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Autore: virgily    30/12/2012    5 recensioni
-Aspetta!- aveva perfino allungato la mano, sporgendosi al di fuori della sua finestra. E quando si accorse di essere riuscita nel suo intento, spingendolo a ritornare da lei avvicinandosi ulteriormente, si portò le braccia al petto, osservando fugacemente il giovane, che agile e aggraziato volò verso di lei, fluttuando nel vuoto
-Qu-Qual è il tuo nome?- sussurrò appena, bofonchiando in preda alla timidezza, fissandosi i piedi scalzi e pallidi. I suoi capelli, come una soffice barriera color nocciola, si era parata innanzi il suo ovale candido e teso, impedendole di poterlo guardare in viso quando le rispose dolcemente:
-Jack Frost…- con un groppone in gola, Hannabelle Pierce sollevò di scatto lo sguardo. Le labbra rosse dischiuse, quasi spalancate, gli occhi sgranati. Il suo verde malinconico affondò in quell'azzurro chiarissimo portandosi via anche tutto il suo fiato, tutte le sue energie. Era lui… lì, alla sua finestra.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 3
All of my doubt suddenly goes away somehow



Lo scoppiettio dei ceppi ardenti nel camino intonavano un sottofondo monotono e familiare all’orecchio della giovane fanciulla che, in equilibrio sopra un piccolo sgabello, si stringeva le braccia nude riscaldandole con lo sfregamento delle proprie mani sulla pelle. Non appena lei e i suoi fratelli avevano varcato la soglia di casa, subito sua madre l’aveva rapita, intrappolandola su quella piccola pedana per dare inizio ai preparativi per il ballo d’inverno che si sarebbe tenuto, come di consueto, nella sala comune del villaggio. Immediatamente la signora Pierce le aveva preso le misure, spogliandola dei semplici abiti quotidiani, e la ricoprì con della soffice mussola opaca. Silenziosamente cuciva, cominciando a dar forma alla gonna, lunga e voluminosa, applicandovici la semplice stoffa color cobalto. Aveva in mente una o più idee per l’abito che le avrebbe confezionato: semplice, ma di effetto, adatto per una ragazzina che, tuttavia, era giunta forse troppo presto all’età da marito. Per un qualche istante la signora ebbe paura di quegli occhi grandi e languidi persi nel vuoto. Era così bella, e così ingenua… Probabilmente non si stava neanche rendendo conto di quello che sarebbe successo. Forse pensava che si sarebbe trattata della solita festa, dei soliti balli. Forse era smarrita nei suoi dolci pensieri, rivolti a quel “qualcuno” di cui non voleva farne il nome; perché anche se Hannabelle taceva, la signora Pierce sapeva che esisteva “qualcuno”. Ed esisteva eccome! Ma come avrebbe fatto a spiegarglielo la povera ragazza? Come poteva confidare a qualcuno che Jack Frost era reale? Che fremeva al suo solo sguardo? Sicuramente l’avrebbero rinchiusa nell’ospitale dei matti piuttosto che credere ad una follia del genere. Fu in quel preciso istante che la giovane se lo chiese: “E se fossi davvero pazza?”
Per un attimo Hannabelle cominciò a temere il peggio. Poi, sfiorandosi appena la mano sinistra, ritrovò il conforto sperato. Si erano presi per mano, o meglio lui l’aveva presa per mano. E con altrettanta foga aveva incrociato il suo sguardo, folgorandola. Sussultò in preda all’emozione scaturita dal tenero ricordare, carezzandosi la mano nel vano tentativo di percepire anche una misera parte di quel gelo che caratterizzava quella mano pallida e avvolgente. Sentì la porta d’ingresso cigolare, e con essa un soffio gentile raffreddò la sua pelle accaldata. Socchiuse gli occhi, sognante. Immaginò che fosse un abbraccio. Un suo abbraccio.
-Hannabelle!!! Per l’amor del cielo!- tuonante, imperiosa. Una voce burbera spezzò quel magico incantesimo, facendola trasalire. Sulla soglia della porta, l’uomo di nero vestito, suo padre, sostava immobile, dando le spalle a due figure che ancora esitavano ad entrare per non metterla ulteriormente a disagio. La giovane rimase in silenzio, quasi trattenendo il fiato
-Non stare lì impalata! Anche tu cara dalle qualcosa con cui possa coprirsi!- gesticolando freneticamente, intimò sua moglie a porgerle un ampio scialle di lana da farle avvolgere attorno alle spalle scoperte mentre con aria mortificata le volse le spalle rivolgendosi ai misteriosi ospiti
-Sono mortificato signor Miller- cominciò il pastore Pierce, cogliendo con quel semplice cognome, l’attenzione della sua giovane figlia. A suo malgrado infatti, la piccola Hannabelle lo aveva già sentito tante volte, ma non riusciva ad associarvi un volto. Sentì improvvisamente la mano di sua madre afferrarla per un braccio, indicandole con lo sguardo la scalinata che l’avrebbe portata al piano superiore, dritta in camera sua per prepararsi. A quanto sembrava, avrebbero avuto ospiti per tutta la serata. Senza fiatare, la fanciulla obbedì al silenzioso ordine di sua madre, e proprio quando fu quasi giunta sulla cima delle scale, un saluto inaspettato, e oltretutto indesiderato, venne alle sue spalle cogliendola impreparata
-Buona sera, Hannabelle…- era fredda, viscida. Voltandosi appena, la castana poté riconoscere il baldo giovane che era appena entrato in casa sua sfilandosi il cilindro di raso scuro. Biondi riccioli dorati colavano lungo l’ovale candido e compatto, esponendo due occhi verdi e stagnanti. Sulle sue labbra, un ghigno divertito e detestabile. Un bel ragazzo e fortemente consapevole di esserlo. Hannabelle sbiancò. Angus Miller, ecco dove aveva già sentito quel cognome:
Era un tiepido pomeriggio di Ottobre, le campane della chiesa avevano appena scandito le tre, e uscendo dalla classe di cucito e ricamo assieme alle sue compagne, Hannabelle aveva visto quel ragazzo sostare innanzi l’uscio della parrocchia assieme ad un ristretto gruppo di altri giovani, intenti a fermare le ragazze per fargli dono di fiori e vane promesse in cambio di un bacio. E lui, Angus Miller, era assai noto tra il pubblico femminile, famoso per aver rubato il primo bacio a otto delle dodici ragazze della sua classe.
“È audace e sa come far cedere una ragazza” aveva sentito bisbigliare timidamente una sua compagna. E quello stesso pomeriggio, lui l’aveva fissata intensamente al di là del grande cancello. Con passo felpato era giunto al suo fianco, ma lei aveva continuato dritto. Al contrario delle altre, Hannabelle, un po’ per la vergogna e un po’ per lo spregiudicato disinteressamento che provava nei suoi confronti, gli era “sfuggita”. E proprio per questo, lui aveva cominciato a darle il tormento, attirando in qualsiasi modo la sua attenzione. Rammentava ancora piuttosto bene il giorno in cui le rubò un fazzoletto che lei stessa aveva ricamato con estrema cura, e come ricompensa per la sua restituzione aveva preteso il suo bacio. Ma lei era stata chiara:
“Di fazzoletti posso sempre ricamarne a migliaia se solo lo volessi. Per tanto non vedo la necessità di baciarti” con autorità e cortesia lo aveva per l’ennesima volta respinto, e con la coda tra le gambe si era dileguato. Pensava che finalmente avesse adocchiato qualche altra preda, che l’avrebbe lasciata in pace. E invece, a smontare ogni sua aspettativa, lui era lì… e assieme a suo padre, signorotto del villaggio, avrebbe cenato alla sua tavola con la sua famiglia. Ancora incredula sbatté le ciglia più volte, salendo, senza rispondergli, gli ultimi gradini della scalinata che, almeno temporaneamente, l’avrebbe portata al salvo da quelle iridi inopportune puntante contro di lei. Con ampie falcate, Hannabelle entrò nella sua camera seguita a ruota da sua madre, che al contrario, espose un sorrisetto soddisfatto mentre si chiudeva la porta alle spalle. Quando si voltò però, la signora Pierce dovette fare i conti con lo sguardo adirato e sconvolto della sua prima genita:
-Cosa ci fa lui qui?- domandò cercando di moderare la voce, tremante e acuta… strozzata dal vomito di parole che le stava salendo corrodendole la gola
-Tuo padre lo ha invitato. A sentir lui, pare che questa mattina il giovane Angus sia venuto di persona in chiesa per chiedere il permesso di accompagnarti al ballo d’inverno- cominciò sua madre con tono rassicurante, prendendo la figlia per le spalle per farla sedere sul suo comodo giaciglio e farle riprendere fiato
-M-Ma io non voglio…-
-Oh suvvia Hannabelle! L’invito di un così bel ragazzo non capita tutti i giorni sai?-  ridacchiò sua madre sfiorandole il viso, scostandole i capelli bruni che come una maschera avevano coperto il suo ovale arrossato e umido
-Ha sedotto molte delle mie compagne quindi non avrà problemi ha trovare un’altra compagna- rispose acidamente, provocando gli sbuffi esasperati della sua genitrice
-Ascoltami bambina mia. Stai crescendo, e io e tuo padre vogliamo che tu sia sistemata a dovere. Ti prego, non deluderci proprio adesso- disse fissandola intensamente, facendo nascere una marea di interrogativi amari nella testa disincantata della giovane figlia.
-Avanti, mettiti un bel vestito, pettinati e scendi per la cena. Mi raccomando sempre gentile e sorridi garbatamente- sollevandosi dal letto, la signora Pierce fece per uscire dalla camera, lasciandosi alle spalle una povera Hannabelle con lo sguardo sperso nel vuoto, spaventato. Stava quasi per andarsene, ma sua figlia prontamente la fermò, chiedendole con un filo di voce:
-Cosa intendevate dire prima, madre?-
La donna si voltò piano. Esitò a parlare per qualche istante. Proprio come temeva, sua figlia non aveva alcuna idea di cosa stava andando in contro
-Intendevo dire che se al ballo tutto andrà per il meglio, allora tuo padre prenderà seriamente in considerazione l’idea di concedergli la tua mano-
Silenzio. Uscendo velocemente, sua madre chiuse la porta. Una lacrima sofferente rigò le guance di Hannabelle. Pensava a Jack.

*** 

Si era fatto buio, la luna sormontava le stelle e la liquida notte, abbracciando il giovane cullato dal vento. Per molti anni sorvolava quella cupa distesa osservando la pallida regina della sera, ponendole domante sulla sua esistenza. Quesiti a lui ancora irrisolti. E anche questa volta, mentre fluttuava immobile nell’aria, volgeva il suo angelico sguardo a quella candida rotondità muta, chiedendole in un sussurro che cosa fosse quel calore folgorante che gli attanagliava il petto. E come di consueto, Jack udì l’inquietante silenzio che spesso lo accompagnava. Sbuffò, rassegnato. Volse le spalle alla luna, gettandosi a capofitto verso terra, verso quella casa dalla piccola finestrella sempre illuminata. Ad alta velocità, l’aria fendeva i suoi argentei capelli, lasciando aderire le sue vesti con il suo corpo asciutto. Con grazia felina atterrò in piedi, avanzando ad ampie falcate per quel lungo viale che conduceva alla modesta residenza dei Pierce, passando inosservato tra quelle poche persone che ancora si avviavano per le strade a quell’ora della notte. Era invisibile, e ci aveva oramai fatto l’abitudine a quella sensazione di vuoto. Tuttavia, da quando Hannabelle era entrata a far parte della sua vita, tutto sembrava aver ricominciato ad acquistare un senso. A pochi metri di distanza dalla piccola scalinata che separava la porta d’ingresso dalla strada sterrata, Jack vide improvvisamente quella lignea parete spalancarsi lentamente, lasciando uscire due uomini, a lui sconosciuti, e subito dopo anche l’intera famiglia Pierce al completo. Veloce allora, Jack si fece più vicino, nascondendosi dagli occhi verdi della giovane Hannabelle, la quale tuttavia teneva lo sguardo perennemente basso, cupo. Nascostosi sul retro della staccionata che delineava il confine della residenza, lo spirito fece capolino, osservando ed ascoltando cosa il pastore Pierce e quelle due persone si stessero dicendo:
-Devo ringraziarvi per la vostra ospitalità. Io e mio figlio abbiamo trascorso una serata molto piacevole – aveva detto l’uomo più alto con folte basette corvine e gli occhi arrossati. Stringeva con vigore la mano del padre di Hannabelle, scuotendola con forza e autorità
-Oh noi dobbiamo ringraziarvi, signor Miller, della vostra presenza nella nostra umile casa…- aveva risposto quest’ultimo con un sorriso tirato sul volto. Poi, il giovane distinto che nel frattempo era rimasto in silenzio, improvvisamente fece un passo avanti, in direzione della primogenita del sacerdote, prendendole la mano piccola e affusolata nella sua, grande e guantata, portandosela alla bocca, baciandola. Jack sentì uno sfrigolio insolito, poi abbassando appena lo sguardo, si rese conto che erano le sue stesse mani ad aver stretto con sovraumana forza il suo esile bastone. Sentiva l’adrenalina avvelenargli il sangue. Lui, che era stato forgiato dal gelo, bruciava dalla rabbia. Si morse un labbro, trattenendo il fiato mentre tornava a guardare silenzioso quell’abominevole scenetta, che nel frattempo stava continuando ad evolversi: la fanciulla si era inchinata elegantemente, senza tuttavia concedere al baldo giovane il piacere di un suo sguardo
-Attendo con ansia la sera del ballo, Hannabelle…- un brivido percosse la giovinetta facendole inarcare la schiena per quanto fosse veemente, tanto che infine, quasi distrattamente, aveva guardato in viso il giovane Angus. Eccoli là i suoi occhi, verdi ammuffiti che sfidavano inesorabilmente il suo disgusto. Era riuscito a plagiare suo padre e sua madre, spacciandosi per l’affabile damerino cortese che non era. Ma lei sapeva chi era veramente, e non si sarebbe fatta incantare da due paroline pronunciate con sussurri ovattati. Senza proferire parola, la ragazza si limitò a sollevare appena gli angoli delle labbra, inchinandosi una seconda volta, mostrandosi timida e riverente come una vera fanciulla di buona famiglia, celando l’odio e il ribrezzo profondo che le stritolavano il cuore. Quando i due ospiti se ne andarono, la prima a sparire dalla vista del guardiano fu proprio la giovane Hannabelle, che sollevandosi l’ampia gonna color vinaccia era corsa in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle. Quando vide finalmente la luce delle candele filtrare al di là della finestra, Jack fece un balzo lasciandosi accogliere dal vento amico, che senza problemi, lo sollevò fin innanzi la trasparente vetrata. Ancora vestita, Hannabelle restava immobile, tremante in posizione fetale sul suo giaciglio. Attraverso quello spesso vetro, Jack riusciva ad ascoltare i suoi respiri affannati, i singhiozzi strozzati. Aspettandola impazientemente, la scintilla calorosa tornò ad accendergli le membra, muovendo abilmente l’istinto del giovane spirito. Posando una mano sulla finestra, con tutta sua sorpresa Jack si rese conto che fosse stata lasciata aperta, forse per pura distrazione. Con una lieve pressione allora, riuscì ad aprirla senza destare sospetti, e sporgendosi all’interno della calda camera da letto, il ragazzo soffiò piano, socchiudendo gli occhi. Dal suo gelido respiro, piccoli cristalli argentati cominciarono a vorticare per aria, come coriandoli di gelido velluto. Quando la pelle accaldata e ancora fremita della giovane percepì su di se la morbida carezza della neve, i suoi occhi verdi e lucidi si spalancarono di colpo, e sollevando il capo, osservò come magicamente stesse nevicando nella sua camera. Incredula, il suo sguardo si posò sulla splendida figura seduta sul davanzale della finestrella aperta, lasciandosi catturare dalle sue iridi limpide e dolci
-Jack!- sollevandosi di scatto la giovane si asciugò sgraziatamente gli occhi, non accorgendosi che nel frattempo il giovane aveva già messo piede in camera sua, e agilmente l’aveva raggiunta. Nuovamente i loro occhi furono una cosa sola, e sebbene in quel momento la testa della ragazza era ormai perduta in affascinanti visioni, riuscì comunque a comprendere le parole che fuoriuscirono dalle labbra dello spiritello:
-Cosa ti è successo? Perché piangi?- in preda alla vergogna, la castana abbassò violentemente lo sguardo. Con quale coraggio gli avrebbe confessato tutto?
-Hannabelle?- sibilò il suo nome, afferrandole il viso per il mento, sollevandole lo sguardo. Ecco allora che un vomito di parole colse nuovamente le labbra della fanciulla, costringendola a vuotare il sacco. Non appena ebbe finito, lacrime amare continuarono a colare lungo le sue guance, e in preda all’imbarazzo cominciò a temere che quella magnifica creatura scappasse da lei, lasciandola sola. Jack era rimasto impietrito, senza parole. Non aveva previsto l’esistenza di un altro. Ora concepiva la sua rabbia come gelosia. No, non avrebbe permesso a nessuno di portargli via l’unica persona che credeva in lui. Ebbe così una brillante idea- che concepita dalla mente di Jack Frost sicuramente si sarebbe rivelata folle- e portandosi in piedi tese la mano cadaverica alla giovane affermando audacemente:
-Vieni con me- sbalordita e ancora confusa, la castana rimase sulle sue per qualche attimo interminabile. Cosa doveva fare? Cosa voleva fare? Subito si lasciò cogliere dall’incertezza, dai dubbi. Aveva paura, non voleva rischiare, o almeno così credeva. Poi, mossa da una forza più forte dei bisbetici consigli del suo cervello, mescolò per una seconda volta la sua mano con quella quel guardiano, vibrando al contatto con quella piacevole pelle fredda. Quasi piroettando, Hannabelle volteggiò elegantemente finchè non sentì la terra mancarle da sotto i piedi, finendo tra le braccia del ragazzo, che fissandola intensamente le domandò:
-Ti fidi di me?- una scossa elettrica le graffiò tutte le terminazioni nervose, facendola vacillare. Sentì il cuore esploderle nel petto mentre le guance si tingevano di un colore simile alla porpora. Respirò profondamente, deglutendo senza fare rumore mentre spontaneamente le sue braccia si stringevano dietro il collo del giovane
-Sì- il suo fiato parve la morbida carezza di quelle labbra che si erano mosse per lui. Sorridendo divertito allora, Jack Frost prese la rincorsa, ed effettuando un salto ben assestato, volò via da quella camera, portandosi con se anche la sua preziosa amica. Non appena aveva percepito il vento gelido sfiorarle la pelle, Hannabelle aveva chiuso gli occhi, nascondendo il viso nell’incavo della clavicola del ragazzo. Sentiva le budella come rigirarsi, e il cuore smettere di battere regolarmente per due o forse tre volte. Tremava in un misto di terrore e freddo, ma l’unico pensiero che vegliava su di lei per consolarla, era il fatto che Jack non avrebbe permesso che le fosse successo qualcosa
-Apri gli occhi Hannabelle, guarda!- la incitò quasi canzonatorio. Dischiudendo piano le palpebre allora, la piccola Pierce sussultò per lo stupore: il suo villaggio pareva un piccolo agglomerato di tetti scuri e fiaccole brillanti; vide il bosco e il brillante lago ghiacciato nel quale vi si poteva scorgere un misero riflesso della luna. La notte sembrava una calda trapunta impreziosita di diamanti, e la luna splendeva illuminandole lo sguardo incantato
-Jack tutto questo è… Bellissimo- sentiva gli occhi gonfiarsi per la commozione dopo quella splendida vista. Stava volando, e ancora non ci credeva. Lo spirito sorrise e s’innalzarono sino a una nuvola, e facendola scendere delicatamente dalle sue braccia, le fece posare i piedi su quel spumoso cumulo opaco, e tenendole le mani come una neonata che ancora non sa camminare, Jack le fece provare la solleticante sensazione di passeggiarvici sopra. E la sua Hannabelle finalmente rise, e il suono intonato e melodioso della sua voce quasi gli rallegrò l’animo. Nei suoi occhi verdi inoltre, vi vide una luce abbagliante, piena di gioia. Era lui la sua gioia, e solo ora se ne rendeva conto. Freneticamente, mossa da un irrefrenabile impulso, Hannabelle sciolse il legame tra le loro mani, e miracolosamente fece dei piccoli passi contro di lui, accorciando le loro distanze. Ma quando stava per perdere l’equilibro, subito allora Jack la lasciò cadere su di sé, lasciando che uno spesso strato di soffice candore li avvolgesse , l’una sull’altro, come una morbida coperta. Sogghignarono a crepapelle, ma quando le traiettorie dei loro sguardi coincisero ancora, il silenzio piombò a incudine su di loro. A cavalcioni sul suo grembo, Hannabelle rimaneva seduta a fissare il giovane sdraiato sotto di lei. I suoi capelli e la sua pelle quasi si confondevano con il pallore della nuvola, ma i suoi occhi brillavano come diamanti. Dal canto suo, invece, Jack osservò con minuziosa curo ogni particolare di quel roseo ovale: gli occhi grandi e languidi; le labbra fine e ben disegnate, le gote vellutate. Come onde increspate, i suoi capelli bruni colavano lungo le spalle e le clavicole sottili. Chinandosi su di lui, Hannabelle si mosse quasi con ingenua malizia, sognando di posare le labbra su quelle violacee del ragazzo. Poi, chissà per quale strano motivo- probabilmente la timidezza- affondò il viso nei suoi pettorali, adagiandosi si di lui come un morbido cuscino. Era freddo, ma se si concentrava appena, riusciva a percepire un suono leggiadro: il lento, lentissimo, battito del suo cuore. Ecco allora cos’era quella favilla rovente. Il cuore di Jack si stava scongelando
-Oh Jack. Come vorrei che tutto questo n-non finisse mai…- bofonchiò appena mentre uno sbadiglio ostile gonfiava le sue labbra, e le sue palpebre cominciavano a farsi pesanti, a chiudersi quasi meccanicamente. Lo spirito portò le sue mani sui suoi fianchi, facendole saline sinuosamente fin sulla schiena piatta della ragazza stesa sul suo corpo. Immerse le mani nella sua folta chioma, lasciandosi scivolare le vellutate ciocche tra le sue dita. Per pochi secondi, dediti alla più totale ed inebriante contemplazione di quel momento assolutamente perfetto, Jack incassò con gioia il silenzio. Come se con lei tra le braccia non sentisse più la necessità di trovare la risposta alle sue domande. Sussultando, Jack la strinse poco più forte a se, lasciandole un casto bacio sulla testa per poter assaporare il suo semplice profumo
-Rimani con me allora…- disse –Non lasciarmi- inevitabilmente si sentì egoista. Come poteva lui strapparla dalla sua famiglia? Condannarla al freddo e al gelo per il resto dei suoi giorni? Eppure non aveva resistito; per la prima volta si sentiva felice, completo. Le sue dita scivolarono sul suo viso, carezzandolo con dolcezza. Hannabelle si era sopita poco prima e la sua preghiera non aveva minimamente sfiorato il suo udito. Un sorriso amaro si disegnò sulle labbra di Jack. Forse, per il momento, era meglio così.

*Angolino di Virgy*
Mi reputo soddisfatta! Il capitolo sostanzialmente mi piace abbastanza, e spero che sia lo stesso anche per voi!
Vorrei ringraziarvi di tutto cuore per le recensioni dei capitoli precedenti! Sapere che la storia vi piace mi incita a scrivere ancora di più!
Spero di leggere anche qualche vostro parere riguardo questo ultimo capitolo, e nel frattempo vediamo se riesco a postare il prima possibile il quarto capitolo! XD
Un bacio
-V-  
  
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