Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: xkagayama    29/12/2012    4 recensioni
Avete mai pensato al futuro? A come potrebbe essere la loro vita? A come potrebbe finire?
Da leggere ascoltando "Au clair de la Lune - Debussy" http://www.youtube.com/watch?v=ruf5I4eQHY8
-Won't stop 'til we surrender.-
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                                                                                 ‘Til the end of time.
 
 
 
Silenzio.
Solo il fruscio del debole vento caldo che si abbatteva stanco sugli alberi giovani del giardino.
Nel mezzo giaceva stanca una casa, dalle dimensioni abnormi, ricoperta di mattoni rossi e pietre vulcaniche di un grigio spento. Una casa che sembrava essere disabitata da tempo. Le persiane rosso mogano si tenevano strette alle pareti, come per voler restare lì.
Al contrario, le tende delle finestre si muovevano verso destra, come se volessero scappare, andar via da quella tenuta fantastica, come se volessero volare via, per sempre.
L’erba neonata del prato splendeva di primavera con la luce del caldo sole, interrotta dalla stradicciola stretta e terrosa di pietre romane; il ciliegio, curvo, rendeva sicuro e protetto l’ingresso della casa, sovrastato da un arco di mattoni di terracotta ed un atrio giallo chiaro, ordinato con una sedia a dondolo di paglia e noce ed un tavolino nero, e due sedie a tema, con un mosaico sopra, un mosaico che recitava “dum cedimus” ovvero “until we surrender, ed era proprio ciò che avevano fatto.
 
Silenzio.
O almeno così sembrava.
La porta d’ingresso, marrone scuro e verde smeraldo, era socchiusa. Al di là di questa, l’immensità. Un salotto enorme dava il benvenuto al niente che penetrava da ore in quella casa. Tre divani in pelle rosso carminio spiccavano alla vista, posti davanti un camino alto forse due metri, costituito da pietra lavica. Il fuoco scoppiettava lento, quasi volesse anche lui adattarsi al ritmo che lo circondava.
Alle spalle dei divani, due ampie porte scorrevoli, anche loro marroni e verdi, aperte a metà, scorgevano l’interno dell’angolo cottura, buio, spento, come se inutilizzato da anni.
I corridoi erano allo stesso modo spenti.
Dal secondo salotto, quello più grande, più luminoso per quanto potesse essere, “Au clair de la lune” interrompeva pian piano il silenzio freddo e rigido dell’atmosfera.
Era forse l’unica stanza che irradiava un minimo di vita. Il pianoforte a coda nero era situato quasi al centro della stanza, quasi come se dovesse tener conto di tutto ciò che gli circondava.
Anche qui, due divani, bianchi, con i cuscini di pizzo color panna, spiccavano alla vista, sul parquet chiaro e consumato.
Un balcone si affacciava sulla grande terrazza, quella terrazza, la più grande osservatrice di quella che era stata la loro storia.  
Su una poltrona, posta tra i due divani bianchi, giaceva un uomo molto avanti con l’età.
Le sue mani, un tempo giovani, fresche ed intrecciate con altre, erano ormai stanche, corrose e ricoperte di rughe.
Il suo viso, un tempo splendente, irradiante felicità e speranza per molti ragazzi, era ormai spento, curvo, volto in un vuoto eterno.
I suoi occhi, i suoi occhi erano l’unica cosa che ne determinava la vita, l’unica cosa rimasta uguale come un tempo, blu mare, accesi, anche se contornati dalle palpebre rosse e gonfie e dalle rughe dell’età.
Mocassini, pantaloni rosso fuoco, maglia a righe, bretelle.
Nemmeno quello era cambiato.
Louis Tomlinson era pur sempre Louis Tomlinson.
Ma dov’era finito quel sorriso? Quel sorriso che era stato pane di tutti i giorni per tutti i così chiamati “directioners”, quei ragazzi che li avevano seguiti sempre e comunque? Quel sorriso che portava ovunque si trovasse? Quel sorriso che cresceva sempre più con il suo Harold?
Il viso consumato brillava per le lacrime che segnavano le stanche guance, singhiozzi partivano dall’interno del petto.
In mano stringeva debolmente un vecchio iPhone. Non lo avrebbe mai lasciato.
L’ oggettino  nero proiettava a gran luce una foto, vecchia, risalente a molti anni prima, 2017 forse.
Una foto che rispecchiava tutta quella che era stata la sua vita fino ad allora, fino a pochi giorni prima, quando il suo unico ed eterno amore, Hazza, lo aveva lasciato lì, solo. Fino a quando Harold aveva lasciato il mondo.
Una foto raffigurante la sua anima gemella,  incapace di contenere la propria felicità e le proprie lacrime davanti l’anello, quell’anello che da lì a poco li unì per l’eternità.   
Quell’anello che aveva legato il più forte dei sentimenti.
 
Silenzio.    
La musica si fermò di colpo, il vento cessò all’improvviso di sbattere impetuoso contro gli alberi, facendo volar via qualche tenda e allontanando le persiane dalle pareti pietrose.
Un ultimo singhiozzo, il più forte.
 
Silenzio.  
L’unico debole rumore era quello del cuore di Louis, un cuore che in qualche secondo, stanco e sazio dei così tanti battiti, decise di rendere al meglio la sua vita, portando il suo padrone a chi realmente lo apparteneva.    
 
Silenzio.       
L’ultimo muscolo cessò di vivere.
I suoi occhi si chiusero.
Sul suo viso comparve quel tanto amato sorriso.
William strinse al pettò il telefono, e cadde, cadde in un sonno profondo,
per sempre.  
           








Angolo miomiomio:
Weeeeell, eccomi ritornata dopo tanti mesi lol
Di nuovo con una stora triste e ne sto scrivendo anche un'altra.
E devo finire quella dei Motley, caffo D:
Beh, spero vi piacca e mi raccomando, leggetela ascoltando questa (: http://www.youtube.com/watch?v=ruf5I4eQHY8
p.s. perdonate eventuali errori(o orrori) grammaticali, ho scritto di fretta e molto distrattamente lol sono brava in italiano e vado al classico,  non odiatemi su. :c
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: xkagayama