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Autore: Lexy    15/07/2007    12 recensioni
Harry, Ron, e Hermione, lasciano le loro case per intraprendere finalmente il loro viaggio alla ricerca degli Horcrux. I tre si dirigono a Godric's Hollow, e lì già dovranno affrontare le prove per giungere ad un altro pezzo dell'anima di Lord Voldemort. Questo però nasconde una sorpresa: l'Horcrux è infatti un "TransferaTempo", che li catapulterà nel passato, dove incontreranno i Malandrini, ed i giovani Mangiamorte, con le braccia ancora prive di tatuaggi oscuri. Che sorprese gli riserverà quel mondo passato? Leggete e recensite, mi raccomando!
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Lucius Malfoy, Severus Piton
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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LexxyChap 1: Risveglio

LexxyChap 1: Risveglio

 

 

 

Harry aprì gli occhi, nel cuore della notte, avvolto in quella spiacevole sensazione di stordimento che ormai contraddistingueva ogni suo risveglio da tempo indeterminabile. A lui sembrava di aver sempre provato quella sensazione, ma forse si sbagliava. Forse c’era stato per lui un periodo un po’ più felice di questo... forse...

 

Si trovava al numero 4 di Privet Drive, nella casa dei suoi zii, se tutto andava bene, per l’ultima volta. Ci aveva trascorso una giornata: era arrivato la sera del giorno prima, e se ne sarebbe andato molto presto. Giusto il tempo di radunare le poche cose che si era portato dietro.

 

Si alzò dal letto, aprì la porta della sua stanza, e scese le scale.

 

Lanciando uno sguardo verso la porta della cucina, potè notare tutti i Dursley al completo. Non li degnò di uno sguardo. Attraversò l’ingresso, aprì la porta, e sparì per sempre dalle loro vite. Come anche loro sparivano per sempre dalla vita di Harry.

 

Senza neanche salutarsi.

 

I Dursley lo avevano fissato per tutto il tempo che gli ci era voluto per attraversare l’ingresso, tutti con lo sguardo di chi, nonappena l’invasore avesse varcato la porta, avrebbero tirato un sospiro di sollievo. Sapevano che quella sera se ne sarebbe andato, e non volevano perdersi il momento.

 

O probabilmente, erano lì per assicurarsi che se ne andasse davvero.

 

Quell’addio senza saluti, lo aveva gettato ancor più nella voragine di consapevolezza dalla quale a tratti saliva, a tratti scivolava giù. Quale consapevolezza? Quella di essere ormai completamente, totalmente solo, ed abbandonato, dopo la morte dei suoi genitori, di Sirius, e di Silente.

 

E la colpa di queste morti a lui così vicine, Harry le aveva attribuite interamente a due person: e queste erano Lord Voldemort, il loro assassino, e Severus Piton, colui che aveva reso questi omicidi possibili. Non sapeva chi dei due odiava di più, gli avevano tolto tutto ciò che aveva di bello nella vita, ed ora erano le sue nemesi.

 

Mentre camminava, si guardò intonro, respirando pienamente la fredda e pungente aria notturna. Si sentiva una morsa nello stomaco: finalmente lottava anche lui. Come i suoi genitori. Come il suo padrino. Come Silente, e come l’Ordine della Fenice. Da quella sera sarebbe cominciata per lui una vita di rischi, ma alla fine, ne era certo, lui avrebbe sconfitto Voldemort ed i suoi seguaci.

 

Ci pensava sempre, ai suoi due nemici più odiati. Incessantemente, erano il suo pensiero fisso, ormai. Dal giorno della morte del suo preside, non poteva pensare ad altro, se non alla sua vendetta. Ed era proprio in nome di Albus Silente, e di tutte le vittime di Lord Voldemort, che lui iniziava la sua Santa Crociata: la sua guerra contro Lord Voldemort. La sua ricerca degli Horcrux. Dei pezzi dell’anima nera del Signore Oscuro.

 

Si appartò in un angolo di Magnolia Crescent, completamente buio, pensando che stava quasi per dimenticare Peter Minus... un altro degli assassini dei suoi genitori. il loro amico, che li tradì per un posto d’onore al fianco del Signore Oscuro. Il suo pensiero lo disgustava. Guardandosi intorno per l’ultima volta, Harry decise che quel posto poteva andare. Si concentrò, fece un passo avanti, girò su se stesso, e provò la sensazione familiare e spiacevole di venire compresso, come per scivolare in un tubo...  che accompagnava ogni sua smaterializzazione.

 

Riaprì gli occhi. Davanti a lui, il quartiere dove aveva passato gli schifosi anni della sua infanzia, era sparito. ora si trovava al luogo stabilito per incontrare segretamente Ron, ed Hermione. In quello stesso posto, due anni prima, avevano preso la passaporta per andare a vedere la Coppa del Mondo di Quidditch. Lì aveva conosciuto Cedric Diggory... morto anche lui, ucciso da Voldemort. Harry sentì il cuore iniziare a bruciargli di rabbia, repressa a stento.

 

Ma lui la teneva tutta in serbo per Lord Voldemort. Dunque, si guardò intorno alla ricerca dei suoi due migliori amici. Aveva detto loro di farsi trovare da soli, in modo da evitare addii dolorosi ed inutili. Ma quando finalmente li intercettò, notò insieme a loro tutti i Weasley al completo. Anzi, ora che ci faceva davvero caso, si trattava di tutto l’Ordine della fenice al completo.

 

C’era anche Ginny. Il cuore di Harry parve mancare un battito. Cosa starà pensando? Che non voleva vederla?

 

“Non è stata colpa mia!”

 

Si giustificò Ron, una volta davanti alla faccia attonita di Harry,  prima che il “Ragazzo Sopravvissuto” potesse riprendersi e mettersi a urlare contro lui e Hermione, dicendogli che erano dei traditori, e che non li voleva più con lui nel suo viaggio, o chissà cos’altro...

 

“Ci hanno scoperti, e hanno voluto venire!”

 

Continuò, e si beccò uno dei classici sguardi di rimproverdo di Hermione. La signora Weasley invece gli colpì una spalla con la mano, e sorpassandolo, gli disse “Non dire stupidaggini, Ron!” E poi, una volta davanti a Harry, quasi si sciolse in lacrime.

 

“Oh, Harry, caro!”

 

Esclamò Molly sofferente, abbracciandolo, e baciandolo sonoramente su una guancia. Harry restò pressochè immobile tra le braccia della signora Weasley. E non trovò niente di più intelligente da dire che

 

“Ehm... buonasera, signora Weasley. Cioè... buonasera a tutti.”

 

Disse, ed arrossì. Abbassò lo sguardo: il coraggio di guardarli in faccia era venuto a mancare. Trovandoseli tutti davanti in quel momento, ad Harry sembrò così stupido il suo tentativo di evitare gli addii lacrimevoli e dolorosi. Infatti, più che una partenza eroica, sembrava più una fuga alla chetichella.

 

Le emozioni che provava in quel momento, erano differenti... da una parte, c’era il disagio per il “tradimento” di Ron ed Hermione, mentre dall’altra parte c’era quella bella sensazione. Quella che lo faceva sentire ancora per un’ultima volta amato e protetto. In fondo, poteva pensarla come voleva, ma quella dei Weasley era anche la sua famiglia, un po’.

 

Ma anche questo pensiero contribuì ad alimentare la sua rabbia, e la voglia di partire in fretta: infatti era anche per loro che doveva combattere. Doveva portare a termina la missione affidatali da Silente.

 

“Non serve tentare di fermarmi.” Mise in chiaro poi il Ragazzo Sopravvissuto.

 

La signora Weasley allora, lentamente sciolse il loro abbraccio, e poi guardò Harry dritto negli occhi. Osservò la determinazione scritta chiaramente sul volto del ragazzo, e sorrise in modo materno.

 

“Non ne avevamo intenzione. Noi... non sappiamo cosa, di preciso, vi accingete a fare... ma sappiamo che è la cosa giusta, quindi... noi non ti tratterremo. Siete ancora ragazzi, è vero, ma c’è anche da dire che avete dovuto crescere in fretta. Troppo in fretta. Specialmente tu, Harry. Oh, HARRY!”

 

Concluse la signora Weasley alzando la voce di molti toni, mentre lo riabbracciava, e si rimetteva a piangere. Quasi tutti, a dire la verità, avevano le lacrime agli occhi. Inclusi Fred e George, che se ne stavano in piedi, con le loro giacche di pelle, cercando di trattenere le lacrime.

 

Ed in effetti, avrebbero potuto morire tutti e tre: sia Harry, che Hermione così bella e intelligente... ed anche Ron, il loro fratello minore. E, come diceva la signora Weasley, troppo giovani.

 

I saluti andarono avanti molto rapidamente, nella mente di Harry:

 

Remus, che abbracciandolo gli ricordava la sua straordinaria somiglianza con i suoi genitori

Moody, che gli consigliava come al solito una costante vigilanza, mentre gli batteva la mano sulla spalla

L’in bocca al lupo, un po’ soffocato dal pianto, di Tonks.

Gli abbracci, e le strette di mano energiche ed affettuosi dei Weasley.

Hagrid, che piangendo come una fontana, li abbracciava ululando e dicendogli che era molto coraggioso.

La confessione d’amore eterno, ed i baci di Ginny. Il suo perdono per averla dovuta lasciare.

 

Quella avrebbe potuto essere l’ultima volta che si rivedevano tutti vivi ed integri. Ed Harry voleva conservare il ricordo di questi saluti per sempre come il suo tesoro più prezioso. Così li guardava uno ad uno con attenzione, imprimendo il ricordo delle facce di tutti nella sua mente per sempre. Ad un certo punto, il Bambino Sopravvissuto si voltò, e vide Ron incastrato in uno degli abbracci mozzafiato di sua madre.

 

La signora Weasley, completamente rossa in viso dal pianto, cercò di farsi forza, ed abbracciava suo figlio per quella che temeva essere l’ultima volta. E contrariamente alle altre volte che veniva abbraccaito da sua madre, Ron non sembrava per nulla imbarazzato dal gesto. Non sembrava curarsi di poter essere osservato, e stringeva sua madre di rimando così forte, che sembrò temesse di vederla volare via, se solo avesse allentato la presa.

 

Si separarono infine, e si diressero senza esitare, ma con la morte nel cuore, verso la strada. Ridiscesero ancora la collina, ed una volta sul marciapiede, i tre amici tesero la loro bacchetta verso l’esterno. Immediatamente un enorme autobus a tre piani di colore viola intenso, si fermò vicino a loro con un

 

BAM!

 

Sul parabrezza del mezzo, a caratteri dorati la scritta “Nottetempo”.

 

I tre salirono a bordo, e vennero accolti da un ragazzo dall’aspetto stanco ma ordinato, che disse loro di chiamarsi Rogerm e li informò di essere il loro bigliettaio per quella notte. Indubbiamente, Sten Picchetto si trovava ancora ad Azkaban.

 

E ancora una volta la colpa era dei Mangiamorte, e quindi del Signore Oscuro. Nonchè, del ministero. Come poteva fidarsi di qualsiasi persona, quando ormai era evidente che anche coloro che si facevano passare per “giusti”, non si vergognavano affatto di compiere azioni così deplorevoli?

 

I tre ragazzi presero posto sul mezzo, non si erano ancora scambiati neanche una parola da quando avevano lasciato i membri dell’Ordine sulla collina. Quello che si accingevano a fare era talmente grande che si ritrovavano tutti senza parole. Anche se ogni tanto, tra una brusca fermata e l’altra, alzando gli occhi, si ritrovavano e si scambiavano sguardi di rassicurazione, e di incoraggiamento.

 

Giunti alla loro destinazione, raccolsero i loro miseri bagagli, abbandonarono la vettura, e si fermarono davanti alla loro destinazione. Erano giunti, di già. Nessuno osava parlare, ancora.

 

Godric’s Hollow.

 

La vecchia casa di James Potter e Lily Evans, genitori di Harry. Il loro rifugio “ben protetto” dove morirono per salvare la vita del loro amato figlio.

 

“Harry...”

 

Cominciò dolcemente Hermione, allungando una mano con l’intenzione di carezzare la spalla dell’amico. Ma il Grifondoro riuscì a zittirla con un semplice gesto del braccio. La ragazza ritirò quindi la mano, e si avviarono lungo il vialetto. Poco dopo, avevano varcato la soglia della casa, Harry in testa.

 

E quando misero piede nell’edificio, immediatamente Ron ed Hermione si fecero più vicini ad Harry. Accanto a lui, pronti a sostenerlo, qualsiasi reazione avrebbe avuto alla vista del luogo dove i suoi genitori erano morti, e lui si era guadagnato la cicatrice che da diciassette anni gli marcava la fronte.

 

L’interno, contrariamente a come appariva da fuori, sembrava completamente ordinato e pulito. Mobili chiari e nuovi di zecca, mostravano soprammobili curiosissimi, ma eleganti. Quello che si suole chiamare “tocco femminile” con, in aggiunta, la fantasia di Lily Evans.

 

D’un tratto, una voce riscosse tutti e tre dal loro muto osservare.

 

“Oh, Harry! Sei tornato presto! Vieni, dai, la cena è pronta, e tua madre ha cucinato il tuo piatto preferito!”

 

Disse la voce di un uomo dalla loro destra, e quando si voltarono, restarono attoniti ad osservare quella che doveva essere la copia spiccicata di Harry da adulto. Restarono basiti, finchè l’uomo non parlòà di nuovo.

 

“Harry?”

“Papà?” Chiese Harry con tanto d’occhi.

“Sì, dimmi.” Sorrise lui.

“Tu... eri morto.”

 

L’uomo lo guardò per qualche secondo, poi inclinò la testa di lato, e sorrire. Poco dopo scoppiò addirittura a ridere. Non si muoveva però dal suo posto in piedi in un angolo della stanza. E fu proprio questo dettaglio che colpì l’attenzione di Hermione. Per non parlare poi del fatto che il “padre di Harry” interagiva solo con suo figlio, nonostante ci fossero i suoi due amici con lui.

 

“Ma andiamo, Harry! Ma sembri proprio strano, qualcosa non va?”

“Ma tu... tu... sei vero?”

“Che domande fai, Harry?!”

 

Chiese l’uomo allegramente, mentre si concedeva un’altra buona dose di risate. Harry stava già incominciando a rispondergli con un sorriso stampato sulle labbra, che la voce di Hermione lo colse

 

“No, non rispondere, Harry! Conosco quest’incantesimo! È un tranello mortale! Dobbiamo andarcene, dai!”

 

Disse all’amico afferrandogli un braccio per tirarlo lontano da quella tentazione. “Forza!” Quasi gridò poi la ragazza, quando si accorse che Harry non sembrava per niente intenzionato a darle retta.

 

“Allora, andiamo a mangiare? Dai, la mamma è di là ad aspettarci!”

“La mamma? C’è anche lei?”

“Certo! Dove vuoi che vada?! Non sei affamato?” Sorrise ancora.

 

“Per niente!” Rispose rabbiosa Hermione, al suo posto. E continuò a tentare di tirarlo via, ma senza successo. Allora il ruo ragazzo, Ron, corse a darle una mano, con un mano strinse una delle spalle di Harry, e l’altra la mise al centro della sua schiena, iniziando a spingerlo.

 

“Su, Harry! Non vedi che non è reale?!” Lo chiamò anche Ron.

 

“No, Harry! Dove vai? Mi lasci solo? Oh... capisco. Non è come se potresti voler restare qui con me.”

“No! Certo che resto! Papà, resto con te! Lasciatemi andare!”

 

“Harry, no!”

 

Continuarono a litigare, mentre Harry sembrava mettere davvero tutta la sua forza nel ribellarsi alle mani di Ron ed Hermione che lo trascinavano via. Infine però, con un urlo ed un ultimo sforzo portentoso, i due ragazzi riuscirono a portarlo nell’altra stanza, nella direzione opposta a dove quell’allucinazione stava in piedi a parlare con Harry.

 

Una volta attraversata la porta, la richiusero, sbattendola con energia, e vi si pararono davanti. Harry ancora si ribellava, gridando di lasciarlo passare, ma poi si bloccò di colpo. Come mai Ron ed Hermione sanguinavano? Si chiese guardandoli in viso. E poi, leccandosi le labbra anche lui, notò che stavano tutti perdendo sangue dal naso e dalla bocca.

 

“Visto? Che ti avevamo detto? È un tranello che ti mostra una condizione dalla quale non vorresti mai andare via, e più tempo passi nel tranello, più il tuo corpo si comprime, e muori senza accorgertene!”

 

“Io... sono stato uno sciocco. Perdonatemi, Hermione... Ron.”

“No... è comprensibile, Harry.” Lo giustificò Ron.

“No, non lo è! Avremmo potuto morire tutti, per colpa mia!”

“E sarebbe stata una vergogna... ce ne siamo partiti poco fa da casa! Immagina un po’!” Rise Ron

“Scuastemi. Comunque... quel tranello significa solo una cosa” Riflettè, Harry.

“Che qui dentro c’è un Horcrux.” Terminò Hermione per lui.

  
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