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Autore: itsabluelove    29/12/2012    1 recensioni
“Sei la persona più importante che ho nella mia vita, Harold.” Louis appoggiò la sua fronte in quella del riccio, chiudendo gli occhi e continuando a parlare “Non posso neanche immaginare il resto della mia esistenza senza di te. Tu sei mio.” e sull'ultima parola, lo fissò intensamente, serio, come a sottolineare con lo sguardo quella promessa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Louis Tomlinson portava sulle spalle quasi 21 anni di vita. Ma la primissima volta in cui aveva sentito pullulare le sue cellule di una vera e speciale energia, era stato circa tre anni prima, quando solo era un diciottenne, con una voce stridula e problemi famigliari alle spalle. Ricorda bene il giorno in cui conobbe Harry. Impacciati, timidi, quasi buffi in quel luogo così sconosciuto. Eppure uniti da quella passione che era la musica. Che poi, a dirla tutta, a Louis non piaceva neanche più di tanto cantare. Quei provini erano stati una delle tante dimostrazioni dell'inesistente equilibrio che la vita di Louis Tomlinson aveva. Cioè, quel giorno si annoiava, da matti. Aveva solo bisogno di staccare dalla noiosa e chiassosa routine che erano sua madre e sue sorelle. E così all'improvviso (caratteristica del ragazzo di Doncaster) fece quel provino. Quel provino che gli cambiò la vita.
Louis Tomlinson, ad ancora per poco vent'anni, era un tipo a cui non piaceva parlare di cosa provava dentro. Lui agiva, semplicemente. Amava qualcuno? Baciava. Odiava? Picchiava. E questo se lo portava dietro dagli anni trascorsi nell'anonimo liceo adolescenziale. Il suo posto se l'era ritagliato così: amando e odiando, senza parole, solo con i fatti. Ed appena incrociò gli occhi smeraldo di Harry Styles, le sue labbra fremettero al desiderio di baciarlo. Nonostante fosse etero (ancora per poco), nonostante trovava interessante palpare i seni delle ragazze, dal momento in cui vide quel ragazzo dai ricci disordinati, seppe che l'unico suo prossimo pensiero sarebbe stato quello di riempirlo di baci; ad iniziare da quelle labbra rosse da bambino sedicenne. 
Louis Tomlinson amava parlare. Mangiava e parlava. Dormiva e parlava. Pisciava e parlava. Faceva sesso e parlava. Con la sua stridula voce, ogni pretesto era buono per dire la sua, per mettere il naso in affari che in nessun modo lo riguardavano, per fare battute che non lo comprendevano, per dare parole di conforto che minimamente lo sconcertavano. Louis parlava, ed il soggetto delle sue frasi, da due anni a quella parte, risultava poi chiudersi in Harry Styles. Harry Styles era il centro del suo Mondo, e non parlare di lui gli risultava inutile quanto indossare i calzini. Harry Styles era il suo Mondo.
E, dunque, odiava litigare con lui. E quando Louis odia, Louis picchia.
Spiegami bene” le mani gli tremavano, come sempre facevano quando era nervoso “che ruolo ha quella finta Barbie coreana in tutto questo?” aveva chiesto, riluttante, al suo ex-coinquilino.
Mi stai chiedendo che cosa sia Taylor per me, Lou?” Harry non voleva litigare, non almeno per questo. Ma, da come poteva vedere, Louis era disposto addirittura a discutere sul suo rapporto con la new(old) entry Swift.
Ti sto chiedendo precisamente questo Harry, si” sospirò, appoggiandosi alla lussuosa specchiera di quel lussuoso albergo americano. L'ultimo fottuto giorno in quella cazzo di città finta come la sua relazione con Eleanor. Odiava New York, odiava dover ritrovarsi ancorata alla sua mano la ragazza ingaggiata dai loro Manager. Odiava non poter afferrare i fianchi soffici e duri del suo ragazzo. Odiava fingere. Odiava dover sfogare la sua rabbia sulle natiche di Harry. Odiava picchiarlo.
E' una collega di Eleanor, dovresti saperlo” ed Harry sapeva che cosa sarebbe potuto succedere se avesse detto qualcosa di sbagliato.
Harry Styles era un ragazzo spontaneo, fino ai sedici anni. Poi si innamorò. Ed innamorandosi di una ragazzo dagli occhi celesti, la risata contagiosa e vestiti da marinaio, dovette chiudere a cassaforte, con doppio catenaccio, porta blindata e saldatura ermetica, la sua spontaneità. Non che avesse paura delle reazioni troppo impulsive di Louis, –sapeva che non gli avrebbe mai fatto veramente del male- semplicemente aveva imparato a conoscerlo. In tutte le sue sfaccettature. In tutte le sue tenebrose sfumature. Sapeva che il solo modo in cui Louis riusciva a sfogarsi pienamente, per evitare una vera crisi di nervi, era tramite una violenta e completa scopata. Quella in cui i graffi sulla schiena pizzicavano per almeno tre giorni. Quella in cui il sedersi troppo velocemente gli faceva ricordare cosa pochi notti prima ci fosse dentro le sue natiche. Ma Harry lo amava, dal profondo del suo tutto. Ed era più che sicuro del fatto che pienamente il suo amore fosse ricambiato.
Non mi prendere per il culo, ragazzino” si alzò Louis, raggiungendolo davanti alla porta. “Eleanor è una cazzo di modella che non conosce nessuno. Quella è Taylor Swift. Capisci? Non si venderebbe mai ad una casa di mezze seghe fatte a manager per accompagnare un moccioso e coprire la sua vita sessuale” riprese fiato, rosso in viso, con gli occhi celesti ormai congelati dalla rabbia “dunque, o mi dici se te la sei portata a letto o mi spieghi che costa sta succedendo”
Bene” Harry si allontanò, sedendosi sul bordo del letto, poggiando i gomiti sulle ginocchia e il viso sui grandi palmi delle sue mani. Attese qualche secondo, cercando le parole più adatte per descrivere la serata a base di alcol, stupefacenti e sesso. “Quando sei andato via con Eleanor, credo di aver iniziato a bere. Poi, penso che Zayn mi abbia fatto fumare qualcosa. Ho portato Taylor in albergo e ho scopato con lei. Di questo ne sono sicuro.” alzò lo sguardo, ritrovando un Louis instabile, sia dentro che fuori. Avrebbe voluto alzarsi, raggiungerlo, piangere, punirsi da solo. E invece si limitò a fissarlo, sperando in cuor suo di non essere odiato dall'unico motivo per cui ancora viveva.
Perchè?” sussurrò, aspro, Louis. Non capiva cosa non andava nel loro rapporto. Forse l'aveva deluso? L'aveva ferito con i suoi modi troppo acidi ed espliciti? Forse gli aveva fatto del male? Forse non lo soddisfava? Non sapeva davvero cosa pensare, e tutto ciò che riusciva a dire era un misero perchè.
Non c'è un perchè Boo” si intenerì, il più piccolo, decidendosi ad alzarsi e raggiungerlo a pochi passi da lui. Non erano per niente abituati a non avere seppur un misero contatto. Perchè ogni volta che si sfioravano, il loro cuore si alleggeriva e in tutto il loro corpo regnava quella sensazione di “sono a casa”. Così gli sfiorò cauto un braccio nudo.
Ed a quel tocco Louis si rilassò, come sempre.
Harry non voglio farti del male, per favore” Louis lagnò, come un bambino a cui viene sottratto il suo giocattolo preferito. Harry era il suo giocattolo preferito, e nessuno osava toglierglielo dalle mani. O dal cuore.
Tu non mi farai mai seriamente del male” il riccio gli prese il viso tra le mani, fondendo saldamente smeraldo con mare. Ma Louis cercò appiglio in qualcos'altro, in un qualcosa che non fossero i suoi occhi caldi, pronti a farlo sciogliere come neve al sole. “Guardami Lou, guardami dannazione!”
Harry Styles, diciotto anni dentro ad un corpo modellato in due anni dalle mani esperte di Louis, a volte, sapeva essere autoritario. Dettava legge, e quando ci riusciva era perchè davvero voleva quel qualcosa. Ed in quel momento, voleva l'attenzione del suo ragazzo, voleva solo fargli capire quanto il suo tocco fosse vitale per lui. Voleva semplicemente baciarlo, come se un bacio potesse districare tutto quel casino. E così fece.
Harry Styles, con due anni di relazione omosessuale nel cuore, era più che sicuro che il suo scopo nella vita fosse quello di baciare il suo ragazzo. E di farci l'amore insieme. La sua prima volta, quella che appena successa ti sembra il momento migliore del mondo ma che poi al ricordo si rivela un totale fiasco di mani impacciate e gridolini imbarazzanti, era stata poco prima della sua audizione per X Factor, con la sua fidanzatina del liceo, quella che dopo quattro mesi dove lei si presentava ogni giorno nella panetteria in cui lui lavorava, si era deciso a frequentare. Perchè, avanti, chi può resistere a quelle fossette così infantili? Chi può resistere a Harry Styles? Nessuno. Ed Harry lo sapeva bene, per questo in casi estremi come quello, cercava di sfoderare quel suo sorriso luccicante da predatore seriale. E lo uccideva, Louis risultava sempre la sua abituale vittima.
Non resistette, così dischiuse di poco le labbra, lasciandosi inondare dall'alito fresco che la sua bocca emanava. Lo cinse per i fianchi, stringendosi forte a lui, in quella salda promessa che no, non avrebbe mai permesso a nessuna bionda, mora o rossa di portarlo via da lui.
Louis Tomlinson, di una spanna più basso del suo ragazzo, aveva sempre in mano la situazione. Sapeva sempre esattamente qual'era la cosa giusta da fare, che punti toccare, che parole dire, che sospiri evidenziare. Lui gestiva il tutto. Ma, in quel momento, come poteva gestire qualcosa di cui non era sicuro?
Aspetta” sentenziò, staccandosi dalle labbra di Harry, ma non allontanandosi da lui. “Perchè te la sei portata a letto?” proprio non capiva.
Harry sospirò, pesantemente. “Ero fatto e ubriaco. Il mio ragazzo gay mi ha piantato in asso per andare con una ragazza. Ero disperato, non sapevo cosa fare.” e mise su un broncio da cucciolo, sperando di intenerire il suo compagno. Riuscendo nell'intento.
Sei la persona più importante che ho nella mia vita, Harold.” Louis appoggiò la sua fronte in quella del riccio, chiudendo gli occhi e continuando a parlare “Non posso neanche immaginare il resto della mia esistenza senza di te. Tu sei mio.” e sull'ultima parola, lo fissò intensamente, serio, come a sottolineare con lo sguardo quella promessa.
Tuo” ripeté Harry, sostenendo i suoi occhi celesti e lasciandosi affogare in un altro bacio. La porta era chiusa, il letto distava davvero poco, il lubrificante e il preservativo quasi vibravano dentro la valigia di Louis come a richiedere di essere usati. Si baciarono, con foga, con amore, con violenza, con affetto. Si morsero, più volte, si strinsero e si graffiarono. Strofinarono l'un l'altro le proprie evidenti erezioni, sospirarono e gemettero al loro tocco. Si spogliarono, ripetendo come un mantra “mio” “tuo” ad ogni singola ripresa d'aria delle loro bocche. Finirono entrambi inginocchiati sul letto, fin quando Harry si abbassò un'ultima volta sulle labbra di Louis, sorrise sulla sua lingua, si staccò, gli sussurrò un forte e chiaro “Ti amo” e lo accolse in lui, dandogli le spalle e lasciandosi amare pienamente, così come lo amava lui.

  
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