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Autore: shapeshifter    29/12/2012    1 recensioni
Well, questa storia è nata ascoltando la preview (e sottolineo la preview e non l'intera canzone) di Pretty Little Girl - per l'appunto - , canzone dell'EP appena uscito.
Solo successivamente si è scoperto che fosse dedicata a Jennifer, ma a me non importa perché ormai ho tutta la mia storia che ci calza a pennello /o/
Perciò niente, spero che vi possa piacere. La storia è ambientata nel 1995, Tom DeLonge non è ancora quel Tom e c'è una certa ragazza, questa Pretty Little Girl che imparerete a conoscere... buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: Lime, Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4.

 

Sentii una mano tirarmi la manica e per un attimo mi convinsi di essere ancora nel millenovecentonovantacinque. Invece la mia mente intorpidita da quel tuffo nel passato appena notò la figura di mio marito che passava per il corridoio mentre era al telefono, probabilmente con qualche suo cliente. La piccola bambina che mi tirava il maglione era Jane, mia figlia.

Aveva sette anni, i capelli biondi e due grandi occhi azzurri, un viso tondo e morbido con un nasino perfetto al centro. Le labbra erano rosse e piccole ma abbastanza carnose. Sarebbe diventata una bella donna.

La presi in braccio e mi cinse le piccole mani attorno al collo.

“ Mamma quella sei tu?

Mi voltai verso il computer e la foto del ballo studentesco capeggiava sullo schermo. La chiusi immediatamente e spensi il computer, mentre Tom cantava ancora qualcosa come “ It’s the worst damn day of my life ”. Puoi dirlo forte amico, pensai. La voce di Mark però si catapultò nei pensieri e aggiunse “ It doesn’t hurt that much ”.

Mi alzai e andai in cucina tentando di sgomberare la mente, eppure continuava a divagare su quel periodo che avevo giurato a me stessa di dimenticare per sempre.

D’altronde lui me l’aveva sempre detto, puoi bruciare i ricordi o farli a pezzi, ma appena vedrai una fotografia o un dettaglio famigliare ti porteranno alla luce quei pensieri e faranno più male di prima.

In effetti era così, quella foto portò alla mente altri spaccati di quell’anno che non ricordavo da parecchio tempo. Per fortuna ero troppo occupata a badare a Jane e a iniziare a cucinare per perdermi ancora a vagheggiare sul mio passato.

“ Scusa. Buongiorno.

Mi schioccò un veloce bacio sulle labbra e come al solito sparì nel suo studio.

All’inizio il nostro matrimonio era molto felice. Tutto ciò che avevo sempre desiderato. In questo periodo potevo ritenermi sì soddisfatta, ma ormai passavamo più tempo entrambi a lavorare che a occuparci di noi stessi. Io ero fortunata a poter lavorare anche da casa, lui invece pur avendo la mia stessa possibilità si isolava nella sua stanza.

Mentre le verdure soffriggevano in padella e mia figlia giocava con una Barbie, mi voltai a guardare la città: San Diego non era poi così cambiata. Le strade erano le stesse, i negozi forse erano nuovi ma anche gli edifici erano identici. Le persone erano cambiate. Io ero cambiata.

Nonostante questo fu facile trasalire quando una giovane dai capelli rossi passò mano per mano con un biondino. Era come se fosse ieri. In fondo le strade erano le stesse.

 

 

 

 

Mancava poco al diploma e prima di esso c’era solo una cosa che mi spaventava di più: il ballo scolastico.

Non ci ero mai andata, ma dato che si trattava dell’ultimo anno ricevevo ormai da settimane pressioni da parte di Jane e fuori da scuola si aggiungevano Caroline ed Andrew.

Non capivo l’importanza di quella tappa che tutti consideravano ‘ fondamentale ’ nella vita di un giovane adolescente americano. Era una stupida festa con del punch dal sapore orrido, insegnanti che ti additavano e tiravano fuori dal loro armadio vestiti risalenti all’epoca dei tirannosauri con la febbre del sabato sera e ragazzi vergini pronti a tutto pur di vedere un paio di mutandine.

Mentre facevo tutte queste considerazioni il mio interlocutore si era adagiato sul mio letto come se niente fosse, quasi certamente non mi stava ascoltando.

“ Perché quella scritta?

Mi voltai e alzai gli occhi verso il soffitto. Mi tuffai sul letto anch’io, un po’ sfinita da tutte le mie blaterazioni.

“ Quando avevo tredici anni dovevo dipingere la stanza. Io e mia madre andammo a scegliere il colore, ma me ne piacevano troppi, e alla fine li comprammo tutti. Giunte a casa decisi di dipingere solo il soffitto e uscì questo. Volevo aggiungerci una scritta e mia madre mi suggerì quella… buffo è?

Quando guardai verso sinistra due occhi nocciola mi studiavano con espressione incerta. La sua mano passò sul mio viso accarezzandomi. Per la prima volta dopo mesi sentii ancora il cuore sobbalzarmi nel petto per Tom DeLonge, perché era lui il ragazzo che era in camera mia.

Sarebbe stata una scena troppo irreale vedere che mi prendeva il viso e affondava le sue labbra nelle mie. Difatti mia zia Caroline mi chiamò e mi alzai di scatto, catapultandomi al pian terreno.

Per l’ennesima volta mi prese le misure, assicurandosi che non fossi né diminuita né aumentata.

“ Perfetto… perfetto. “, sussurrò tra i denti.

“ Dovresti essere felice che io mangi adesso, invece di continuare a misurarmi. “

“ Lo sai che è da quattro settimane che ti preparo il vestito? E’ ovvio che deve calzarti a pennello! ”, tentennò e prese due ciocche tra le mani. “ Questi capelli non ritornano normali prima, vero?

Senza rispondere sbuffai e ritornai di sopra, dove il mio amico mi aspettava a braccia conserte e con un ghigno sulla faccia. Era stato lui a farmeli rossi.

“ Ancora la storia dei capelli?

“ Non si arrenderà mai. Ti odierà per sempre. ”, lo guardai dal basso e gli diedi un buffetto sulla fronte.

Da quella sera di maggio io e Tom ci vedevamo praticamente tutti i giorni. Anche Mark e Anne li vedevo spesso, capitava ogni due o tre pomeriggi di uscire e andare a San Diego, passammo anche un week-end insieme al mare. Ma con Tom era diverso. Lui ormai era parte delle mie abitudini e uno dei miei migliori amici, in quanto io ero con tutta probabilità la sua. Mi spaventava come avessi fatto in fretta a fidarmi di lui o come fosse riuscito a comprendermi fin da subito, eppure in poco tempo mi era entrato sottopelle come poche persone erano riuscite a fare e difatti solo lui aveva l’onore di poter vedere casa mia.

Vidi che stava lì in piedi a fissarmi.

“ Che c’è? Te ne vai?

“ Ehm, no… prima… ”

“ Cosa? ”, domandai non capendo a cosa alludesse.

“ Niente, niente.

Ci stendemmo ancora sul letto con la faccia verso il soffitto. Una strana luce entrava dalla finestra, il tramonto si stava avvicinando. Iniziai a disegnare le linee che la luce creava con un dito. A volte ci bastava il silenzio, non avevamo bisogno sempre di chiacchierare. Forse perché eravamo simili. A dirla tutta più che simili eravamo praticamente identici.

Conoscere una persona come Tom mi scombussolò l’esistenza perché per la prima volta una persona pensava le mie stesse cose, scherzava alla stessa maniera e sembrava essere sulla mia lunghezza d’onda. Era come se mi avessero trapiantato nel corpo di un ragazzo e viceversa.

Mi voltai sorridendogli e lui mi diede un tenero bacio sulla fronte. Si mise a disegnare anche lui quelle strane linee di luce e per un attimo mi persi ad osservarlo.

Ora ricordavo e ritornarono le palpitazioni avute un attimo prima. Desiderai con tutta me stessa che mia zia non fosse mai arrivata.

Spesso mi ero persa ad immaginarmi fidanzata con lui ma li consideravo pensieri frivoli e infondati. Alcune volte il sentore che anche lui potesse provare i miei dubbi mi era giunto, tuttavia cercavo sempre di non dare troppo peso a quelle mie riflessioni.

Eppure in quel momento mi persi più del solito tant’è che dopo un po’ mi guardò e si mise a ridere.

“ Chiudi quella bocca da pesce Jos ”

Mi ripresi e resi conto di averlo fissato con poca circospezione. Avrei voluto nascondermi sotto al letto dalla vergogna.

“ Scusa, mi stavo… addormentando. ”, ridacchiai un po’ e mi sollevai, sedendomi sul letto. Mi tirò giù per un braccio e continuò così ogni volta che tentavo di alzarmi. Dopo svariate volte mi sollevò senza alcuna fatica e affondandomi nel fondo del letto iniziò a farmi solletico. Non riuscivo a opporre resistenza se non urlando o assestando qualche calcio fortunato che partiva mentre mi agitavo.

Pian piano si placò e con gli occhi pieni di lacrime riuscii a vederlo: aveva l’aria soddisfatta ed i capelli spettinati, i vestiti sgualciti. Io ero probabilmente in condizioni peggiori.

Mi alzai e passandogli una mano tra i capelli glieli sistemai. Lui mi sfilò un dito sotto l’occhio sinistro e tolse la matita in eccesso. Smisi di sorridere e sentii che la sua mano calda era sempre sul mio volto.

Iniziai a sudare e arrossii, il cuore mancava poco che schizzasse fuori.

Mi mise una mano sul petto e sorrise un po’, bisbigliando qualcosa di incomprensibile.

Sentii che tremava ed anche io iniziai ad avere qualche fremito. Lo stomaco mi si contorceva e la mente viaggiava veloce.

Presto sentii le sue labbra morbide sulle mie, poi la sua bocca si schiuse e andrò in cerca della mia lingua, che trovò subito. Mi baciava sempre con più foga e passione, ma non era sgradevole, anzi.

In un istante mi trovai sdraiata con lui sopra. Staccò il viso e mi guardo, con un sorriso per cui sarei morta e resuscitata. Se il paradiso non fosse esistito non m’importava, io l’avevo già trovato.

Ritornò a baciarmi e senza nemmeno rendermene conto misi una mano sotto la sua maglietta. Non ci capacitammo del come e del perché, eppure io tolsi la sua e lui quasi strappò la mia. Dopodiché tento di aprirmi i pantaloni, ma il bottone era più ostico del previsto.

Il desiderio aveva preso ormai il posto dei sentimenti e andavamo in cerca di quello che avevamo evitato addirittura di pensare in tutte quelle giornate spese assieme.

Improvvisamente si fermò e strabuzzò gli occhi. Anch’io capii e un po’ sbigottita mi rivestii.

“ Non era esattamente così che l’avevo immaginato ”, furono le prime parole che uscirono dalla sua bocca.

Annuii e andai a risistemarmi i capelli.

Mentre mi guardavo allo specchio provai ugualmente una sorta di soddisfazione che mai avevo percepito a quel modo in tutta la mia vita.

Presto sentii le sue mani cingermi i fianchi e quando mi voltai ancora una volta la sua bocca catturò la mia e mi persi ad assaporare quel territorio a me sconosciuto.

L’ultimo ragazzo che avevo avuto risaliva alla terza superiore, eravamo stati insieme due mesi e poi avevo deciso di piantarlo, stufa di sentirmi costantemente oppressa da una persona pesante e che portava all’esasperazione. Tom doveva aver avuto dozzine e dozzine di ragazze, al contrario io ero decisamente più inesperta.

Cosa stiamo facendo Thomas?

“ Quello che avrei dovuto fare quella sera di aprile.

Neanche mi era passato il pensiero di essergli rimasta impressa quella sera, ma a quanto pareva non ero l’unica ad aver fantasticato nel letto quella notte.

“ Ti ricordavi di me? ”

“ Eccome… ma te l’ho sempre ripetuto, della tua maglietta.

Effettivamente potevo essere io come altre ragazze, eppure lui sembrava sostenere la sua causa e ricordare perfino il periodo, perciò preferii non sminuire la sua immaginazione.

Il problema in questa storia è che io non ne andavo in cerca. Non ero pronta a impegnarmi sentimentalmente per poi lasciarmi spezzare il cuore come chissà quante volte aveva già fatto.

I suoi racconti mi erano ormai noti: prendeva una ragazza carina, se la giocava per bene e poi finiva per dirle che lui non aveva mai definito il tipo di relazione e preferiva non impegnarsi in quel momento. Questo oltre a non essere rassicurante, agli occhi delle altre lo rendeva ancora di più desiderabile in quanto il fascino dello ‘ stronzo ’ era risaputo quante ragazze potesse abbindolare.

Ma tu non sei convinta… ”

Parlammo a lungo di quanto questa relazione avrebbe compromesso la nostra amicizia, dal canto suo lui disse che ormai con quei baci avevamo già fatto il danno e in cuor mio sapevo che aveva ragione.

Elaborammo qualsiasi ipotesi e ogni volta me le stroncò tutte quante. Quel che mi domandavo era se avesse fatto così anche con le altre.

Alla fine anche io ero esausta di pensare, era meglio tirarsi su le maniche ed agire senza riflettere troppo, per una volta non volevo essere vigliacca. Volevo cogliere il mio attimo e farlo durare per sempre.

Sospirai e mi guardò con aria interrogativa, neanche lui sapeva ciò che mi poteva passare per la testa in quel momento, e io ne sapevo ancor meno di lui. Feci quello che l’istinto mi suggerì.

“ Se tu mi spezzassi il cuore io te ne farò pentire amaramente, chiaro? “, non ero mai stata così seria con lui e nemmeno l’avevo mai additato in quel modo. Indietreggiava per non guardarmi negli occhi forse, così gli presi il viso e lo costrinsi a fissarmi. Deglutì.

“ Ti farò cambiare idea. Ogni volta che mi mentirai o vorrai fuggire da me ti sentirai l’essere più ignobile di questo mondo. Quindi gioca pure Tom DeLonge, e io giocherò la mia parte.

All’epoca non potevo saperlo, ma più tardi mi chiesi «Perché non te ne sei andato se già sapevi che avresti rovinato tutto?».






Shapespace: finalmente siamo tornati al presente. Ovviamente c'è un ritorno al passato ma era bene tornare un po' anche al presente, ecco.

Spero che vi piaccia questa fan fiction perché mi prende molto scriverla e vorrei che arrivasse nel modo giusto (: Recensite se avete da recensire, se no...

~alla prossima!~

   
 
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