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Autore: _Jawaad_    28/12/2012    2 recensioni
'Mentre giravo un angolo, un deficiente mi venne addosso, facendo rovesciare la mia cioccolata calda sul suo maglione.
Imprecai mentalmente, e alzai lo sguardo. Mi si troncò il respiro appena mi accorsi chi era.'
Come uno scontro, può cambiarti la vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The silent boy



Ero sdraiata sul letto, guardavo le pesanti gocce di pioggia che sbattevano violentemente contro il vetro della mia finestra. 

La pioggia mi rilassava, mi era sempre piaciuta. Sin da piccola. 

Ed era uno dei tantissimi motivi per cui mi ero appena trasferita a Londra, la capitale britannica. 

Io ero italiana, vivevo a Milano.

Ma dopo vari avvenimenti nella mia vita, mi ero stufata di tutto e di tutti.

E raggiunta la maggiore età, mi ero trasferita, lasciandomi alle spalle la mia vecchia vita. 

Vivevo qui da un mese, e non potevo che esserne più felice.

Amavo Londra, in ogni sua sfaccettatura. 

Un sorriso mi si formò sul viso al solo pensiero. 

Decisi di andare a dormire, era tardi e domani dovevo lavorare.

Mi alzai dal letto e andai a farmi una lunga doccia, per poi cadere tra le braccia di Morfeo. 

                                                                             * * *

 

La mattina dopo mi alzai svogliatamente. Non avevo dormito molto bene, e volevo solamente starmene al calduccio sotto le coperte.

Ma dovevo andare a lavorare.

Lavoravo da un piccolo Starbucks vicino a casa mia. In fondo mi piaceva lavorare li, era un posto accogliente. 

Quando uscì di casa, una ventata d'aria gelida mi investì. 

Nascosi il viso nella sciarpa che avevo al collo.

Era dicembre, e faceva davvero freddo.

Ma era bellissimo, camminare per andare al lavoro, guardando le vetrine dei negozi addobbate per Natale.

Se poi magari c'era anche la neve, era ancora meglio. 

Amavo l'inverno, e amavo il Natale. 

Arrivai presto davanti al locale, e ci entrai.

Era affollato, come sempre. 

Mi piaceva lavorare li. 

C'era un bel clima, parlavo volentieri con clienti e andavo d'accordo con le mie college.

Mi avviai verso il bancone e poggiai la borsa e il cappotto nel guardaroba. 

Mi misi il grembiule e cominciai a servire le persone.

E, come ogni giorno da quando lavoravo qui, notai un ragazzo. 

Il ragazzo. 

Veniva sempre a fare colazione da noi. 

Si sedeva allo stesso tavolo tutti i giorni. 

In un angolino della sala, isolato, di fronte alla finestra.

Lo vedevo che sorseggiava il suo caffè mentre guardava il paesaggio. 

Sembrava essere lontano millenni da noi con la mente. 

Mi affascinata.

Lo osservai meglio, aguzzando la vista.

Era anche un bel ragazzo.

Alto, capelli mori ricci, occhi verdi e labbra carnose.

E il maglione blu cobalto che aveva quel giorno si intonava perfettamente con il colore della sua pelle. 

Da quel che avevo capito, doveva essere un tipo silenzioso, solitario. E un buon lettore. 

Non lo avevo mai visto parlare con nessuno.

Restava semplicemente li, mentre faceva colazione, a guardare fuori dalla finestra o a leggere. 

C'era qualcosa di lui, che mi attirava incredibilmente.

Ma io ero una ragazza molto timida, non avevo il coraggio di andare a parlargli.

Una volta, una settimana fa, l'avevo servito io.

Mi aveva ringraziato, gentile, ed era tornato nel suo mondo fatato.

Io ero tornata al bancone, camminando con le gambe tremanti e il viso in fiamme. 

Perciò, dopo quella figura, non mi ero più avvicinata. Anche se avrei voluto farlo.

Dopo una mezz'oretta, il ragazzo si alzò e, dopo aver pagato, andò via. 

Lo osservai di nuovo mentre usciva dalla porta.

Gran bel fondoschiena.

Mi sbattei una mano in fronte, per poi scuotere la testa.

Pazza, ero pazza.

Continuai a lavorare fino a tardo pomeriggio, poi chiusi io il locale.

Non avevo ancora voglia di tornare a casa, perciò decisi di andare a farmi una passeggiata, nonostante fosse già buio pesto. 

Camminavo lentamente, guardando i fiocchi di neve volteggiare lentamente nell'aria per poi posarsi al suolo. 

Decisi di fermare a prendermi qualcosa da bere, per riscaldarmi un pochino.

Presi una cioccolata calda, anzi, rovente.

Uscì dal bar e continuai la mia passeggiata, osservando i negozi, pieni di sconti per Natale. 

Poi, mentre giravo un angolo, un deficiente mi venne addosso, facendo rovesciare la mia cioccolata calda sul suo maglione. 

Imprecai mentalmente, e alzai lo sguardo. Mi si troncò il respiro appena mi accorsi chi era.

Era il ragazzo di Starbucks. Stava esaminando il suo maglione, per vedere i danni.

"Oddio.. s-scusami, non volevo. M-mi dispia-ace tanto.." balbettai io, imbarazzatissima.

Lui mi guardò, e mi sorrise. Aveva un sorriso splendido. Due adorabili fossette si formarono ai lati della sua bocca. 

"Non ti preoccupare, può capitare." mi rispose, cordiale. Aveva una bella voce. Profonda e..sensuale.

"No davvero, m-mi dispiace t-tanto, non posso lasciarti qui così. Senti, se hai voglia, vieni con m-me. Ti lavo il maglion-ne, mi sentirei in colpa a lasciarti così." sussurrai. 

Da dove avevo preso il coraggio per invitarlo da me? 

"Oh. Beh, se non disturbo.. dispiace a me di averti fatto cadere.." si interruppe, annusando il suo maglione. "..la tua cioccolata calda." continuò ridendo. 

Che risata stuprabile. Ma da dove mi venivano questi pensieri? 

Autocontrollo Zoe, autocontrollo.

Risi a mia volta. "Assolutamente, non disturbi. Vieni con m-me." dissi io, cominciano ad avviarmi verso il marciapiede, seguita subito da lui.

"Posso avere l'onore di sapere il nome della donzella che mi ha rovesciato una bevanda rovente addosso?" chiese lui, scherzando.

Scoppiai a ridere insieme a lui. 

"Zoe, piacere. E io posso sapere il nome del povero fanciullo a qui ho rovesciato una bevanda rovente addosso?" replicai, stando al gioco.

Rise. "Harry, piacere." Mi strinse la mano. La sua stretta era forte, calda.

Le nostre mani combaciavano alla perfezione, sembravano fatte apposta.

Spostai la mano, rabbrividendo. 

"Aspetta, ma io ti ho già visto da qualche parte.." disse, pensieroso. Oddio, si era accorto di me?

"Ma si!" esclamò ad un tratto. "tu lavori da Starbucks, dove vado a fare colazione tutti i giorni!" rispose, fiero della sua scoperta. 

"Esattamente." risposi io. 

Dopo qualche secondo arrivammo davanti alla soglia di casa mia. 

Presi la chiave dalla tasca del mio cappotto e aprì la porta.

"Entra pure." dissi a Harry. "Dammi la giacca, che te la appendo."

"Certo, grazie." rispose lui.

Accesi la luce e lo guidai verso il salotto. 

"Ehm, mi potresti dare il tuo maglione? Te lo lavo e sarà come nuovo." dissi io, arrossendo.

Lui annui e si tolse il maglione. 

Rimasi qualche istante imbambolata, a fissare il suo petto scolpito.

Sembrava un dio greco. 

Aveva degli addominali perfetti. Non era ne troppo muscoloso, ne troppo poco. 

Mi ritrovai a boccheggiare, come un pesce fuor dall'acqua.

Distolsi lo sguardo dal suo fisico e presi il maglione.

"G-grazie, torno subito. T-tu siediti pure." dissi io, per poi scappare letteralmente in lavanderia.

Mi chiusi la porta dietro, di scatto. Mi appoggiai alla parete e cercai di prendere fiato.

Il mio cuore batteva talmente forte che sembrava volesse uscire fuori dal mio petto.

Cosa diavolo mi stava succedendo?

Presi un respiro profondo.

Accesi la lavatrice e misi il maglione di Harry a lavare.

Tornai di la.

Entrai in salotto e mi accorsi di Harry.

Cercava qualcosa nella sua giacca, imprecando sottovoce.

"C'è qualcosa che non va?" domandai io.

Lui sussultò, probabilmente non si era accorto della mia presenza.

"È che non riesco a trovare le chiavi del mio appartamento. Devo averle dimenticate a casa.." disse, imprecando ancora.

"S-se per te non è un problema, puoi restare qui da me stanotte, e d-domani torni con calma a cercare le chiavi. È il minimo che posso fare, dopo averti rovinato il maglione." dissi io. 

Lui rimase sorpreso dalla mia proposta. Immagino che non se lo aspettasse.

"Sei davvero molto gentile Zoe, grazie. Se per te non è un problema.." sussurrò, arrossendo, mentre di passava una mano tra i capelli. 

"Assolutamente. Ti va di mangiar qualcosa?" chiesi io.

"Volentieri, ho una certa fame." disse, sorridendo.

Gli sorrisi a mia volte e mi avviai in cucina.

Cucinai un bel piatto di pasta all'italiana.

Apparecchiai la tavola e lo chiamai. 

Ci sedemmo uno di fronte all'altro. 

Lui divorò il piatto in qualche minuto, doveva essere proprio affamato.

"Era ottimo, davvero buonissimo. Sei italiana?" chiese lui, dopo aver finito di mangiare.

Mi stupì. "Si, come hai fatto a capirlo?" chiesi io.

Lui scoppiò a ridere, vedendo la mia faccia.

"Amo il cibo italiano, e ho riconosciuto il piatto." mi disse. 

"Beh, wow." risi io.

Ridacchiammo.  Cominciammo a parlare un po' di noi stessi.

Mi disse del suo interesse per la lettura. Quando ne parlava gli brillavano gli occhi. Sorrisi automaticamente.

Scoprì anche che aveva 18 anni, come me. Io gli parlai un po' del mio trasferimento e dell'Italia. 

Sembrava molto interessato, mi ascoltava e interveniva delle volte. 

Dopo più di un'ora passata a parlare, mi aiutò a sparecchiare.

Proprio mentre posavo un piatto nel lavandino, persi l'equilibrio e caddi.

Ma prima di schiantarmi a terra, Harry scattò prontamente verso di me e mi afferrò per i fianchi, evitando una caduta rovinosa.

Mi resi conto dopo qualche secondo della situazione.

Ero in braccio a Harry, a mo' di principessa, stretta al suo petto nudo. I nostri visi erano distanti qualche centimetro. 

Sentivo il suo respiro caldo soffiarmi sul viso. Ci guardavamo negli occhi.

Non riuscivo a distogliere lo sguardo, sembravano incatenati. E i suoi occhi, erano meravigliosi. Di un verde smeraldo molto vivace.

Stavo bene tra le sue braccia. Era molto caldo, e il profumo che emanava la sua pelle era buonissimo.

Sapeva di spezie. Cannella forse. 

Decisi di mettere fine a quella situazione imbarazzante.

Balbettai un grazie, scendendo dalle sue braccia.

Arrossimmo entrambi violentemente. 

Io mi rifugiai subito in lavanderia, per mettere ad asciugare il suo maglione, pulito.

Lui andò a farsi una doccia, dopo che gli indicai il bagno e gli diedi un asciugamano. 

Affrontai un po' quella strana crisi interna.

Cosa diavolo succedeva? Possibile che mi piacesse Harry, se lo avevo appena conosciuto?

Eppure con lui, balbettavo continuamente, arrossivo.. 

Harry mi piaceva. Non so neanche se sia possibile, ma mi piaceva. 

Non avevo mai provato sensazioni del genere, ma erano.. piacevoli. 

Se non altro, adesso lo avevo conosciuto. Avrei potuto parlarci la mattina al lavoro, invece che osservarlo da dietro il bancone. 

Finito di fare il bucato, andai anche io a farmi una doccia. 

Presi un maglione grosso di mio padre e lo diedi a Harry. Era abbastanza grande e caldo, e lui non poteva stare tutta la sera a petto nudo. Anche se non mi dispiaceva, sinceramente.

Gli diedi anche dei cuscini e delle coperte, e lui si sedette sul divano.

"Ti va di vedere un film?" chiesi io. Non volevo passare tutta la serata chiusa in camera mia, volevo stare con lui.

"Certo. Posso sceglierlo io?" replicò lui, indicando uno scaffale pieno di dvd. Annui.

Lui, essendo un ragazzo, scelse un film horror. Protestai varie volte, ma lui non mi diede ascolto. Anzi, mi prese anche in giro.

Ma mi fece sedere accanto a lui, così avevo meno paura. Gli fui grata per quel gesto. 

Presi una coperta che gli avevo dato prima e coprì tutti e due.

Harry fece partire il film.

Come immaginavo, era molto pauroso. Ogni qual volta che lanciavo un urletto Harry rideva. 

"Vieni qui." mi disse, dopo aver visto che tremavo. Aprì le braccia. Mi ci tuffai dentro, avevo troppa paura.

E per l'ennesima volta, mi ritrovai ad avere il viso in fiamme. Dio, a me piaceva da morire Harry.

Passai tutto il film con il volto nascosto nel maglione di Harry, mentre lui rideva abbracciandomi.

Per fortuna, il film non durò troppo.

Sollevai la testa dal suo petto e lo guardai.

Lui, vedendo la mia faccia, scoppiò a ridere. Si rotolava sul divano, tenendosi la pancia con una mano, mentre rideva a crepapelle.

"Mi ritengo offesa, sappilo." Dissi io, facendo finta di essermi offesa.

"Scusami, ma la tua faccia era epica." disse, scoppiando di nuovo a ridere. "Mi perdoni?" disse lui, mantenendo il mio gioco.

Feci per alzarmi e andare di sopra, fingendomi arrabbiata, quando lui mi afferrò improvvisamente per un braccio.

Io, che avevo un equilibrio pessimo, caddi sul divano. 

Scoppiammo di nuovo a ridere. 

Poi però, arrossì quando realizzai di essere praticamente sopra di lui.

Lui, arrossì come me, dopo aver capito in che posizione eravamo. 

Ma non si scostò. Anzi, prese a fissarmi.

E io, impotente, non potei che non ricambiare lo sguardo, persa nei suoi occhi.

Vidi che si avvicinava a me piano piano. 

La distanza tra i nostri visi diminuiva sempre più. 

Aveva uno sguardo strano, mai visto. Sembrava..  un predatore.

Quando il suo naso sfiorò il mio, rabbrividimmo entrambi. 

Quando ormai mancava solo un centimetro dalle sue labbra, stupida com'ero, parlai.

"Sei sicuro di quello che stai per fare?" chiesi io. Ero una stupida cretina, ma non volevo che succedesse senza avere un significato.

Sono una persona romantica, molto. E per me ogni singolo bacio deve avere un significato. 

Perciò non volevo che finissimo per baciarci, per poi dimenticare tutto.

"Tu parli troppo." Soffiò lui.

Sorrisi, mentre lui annullò la distanza tra noi.

Premette le sue labbra contro le mie.

Ricambiai subito il bacio, posizionandomi a cavalcioni su di lui, per stare comoda. Lui assecondò i miei movimenti.

Mi passo un braccio intorno alla vita, e immerse una mano nei miei boccoli biondi.

Io legai le mie braccia al suo collo, per poi intrecciare le mie dita nei suoi morbidi capelli mori. 

Continuammo a baciarci, dolcemente ma avidi, per un periodo di tempo a me sconosciuto.

Quando mi staccai, poggiai la mia fronte sulla sua. 

Sorridemmo. 

"È ora di andare a letto madame." scherzò lui, con ancora le guance arrossate.

"Agli ordini capitano." Dissi io.

Ci guardammo, per poi scoppiare a ridere, di nuovo.

In quell'attimo, mi sentì di nuovo viva e felice. 




Salve gentee!

Non so cosa mi è venuto in mente, ma una notte insonne mi ha portato a scrivere questa storia, e ho deciso di pubblicarla.
Spero vi piaccia, lasciatemi il vostro parere, se vi va. 
Saluto mia cugina, che sarà la prima a leggere questa storia immagino lol. Ti voglio bene!
E poi auguro delle buone feste a tutti. 
Alla prossima! xx

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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