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Autore: B i z a r r e    29/12/2012    3 recensioni
Un ragazzo, poco più grande di lui, balzò in piedi barcollando e alzò un bicchiere in aria con la destra mentre con la sinistra stringeva un sigaro.
''Un brindisi ai bei vecchi tempi in cui non avevamo bisogno di questa merda.''
Aveva ragione, quel tipo aveva fottutamente ragione.
***
Andava sempre così, lui faceva una cazzata o tentava di farla, e lei da buona mammina qual'era lo rimproverava.
Se l'avesse lasciato sbagliare, almeno una volta, era sicuro che non si sarebbe trovato in quelle condizioni, in quel momento.
''Sali su quel piano ragazzo, alza il culo. Suonaci qualcosa di reale e guardaci marcire tutti insieme.'' lo incitò un uomo nella folla.
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Good ol' days
GOOD OL' DAYS.




Oh
, we'll remember this night when we're old and grey
cause in the future these will be the good ol' days.
[Good ol' days, THE SCRIPT]


Il cielo di Mullingar non era mai stato così plumbeo. Non che l'Irlanda fosse mai stata un posto dal tempo allegro, ma quella sera stava dando il peggio di sé. L'orizzonte era coperto da nubi nere e cariche di pioggia e tuoni, e Niall non poté far a meno di paragonarsi a loro.
Il suo cuore era freddo, come il vento che soffiava, e carico di rabbia verso il mondo intero. I suoi occhi minacciavano lacrime amare che non avrebbe fatto uscire per stizza verso il destino, perché non voleva dargli la soddisfazione di farsi vedere sofferente dopo tutto ciò che gli era capitato.
La ragione del suo essere al mondo aveva tradito la sua fiducia e lo aveva abbandonato, che senso aveva ora la sua vita?
Lei che gli impediva di fare cazzate non c'era più, era solo e in mano a se stesso. Niall non si sarebbe affidato nemmeno una busta di plastica vuota, eppure si trovava ad essere responsabile del suo stesso futuro. Si maledisse, ancora una volta, per essere un incapace immaturo. E riflettendo sulla sua situazione, sentì la voglia di piangere farsi più impellente, ma lo avrebbe impedito.
Non poteva piangere, Lei non avrebbe voluto vederlo in quello stato, trasandando e con la barba incolta.
Eppure adesso lei non c'era.
Ad occhi estranei sarebbe apparso come un barbone, ma quell'orologio di cui non ricordava i numerosi carati e quella giacca che valeva come l'intero paese tradivano la sua situazione economica.
Ricco, giovane e bello camminava, o meglio, si trascinava per un vicolo piuttosto sporco dell'unico quartiere malfamato di quell' bastarda onesta e ipocrita cattolica cittadina. Le pareti scrostate degli edifici emanavano un odore nauseante e dal loro interno provenivano schiamazzi e risate. Ai lati giacevano i corpi dormienti, o forse morti -da quel luogo avrebbe potuto aspettarsi di tutto-, di uomini e donne che non si erano potuti permettere di meglio.
La sua casa, nel posto più panoramico e ricco di Mullingar lo aspettava, così come una stufa in pellet pronta a riscaldarlo e i ricordi del passato con Lei. Decise che affogare i suoi dispiaceri nell'alcol, anche solo per dimenticarli per una notte, sarebbe stata la scelta più conveniente e quella da codardi.
Lei non avrebbe voluto, ma ormai  l'aveva abbandonato e quindi non valeva più la pena vivere nel mondo in cui Lei avrebbe chiesto.
Spinse la porta di un triste bar, che più che altro sembrava un covo di galeotti, ed entrò.
Se possibile, l'interno era anche peggiore dell'esterno. Manifesti ingialliti erano appesi sulle pareti e si alternavano tra frasi anarchiche e donne svestite, l'aria che si respirava era intrisa di fumo e le persone al suo interno non erano di certo le migliori.
Uomini di tutte le età erano riuniti attorno a una specie di pedana sulla quale era posto una sedia e sopra di essa una persona a cantare. Si sentì di troppo persino in quel luogo e fece dietrofront, ma una voce lo bloccò.
''Ehi, ragazzo.''
A giudicare dalla divisa, il tipo che lo aveva richiamato doveva essere il barista o forse il direttore. Alto almeno il doppio di lui, con due spalle larghe come uno scaricatore di porto e una folta barba rossa, gli faceva cenno di avvicinarsi.
Il biondo deglutì un paio di volte e si diresse titubante verso la folla che intanto aveva smesso di parlare e lo osservava con curiosità, sempre che degli ubriachi ne avessero.
''Sono Roger, piacere.'' affermò stringendo la sua mano passiva. ''Cosa ti porta qui?'' domandò in seguito.
''Volevo bere qualcosa.'' rispose intimorito.
Osservandolo da vicino era spaventoso e lo avrebbe ridotto a pezzi anche solo a giudicare dalla stretta che gli aveva riservato poco prima.
''Ah, ragazzo, qui puoi trovare tutto l'alcol che vuoi. Ubriacati e divertiti.'' urlò prima che gli altri uomini ricominciassero a schiamazzare intorno al cantate.
Afferrò il wiskey irlandese che qualcuno gli stava porgendo e lo tracannò direttamente dalla bottiglia.
Ai primi sorsi cominciò a girarli la testa.
Poi vide doppio, e l'uomo rosso gli apparve sfocato e spaventosamente enorme.
Finita la bottiglia rideva a ogni battuta scadente che qualcuno raccontava.
Rideva come non aveva mai riso in vita sua.
Un ragazzo, poco più grande di lui, balzò in piedi barcollando e alzò un bicchiere in aria con la destra mentre con la sinistra stringeva un sigaro.
''Un brindisi ai bei vecchi tempi in cui non avevamo bisogno di questa merda.''
Aveva ragione, quel tipo aveva fottutamente ragione.
Niall levò la bottiglia al cielo come a volerla offrire a chissà quale divinità.


La Dublin High School era una scuola di merda, piena di ricconi figli di papà. Niall ne fu certo dal primo momento in cui vi mise piede.
La gente lo squadrava con sufficienza, lui era il provincialotto proveniente da un paesino del centro e di una famiglia umile, con l'accento buffo e le guance rosate, non poteva competere con quelli.
Si era ritrovato ghettizzato da chiunque, nemmeno gli sfigati più impensabili lo guardavano. Eppure lei, la più popolare dell'intero istituto, si era avvicinata a passo svelto e gli si era seduta accanto.
Era solo un povero quattordicenne, ma quella ragazza dai lunghi capelli biondi e con tre anni più di lui si era sentita dolcemente attratta da lui, come una sorta di istinto protettivo.
''Sono Ellen, piacere.''
Era bella, dannatamente bella, e poteva averli tutti ai suoi piedi. Da Josh Carter, il quarteback della squadra, a Max Thompson, il giocatore di scacchi più secchione di Dublino. Ma aveva scelto lui.


Un flashback gli attraversò la mente come un lampo portando in lui una sofferenza atroce. Accettò di buon grado ciò che gli venne offerto e solo quando lo porto alla bocca si accorse che era un sigaro.
''Ricordiamoci di questa notte in cui siamo vecchi e grigi, perché in futuro saranno bei vecchi tempi.'' esplose qualcuno al centro del gruppo.
Nel futuro ci sarebbero state altre sofferenze da far pensare che quel periodo era grandioso?


Il giorno di San Patrizio era la festa più bella, secondo Niall.
Dublino diventava verde come i campi di Mullingar, di cui sentiva enormemente la mancanza. Ma colmare la distanza c'erano gli occhi color prato di Ellen.
Da ogni angolo della strada principale le persone esplodevano in urla gioiose mentre i bambini saltellavano felici travestiti da elfi.
Entrarono in un pub tra i più in voga della capitale e si sorrisero.
Elle avvicinò le labbra a quelle di Niall per lasciarci un bacio delicato e casto.
Compiva diciott'anni il giorno stesso mentre Niall era da poco quindicenne.
Ordinarono due birre e presero posto in un tavolo appartato che dava sulla strada, guardandosi negli occhi e sorridendosi teneramente.
Meno di quattro ore prima avevano fatto l'amore per la prima volta, almeno per Niall, ed entrambi gongolavano al ricordo di ciò che era avvenuto sotto le coperte.
Accanto al piccolo divanetto c'era un oggetto strano che il biondo non aveva mai visto, ma aveva un qualcosa di esotico. Allungò la mano verso il contenitore, ma quella di Ellen fu più veloce e colpirlo con uno schiaffo sul dorso.
''Non toccare, è narghilé. Non voglio che tu ti faccia di questa roba, che è peggio di cento sigarette.'' lo rimproverò.


Andava sempre così, lui faceva una cazzata o tentava di farla, e lei da buona mammina qual'era lo rimproverava.
Se l'avesse lasciato sbagliare, almeno una volta, era sicuro che non si sarebbe trovato in quelle condizioni, in quel momento.
''Sali su quel piano ragazzo, alza il culo. Suonaci qualcosa di reale e guardaci marcire tutti insieme.'' lo incitò un uomo nella folla.
Il bar gli parve pieno di persone, ma magari era solo una sua illusione.
Salì su quella specie di palco e imbracciò la chitarra.


Era rimasta ferma, immobile, e non aveva proferito parola.
Le aveva annunciato la sua decisione: avrebbe partecipato a X Factor.
Suo padre gli aveva inveito contro di tutto, sua madre era scoppiata a piangere e Bob, suo fratello, lo aveva guardato col disprezzo con cui si scruta un moscerino morto e si era congedato con un gelido ''Fallito.''
Da lei avrebbe voluto conforto, avrebbe voluto che gli infondesse coraggio, ma evidentemente si sbagliava.
''Non andrai da nessuna parte partecipando ad uno stupido talent show, non lo capisci? Io ho ventuno anni e vado all'università, mi serve un uomo che abbia un lavoro, non uno che partecipa a X Factor.''
Gli era bastata una frase per distruggere tutte le aspettative di Niall. 
Avrebbe dovuto ribellarsi, ma era stato debole come sempre e la aveva assecondata.
Lui non era un uomo, era un ragazzino sbarbatello di appena diciotto anni, che pretendeva?


La odiava come non aveva mai fatto con qualcuno in vita sua.
Gli aveva impedito di vivere la sua vita.
Si odiò perché non si era mai ribellato.
Vedeva dei corpi muoversi, ma non distingueva bene nulla. L'ennesimo brandy dopo il wiskey era andato.
Stava facendo ballare e cantare tutti perché la sua voce era dannatamente bella e se solo non avesse ascoltato gli altri a quel punto sarebbe stato qualcuno.
Si trovò accanto al bancone con una sigaretta in mano, o forse era una canna, ubriaco fradicio e perseguitato da lampi di ricordi.
Lei era sempre presente, anche durante una sbronza. Era fottuto.


''Dobbiamo parlare.'' gli aveva annunciato Ellen con voce tremante.
Ne avevano già discusso ampiamente: lei voleva un figlio, ma lui era solo un povero ventiquattrenne laureando e non in grado di badare a se stesso, figurarsi a un figlio.
''Elle, ne abbiamo già parlato, non mi sento ancora pronto per...''
''Ho l'AIDS.'' lo interruppe la donna con voce decisa ma triste.
Niall rimase per un attimo spiazzato.
Aids, aids, aids...  Anche lui aveva fatto il controllo, ma era risultato negativo. Era sano come un pesce.
''Ma... ma io non ho l'aids e tu non ti droghi e non hai fatto trasfusio-'' balbettò.
Ancora una volta venne interrotto.
''Ti ho tradito.'
Tradito, lei lo aveva tradito. L'unica donna che avesse mai avuto, l'unica che avesse mai guardato, toccato o baciato lo aveva tradito.
E per di più con un malato.


Il mondo traballante e sfocato che riusciva a concepire dopo l'ennesima birra dopo il brandy gli crollò addosso al ricordo di quell'annuncio. Gli sembrò di rivivere le stesse sensazioni di illusione, rabbia, frustrazione, vergogna e sgomento.
I litri di alcol ingeriti avrebbero potuto mandarlo in coma etilico, ma non avrebbe dimenticato le parole che lo avevano distrutto.
Il periodo in cui il mondo era un posto felice e colorato era scomparso e non sarebbe tornato.
Adesso aveva venticinque anni compiuti da poco, tre tatuaggi e un orecchino e vagava come un'anima in pena per le strade di Mullingar al ricordo dei bei vecchi tempi.






PLEASE, READ.
Ok, menatemi, prendetemi a calci in culo, sputatemi in faccia, ma quest'OS desprimente l'avevo dentro e dovevo espellerla (i termini che ho usato fanno schifo, lol).
 Ne ho in mente qualun'altra, sempre songfic con colonna sonora le canzoni dei The Script.
Lov u <3
Se siete arrivate fino a qui, vi ringrazio con tutto il cuore.
Mi lascereste una recensioncita per farmi sapere che ne pensate? Le critiche sono ben accette.
Spero vi sia piaciuta.




   
 
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