Sad
Nel lessico Yahgan, "mamihlapinatapai" significa letteralmente "guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l'altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano ardentemente, ma che nessuno dei due vuole fare per primo". Leggendo per la prima volta quella definizione, mi ero stupita del fatto che esistesse una sola, misera parola, per descrivere senza mezzi termini uno degli apsetti più complessi e meravigliosi dell'amore. Adesso, con il labbro inferiore tremante e il trucco sbavato sulle guance, capisco di essermi sbagliata in pieno. Non ci trovo nulla di meraviglioso nel fissare quegli occhi vacui e inespressivi, che non si lasciano guardare, che preferiscono osservare la tappezzeria che raggiungere i miei. Sento solo tristezza nel provare a fargli capire che, se solo lui me lo chiedesse, io rimarrei. Ma lui non parla. Non apre bocca. Mentre esco dalla porta, non sento la sua voce chiamarmi. E l'unica cosa che urla mentre faccio partire la macchina è il mio cuore squarciato in due.
Non ci posso
credere. Se n'è andata. E non ho fatto nulla.
Perché non ho fatto
nulla?
Perché piangi, Jane? Perché ti trema la mano,
mentre
cerchi invano di cambiare marcia? Perché stai attraversando
l'autostrada insieme a migliaia di macchine tutte uguali, quando hai
sempre avuto paura di guidare in autostrada da sola? Perché
ti stai
accostando nella corsia di emergenza per piangere a dirotto?
Sei
un coglione. Non riesco a smettere di pensarlo. Sei un coglione,
fottutamente stupido e fottutamente vigliacco. Non capisco neanche
perché sto piangendo. Sono sul serio lacrime queste che mi
stanno
bagnando le guance? Mi sembra di essere tornato bambino, come quando
feci i capricci perché avevo perso l'aeroplanino che la
mamma mi
aveva appena regalato a Natale. Solo che stavolta non ho perso uno
stupido aeroplanino. Stavolta non posso sostituire l'aeroplanino con
un altro nuovo, magari più bello. Stavolta non posso tornare
nel
negozio di giocattoli, per poi uscirne improvvisamente felice.
Stavolta ho perso l'unica cosa che non potrò mai sostituire
in tutta
la mia vita.
Scendo dalla macchina. Una vecchia opel grigia si
ferma, mi chiede se ho bisogno di aiuto. Rispondo solamente che non
potrà mai darmi l'aiuto di cui ho bisogno. Riparte. Respiro
a pieni
polmoni quell'aria inquinata dallo smog e dai fiumi tossici, tentando
di calmarmi. Il cellulare vibra nei pantaloni, una, due, trecento
volte. Non mi sfiora nemmeno l'idea di prenderlo e rispondere.
Continuo a piangere, e non so perché. Non capisco il
perché debba
piangere, se ho scelto io di andarmene. Non riesco a comprendere
perché il cuore mi stia martellando nel petto, come se fossi
spaventata da qualcosa. Ma da cosa dovrei essere spaventata? Passa
un'ora, due ore, altre macchine si fermano, il telefono non smette di
vibrare. E' ormai sera inoltrata quando, infreddolita, affamata e
con il cellulare pieno zeppo di messaggi e chiamate perse, la
sorpresa mi fa sgranare gli occhi. Come un lampo, quel pensiero
squarcia definitivamente il mio cuore, ormai martoriato dalla
sofferenza. E capisco. Sono solamente spaventata da morire che non ci
possa mai più essere un altro come lui.
_____________________________________________________________________________________________
Beh,
non so che dire...innanzitutto, ciao a tutti. E' la prima os originale
che scrivo e mi piace abbastanza, considerando che l'avevo immaginata
completamente diversa. Spero sia piaciuta anche a voi c: