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Autore: Petronilla    15/07/2007    2 recensioni
ATTENZIONE! ULTIMISSIMO CAPITOLO E CONCLUSIONE DELLA STORIA - Scritto dopo l'uscita dell'"Ordine della Fenice" e prima dell'uscita del "Principe Mezzosangue" - Harry Potter inizia il suo sesto anno a Hogwarts, e accadono molte cose: continua ad avere terribili incubi, litiga con Ron, scopre di provare qualcosa di più profondo per Hermione, viene a conoscenza di un segreto sconvolgente su di sé, affronta il suo nemico mortale. Riuscirà a salvare sé stesso ed i suoi amici? Riuscirà finalmente ad aprire il suo cuore ad Hermione? Leggete e lo scoprirete..
Genere: Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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(N/A: Carissimi amici, questa storia è stata pubblicata la prima volta sul sito di Erika nel lontano anno 2004, ma a distanza di tempo ho pensato di rivedere ogni capitolo, correggere eventuali errori e ripubblicare il tutto nel migliore dei modi. Spero che sia di vostro gradimento e che vi piaccia tanto quanto è piaciuto a me scriverla. Come sempre, non vedo l'ora di ricevere i vostri graditi commenti, quindi, recensite numerose! Buona lettura!)


Disclaimer: Queste storie sono basate su personaggi e situazioni di esclusiva proprietà di JK Rowling, di svariate case editrici, incluse Bloomsbury Books, Scholastic Books e Raincoast Books, Salani e della Warner Bros. Inc. Si dichiara inoltre, che non è stato ricevuto nessun compenso e che non è stato infranto nessun copyright o trademark.

 HARRY POTTER E  I SEGRETI DAL PASSATO

By Petronilla

 

Capitolo 1. OSCURI PRESAGI

 

Domandarsi perché quando cade la tristezza

In fondo al cuore

Come la neve non fa rumore

E guidare come un pazzo a fari spenti

Nella notte per vedere

Se poi  è tanto difficile morire.

“Emozioni” Lucio Battisti

 

Era un’estate caldissima, proprio come l’ anno precedente. Non pioveva da giorni e i prati delle casette a Privet Drive non erano più verdi e rigogliosi come sempre, ma ormai aridi e secchi.

“ 136, 137, 138”

Harry stava facendo delle flessioni, appoggiato con le braccia al bordo del letto e i piedi per terra, la fronte e la maglietta bagnate di sudore, il volto concentrato nello sforzo.

Visto che era minorenne, non aveva ancora il permesso di esercitarsi con la magia fuori salla scuola di Hogwarts, quindi cercava di sfogarsi allenando il fisico.

“ 150,151,152”

Se ne stava chiuso in camera sua ormai da giorni, e cercava di uscire il meno possibile, per non incontrare gli zii, i Durleys, presso i quali era obbligato a restare durante le vacanze estive: ormai sapeva molto bene, che DOVEVA rimanere in quella casa, anche se per lui era diventata più una prigione. Ma questo era l’unico modo possibile, per stare al sicuro dal suo nemico mortale, Lord Voldemort.

Circa 15 anni prima, sua madre Lily, si era sacrificata quando Lord Voldemort era venuto a cercarlo per ucciderlo, e così facendo aveva  messo in movimento una magia molto antica, che avrebbe continuato a proteggerlo, fin tanto che rimaneva nella casa di sua zia Petunia.

Finì le flessioni e si alzò in piedi, asciugandosi il sudore della fronte con la mano.

D’un tratto notò all’orizzonte una piccola macchia candida puntare verso di lui,  e in poco tempo ingrandirsi sempre di più; adesso poteva scorgere chiaramente il profilo della sua adorata civetta Edwige che si avvicinava velocissima.

Con un rapido balzo all’indietro, si scostò dalla finestra aperta, per permettere a Edwige di entrare ed atterrare graziosamente sulla sua scrivania; attaccata alla zampetta aveva una piccola pergamena annodata con un nastro rosso.

“Finalmente sei tornata!”

Harry era felice di rivederla. “Si può sapere perché ci hai messo così tanto?”

Edwige sembrò offesa da tale rimprovero, e dopo aver lasciato che lui prendesse la pergamena dalla zampa, con un piccolo balzo atterrò dentro la sua gabbia, senza neanche rivolgere uno sguardo al padrone.

Lui si sentì un po’ in colpa per averla trattata così, ma era da tanto che non parlava con qualcuno e non aveva potuto frenarsi dallo sfogare il suo malumore con lei.

Subito tornò a guardare la pergamena, la srotolò e la lesse avidamente: era di Ron e c’erano scritte soltanto poche righe.

“Caro Harry,

stai tranquillo, presto verremo a prenderti, quindi tieniti pronto.

Hermione ed io non vediamo l’ora di rivederti.

Saluti, Ron

PS: Tanti auguri per il tuo sedicesimo compleanno”

 

Harry rimase alcuni minuti ad osservare la pergamena, quindi la girò dall’altra parte sperando che sul retro ci fosse scritto qualcos’altro, ma niente; naturalmente era molto deluso da questa misera lettera, però si rese conto che, il suo migliore amico non aveva potuto scrivere niente di più per paura che la lettera venisse intercettata dal nemico.

Provò una forte sensazione di invidia, accompagnata da una morsa allo stomaco, al pensiero che Ron ed Hermione fossero insieme in quel momento, probabilmente al quartier generale dell’Ordine della Fenice. Si chiese che cosa stessero facendo …

***O***

Harry stava correndo lungo un buio corridoio con le pareti di pietra, illuminato soltanto da alcune fiaccole; si diresse verso l’unica porta in fondo e l’aprì di scatto, ritrovandosi dentro ad una grande stanza a forma di anfiteatro.

Quando vide la scena che si stava svolgendo di fronte a lui, sgranò gli occhi e rimase immobile, come pietrificato: proprio al centro dell’anfiteatro, Sirius Black stava combattendo contro la Mangiamorte Bellatrix Lestrange a colpi di incantesimi, pericolosamente vicini ad un arco di pietra, dal quale calava un velo scuro.

Harry avrebbe voluto avvertirlo, metterlo in guardia, ma malgrado si stesse sforzando il più possibile, non riusciva ad emettere neanche un suono e né a fare un passo.

All’improvviso, Sirius fu colpito a morte, e prese a scivolare all’indietro con grazia infinita, come se fosse una ripresa a rallentatore, scomparendo per sempre dietro al velo dell’oblio.

“NOOOOO……”

Harry si svegliò di soprassalto urlando, il pigiama sudato, la cicatrice sulla fronte che gli bruciava in modo insopportabile.

Gli ci volle un po’ di tempo per realizzare che si trovava al sicuro, nella sua camera da letto a Privet Drive.

“POTTER!”

“ Oh, no… ancora… “ pensò Harry battendo un pugno sul letto, quando udì la voce di suo zio Vernon protestare dalla camera accanto.

Il rumore di passi pesanti nel corridoio, gli fecero capire che questa volta lo zio era veramente infuriato: doveva aver urlato con tutto sé stesso, finendo per svegliarlo.

“Adesso basta, ragazzo! O la smetti con queste grida, o dovrò cacciarti via da Casa nel bel mezzo della notte.”

Zio Vernon era entrato come una furia in camera sua e aveva aperto la porta così violentemente, che tutti i quadri erano caduti dalla parete.

Harry era ancora a letto e lo stava guardando a bocca aperta, cercando di riprendersi il più in fretta possibile dal trauma di aver dovuto rivivere la morte di Sirius per l’ennesima volta.

“Non è colpa mia, ho avuto un incubo.”

“Tu e i tuoi maledettissimi incubi. Non puoi fare qualcosa, DANNAZIONE?”

“E cosa dovrei fare, ME LO DICI ?”

Harry stava cominciando a scaldarsi, ma d’altro canto non poteva  proprio fare niente per impedire agli incubi di tormentarlo, anche se lo avrebbe desiderato con tutto sé stesso.

Zio Vernon, comunque, rimase spiazzato da quella reazione. Harry non aveva mai osato rispondergli in quel modo, prima d’ora, tanto meno urlargli in faccia. Si legò la cintura della vestaglia e abbassò il tono della voce.

“Se urlerai un’altra volta, nel cuore della notte… ti farò pentire di essere nato!”

Concluse e se ne andò sbattendo la porta dietro di sé, lasciando Harry finalmente da solo con i suoi pensieri: si appoggiò allo schienale del letto, e si massaggiò distrattamente la fronte, dove la cicatrice aveva smesso di bruciargli.

Da quando era tornato a Privet Drive, ogni notte era tormentato da incubi strazianti simili a quello che aveva appena avuto.

Dopo la tragica morte del suo padrino Sirius Black, alla fine del precedente anno scolastico, Harry non era più lo stesso: all’inizio, si era sentito dilaniato dal dolore, e aveva cercato la solitudine come un ancora di salvezza; molte delle cose che aveva creduto importanti fino a quel momento, cose ritenute normali per un ragazzo della sua età, adesso per lui non lo erano più.

Ad Harry non importava più niente delle risate, dei giochi, o delle ragazze, per lui solo un obiettivo aveva la precedenza, e questo pensiero gli dava la forza di continuare ad andare avanti: sconfiggere Lord Voldemort e vendicare così i suoi genitori, Sirius Black e tutti gli innocenti che avevano avuto la sventura di mettersi sul suo cammino.

Ogni giorno che passava, sentiva crescere dentro di sè una rabbia e un rancore mai provati fino ad ora.

Harry sentiva l’ urgenza e la necessità di prepararsi seriamente a combattere contro Lord Voldemort, perché ne era certo, loro si sarebbero incontrati nuovamente, e quel giorno, lui sarebbe stato pronto ad affrontarlo e a lottare con tutte le sue forze.

Ma la morte di Sirius non era la sola cosa che tormentava la sua mente in quel momento: infatti il preside di Hogwarts, Albus Silente, gli aveva rivelato la terribile profezia che lo legava da sempre al Signore Oscuro:

“Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l’Oscuro Signore

Nato da chi lo ha 3 volte sfidato…

Nato sull’estinguersi del settimo mese…

L’Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto…

E l’uno dovrà morire per mano dell’altro,

perché nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive…”

 

Questa profezia lo aveva sconvolto, perché si rendeva conto che il suo destino era già segnato: non aveva alternative, doveva diventare un assassino o sarebbe stato assassinato a sua volta.

Emise un profondo sospiro e chiuse gli occhi, per cercare di far riposare la mente tormentata.

L’unica cosa che poteva fare ora, era tenersi pronto ed aspettare pazientemente che i maghi dell’Ordine della Fenice venissero a prenderlo.

 

  
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