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Autore: obey_love    28/12/2012    1 recensioni
A lui importava.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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di nuovo gli stessi rumori; di nuovo lo stesso vociare delle persone attorno a me; di nuovo lo stesso posto. La stanza dell’ospedale vicino casa ormai la conoscevo bene, e ne conoscevo bene anche i rumori e le persone che vi entravano ogni tanto per controllare come andasse la mia situazione. Niente di grave,ovviamente. Per la quarta volta in due mesi sono finita in ospedale.
Riapro gli occhi lentamente, mi sento molto debole. Do uno sguardo in giro: ancora quelle mura azzurrine attorno a me,come due settimane fa. La mia mano fredda ne tocca una più calda: quella di mia madre. È accanto a me,come ogni volta che finisco in questo dannato letto d’ospedale, ed è in lacrime.
«tesoro,come stai?» - mi chiede asciugandosi le lacrime.
Ho poca energia,e la spreco per risponderle con voce fioca.
«bene» - le dico. La solita cazzata,ovviamente. È che sono talmente abituata a dirlo, che anche se sto male continuo a ripeterlo. Mamma chiama la dottoressa,che viene a visitarmi.
«allora,come andiamo signorina?» - mi chiede con aria quasi strafottente.
«considerato che sono in un letto d’ospedale,direi magnificamente grazie…»
Tutti scoppiano a ridere, ma di ridere non c’è nessun motivo per come la vedo io.
Dopo la visita ecco che arriva la solita predica…
«ascolta,Jennyfer…» - dice la dottoressa - «devi finirla di farti del male,ok? La tua salute è compromessa,non poco. Se non vuoi rischiare cose peggiori di questa,ti prego di riflettere su quello che fai e di farla finita. Te lo consiglio da dottoressa,come da madre. Passo più tardi per l’ultimo controllo prima della notte,a dopo.»
Dalla mia bocca non esce nemmeno una parola, non voglio parlare. sembra facile,da fuori,dire smettila. Se vivessero quello che vivo io non direbbero quella parola così facilmente,ne sono sicura. È cominciato tutto due anni fa,quando ho cominciato ad essere vittima di bullismo; iniziavo il primo anno di college. Nella mia scuola c’è un gruppo di ragazze, le cheerleaders, che dal primo giorno di scuola cominciarono ad infastidirmi. Dapprima partirono con insulti, poi passarono alla divulgazione di foto che mi ritraevano piena di lividi e ferite – procuratemi dai loro scagnozzi – e dopo ancora cominciarono a seguirmi fin sotto casa.
«sei grassa.»;«fai schifo.»;«sei una puttana.»;«meriti di morire». ecco cosa mi urlavano ogni giorno. Eppure,pesavo solo 53 chili. fino ad allora avevo avuto un buon livello di autostima,poi..puff! scomparso. Fu così che dopo svariati mesi cominciai a non voler più andare a scuola,a non voler più avere nessun contatto con le persone..nemmeno con la mia famiglia. Me ne stavo tutto il giorno in camera mia,a piangere o riflettere su tutte quelle esclamazioni; finii per crederci. Cominciai a non mangiare più; in due settimane persi 7 chili. finii in ospedale un paio di volte, mi costringevano a mangiare ma io mi provocavo il vomito. Tornai a scuola dopo due mesi; nessuno osava guardarmi,e se lo faceva era per ridermi addosso. Ero diventata uno scheletro vivente,tutto per colpa di quelle quattro oche starnazzanti. Al mio ritorno in classe l’unico posto libero era quello accanto ad Harry, così mi accontentai di sedermi accanto a lui. Non che fosse uno sforzo,intendiamoci…era uno dei ragazzi più carini della scuola. le lezioni non le seguivo,di conseguenza non andavo bene a scuola. mi limitavo a scrivere sul mio quaderno,l’unico che portavo in cartella. Un giorno – non lo dimenticherò mai – Harry vide che sul mio quaderno scrissi “no one cares”; rubò il mio quaderno e vi scrisse “i do.
Col mio ritorno a scuola ricominciarono anche gli insulti, che dopo un mese e mezzo di scuola mi costarono due settimane di sospensione dal college – durante una lezione ebbi una crisi,scappai da scuola e tornai a casa di mia spontanea volontà. In quelle due settimane Harry veniva ogni pomeriggio sotto la mia finestra; lanciando sei sassolini contro il vetro attirava la mia attenzione. Gli sorridevo,ma un secondo dopo ero di nuovo sommersa dalle voci che nella mia testa ripetevano tutti gli insulti che ricevevo costantemente. In quel periodo cominciai anche a tagliarmi. Sì,sono un’autolesionista. i tagli erano sempre più profondi,perdevo molto sangue ogni volta ma non ero mai finita in ospedale. Questo è il primo anno che sono finita in ospedale,e da fuori si direbbe che ci sono affezionata dato che ormai ci finisco di continuo. Nel frattempo Harry continuava a mandarmi sms,a chiamarmi – ma io non rispondevo mai, a venire sotto casa. era l’unico che si comportava così con me, e lo apprezzavo per questo. Anche ora è qui con me in ospedale, mia madre lo ha fatto chiamare perché si è accorta che a me ci tiene. Mi ha sempre dimostrato di esserci per me mentre tutto il mondo se ne fotteva altamente.
L’ultimo taglio è stato profondo,fin troppo,e ho perso talmente tanto sangue che sono svenuta in bagno. Sono svenuta anche perché non mangiavo da dieci giorni.
Due giorni dopo sono di nuovo a casa; a scuola ancora non ci vado per riposare ancora un po’.
Sono sul mio letto,con le cuffiette dell’i-Pod nelle orecchie,quando vedo Harry entrare nella mia camera. Subito tolgo le cuffiette; è la prima volta che entra in casa mia.
«Harry,cosa ci fai qui…?»
«devo parlarti. Sul serio.»
Harry si toglie il giubbotto,mettendolo sulla sedia. Poi si avvicina al mio letto,sedendosi accanto a me.
«Jennyfer,cercherò di essere breve..non voglio rubarti troppo tempo,ho visto che stavi ascoltando la musica..»
“non mi dispiace se rubi il mio tempo,Styles”questo vorrei dirgli. «spara.»
«ci conosciamo da due anni,ormai. So quali problemi hai,e voglio parlarti di questo. Jennifer,la gente è abituata a parlare, e spesso lo fa senza alcun motivo. Basta pensare a tutto quello che ti dicono quelle ragazze..che motivo avevano di farlo,se non ti conoscevano neanche? Loro sono come quelle persone che amano veder soffrire la gente,e soffrendo le hai fatte divertire..anche troppo secondo me. Ricordo quando a scuola invece di seguire gli insegnanti eri persa nel tuo mondo, quello schifo di mondo che ti si era creato nella mente per colpa di quattro ochette viziate..io quel mondo lo vedevo nei tuoi occhi,nei tuoi disegni,nel tuo modo di essere. Hai lasciato che la tua vita fosse spezzata da persone che non meritano neanche di essere nominate,Jennyfer..pensa a questo.»
Ormai ho già il volto rigato dalle lacrime salate,intrise di rabbia e dolore.
«io .. io sto male nel vederti soffrire. Sto male quando sento che non sei venuta a scuola,sto male quando ti vedo dalla finestra con il trucco sciolto a causa delle lacrime,sto male quando vengo a sapere che sei di nuovo in quella camera d’ospedale,sto male quando ti vedo barcollare mentre cammini,sto male per te. forse non te ne sarai accorta,ma io..io a te ci tengo tanto.»
«me ne sono accorta due anni fa,Harry.» - gli rispondo con la voce spezzata dal pianto.
«Jennyfer ..» - mi prende la mano - «promettimi una cosa.»
«d’accordo.»
«non tagliarti mai più, e non digiunare per settimane. Te ne prego. Fallo per me,se mi vuoi bene. promettimelo,Jennyfer.»
Nei suoi occhi lucidi vedo la sua sincerità, da essi traspare il disperato bisogno che io accetti quell’accordo,che io la faccia finita una volta per tutte. E io, di conseguenza, ho un grande desiderio di ascoltare quelle parole.
«Harry,io vorrei tanto fare quello che mi stai dicendo,ma..non ce la faccio. Da sola non ce la faccio.»
«Jenny,ci sono io! ti aiuterò io! lasciami provare,almeno. Ti supplico.» - Harry piange.
Ci stringiamo in un abbraccio,uno di quelli pieni di solidarietà l’uno per l’altra e di amicizia. Sono sicura che non mi deluderà,e sono sicura che col suo aiuto starò bene.
«adesso basta piangere. Devi farmi un ultimo favore: prendi tutte le lamette che hai in casa,comprese le forbici e tutte le schifezze che usi per farti del male; mettiamole in una busta e buttiamo tutto. Capito?»
«agli ordini,capitan Styles.» - mi asciugo una lacrima; sorrido.
Mi alzo dal letto,vado in bagno. Harry mi aiuta a tirare fuori una decina di lamette dal cassetto accanto al lavandino, e a metterle nella busta; poi cerchiamo tutte le forbici presenti in casa e gli facciamo fare la stessa fine delle lamette.
«è tutto.» - dico soddisfatta.
Per me è stato un grande passo, e se non ci fosse stato Harry al mio fianco a quest’ora starei tagliandomi di nuovo,come se l’esperienza fatta in ospedale solo due giorni fa non fosse stata abbastanza.
«brava Jenny. Adesso metti il cappotto e usciamo.»
Uscire..bella parola. Non ho mai avuto il piacere di fare una passeggiata al parco, eppure ci vivo a due isolati. La busta va a finire in un cassonetto di fronte casa, e con lei anche la vecchia Jennyfer.
D’ora in poi niente più tagli, niente più sottomissioni. Affronterò la mia vita,e andrà benissimo.
«tanto per cominciare,adesso ci andiamo a bere una bella tazzona di cioccolata calda. Che ne dici? Devi mettere su almeno dieci chili!»
Scoppiamo in una risata. Chi lo avrebbe mai immaginato che un ragazzo come Harry avrebbe convinto una come me a girare una pagina del libro della sua vita, che ormai aveva letto e riletto un migliaio di volte,senza aver avuto il coraggio o la curiosità di sapere cosa sarebbe successo dopo. Ringrazio la vita per avermi fatto conoscere Harry.
A lui importava.

 

-Spazio Autrice-
hi guys c: spero vi sia piaciuta! (non so che dirvi,quindi..adios) alla prossima! :3

  
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