranquilla, tutto s’aggiusterà! Intanto,
eccoti il capitolo!
E CON QUESTO VI SALUTO, E VI AUGURO BUONA NOTTE, E BUONA FORTUNA CON I VOSTRI LAVORI!!