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Autore: allison742    30/12/2012    10 recensioni
Mentre escono passando dalla porta girevole l'uomo si volta per sistemarsi i capelli ed è in quel momento che incontra i miei occhi.
Rimango folgorata all'istante... Non avevo mai visto niente del genere in vita mia.
E lui sembra provare le stesse sensazioni.
I nostri sguardi rimangono incatenati per pochi secondi, fino a quando la donna lo chiama ed esce sulla strada.
Sento come se mi avessero strappato una parte di cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Imparare a volare.
 
Vengo svegliata dal rumore del mio cellulare che suona.
Mi siedo sul letto e mi strofino gli occhi, ancora pieni di lacrime.
Guardo lo schermo: Nathan.
Il mio cuore si ferma.
Rispondo?
Penso alla notte appena passata, a piangere e soffrire.
Qualsiasi cosa voglia può aspettare.
Tolgo la suoneria e vado ad accendere l’acqua della vasca.
Nel camminare vedo di sfuggita l’orologio… le tre!
Perché Nathan mi chiama alle tre di mattina?!
Il mio cervello pensa al peggio, ma non ho la forza ne il coraggio di richiamarlo.
Entro nella vasca e accendo anche l’idromassaggio…
Mi rilasso per mezzora; e dire che ci voleva è un eufemismo.
Una volta asciugata mi rendo conto di non avere più sonno.
Prendo il cappotto, la borsa ed esco di casa.
Sono più o meno le quattro quando arrivo alla pista di pattinaggio.
Ovviamente è vuota.
Mi siedo sulle gradinate e mi tolgo le scarpe.
Mentre mi infilo i pattini sento i vari ricordi riemergere, come una lama affilata che mi trafigge il cuore.
Eppure non è passata neanche una settimana…
Devo dimenticare quella bambina… rassegnarmi al fatto che non la vedrò più.
Ne lei ne suo padre.
Varco la soglia della pista e le mie gambe cominciano a muoversi da sole.
Illuminata dalla luce della luna comincio a volteggiare, accarezzando il ghiaccio quasi per paura di graffiarlo… esattamente come dieci anni fa.
Quelle stesse sensazioni che provavo nel gareggiare davanti a migliaia di persone tornano all’improvviso per invadere il mio corpo.
Tento qualcosa di più difficile, e mi stupisco di me stessa quando noto che non sto commettendo nessun errore.
Sorrido compiaciuta e riparto all’attacco, prendendo sempre più velocità.
So cosa voglio fare… so dove devo arrivare.
A pochi metri dalla sponda mi spingo sulle gambe e salto.
Sento di aver perso il contatto con il suolo e finalmente arriva quell’emozione che cercavo.
Sto volando. Sono libera.
Riesco quasi a sentire la musica.
Assaporo quella sensazione e poi torno in me; non ho ancora finito.
Faccio ruotare il mio corpo su se stesso per tre volte, mentre raccolgo le braccia al petto, incrociandole.
Atterro delicatamente sul piede destro; contemporaneamente alzo la gamba sinistra e inarco la schiena, allargando le braccia.
Inverto direzione e avanzo per qualche metro.
Perfetto.
Prova terminata.
Avrei preso il massimo punteggio con un’esibizione del genere.
Per abitudine riesco quasi a sentire il pubblico che si alza e applaude.
Sorrido, mentre accenno un inchino.
Mi rendo conto solo dopo che l’applauso è reale.
Non me lo sono sognata… qualcuno, seduto nelle tribune, mi sta applaudendo.
C’è troppo buio per vedere, così mi avvicino.
Non è possibile, non può essere.
- Sei bravissima Stana! – urla Charlotte continuando a battere le manine.
- Ma si può sapere cosa fai qui da sola a quest’ora?!
- Sono scappata. – risponde, come fosse la cosa più normale del mondo.
Ecco perché Nathan mi ha chiamata… non riesce a trovare sua figlia!
Ed io che mi ero illusa volesse scusarsi…
- Cosa significa esattamente che sei scappata?!
- Significa che papà non voleva che ti frequentassimo più e a me la cosa non stava bene. Così mi sono chiusa in camera e, appena lui è andato in bagno, sono scappata.
- Scherzi?! Hai idea della paura che gli stai facendo prendere?! Forza, ti presto il telefono così lo chiami…
- Ma non ci pensare nemmeno! E sono contenta se si sta spaventando… così forse capisce che non ha senso tenerti lontana da me… ti voglio tanto bene, e non ho la minima intenzione di passare il resto della mia vita a dimenticarti.
- E infatti l’ho capito. – Nathan spunta all’entrata, così: senza preavviso.
Sta sorridendo… anche a me.
Probabilmente è solo felice di aver ritrovato sua figlia.
- Grazie al cielo stai bene! Ma che ti è venuto in mente… non sai come ho passato le ultime ore… - dice lui mentre corre ad abbracciare Charlotte.
Io nel frattempo esco dalla pista e mi cambio le scarpe.
Guardo padre e figlia stretti l’uno all’altra.
Anche Charlotte adesso sta ridendo.
Probabilmente l’ha già perdonato… gli vuole troppo bene, in fondo è l’unica persona al mondo che le è rimasta.
Chiudo la borsa e lascio quel quadretto, spostandomi verso l’uscita.
- Grazie Stana, sono contento che ci fossi tu con lei. – sento Nathan che mi chiama.
- Adesso dimmi con che fiducia posso lasciare Charlotte nella mani di una donna che non ha fatto altro che mentirmi… giusto per citarti, Mr. Fillion. – rispondo fredda, per poi girare i tacchi e andarmene.
Sento afferrarmi per un gomito e mi giro.
- Ascoltami, devo parlarti… però abbassa la voce ok? – mi chiede puntando lo sguardo verso Charlotte, intenta a giocare con la neve.
- Ok. – rispondo; nonostante tutto l’ultima cosa che voglio è fare del male a quella bimba. – Allora, cosa vuoi?
- Senti, mi dispiace per ieri…
- Ma non mi dire! – lo interrompo brusca.
- Ti prego, lasciami finire senza interrompermi, devi ascoltare tutto.
Annuisco incrociando le braccia, spostando il peso sulla gamba destra. Sentiamo.
- Perfetto. Dicevo… mi dispiace per ieri, forse ho esagerato un po’, ma tu prova a metterti nei miei panni… insomma, con una figlia piccola come avresti reagito?! All’inizio ero soddisfatto del discorso che ti avevo fatto, ed ero molto arrabbiato con te. Poi sono entrato in casa e ho dato il tuo regalo a Charlotte, che è corsa in camera ringraziandomi. Dopo un ora sono andato a vedere cos’era, e la trovo tutta contenta con quel bellissimo vestitino addosso. E lì mi sono arrabbiato ancora di più, perché sarebbe stato molto complicato dirle tutto. Quando le ho spiegato che non potevamo vederti più ho visto la luce nei suoi occhi spegnersi. Mi sono sentito morire… e all’improvviso la rabbia è passata. Mi sono reso conto solo in quel momento del fatto che quella luce che ho visto spegnersi, era comparsa solo nel momento in cui ha conosciuto te. E non è la sola. Dal primo momento in cui ti ho visto ho sentito crescere in me un sentimento che era morto con Brooke. Tu mi fai sentire le stesse emozioni e la stessa felicità. – dice prendendomi una mano. – Sì, probabilmente mi hai mentito, ma ciò non vuol dire che avevi cattive intenzioni. La maggior parte delle persone avrebbero preso quella lettera, avrebbero sorriso, e l’avrebbero rimessa per terra. Tu no. Qualcosa è scattato in te. Qualcosa di così forte da farti entrare in un’avventura strana e complicata. Ma sei arrivata fino in fondo, sei riuscita a ridare quella felicità a Charlotte che aveva perduto da tempo. A Charlotte e a me. Il tutto nonostante Cindy e i miei insulti. Tu vuoi bene a mia figlia ed è questo l’importante. Nient’altro. – conclude sorridendo.
Mi rendo conto che anche il mio viso esprime felicità.
- Wow… che discorso! – dico per sdrammatizzare.
- Ammirevole eh?! Non manca nulla! – risponde scherzando.
- No, a dire la verità una cosa manca…
Mi guarda interrogativo.
Rido nel vedere quell’espressione e mi spiego:
- Tu hai detto che l’importante è che voglio bene a tua figlia; ma non hai detto che voglio bene anche a te.
Mi avvicino a lui e lo bacio.
Tutto ciò che non mi sarei mai aspettata sta succedendo.
Mi sento passare un braccio intorno alla vita e sorrido sulle sue labbra.
Poi mi rendo conto che non è di Nathan.
Charlotte si è avvicinata a noi e ci sta abbracciando entrambi.
Mi stacco da lui e abbasso lo sguardo.
La piccola ha gli occhi chiusi e sta sorridendo, felice.
Nathan la prende in braccio e la porta al nostro livello.
Lei recupera l’abbraccio di prima stringendoci forte.
Anche Nathan, con il braccio libero, mi stringe a se.
Manco solo io, che non tardo a completare l’abbraccio.
Cominciamo a ridere, contenti di trovarci lì, alle quattro e mezzo di mattina in una pista di pattinaggio vuota.
- Lo sapevo che sarebbe finita così… lo sapevo dalla prima volta che sei entrata in camera mia. – mi dice Charlotte.
Sorrido e le do un bacio sulla guancia.
Per quanto possa essere sveglia è pur sempre una bambina.
Nathan si avvicina nuovamente a me, sussurrando:
- Sai, credo di amarti.
- Sì, anche io. – rispondo ridendo, prima di baciarlo.
Guardo Charlotte che sorride, poi chiudo gli occhi, abbandonandomi a Nathan.
Una vacanza che ti cambia la vita… che l’avrebbe mai detto?!
Ora ho una famiglia, ora ho un motivo per alzarmi la mattina ed essere felice.
Ora so cosa significa volare… e non solo sui pattini.
Ora sono chi sono.
Appoggio la fronte contro quella di Nathan e lo guardo negli occhi.
E’ vero qualcosa è cambiato, c’è una luce diversa… la stessa che trovo in quelli di sua figlia.
Charlotte alza la testa verso il cielo, osservando la luna.
- Guardate la! – urla contenta.
Alziamo tutti lo sguardo.
C’è una stella cadente che brilla nel buio; dura pochi secondi, poi scompare.
Non esprimo nessun desiderio, non ne ho bisogno.
Chiudo gli occhi assaporando quella bellissima sensazione.
Respiro profondamente e sento Charlotte sussurrare:
- Grazie Babbo Natale.
 
 
 
 
 

   
 
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