Quel giorno era arrivato.
Quel giorno era arrivato. I quadri spalancarono la bocca, la Signora Grassa svenne, alla gatta di Gazza le si rizzò il pelo –per quanto gliene restasse – il giorno, quel giorno che nessun mago immaginava arrivasse. Rita Skeeter stava già scaldando la sua magica piuma, il professor Piton ghignava felice e la professoressa McGranitt scuoteva la testa e aveva gli occhi spalancati, incredula anche lei. Silente, dal canto suo, scartava una caramella spensierato. Si disse che prima o poi quel giorno doveva arrivare.Ma torniamo allo sconcerto comune.
I fantasmi ululavano e sbattevano le catene e Sir Nicholas pensò che i Grifondoro fossero ormai perduti per sempre.
Il lago nero ghiacciò, il Platano Picchiatore si fermò di sua spontanea volontà. Il rospo di Neville, dallo stupore, saltò un gradino e cadde di schiena per poi rigirarsi e continuare a saltare, Grattastinchi soffiò e miagolò ferocemente. Edvige, spensierata come Silente, se ne stava sul suo trespolo, ma lo stupore si impossessò anche della civetta che spalancò gli occhi e roteò la testa cominciando a sbattere le ali, svegliando gli altri gufi e creando un putiferio. La Guferia scomparve in una nuvola di piume e polvere. Harry era in classe, persino Ron Weasley era in classe e insieme all’amico e al resto dell’allegra combriccola spalancarono le bocce e dopo cominciarono a bisbigliare, pensando che quello che mai, MAI sarebbe potuto accadere, stava accadendo davanti ai loro occhi.
Hermione Granger era in ritardo alla prima lezione del giorno.