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Autore: Raksha3    30/12/2012    3 recensioni
Il Gran Sacerdote ha un sospetto, la Dea Athena che si è presentata al suo cospetto ha un cosmo troppo potente per essere abbattuto ma c'è qualcosa in lei che lo turba.
Le Dee delle Stagioni sono sparite, una nuova Athena appare mentre ancora Aioria del Leone non riesce a svelare il mistero del tradimento di Aiolos.
Una nuova catastrofe si abbatterà sulla Terra, una minaccia che può essere sventata solo dai Cavalieri perché solo loro, comuni mortali, sanno cosa significhino il freddo invernale, le tempeste autunnali, gli insetti primaverili e il calore estivo.
Riusciranno a combattere la minaccia?
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La Sacerdotessa ritrovata.

Se ne stava seduta nei pressi del Tempio ad ascoltare il vento che le parlava con i suoi deboli sussurri. I capelli castani scuri ondeggiavano alle sue spalle e qualche ciuffo le si poggiava sulle gote. La solitudine del Tempio la rendeva triste, lei che era vissuta ad Atene con tante persone attorno, con la sua famiglia di cui non sapeva più niente, con altri Cavalieri come lei.
Sentì dei passi sconosciuti che si avvicinavano velocemente, frettolosi, quasi a voler scappare da qualcuno. Una ragazza dai capelli biondi che spuntavano da sotto un grigio cappuccio le si avvicinò guardandosi intorno.
Aprì il mantello e le porse una piccola busta bianca con il simbolo del Grande Tempio di Atene impresso nella ceralacca.
“E' del tuo signore?”, domandò la donna guardando la lettera. La ragazza si limitò ad annuire e sparì qualche secondo dopo con la velocità con cui era arrivata.
Urania si sedette su una colonna troncata a metà e aprì la busta. Le dita toccarono la carta ruvida all'interno e le fecero ricordare l'ultima volta che aveva ricevuto qualcosa. Era un piccolo regalo da parte di suo padre: un medaglione dorato che da sempre nascondeva gelosamente agli sguardi degli altri. Dentro di esso una foto di quando era bambina per ricordarle l'innocenza dei tempi andati.
Aprì la lettera piegata a metà e lesse il contenuto a voce bassa.
“Il pugnale di Astorione”
Urania sospirò e pensò alla leggenda di Astorione*. Un giovane devoto ad Athena viveva nel suo tempio in piena armonia con gli altri sacerdoti. Un giorno una bellissima donna lo fece innamorare e perse il senno per lei. Cominciò a corteggiarla regalandole fiori, gioielli, serenate, lasciò persino il tempio per dedicarsi interamente a lei ma la donna aveva altri progetti. Si sposò l'anno dopo il suo arrivo al tempio con un giovane che la trattava male e non la voleva che per un solo scopo. Astorione, deluso e in preda alla follia d'amore, prese il pugnale d'oro che usava per i sacrifici alla Dea Athena e si trafisse il cuore incitando un'ultima preghiera affinché la donna vivesse in pace e serenità. Il suo suicidio, però, non fu vano. Quando la donna capì che il giovane era innamorato di lei lasciò il marito e si risposò con un uomo che amava veramente. Visse contenta e felice fin quando non trovò una lettera in una stanza del tempio. Le ultime parole di Astorione erano state la sua preghiera per lei e il sacrificio del giovane le aveva concesso una vita di dolcezza.
La donna entrò nel Tempio e prese in mano il vecchio pugnale adagiato sotto la statua della Dea Athena, in una piccola teca di cristallo. Lo avvolse in un panno color vinaccia e lo ficcò in fondo ad una grossa borsa dello stesso colore.
Si preparò al viaggio e allontanandosi dalla sua casa la guardò con un sorriso.
“A mai più rivederci.”

Il suono del suo ansimare rimbombò nella casa dello Scorpione. Aveva corso tutte le scale per arrivare lì e attraversato tutte le case senza farsi notare, non aveva tempo da perdere con gli altri, ma solo con lui. Lo ricordava ancora come un ragazzino di 7 anni, dai capelli scuri che gli coprivano il viso e gli occhi azzurri e che indossava fiero la sua armatura d'oro appena ricevuta.
Era il più giovane dei Cavalieri D'Oro. Si ricordava con ben presto avevano dovuto separarsi e come lo aveva visto serio mentre lei veniva spedita lontano.
Sapeva che Milo aveva avuto una buona crescita, accompagnata dalla serietà e dalla forza di Camus dell'Acquario, ma lei avrebbe voluto stargli accanto.
“Chi è là? Mostrati Cavaliere di Athena.”
La sua voce la fece tremare di gioia. Le scosse le viscere con il suo suono melodioso. Era più calda e forte di quanto la ricordasse e non appena lo vide spuntare dall'interno della sua casa lo vide più alto, più muscoloso e molto più avvenente di quando era bambino.
Gli occhi la ingannarono ricordandole il bambino fiero e con le ginocchia sempre distrutte. Quasi le venne da piangere a vederlo così.
“Milo...”, sussurrò guardandolo. La maschera d'argento le copriva il volto e ringraziò Athena per quel dono così inaspettato. Le sue lacrime di gioia non venivano viste da nessuno.
“Chi sei?”, domandò il Cavaliere, avvicinandosi ulteriormente. La ragazza era indecisa se levarsi la maschera o no. Per il Tempio, se una donna si levava la maschera doveva amare o uccidere il Cavaliere o l'uomo che la vedeva, ma lei... Lei era un caso a parte. I sentimenti che la legavano a Milo erano forti e incontrollabili per lei.
“Sono io, sono...”, disse lei levandosi la maschera. Milo chiuse istantaneamente gli occhi seppur avendo già visto quelli del Cavaliere di fronte a lui. La ragazza si bloccò e rimise la maschera al suo posto.
“Solo tu puoi essere così pazza, Urania.”, esclamò Milo riaprendo gli occhi. Urania si sentì stringere nuovamente il cuore al suono del suo nome. Milo l'aveva riconosciuta.
“Se ora ti abbraccio, mi uccidi con la tua Cuspide Scarlatta?”, domandò lei. Milo rise debolmente e scosse la testa. Era felice di rivederla. I capelli le avvolgevano le spalle come una candida coperta color castagna e si rese conto che non era più la bambina che ricordava. Aveva braccia muscolose e il fisico asciutto. Le erano cresciuti i seni e adesso era una donna più che matura. Avvampò all'idea di averla lì, tutta per sé come era stato quando erano più piccoli.
Ricordava gli occhi chiari della ragazza che lo guardavano mentre veniva portato alla sua nuova casa su per le scale del Tempio e il suo pianto quando se n'era andata. Adesso che si trovava di fronte a lui, voleva stringerla come non aveva fatto quel giorno. Dirle che non era tutto perduto e che avrebbero potuto tornare ad essere amici.
Urania si tuffò tra le braccia del compagno stringendosi a lui con forza. Le mancava sentire il suo profumo, toccare la sua pelle e guardarlo. Gli anni di solitudine al Tempio dell'Isola di Pasqua erano finiti.
“Non ho molto tempo per stare qui, il Gran Sacerdote vuole vedermi, ma ti prometto che non appena avrò finito la mia udienza verrò da te e recupereremo tutti quei momenti che ci sono stati negati. E poi, mi devi raccontare cos'è successo da quando me ne sono andata.”
“E' molto tempo.”, disse Milo guardando la maschera che nascondeva il volto della cara amica.
“Ne ho da vendere.”, sussurrò lei staccandosi dall'abbraccio. “Devo correre.”
Lei sciolse la sua mano da quella del Cavaliere e cominciò a correre verso il Grande Tempio.
Milo rimase a fissare il punto in cui era scomparsa per qualche minuto, con il cuore che gli martellava nel petto, pregandolo di farlo uscire.
Si diresse verso le sue stanze e si bloccò di fronte ad un piccolo scrigno poggiato davanti ad uno specchio dai bordi scarlatti. Lo aprì piano, assaporando il momento. Non apriva quel piccolo oggetto dal giorno in cui Urania se n'era andata.
All'interno, sopra un cuscinetto rosso e morbido, stava un fiore bianco.
Chiuse gli occhi e toccò i piccoli petali raggrinziti.
“Andiamo, Milo. Non essere triste. Tornerò presto e sarò un Cavaliere più forte di te.”, aveva detto Urania nel suo ricordo.
“Non ci provare. Nessuno sarà mai più forte di Milo lo Scorpione!”, aveva ululato il bambinetto. Con fare soddisfatto aveva gonfiato il petto in direzione dell'amica per poi piegarsi in due e ricominciare a mugolare.
“Basta, ti prego. Altrimenti piango anche io!”
Urania era passionale, era sentimentale fin da quando era bambina e il ricordo di quelle piccole e calde lacrime che le sfioravano le guance lo riportò indietro. Urania si era seduta a terra e si era guardata intorno tentando di evitare il suo sguardo.
“Tieni.”, aveva detto pochi secondi dopo porgendogli un giglio bianco.
“Questo fiore conservalo fin quando non tornerò. Finché i suoi petali saranno morbidi io starò bene, sarò sana e salva, e presto sarò di nuovo qui, pronta a batterti in un duello alla pari.”
Le mani del piccolo Milo dei suoi ricordi avevano stretto il bocciolo e lo avevano nascosto in una tasca dei pantaloni. Milo aveva dato un lungo abbraccio alla bambina, gli occhi chiari arrossati dal pianto, l'odore di lacrime e di dolore.
“Tornerò, lo prometto. Solo per te.”, aveva detto lei con voce spavalda, poi era salita sulla corriera e si era appiccicata al vetro, salutandolo. Milo era corso a casa velocemente e aveva nascosto il bocciolo dentro lo scrigno guardandolo ogni giorno, aspettando il ritorno di Urania.
Crescendo non si era dimenticato di lei, anzi, la pensava intensamente e pregava Athena di farla tornare il più velocemente possibile, e magari con tutti gli arti al proprio posto, ma l'Urania che si era trovato davanti era tutto tranne che quella bambina. Era una donna forte e matura nell'aspetto e sperava che non fosse cambiata nemmeno nel carattere.
Si chiese perché ci avesse messo tanto e perché non indossasse la sua armatura ma erano cose futili riguardo alla domanda che più lo angosciava. Urania sapeva dei sentimenti che provava per lei? Urania sapeva delle notti in cui si era perso a sognarla?
Per Milo era meglio non indagare.

* La leggenda di Astorione è una MIA invenzione. 

Salve a tutti, buone feste e felice capodanno a voi! Non vedevo l'ora di mostrarvi questo nuovo personaggio femminile ispirato alla Sacerdotessa di Clash Of The God di Sagitter no Tania. Vi consiglio di passarci se volete farvi due risate e poi leggere una bella storia seria con sempre un sottofondo umoristico. Il link è in fondo. 
Partiamo dalle spiegazioni. Nella prima parte credo sia tutto chiaro, visto che è un po' la presentazione del personaggio e la sua missione. Sì, cari, lei è la Sacerdotessa che Saga ha mandato a chiamare, in seguito capiremo meglio a cose gli è servita; effettivamente non gli frega nulla di Urania della Gru. 
La sua armatura. Allora, so che qualcuno romperà, forse, perché appartiene a Yuzuriha MA, ho letto, mi sono informata e NO, dopo la morte di Yuzuriha nessuno ha avuto l'armatura. E perché non Urania? Ecco la spiegazione u.u 
Tornata al Tempio va dall'unica persona che più le ricorda la sua vita quando viveva lì, il caro Milo dello Scorpione u.u (Tani, briccona, guarda qua). C'è poco da dire, ho voluto far finta che appena arrivato al Tempio e guadagnata l'armatura lui avesse conosciuto Urania e fossero diventati subito amici stretti fino al momento in cui lei dovette partire per l'Isola di Pasqua. 
Ringrazio sempre tutti quanti che leggono e basta, che hanno messo tra le seguite/recensite/ricordate etc etc, poi Sagitter no Tania, KillerKing e Moncheri che hanno sempre commentato e spero che lo facciano ancora. (si vede che i ringraziamenti stanno diventando monotoni?!) 
Basta, ho finito di lagnare. A voi le tastiere!

   
 
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