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Autore: javaddseyes    28/12/2012    1 recensioni
Nel lessico Yahgan, "mamihlapinatapai" significa letteralmente "guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l'altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano ardentemente, ma che nessuno dei due vuole fare per primo".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nel lessico Yahgan, "mamihlapinatapai" significa letteralmente "guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l'altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano ardentemente, ma che nessuno dei due vuole fare per primo". Leggendo per la prima volta quella definizione, mi ero stupita del fatto che esistesse una sola, misera parola, per descrivere senza mezzi termini uno degli apsetti più complessi e meravigliosi dell'amore. Adesso, con il labbro inferiore tremante e il trucco sbavato sulle guance, capisco di essermi sbagliata in pieno. Non ci trovo nulla di meraviglioso nel fissare quegli occhi vacui e inespressivi, che non si lasciano guardare, che preferiscono osservare la tappezzeria che raggiungere i miei. Sento solo tristezza nel provare a fargli capire che, se solo lui me lo chiedesse, io rimarrei. Ma lui non parla. Non apre bocca. Mentre esco dalla porta, non sento la sua voce chiamarmi. E l'unica cosa che urla mentre faccio partire la macchina è il mio cuore squarciato in due.


Non ci posso credere. Se n'è andata. E non ho fatto nulla. Perché non ho fatto nulla?

Perché piangi, Jane? Perché ti trema la mano, mentre cerchi invano di cambiare marcia? Perché stai attraversando l'autostrada insieme a migliaia di macchine tutte uguali, quando hai sempre avuto paura di guidare in autostrada da sola? Perché ti stai accostando nella corsia di emergenza per piangere a dirotto?

Sei un coglione. Non riesco a smettere di pensarlo. Sei un coglione, fottutamente stupido e fottutamente vigliacco. Non capisco neanche perché sto piangendo. Sono sul serio lacrime queste che mi stanno bagnando le guance? Mi sembra di essere tornato bambino, come quando feci i capricci perché avevo perso l'aeroplanino che la mamma mi aveva appena regalato a Natale. Solo che stavolta non ho perso uno stupido aeroplanino. Stavolta non posso sostituire l'aeroplanino con un altro nuovo, magari più bello. Stavolta non posso tornare nel negozio di giocattoli, per poi uscirne improvvisamente felice. Stavolta ho perso l'unica cosa che non potrò mai sostituire in tutta la mia vita.

Scendo dalla macchina. Una vecchia opel grigia si ferma, mi chiede se ho bisogno di aiuto. Rispondo solamente che non potrà mai darmi l'aiuto di cui ho bisogno. Riparte. Respiro a pieni polmoni quell'aria inquinata dallo smog e dai fiumi tossici, tentando di calmarmi. Il cellulare vibra nei pantaloni, una, due, trecento volte. Non mi sfiora nemmeno l'idea di prenderlo e rispondere. Continuo a piangere, e non so perché. Non capisco il perché debba piangere, se ho scelto io di andarmene. Non riesco a comprendere perché il cuore mi stia martellando nel petto, come se fossi spaventata da qualcosa. Ma da cosa dovrei essere spaventata? Passa un'ora, due ore, altre macchine si fermano, il telefono non smette di vibrare. E' ormai sera inoltrata quando, infreddolita, affamata e con il cellulare pieno zeppo di messaggi e chiamate perse, la sorpresa mi fa sgranare gli occhi. Come un lampo, quel pensiero squarcia definitivamente il mio cuore, ormai martoriato dalla sofferenza. E capisco. Sono solamente spaventata da morire che non ci possa mai più essere un altro come lui.
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Beh, non so che dire...innanzitutto, ciao a tutti. E' la prima os originale che scrivo e mi piace abbastanza, considerando che l'avevo immaginata completamente diversa. Spero sia piaciuta anche a voi c:

  
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