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Autore: CrystalPearl    15/07/2007    11 recensioni
E se quella volta, durante le festività natalizie del quarto anno a Hogwarts, Hermione avesse detto a Ron che era già stata invitata al ballo solo per fargliela pagare? E se Krum l'avesse invitata dopo per puro caso? E se Hermione poi avesse deciso di piantare Krum in mezzo alla Sala Grande in pieno svolgimento del Ballo del Ceppo? Il racconto di ciò che accadde prima, durante e dopo quella magica serata...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, Viktor Krum | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la prima vera e propria fanfiction che scrivo. Siccome l'ho scritta tutta d'un fiato, diciamo che è una one-shot abbastanza lunghetta. E' dedicata alla coppia di Harry Potter che preferisco: Ron e Hermione. In questi giorni, riguardando tutti i film (in particolar modo il quarto) mi sono trovata a pensare: "e se al Ballo del Ceppo fosse andata diversamente?"Allora mi sono divertita a cambiare un po' la storia e immaginare un altro finale. Già in partenza dico che sono un'inguaribile romanticona, quindi se magari preferite storie di altro genere, potrebbe non piacervi più di tanto...All'inizio del racconto ho inserito parti del testo originale “Harry Potter e il Calice di Fuoco”. Sono quelle scritte in corsivo, come potete vedere sotto. Inoltre ci tengo a sottolineare che tutti i personaggi di questa fanfiction appartengono solo ed esclusivamente a J.K. Rowling.


Il Ballo del Ceppo: e se...


Ron stava fissando Hermione come se all'improvviso la vedesse in una nuova luce. «Hermione, Neville ha ragione...tu sei una ragazza...»
«Però, sei un fulmine» ribatté lei, acida.»
«Be' ... puoi venire con uno di noi due!»

Hermione ancora non riusciva a credere alle proprie orecchie: Harry e Ron avevano avuto a disposizione tutto il tempo necessario per trovare una ragazza che li accompagnasse al Ballo del Ceppo e, non essendo riusciti nel loro intento, un po' per sfortuna e un po' per mancanza di coraggio, si stavano rivolgendo a lei...o meglio, Ron si stava rivolgendo a lei, nel tentativo disperato di ottenere una risposta positiva, e poter finalmente dormire sonni tranquilli, senza dover più temere di diventare lo zimbello di tutta Hogwarts.
E lei davvero non sopportava di essere semplicemente considerata come ultima risorsa: dopotutto era legata a Harry e Ron da una profonda amicizia che durava ormai da diversi anni, e con loro aveva condiviso gioie e dolori, aveva affrontato innumerevoli pericoli, aveva aiutato Harry nella lotta contro il male utilizzando il suo ingegno e la sua brillante astuzia, aveva permesso e continuava a permettere loro di copiare i suoi compiti in modo che non finissero nei guai anche con la scuola, e come ringraziamento veniva trattata quasi come se non esistesse, anzi, come se non fosse nemmeno una ragazza, cosa che le bruciava da morire e la feriva nell'orgoglio. Per questo che, fissando Ron dritto negli occhi, replicò bruscamente:

«No, non posso»
«Oh, andiamo» disse lui impaziente, «abbiamo bisogno di una compagna, faremo la figura degli stupidi se non troviamo nessuno, tutti gli altri hanno...»

Non sapeva perché, ma era stranamente convinta che Ron stesse parlando per sé, usando il plurale per non dover affrontare e gestire una situazione potenzialmente, o forse, sicuramente imbarazzante.
Per questo motivo, senza riflettere, rispose:

«Non posso venirci con te»

Pensò "E ora cosa mi invento?" Arrossì e disse con voce un poco tremante:

«perché ci vado già con un altro»

Gli occhi azzurri di lui si accesero per lo stupore:

«No, non è vero!» Hermione scorse un leggero tremolio nella voce di Ron
«L'hai detto solo per liberarti di Neville!»

"E adesso cosa diavolo c'entra Neville? Solo perché al momento non ero tanto sicura di volerci andare con lui, forse perché stavo aspettando che qualcuno come te mi invitasse... Tanto Ginny mi ha detto che a lei non dispiace prendere il mio posto, e farmi un favore..." Pensò di nuovo.

«Oh, davvero?» Quasi con paura Ron notò un bagliore negli occhi castani di lei, e da quello comprese che una lite furibonda era prossima a scoppiare.
«Solo perché tu ci hai messo tre anni per accorgertene, Ron, non vuol dire che nessun altro ha capito che sono una ragazza!»

Ron ammutolì. La fissava sempre più stupito, pensando al modo migliore per cercare di uscire dalla fossa che si stava scavando con le proprie mani. Nel frattempo Harry assisteva in silenzio alla scena, abituato com'era ai frequenti litigi tra i due.
Alla fine Ron comprese che forse il modo migliore per risolvere la spiacevole situazione che si era venuta a creare era dare ragione a Hermione. Abbassando per un momento lo sguardo, esitando appena disse:

«Ok, ok, lo sappiamo che sei una ragazza»

Ma non riuscì a trattenersi dall'aggiungere uno speranzoso: «Va bene? Adesso ci vieni?»

Hermione lo guardò. Notò che il suo sguardo era implorante, quasi disperato, e forse non solo perché aveva paura di fare la figura dell'idiota al Ballo del Ceppo.
Ma lei era decisa a fargliela pagare lo stesso, per come si era sentita umiliata prima.

«Te l'ho già detto. Ci vado con un altro»

E dopo quest'affermazione, senza guardare in faccia né Ron né Harry, si diresse a testa alta e con passo spedito verso la porta del dormitorio femminile e, una volta entrata, riuscì a chiuderla gentilmente accompagnandola con la mano, senza sbatterla come avrebbe voluto fare. Corse su per le scale e, giunta all'ultimo gradino prima della porta della stanza dove dormivano le ragazze del quarto anno, si fermò, crollò sul freddo scalino di pietra e scoppiò in lacrime.

*°*°*°*°*

Il giorno dopo Hermione si svegliò di pessimo umore. Dopo essersi alzata guardò fuori dalla finestra del dormitorio e notò che era una mattinata fredda e limpida. La neve brillava cristallina sotto la luce di quel pallido sole mattutino, e una lieve brezza sollevava dagli alberi al limitare della foresta proibita piccoli fiocchi di neve, che vorticavano nell'aria come polvere, rendendo incredibilmente scintillante il gelido scenario invernale.
Per chiunque quella sarebbe stata una magnifica giornata, per chiunque tranne che per Hermione Jane Granger.
Oltretutto, come ebbe modo di notare quando scese nella sala comune dei Grifondoro, coloro che avevano deciso di rimanere a Hogwarts durante le festività natalizie-praticamente tutti dal quarto anno in su-erano presi da una straordinaria frenesia nel dedicarsi ai preparativi per i festeggiamenti, in occasione dell'attesissimo Ballo del Ceppo. Siccome quella mattina sentiva di aver bisogno di tranquillità, non riuscendo a sopportare i continui gridolini estasiati di Calì e Lavanda che discutevano animatamente sull'abito che avrebbero indossato quella
sera, e continuando a voltarsi verso la porta del dormitorio maschile, sperando che Harry, e soprattutto Ron non facessero la loro comparsa, decise saggiamente di ritirarsi in biblioteca. Non aveva nemmeno voglia di scendere in Sala Grande a fare colazione.

Trovò la biblioteca deserta. Solo Madama Pince le sorrise da dietro gli occhiali, salutandola più allegramente del solito. Hermione prese un antico e voluminoso libro dallo scaffale di Storia della Magia, il primo che le capitò tra le mani. Lo sbatté sul tavolo, si sedette, lo aprì e iniziò a leggere.
Quando però si rese conto che stava leggendo la stessa riga da circa cinque minuti-cosa che non era assolutamente da Hermione Granger-alzò lo sguardo dal volume polveroso, appoggiò stancamente la guancia morbida sulla mano destra e si fermò, così, con gli occhi persi nel vuoto. All'improvviso fu colta da un'improvvisa sonnolenza, allora si lasciò andare, e si appisolò sul pesante libro, che era ancora aperto alla prima pagina.

Hermione aprì gli occhi di colpo. Si era addormentata quasi senza accorgersene, e ora le doleva la testa. Forse per colpa dello scomodo e rigido cuscino di pergamena. Si voltò lentamente a destra, con gli occhi ancora leggermente appannati dalla stanchezza, e da come poté notare, fuori dalle grandi finestre della biblioteca il sole splendeva alto in cielo. Doveva essere all'incirca mezzogiorno. Da fuori le giungevano le grida e le risate degli altri studenti che stavano giocando a palle di neve nel parco e pattinando sul ghiaccio. Con tristezza Hermione pensò che probabilmente anche Harry e Ron erano lì fuori e si stavano divertendo senza di lei...E la mente le si soffermò su quello che era successo la sera precedente, la sua lite con Ron, come se n'era andata senza dire una parola e lo aveva lasciato lì, e sapeva per certo che lui l'aveva guardata smarrito mentre si dirigeva verso la porta del dormitorio. Come le era venuto in mente di dire che andava al Ballo con un altro ragazzo? Nessuno l'aveva invitata, a parte Neville, e su questo purtroppo Ron aveva ragione, ma non era disposta a riconoscerlo, nemmeno a costo di dover invitare lei personalmente qualcuno all'ultimo minuto: sarebbe andata al Ballo anche con il più brutto dei Serpeverde, se fosse stato necessario. Oh, perché era stata così maledettamente stupida e testarda?

Ma questo suo proposito si rivelò inutile. A distrarla dai suoi pensieri fu un rumore di pagine sfogliate rumorosamente da dita che non avevano il suo stesso tocco leggero e amorevole verso i libri, ma che erano sicuramente capaci di stringere con forza un boccino d'oro per impedirgli di sfuggire. Si voltò e notò che alla sua sinistra, apparentemente assorto in una profonda lettura, sedeva Viktor Krum, il famoso giovane cercatore della nazionale bulgara di Quidditch, nonché Campione rappresentante della scuola di magia di Durmstrang, ospite a Hogwarts in occasione del Torneo Tremaghi.
Krum alzò gli occhi dal libro, guardò Hermione e le sorrise. Non era la prima volta che lei lo trovava in biblioteca, con il capo chino su complicati libri di magia. In realtà sapeva benissimo che Krum non poteva avere il minimo interesse per quei libri estremamente difficili, e ogni volta lo sorprendeva mentre la sbirciava di sottecchi.

Lui la salutò timidamente: «Ciao Hermi-un»
Hermione sorrise tra sé. Era buffo sentire come Krum pronunciava il suo nome.
Di rimando, gli disse: «Ciao Viktor»
«Mi dispiace, non ti folevo svegliare.»
«Ah, no, non ti devi preoccupare. Mi sono svegliata da sola...Che stupida, addormentarmi così su un libro...tu sai che ore sono?»
Quando Krum comprese tutto quello che Hermione gli aveva detto, rispose:
«Mezzogiorno meno un qvarto» poi guardò la ragazza con tutta la dolcezza che i suoi severi occhi scuri potevano permettergli, e aggiunse: «Hermi-un, tu non stupida! Tu sei molto intelligente. E anche carina, qvando studi.»
Hermione si sentiva imbarazzata per quel complimento, ma lusingata allo stesso tempo. Non sapeva cosa dire. I suoi occhi nocciola si abbassarono quando incontrarono quelli di Krum.
«Non solo qvando studi...»

Krum le stava sorridendo. I tratti spigolosi e duri del suo volto si addolcirono, e Hermione sorrise a sua volta. Le mancavano le parole. Non credeva a quello che stava succedendo: un ragazzo le stava rivolgendo le sue attenzioni! E non un ragazzo qualunque: Viktor Krum, l'atleta famoso in tutto il mondo magico, il cercatore più famoso di tutti i tempi...Era sicura che ogni ragazza di Hogwarts avrebbe voluto essere al suo posto. Se solo Ron l'avesse saputo...probabilmente sarebbe scoppiato in uno dei suoi soliti attacchi di gelosia.
Si ritrovò a pensare: “Certo che se uno come Krum mi invitasse al Ballo, Ron la smetterebbe di darmi così per scontata...”

Improvvisamente, il silenzio che si era venuto a creare tra i due fu rotto da un lamento dello stomaco di Hermione, che si scoprì essere molto affamata.
«Ah, sì, volevo dire...grazie...Ora però, ecco...dovrei andare. Sai ho un po' fame, stamattina non ho fatto colazione...»
Le sembrava di essere stata troppo brusca, e si stupì quando Krum si alzò insieme a lei, e le chiese:
«Posso accompagnarti?»
Stupita, Hermione rispose: «Oh, se vuoi...grazie, mi farebbe piacere»

Krum la scortò fino all'ingresso della Sala Grande, dove la maggior parte degli altri studenti era impegnata nel consumare un lauto pranzo.
«Grazie, sei stato davvero molto gentile. Ehm...Tu hai già mangiato?»
«Sì, io afere già mangiato prima»
Hermione si morse il labbro, nervosa. Peccato, le sarebbe piaciuto fare la sua comparsa in Sala Grande al fianco di Viktor Krum.
«Beh, allora...ci vediamo.»
«Aspetta, Hermi-un»
«Sì?» Chiese lei, piena di curiosità
«Io ti folevo chiedere se...se tu folere essere mia dama al Ballo»

Oddio. Hermione si sentì mancare. Krum, Viktor Krum le stava chiedendo di andare al Ballo del Ceppo con lui... “E adesso cosa diavolo gli dico?” Lui aspettava paziente una risposta, guardandola dritta negli occhi. Poi le venne in mente ancora una volta la sfrontatezza di Ron, e concluse che forse questo era il modo migliore per fargliela pagare. “Così impara a trattarmi come una bambina! Viktor è più grande e sicuramente più maturo di lui...e finalmente avrà un valido motivo per essere geloso...no, ma...cosa sto dicendo? Pensa Hermione, pensa...”
E con una voce che quasi non riconobbe sua, disse:
«Sì Viktor, sarei felice di venire al Ballo con te»
Lui le fece un inchino elegante, le prese la piccola mano dalle dita sottili, e vi posò un bacio.
«Ci fediamo lì allora»
E se ne andò, lasciandosi alle spalle una sempre più confusa Hermione.

*°*°*°*°*

Per tutto il giorno Hermione era riuscita ad evitare Harry e Ron. Si sentiva un po' in colpa nei confronti di Harry, perché lui in fondo in quella storia non c'entrava nulla. Quella sera stessa si ritrovò nella sala comune insieme a Ginny, e alle solite Lavanda e Calì. Su una poltrona di fronte al fuoco sedeva Neville, che coccolava il suo rospo Oscar con affetto. La maggior parte degli altri Grifondoro era ancora in Sala Grande, oppure in giro per il castello.
Hermione sentiva il disperato bisogno di parlare con qualcuno, di confidare i pensieri che la stavano tormentando a una persona disposta ad ascoltarla. E quella persona era Ginny. Stava solo aspettando che Calì e Lavanda si allontanassero in modo da non poter udire nulla.
Si fece improvvisamente vigile quando sentì Calì che diceva:
«Oooh, che bello! Harry mi ha invitata al ballo! Spero di essere abbastanza elegante per l'occasione...sarò la dama di uno dei Campioni, e ho anche sentito dire che i Campioni e loro dame dovranno aprire le danze...che emozione!» E questa esclamazione fu seguita da un gran numero di risolini tra le due pettegole. E Calì continuò: «E poi pensa come sono stata fortunata! Io e mia sorella Padma siamo praticamente uguali, solo che lei al Ballo ci va con Weasley...sono proprio curiosa di vedere come si vestirà...scommetti che si renderà ridicolo davanti a tutti...poverino, Ron mi fa pena qualche volta...”

Hermione smise di ascoltare. Era furibonda. Avrebbe voluto strozzare Calì con le proprie mani, anche se non sapeva bene il perché. No, assolutamente no. Lei non poteva essere gelosa di lui! E poi perché difendere uno come Ron?
Ginny notò una certa tensione nell'amica, e quando vide che Calì e Lavanda avevano lasciato la sala comune per andare a dormire, le chiese:
«Cosa c'è che non va, Hermione? E' tutto il giorno che stai sola, eviti Harry e Ron, a tavola non hai quasi toccato cibo...»
«Non è nulla, Ginny, dico davvero...» la voce le si ruppe in un singhiozzo.
Ginny le prese la mano, le disse seria: «guardami, Hermione.»
Hermione alzò gli occhi e guardò l'amica nei suoi occhi azzurri. Vide la figura di Ginny tremare. Le si stavano riempiendo gli occhi di lacrime, che ben presto cominciarono a scorrerle calde lungo le guance. Sapeva che di Ginny si poteva fidare.
Prima ancora che potesse replicare, questa però aggiunse:
«E' per mio fratello, vero? Per Ron?»
Hermione si limitò a guardare Ginny in silenzio. Era così evidente?
«Ecco, vedi, ieri sera...ho visto quello che è successo. E ti assicuro che dopo che te ne sei andata lui non ha più parlato. Neanche con Harry.»
Hermione non diceva nulla. Ascoltava soltanto quello che l'amica le diceva.
«Sai credo che...che ci sia rimasto davvero male. Sono sicura che lui ci teneva molto ad andare al Ballo con te...»

Hermione non poté più trattenersi: scoppiò in singhiozzi profondi, mentre le lacrime le scendevano copiose, come un fiume inarrestabile, e le cadevano sulla gonna.
Neville si avvicinò con la poltrona alle due, deciso a prendere parte alla conversazione. Ginny non protestò. Hermione, dopo una lunga serie di colpetti amichevoli sulla schiena, e dopo la gentile offerta da parte di Neville di Oscar da coccolare per un po', in assenza di Grattastinchi che era uscito a caccia di topi, parve riprendersi.
Tra un singhiozzo e l'altro, disse:
«Ecco...io...sai...non so perché, ma sono stata davvero stupida. Volevo solo fargliela pagare, fargli capire che non deve dare per scontato che io sia sempre a sua disposizione...anche io sono una persona...e per quanto possa sembrargli assurdo, io sono una ragazza. Una ragazza come le altre»
«Hermione, lui lo sa, lo sa che sei una ragazza. E sa anche che sei meglio di tante altre. Mio fratello ci tiene a te, dico sul serio. »
A Hermione pesava quello che stava per dire, non aveva mai parlato con nessuno delle emozioni che provava, si era sempre tenuta tutto dentro...
«Ma...io...per lui sono solo un'amica. Amica e nient'altro. Esagerando potrei dire che sono come una sorella, ma...forse nemmeno quello!»
E consapevole di quello che aveva appena detto, si nascose la faccia tra le mani e scoppiò nuovamente a piangere. Neville era senza parole. Non pensava che Hermione potesse soffrire tanto per Ron. Oltretutto in quella situazione si sentiva perfettamente inutile.
Ginny, dopo aver lasciato sfogare ancora un po' l'amica, riprese:
«Non dire così...Te l'ho già detto, Ron ti vuole bene, un gran bene.»
E cercò di cambiare argomento.
«Comunque non vorrai farti vedere così triste? Sai bene che mio fratello è un gelosone, quindi devi assolutamente trovare qualcuno di interessante con cui andare al Ballo...»
Sempre piangendo, Hermione rispose: «Ce l'ho già...»
«Davvero? E chi è? Dimmi, dimmi tutto»
Anche Neville si sporse curioso dalla poltrona.
«Ecco...è...è Viktor Krum»
Ginny si portò le mani alla bocca. «No! Dici sul serio Hermione?» Neville fu sul punto di cadere a terra per lo stupore. Hermione annuì lentamente, mentre con il dorso della mano si asciugava le lacrime dagli occhi.
«Ma...come...quando...dove?»
«Stamattina...l'ho incontrato in biblioteca. E poi mi ha chiesto se volevo andare al Ballo con lui.»
«E?»
«E io ho accettato. Che dovevo fare?»
Ginny era entusiasta della notizia:
«Oddio, aspetta che lo venga a sapere mio fratello! Si ingelosirà da morire!»
Hermione fece un sorriso amaro. Ginny continuò: «Anzi, sai cosa? E' meglio che lo veda lui di persona, al Ballo. Così impara a preferire Padma Patil a te!»
Riuscì a strappare un sorriso a Hermione.
«Non ti devi preoccupare, ti aiuterò io a prepararti, sarai bellissima, vedrai! Ah, mi raccomando, Neville!»
«Sì?» Neville scattò nervosamente sulla poltrona
«Non lasciarti scappare nulla su questa storia, d'accordo? Con nessuno. Sennò te lo puoi scordare che vengo al ballo con te.»
Sul volto di Neville si dipinse un'espressione di puro terrore
«Sì...sì, non ti preoccupare. Nessuno saprà niente.»

In quel preciso momento, sentirono il ritratto della Signora Grassa aprirsi, e delle voci che si avvicinavano. Hermione aveva ancora il viso arrossato e gli occhi gonfi. Si spostò una ciocca ondulata che le aderiva alla guancia bagnata di lacrime. Da quello che poté notare dall'espressione di Ginny, sulla soglia della sala comune erano comparse le uniche persone che non voleva vedere.
«Ciao Ginny, ciao Neville» La sua voce. E non vi fu un “Ciao Hermione”, perché la ragazza si alzò rapidamente dal divano, senza voltarsi, e quasi corse verso la porta del dormitorio femminile, dove svanì nell'oscurità.

*°*°*°*°*

Sera di Natale. Ore Diciannove e Trenta. Ronald Weasley guardava con crescente preoccupazione il suo riflesso nello specchio. I suoi capelli rosso fiamma erano scompigliati all'inverosimile, e anche sul volto l'intenso rossore lo tradiva, mostrando il panico totale che lo stava invadendo. “Non è possibile, non è possibile...miseriaccia!”
Si sentiva davvero un caso senza speranza. Come avrebbe fatto a presentarsi così conciato in pubblico, con quella roba addosso? Altro che abito da cerimonia! Quel vestito marrone sembrava terribilmente un abito da donna. Tutto pizzi e merletti sul davanti, con lunghe maniche che terminavano ai polsi con altrettanto pizzo bianco e vaporoso...dopo aver visto l'abito da cerimonia di Harry e dei suoi altri compagni si incupì ulteriormente. Perché loro dovevano sempre essere perfetti, e lui invece era un disastro?
Fortunatamente (o sfortunatamente) riuscì grazie ad un incantesimo Tagliuzzante a sfoltire la foresta di merletti, trasformando il suo abito in qualcosa di forse un po' meno femminile, ma in compenso ricco di orli sfilacciati.

Alle Venti Ron e Harry si presentarono in Sala d'Ingresso, dove avrebbero dovuto incontrare le loro dame, le gemelle Calì e Padma Patil. Le due ragazze erano entrambe molto eleganti, Harry era un vero splendore in abito da cerimonia nero, e a Ron venne solamente voglia di scomparire per sempre dalla faccia della terra.
Harry si allontanò per prepararsi all'ingresso in Sala Grande assieme agli altri Campioni, mentre Ron e Padma si avviarono direttamente verso la Sala Grande. Era stupito, anche se non troppo, di non avere ancora visto Hermione. Nei giorni seguenti il loro battibecco non si erano parlati più di tanto. Più che altro lei aveva preferito rivolgere la parola a Harry.
Comunque tutto ciò ora non gli importava. Non aveva voluto crederle quando gli aveva detto che sarebbe andata al Ballo con un altro. Si rifiutava di crederci, non era possibile. Cercò di mostrarsi indifferente a tutto questo, ma purtroppo gli bruciava. Era geloso, orribilmente, terribilmente geloso.

Quella sera la Sala Grande si era trasformata in un enorme salone che pareva scolpito nel cristallo. Tutto sotto quelle scintille di luce diventava magico.
Quando il pesante portone si spalancò, la folla di studenti accolse con un fragoroso applauso i Campioni con i rispettivi accompagnatori, in prima fila la bellissima Fleur Delacour al fianco di Roger Davies, seguita da Viktor Krum e...

*°*°*°*

Ron non credeva ai propri occhi. No...non era lei. Non poteva essere lei! Quando però Padma esclamò: «Ehi, ma...quella è Hermione Granger! Con...Viktor Krum!» Ebbe la conferma di ciò che aveva pensato non appena l'aveva vista varcare quella soglia. Era Hermione. Bellissima Hermione. Fasciata in un abito blu pervinca che le metteva in risalto le forme gentili, le spalle nude, libere dai suoi capelli lunghi e cespugliosi, ora raccolti elegantemente in un nodo dietro la testa, che lasciava ricadere morbide alcune ciocche ondulate ai lati.
Ed era a braccetto di Viktor Krum, che la esibiva come un trofeo.
Ron si sentì arrossire fino alle orecchie mentre la fissava camminare altera, appoggiata al forte e muscoloso braccio di Krum. Non era possibile...

Hermione si sentiva come in un sogno. Pareva che quella sera tutte le luci fossero puntate su di lei, che tutte le stelle in cielo brillassero per lei. Non si era mai sentita così in vita sua, le sembrava di essere cresciuta di colpo, di essere diventata adulta, di essere diventata donna.
Mentre guidata dal braccio di Krum si faceva largo tra la folla di studenti, notò la testa rosso fiamma di Ron. Lui la stava osservando. Non riusciva letteralmente a staccarle gli occhi di dosso. E allora perché, nonostante tutto, avvertiva quella punta di insoddisfazione che continuava a crescere sempre di più? Si accorse di avere un grande senso di vuoto dentro di sé, vuoto che il duro sorriso di Krum non bastava a colmare.

E ora volteggiava sotto quel cielo stellato, volteggiava tra le braccia di Krum, mentre fuori la neve scendeva piano dal cielo, soffice e silenziosa. Era come una principessa, osservata da tutti, ammirata da tutti. Ma non era felice, anche perché aveva appena visto Ron da solo in un angolo.
Un nuovo gioiello splendeva ora sul volto della principessa, una goccia di luce che, così rapidamente com'era nata da quei profondi occhi nocciola, svanì perdendosi sulle sue guance rosee e morbide.

Harry ballava ancora con Calì, e Padma era andata alla ricerca di un altro compagno che magari fosse un tantino più allegro. Ron infatti era disperato. Non sapeva più cosa fare. Solo ora si rendeva conto di quanto fosse stato stupido. Se avesse invitato subito Hermione al ballo, ora non sarebbe costretto ad assistere a quello spettacolo orripilante. Si sentiva fremere di gelosia, ogni fibra, ogni parte di lui pareva urlargli quanto desiderasse avere Hermione al suo fianco, sembrava ordinargli di dirigersi verso il centro della pista e portarla via da Krum.
Ad un certo punto non resistette più.

Hermione era ancora presa da un Valzer che avrebbe dovuto essere romantico, ma che in lei non suscitava alcuna emozione, quando dall'altro capo della sala vide Ron che usciva di fretta. Se ne stava andando.
Improvvisamente, si fermò di colpo, in mezzo alla pista da ballo, con gli occhi sbarrati e il cuore che accelerava i battiti. Iniziò a respirare affannosamente, colta da un attacco di panico.
Krum se ne accorse, così come tutti i presenti, e seriamente preoccupato le chiese:
«Va tutto bene?»
Lei non rispose. Tutto le appariva così confuso...le sembrava che il tempo si fosse fermato.
Passarono diversi momenti, finché non capì. “Io non dovrei essere qui, adesso”
Krum le aveva preso la mano.
Si voltò, con le lacrime agli occhi che erano già pronte a scendere. Guardò Krum negli occhi, e decise di smettere di mentire, sia a lui che a se stessa.
«Io...Viktor...mi...mi dispiace.»
E con un lieve strattone la piccola mano di lei sfuggì da quella salda e forte di Krum. Nemmeno lei si rese conto di quello che stava facendo. Si voltò un'ultima volta e vide intorno a sé sguardi interrogativi e curiosi. Harry, Neville, Ginny, tutti la stavano guardando. Persino la musica si era arrestata. E prima che l'imbarazzo o qualsiasi altro sentimento prendessero il sopravvento, si lasciò guidare unicamente da ciò che le diceva il suo cuore.

Iniziò a correre, prima lentamente, poi sempre più velocemente. I tacchi alti la intralciavano.
Si arrestò per un brevissimo istante e con gesto svelto si tolse le eleganti scarpe da sera, mentre tutti in sala avevano gli occhi puntati su di lei. Riprese a correre, più in fretta di prima, e come un cigno avvolto in veli blu pervinca, uscì dalla Sala Grande, lasciando dietro di sé una scia di lucenti lacrime.
Percorse più rapida che poté la Sala d'Ingresso, correndo scalza, i piedi nudi sulla gelida pietra. Ad ogni passo tuttavia sentiva crescere dentro di sé un'emozione indescrivibile, che ardeva come fuoco nel suo petto. Uscì e si diresse verso i giardini. Sentiva l'aria ghiacciata entrarle nei polmoni mentre correva sulla neve appena caduta. Dall'alto scendevano grossi fiocchi bianchi ovattati che le si insinuavano nei capelli e che si scioglievano a contatto con la pelle nuda delle sue spalle.

Era sola, sola correva nella notte, dove le sole luci oltre a quelle della Sala Grande in lontananza erano quelle delle fatine dei giardini che le volteggiavano intorno.
E lo vide.
Era proprio davanti a lei, le voltava le spalle, e non l'aveva sentita arrivare. Solo una decina di metri li separava. Hermione non mosse un muscolo. Sentì i piedi nudi affondare nella neve bianca e soffice mentre lo guardava. Era immobile anche lui, i capelli di fuoco che parevano ardere sotto la fredda neve che cadeva dal cielo.
Hermione chiuse lentamente gli occhi, e rivide il suo limpido e sincero sguardo blu, così come lo aveva visto pochi attimi prima nella Sala Grande. Lo vide mentre, solo in un angolo, la fissava intensamente, tristemente, con aria quasi rassegnata. E lo vide piangere.

«RON!»

Il ragazzo rimase immobile. Non riusciva a capire se aveva sentito davvero quella voce chiamarlo. Poi si voltò. E la vide.
«Hermione...» disse lui piano, stupito, sorridendo con dolcezza.

Hermione non si mosse. Il tempo sembrava scorrere più lentamente mentre lo guardava avvicinarsi a lei. Abbassò timidamente lo sguardo, e rimasero così uno di fronte all'altra per qualche istante. Quando lui notò che Hermione stava piangendo, trovò il coraggio di alzare piano una delle sue grandi mani e di asciugarle le lacrime da una guancia. Hermione sentì il tocco leggero ed esitante di Ron, e ne fu commossa. Delicatamente lei posò la sua piccola mano fredda sulla mano calda e grande di lui, mentre le carezzava il volto con affetto. Hermione alzò lo sguardo e vide il dolce e timido sorriso di Ron. Aveva i grandi occhi azzurri lucidi per l'emozione, e le chiare guance si stavano tingendo di rosso.
«Ron, io...»

Solo allora Hermione si rese conto che stava tremando, ma non era del tutto sicura che fosse solo per il freddo. All'improvviso si portò una mano alla fronte, e fu presa da un violento capogiro.
«Hermione!» Urlò Ron, chinandosi immediatamente su di lei, e cingendole la vita con un braccio per impedire che cadesse a terra. «Hermione, cos'hai? Hermione!»
Ron sentì che Hermione aveva abbandonato tutto il suo peso su di lui. La testa le si rovesciò indietro, mostrando il bel collo dalla pelle candida. I lunghi boccoli castani si liberarono dalla nuca, ricadendo morbidi intorno al suo volto esanime. Era svenuta.
«He-Hermione...» Preso dal panico, Ron sentì che Hermione era fredda come il ghiaccio. Ma posando una guancia su quella di lei sentì che lì era rovente. Aveva la febbre molto alta.
Ron allora si affrettò a prenderla in braccio per portarla in infermeria. Corse più veloce che potè, stringendo l'esile corpo di lei tra le sue forti braccia. Salì le scale precipitosamente e, dopo quella che gli sembrò un'eternità, giunse finalmente in infermeria.

Nessuno si era accorto di nulla, erano ancora tutti al Ballo, a festeggiare. Madama Chips era riuscita lo stesso a somministrare a Hermione una medicina, nonostante non si fosse ancora svegliata. Ora giaceva su un piccolo letto dalle lenzuola candide, e Ron era lì, accanto a lei, che le stringeva la mano e cominciava a tranquillizzarsi, sentendo che non era più gelida come prima. Si sentiva in colpa per quello che aveva fatto nei giorni precedenti e, pur sapendo che Hermione si sarebbe risvegliata da lì a qualche ora, fissava terrorizzato il suo volto addormentato, immaginando che non dovesse mai più aprire gli occhi.

*°*°*°*

Hermione sentì il sole caldo sul suo viso. Socchiuse lentamente gli occhi, e inizialmente non capì dove si trovasse. Poi si accorse che qualcuno le stringeva la mano.
Si voltò, e alla sua destra vide Ron addormentato, i capelli fulvi e arruffati di lui sulle bianche coperte, proprio lì accanto a lei. Aveva un respiro lento e regolare, il volto illuminato dalla luce che filtrava dalla finestra. Hermione notò quanto pareva un bambino, con gli occhi chiusi, la bocca distesa in un'espressione di assoluta tranquillità, le guance picchiettate qua e là di piccole efelidi. Sentiva la stretta calda di Ron, e arrossì lievemente pensando a come lui fosse rimasto al suo fianco probabilmente per tutta la notte, senza mai lasciarle la mano.
Forse Ron percepì questi suoi pensieri, perché iniziò a muoversi, e aprì gli occhi.
«Buongiorno»
Nemmeno Ron parve capire dove si trovasse, ma poi si ricordò quello che era successo.
«Oh...Hermione. Ti sei svegliata...»
Ron non riuscì a trattenere uno sbadiglio. Era visibilmente molto stanco. Lasciò libera la mano di Hermione, e le chiese subito:
«Come ti senti?»
«Ora meglio...»lo guardò negli occhi ancora assonnati «Ah, Ron, ecco...io...io ti volevo ringraziare. Mi sono sentita poco bene, ho avuto come un capogiro, e...tu mi hai portata in infermeria, vero?»
«Sì, sei svenuta e ti ho portata subito qui. Avevi la febbre molto alta...»
Poi Ron si ricordò che la sera prima Hermione era uscita nei giardini senza essere abbastanza vestita, addirittura con i piedi scalzi. Un lampo d'ira scintillò nei suoi occhi e disse:
«Ma Hermione, come ti è saltato in mente?» Hermione vide che cominciavano a diventargli rosse le orecchie. Perché adesso Ron era arrabbiato con lei?
«Perché te ne andavi in giro senza scarpe e senza nemmeno un cappotto addosso? Mi hai fatto preoccupare, non sai che avresti potuto ammalarti anche peggio di così?»
Hermione era senza parole. Non pensava che Ron potesse preoccuparsi tanto per lei. Non sapeva cosa dire.
«Io...io...»
Hermione abbassò lo sguardo. Non aveva il coraggio di rivelargli la verità. Neanche Ron parlò, e tra i due cadde il silenzio, ma fu lui a ricominciare il discorso.
«Sai, non capisco come mai tu sia uscita. Non eri lì con Krum, a ballare?»
Hermione non ne poteva più della situazione che aveva creato lei stessa. Credeva anche di averlo ormai punito abbastanza.
«Oh, Ron!» sbottò «Sei proprio uno stupido! Secondo te se mi importasse veramente qualcosa di Krum, l'avrei piantato lì in Sala Grande, sotto gli occhi di tutti?»
Ron la guardò sconcertato. Aprì la bocca come per parlare, ma non riuscì a trovare nulla da dire. Poi la richiuse. E Hermione continuò:
«Ma non l'hai ancora capito, Ronald?» Sembrava sull'orlo delle lacrime. Ron era sempre più perplesso. Hermione ne aveva davvero abbastanza del suo silenzio.
«Se Krum non mi avesse invitata al ballo, non ci sarei potuta andare, nemmeno con te, perché tu eri già occupato con Padma Patil!»
Per Ron fu come ricevere un secchio d'acqua gelata in testa. Si destò dal suo mutismo.
«Cos...cosa?» e continuò: «Vuoi dire...che quando ti ho chiesto se volevi venire al ballo, tu...Tu non dovevi ancora andarci con nessuno?»
A Hermione scocciava ammetterlo.
«Sì» e sospirò profondamente, come se si fosse liberata da un grande peso.
«Ma perché...perché hai fatto così?»
«Perché non sopportavo che tu e Harry mi trattaste come ultima risorsa» e continuò, con a voce più bassa «e soprattutto perché mi dava fastidio che tu non ti fossi deciso prima a invitarmi.»
Ron rimase esterrefatto. Allora a Hermione importava qualcosa di lui! Dopo un breve silenzio, disse:
«Hermione?»
«Sì?»
«Ieri...ieri sera, prima che ti sentissi male...ecco, tu mi stavi dicendo qualcosa»
Hermione annuì. Ron la stava fissando intensamente e le sue orecchie stavano arrossendo pericolosamente. Sotto quello sguardo anche Hermione si sentiva arrossire.
«Oh, sì, ma non era nulla di così importante...ecco, io volevo...volevo solo scusarmi»
«Ah. Capisco»
Ron arrossì ancora di più
«Anche io dovevo dirti una cosa ieri sera»
Hermione sgranò gli occhi «Da...davvero? E cosa?»
«Sì, insomma, ecco...io...Hermione...io»
Ron era diventato più rosso anche dei suoi capelli. Hermione era come paralizzata, in attesa di sentirlo parlare.
«Io...io» chiuse gli occhi «Io ti amo»

Hermione rimase a bocca aperta, mentre Ron non aveva ancora riaperto gli occhi. Sembrava quasi che avesse paura di ricevere una sberla da un momento all'altro. Ma non fu così.
Un attimo dopo Ron sentì il frusciare delle lenzuola e il respiro di Hermione vicino al suo volto. Prima che potesse rendersi conto di quello che stava accadendo, sentì le labbra di lei sulle sue.
Hermione non aveva mai baciato nessuno nella sua vita, e nemmeno Ron. Per lui fu una vera sorpresa, e quando si separarono, Hermione disse:
«Anche io ti amo, Ron, e da più tempo di quanto tu ti possa immaginare»
Quelle parole risuonarono a lungo nella testa di Ron. Non aveva mai provato nulla di simile. Ma sapeva che gli piaceva sentire Hermione così vicina.
Senza quasi sapere quello che stava facendo, prese il volto di lei tra le grandi mani, e l'avvicinò piano al suo. Di nuovo le loro labbra si toccarono, grandi e morbide quelle di lui, fresche e delicate quelle di lei. A lungo inspirò il suo profumo. Sapeva di fiori, ma anche di qualcosa di fresco...
Hermione gli mise le braccia intorno al collo, e gli accarezzò i capelli fulvi, che parevano fiamme tra le sue dita. Anche se non aveva mai voluto ammetterlo, nemmeno a se stessa, lei era pazza di Ron, e solo ora le pareva che i sentimenti che provava per lui stessero uscendo allo scoperto.
Ron era confuso, era inebriato dal profumo che Hermione sprigionava, e quando prese a accarezzarle i lunghi e folti capelli ebbe la sensazione di trovarsi lontano miglia e miglia da Hogwarts, in un luogo che probabilmente non era sulla terra.
Sfortunatamente entrambi dovettero ritornare ben presto alla realtà, quando sentirono distintamente i passi di Madama Chips a pochi letti da quello di Hermione.

Hermione non aveva mai visto Ron così rosso in tutta la sua vita.
«Ron...promettimi che se mai ci sarà un altro ballo mi inviterai subito»
Lui sorrise «Promesso»
Poi Hermione si accorse che Ron indossava ancora l'abito da cerimonia con gli orli sfilacciati, e non riuscì a trattenere una risata.
«E promettimi anche che la prossima volta aggiusterai...ehm...gli orli»
Ron si guardò il vestito orrendo, che si era dimenticato di avere ancora addosso
«Promesso anche questo» e aggiunse sinceramente «anche perché credo che con al proprio fianco Hermione Granger anche Viktor Krum sfigurerebbe»
Ed entrambi scoppiarono a ridere, mentre nel frattempo Madama Chips si stava affannando per tenere a bada il numeroso gruppo di studenti e professori che volevano entrare in infermeria, per salutare la ragazza che la sera prima aveva incantato tutta Hogwarts.

Se siete arrivati a leggere fino a qui, vi ringrazio per la pazienza, e spero anche che vi sia piaciuta!













  
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