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Autore: AYoloGirl    30/12/2012    2 recensioni
Rebecca, 18 anni, ha tutto nella vita: bellezza, soldi, popolarità. Ma l'ultimo giorno di High School riceve una terrificante notizia: la manderanno a studiare per un altro anno in Inghilterra, a Holmes Chapel precisamente, per avere voti abbastanza alti da consentirle l'accesso in un college "serio". Deve lasciare tutto nella soleggiata San Diego, per ricominciare da zero, senza amici e senza popolarità. Ma una cosa porta con sè, la sua reticenza ai sentimenti.
dal primo capitolo:
"Ero timida, un po’infantile, ed ero terrorizzata dal giudizio altrui: ogni volta che vedevo un gruppetto di ragazzi ridere ero certa del fatto che ridessero di me, delle mie gambe, e ogni volta che vedevo un vestito carino mi sentivo morire quando non mi entrava. Io ci tenevo davvero ad essere bella, magra ed accettata, ma la speranza da sola non faceva niente."
"In questi due anni mi sono costruita una maschera di diamante: trasparente, ma impossibile da scalfire. 'Il diamante può essere scalfito solo da un altro diamante', dice il mio libro di scienze. Ed io sto aspettando il diamante che riesca a scalfirmi"
Questa è la prima fanfiction che scrivo, spero di avervi incuriosito!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Everybody stands, as she goes by
Cause they see the flame that's in her eyes
Watch her when she's lighting up the night
Nobody knows that she's a lonely girl
And it's a lonely world

Alicia Keys, Girl on Fire 





Mi chiamo Rebecca Thompson, sono nata il 30 gennaio 1994, ho 18 anni. Vivo a San Diego, nella soleggiata California. Sono alta 1.65, fisico snello e tonico, pelle sempre abbronzata,  lunghi capelli biondi e grandi occhi di un azzurro intenso, che trucco sempre con matita nera e mascara.

Alla Channing High School, la scuola che frequento, sono considerata una delle ragazze più belle e popolari; invidiata da molte ragazze, ambita dalla maggioranza dei ragazzi, la mia vita deve sembrare un vero sballo ad un osservatore esterno. Sembra, ma non lo è. Fatico a trovare un’amica sincera, che mi voglia bene per quella che sono e che non mi usi solo per approdare nell’elite della Channing; i ragazzi mi vedono solo come una preda, non ho ancora trovato nessuno che sia andato oltre l’apparenza; per i professori devo essere una stupida ochetta bionda, visto che per quanto io mi impegni e studi non ottengo più di una B-. Ma devo ammetterlo, negli ultimi due anni ho preferito il divertimento allo studio, concentrandomi più sul farmi un nome che sui libri.

Dico negli ultimi due anni perché per i primi due anni di high school ero una persona totalmente diversa, come aspetto e come carattere. Venivo esclusa perché in sovrappeso, i miei capelli crespi e le mie cosce non convenzionalmente belle tenevano a distanza i ragazzi; trovavo la mia consolazione nella lettura, potevo creare mondi sempre nuovi in cui io ero la bella principessa che trovava un principe innamorato di lei. Ero timida, un po’infantile, ed ero terrorizzata dal giudizio altrui: ogni volta che vedevo un gruppetto di ragazzi ridere ero certa del fatto che ridessero di me, delle mie gambe, e ogni volta che vedevo un vestito carino mi sentivo morire quando non mi entrava. Io ci tenevo davvero ad essere bella, magra ed accettata, ma la speranza da sola non faceva niente.
Così nell’estate tra il secondo e il terzo anno mi sono decisa: ho passato tre mesi in un centro per dimagrire. Non sono stati mesi facili, i chili non sparivano con uno schiocco di dita, le cosce non si assottigliavano dalla sera alla mattina, ma non volevo fallire, era la mia occasione di riscatto. Sono tornata a casa a fine agosto, in tempo per godermi le ultime due settimane di vacanze. La mia soddisfazione era impareggiabile quando mi sono provata i miei vecchi jeans ed erano troppo grandi.
Il mio nuovo fisico mi ha dato soprattutto una cosa che mi era mancata prima: l’autostima, e la fiducia in me e nelle mie capacità. Vedendo il mio potenziale era cresciuta in me anche la voglia di curarmi di più, a partire dai capelli: dopo una seduta dal migliore parrucchiere della città erano sani, lisci e di un biondo meraviglioso, ben diversi dall’informe massa stopposa che avevo in testa negli anni passati. Ho assottigliato le sopracciglia, mi sono abituata ad una ceretta settimanale e a valorizzarmi con il trucco, ho rinnovato il guardaroba riempiendolo di tutti quei vestitini che avevo sempre voluto mettermi.

Dentro rimanevo sempre la timida Beckie, quella dei libri e del mondo fatato. Ma col tempo sono cambiata non solo fuori, ma anche dentro. In questi due anni mi sono costruita una maschera di diamante: trasparente, ma impossibile da scalfire. “Il diamante può essere scalfito solo da un altro diamante”, dice il mio libro di scienze. Ed io sto aspettando il diamante che riesca a scalfirmi, a far emergere la parte di me che ho sepolto in un remoto angolino dentro di me, la parte sensibile ed affettuosa. Per due anni mi sono imposta di non provare sentimenti, era come se una cortina di gelo avesse avvolto il mio cuore, isolandolo dall’amore e dall’affetto.
L’avevo vissuto sulla mia pelle: i miei genitori sono insieme solo per mantenere l’apparenza di una famiglia unita e felice, di quelle che vedi sulle copertine delle riviste, fotografati con volti radiosi e sorridenti. Non c’è stata nemmeno un’ ombra di sorriso nel mio volto, quando ho scoperto mio padre a baciarsi con un’altra donna, una donna che non era mia madre; ma Simon Thompson non poteva rischiare di perdere credibilità con i suoi clienti, così quella “bomba” aveva stravolto solo la mia famiglia. Con il tempo ho imparato a staccarmi da loro, a diventare autonoma ed  indipendente. Come ho detto, questa leggera situazione famigliare, che per ovvie ragioni non vado a sbandierare, mi ha reso piuttosto reticente a manifestare i miei sentimenti. E questo ha avuto ripercussioni nelle mie relazioni sociali: certo, ero piena di “amiche” e di spasimanti, ma non mi ero mai buttata al 100% in un rapporto, di qualsiasi tipo: la paura di rimanerne delusa. In sintesi, da un anno e mezzo a questa parte ho smesso di considerare qualsiasi sentimento quando mi relaziono con altri. Ma ogni volta che mi torno a casa dopo aver fatto sesso con qualcuno, dopo una serata in discoteca, ancora un po’ ubriaca, dopo essermi divertita con ragazzi che nemmeno conosco, mi guardo allo specchio e mi chiedo se mi piace la persona che sono diventata, se sotto al fondotinta e il vestito eccessivamente corto esiste ancora qualcosa della vecchia Beckie. Ma mi impongo di liquidare in fretta questi pensieri.
 
Mi sono dilungata fin troppo in questa lunga introspezione, ma il mio cervello nell’ora di matematica non è in grado di prestare attenzione a Mr Gibson per più di cinque minuti, ed ecco spiegato perché ogni sua lezione faccio dei viaggi mentali degni di apparire nelle guide turistiche. Io odio la matematica con tutta me stessa. Sono fermamente convinta che la matematica utile sia quella della scuola elementare: voglio dire, una volta che so fare le operazioni di base sono a posto per il resto della mia vita, no? Io mica vado al supermercato e chiedo di darmi un pezzo di pane con la massa pari alla tangente di un angolo di 30 gradi!! Eccomi che ricomincio con le mie dissertazioni mentali. Ma non devo distrarmi ancora a lungo, infatti tra due minuti suonerà la campanella della liberazione, cioè la campanella dell’ultima ora dell’ultimo giorno di superiori! Davanti a me, tre mesi di puro e sfrenato divertimento, e poi mi prenderò il mio tempo per scegliere a quale college iscrivermi.
Immagino già scene alla High School Musical, sento già il sole abbagliarmi la faccia, riesco quasi a percepire l’odore della libertà, ma nel giro di dieci secondi il mio ideale si sgretola: dieci secondi, il tempo in cui l’odiosa segretaria del preside Cooper, Mrs Dave, apre la porta dell’aula gracchiando:  -La signorina Thompson dovrebbe presentarsi nell’ufficio del preside Cooper, subito-. Ti cancellerei quel sorrisetto odioso a suon di sberle, stronza. Comunque, non ho molte alternative, faccio su la mia roba e seguo la Dave fino da Mr Cooper, sorpresa ma anche preoccupata per quell’improvvisa e inaspettata convocazione. E nel preciso istante in cui apro la porta, suona la campanella. Fantastico, dovrei essere in mezzo ai miei compagni ad esultare per la fine di un incubo, ma sono ancora dentro questa prigione, per giunta nell’ufficio del preside, per giunta insieme ai miei genitori. Chi è che mi vuole così male lassù?
-Si preside Cooper, credo anch’io che sia la soluzione migliore-. Questa è mia mamma che parla.
Decido di far notare che sono arrivata: -Buongiorno Mr Cooper, come mai mi ha mandato a chiamare?-
-Oh, ciao Rebecca. Ho convocato te e i tuoi genitori per parlarvi in merito ad una questione, sollevata dai tuoi professori. Vedi, non si può certo dire che i tuoi voti siano mediocri, anzi, però alcuni di loro hanno fatto notare che con una media come la tua avresti difficoltà ad essere ammessa ad un college importante, e hanno proposto di farti frequentare la scuola superiore per un altro anno. Ma voglio spiegarti meglio: riceverai il diploma come tutti gli altri, e puoi considerare finiti i tuoi quattro anni di high school, ma partirai la prossima settimana per l’Inghilterra, dove potrai frequentare un altro anno di superiori con i tuoi coetanei, visto che, a differenza dell’America, nel Regno Unito gli anni sono cinque. I tuoi genitori si sono dimostrati favorevoli all’iniziativa, e tutti gli insegnanti sono concordi nel dire che sarebbe un’ottima possibilità per te. E a tal proposito ci siamo già organizzati: abbiamo contattato una famiglia di Holmes Chapel, una piccola città, perché ti ospitino per l’anno, e abbiamo già preso accordi con la scuola locale.-
Ok, calmi un secondo. Ditemi che è una candid camera, che siamo su pranked o una cosa del genere perché non può essere vero. Quegli infami dei miei insegnanti ce l’hanno fatta a rovinarmi la vita, eh? Erano due anni che ci provavano, e adesso ci sono riusciti. Non ci posso credere, devo lasciare tutto per andare a vivere per un anno intero in un luogo piovoso, freddo, umido e nebbioso. E i miei genitori sono lì che sorridono come due ebeti, ringraziando pure gli stronzi dell’interessamento verso il mio futuro. Lo sapete cosa vedo nel vostro futuro? Le vostre macchine rigate e le gomme tagliate. 




Angolo autrice
Ciao a tutte, e grazie a chi recensirà la mia fanfiction!! 
Bene, in questo capitolo vi ho presentato
Rebecca, detta Beckie, che sarà, logicamente, la protagonista.
La mia intenzione sarebbe quella di pubblicare
un capitolo ogni due-tre giorni almeno nei primi tempi.
Beh che altro dire, spero di coinvolgervi in quella che sarà per
la "nostra" Beckie un'esperienza che non dimenticherà 
facilmente...ma cosa le succederà
lo scoprirete solo continuando a seguirmi :)

 

  
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