La Sacerdotessa ritrovata.
Se
ne stava seduta nei pressi del
Tempio ad ascoltare il vento che le parlava con i suoi deboli
sussurri. I capelli castani scuri ondeggiavano alle sue spalle e
qualche ciuffo le si poggiava sulle gote. La solitudine del Tempio la
rendeva triste, lei che era vissuta ad Atene con tante persone
attorno, con la sua famiglia di cui non sapeva più niente,
con altri
Cavalieri come lei.
Sentì dei passi sconosciuti che si
avvicinavano velocemente, frettolosi, quasi a voler scappare da
qualcuno. Una ragazza dai capelli biondi che spuntavano da sotto un
grigio cappuccio le si avvicinò guardandosi intorno.
Aprì il mantello e le porse una
piccola busta bianca con il simbolo del Grande Tempio di Atene
impresso nella ceralacca.
“E' del tuo signore?”, domandò la
donna guardando la lettera. La ragazza si limitò ad annuire
e sparì
qualche secondo dopo con la velocità con cui era arrivata.
Urania si sedette su una colonna
troncata a metà e aprì la busta. Le dita
toccarono la carta ruvida
all'interno e le fecero ricordare l'ultima volta che aveva ricevuto
qualcosa. Era un piccolo regalo da parte di suo padre: un medaglione
dorato che da sempre nascondeva gelosamente agli sguardi degli altri.
Dentro di esso una foto di quando era bambina per ricordarle
l'innocenza dei tempi andati.
Aprì la lettera piegata a metà e
lesse il contenuto a voce bassa.
“Il pugnale di Astorione”
Urania sospirò e pensò alla leggenda
di Astorione*. Un giovane devoto ad Athena viveva nel suo tempio in
piena armonia con gli altri sacerdoti. Un giorno una bellissima donna
lo fece innamorare e perse il senno per lei. Cominciò a
corteggiarla
regalandole fiori, gioielli, serenate, lasciò persino il
tempio per
dedicarsi interamente a lei ma la donna aveva altri progetti. Si
sposò l'anno dopo il suo arrivo al tempio con un giovane che
la
trattava male e non la voleva che per un solo scopo. Astorione,
deluso e in preda alla follia d'amore, prese il pugnale d'oro che
usava per i sacrifici alla Dea Athena e si trafisse il cuore
incitando un'ultima preghiera affinché la donna vivesse in
pace e
serenità. Il suo suicidio, però, non fu vano.
Quando la donna capì
che il giovane era innamorato di lei lasciò il marito e si
risposò
con un uomo che amava veramente. Visse contenta e felice fin quando
non trovò una lettera in una stanza del tempio. Le ultime
parole di
Astorione erano state la sua preghiera per lei e il sacrificio del
giovane le aveva concesso una vita di dolcezza.
La donna entrò nel Tempio e prese in
mano il vecchio pugnale adagiato sotto la statua della Dea Athena, in
una piccola teca di cristallo. Lo avvolse in un panno color vinaccia
e lo ficcò in fondo ad una grossa borsa dello stesso colore.
Si preparò al viaggio e allontanandosi
dalla sua casa la guardò con un sorriso.
“A mai più rivederci.”
Il
suono del suo ansimare rimbombò
nella casa dello Scorpione. Aveva corso tutte le scale per arrivare
lì e attraversato tutte le case senza farsi notare, non
aveva tempo
da perdere con gli altri, ma solo con lui. Lo ricordava ancora come
un ragazzino di 7 anni, dai capelli scuri che gli coprivano il viso e
gli occhi azzurri e che indossava fiero la sua armatura d'oro appena
ricevuta.
Era il più giovane dei Cavalieri
D'Oro. Si ricordava con ben presto avevano dovuto separarsi e come lo
aveva visto serio mentre lei veniva spedita lontano.
Sapeva che Milo aveva avuto una buona
crescita, accompagnata dalla serietà e dalla forza di Camus
dell'Acquario, ma lei avrebbe voluto stargli accanto.
“Chi è là? Mostrati Cavaliere di
Athena.”
La sua voce la fece tremare di gioia.
Le scosse le viscere con il suo suono melodioso. Era più
calda e
forte di quanto la ricordasse e non appena lo vide spuntare
dall'interno della sua casa lo vide più alto, più
muscoloso e molto
più avvenente di quando era bambino.
Gli occhi la ingannarono ricordandole
il bambino fiero e con le ginocchia sempre distrutte. Quasi le venne
da piangere a vederlo così.
“Milo...”, sussurrò guardandolo.
La maschera d'argento le copriva il volto e ringraziò Athena
per
quel dono così inaspettato. Le sue lacrime di gioia non
venivano
viste da nessuno.
“Chi sei?”, domandò il Cavaliere,
avvicinandosi ulteriormente. La ragazza era indecisa se levarsi la
maschera o no. Per il Tempio, se una donna si levava la maschera
doveva amare o uccidere il Cavaliere o l'uomo che la vedeva, ma
lei... Lei era un caso a parte. I sentimenti che la legavano a Milo
erano forti e incontrollabili per lei.
“Sono io, sono...”, disse lei
levandosi la maschera. Milo chiuse istantaneamente gli occhi seppur
avendo già visto quelli del Cavaliere di fronte a lui. La
ragazza si
bloccò e rimise la maschera al suo posto.
“Solo tu puoi essere così pazza,
Urania.”, esclamò Milo riaprendo gli occhi. Urania
si sentì
stringere nuovamente il cuore al suono del suo nome. Milo l'aveva
riconosciuta.
“Se ora ti abbraccio, mi uccidi con
la tua Cuspide Scarlatta?”, domandò lei. Milo rise
debolmente e
scosse la testa. Era felice di rivederla. I capelli le avvolgevano le
spalle come una candida coperta color castagna e si rese conto che
non era più la bambina che ricordava. Aveva braccia
muscolose e il
fisico asciutto. Le erano cresciuti i seni e adesso era una donna
più
che matura. Avvampò all'idea di averla lì, tutta
per sé come era
stato quando erano più piccoli.
Ricordava gli occhi chiari della
ragazza che lo guardavano mentre veniva portato alla sua nuova casa
su per le scale del Tempio e il suo pianto quando se n'era andata.
Adesso che si trovava di fronte a lui, voleva stringerla come non
aveva fatto quel giorno. Dirle che non era tutto perduto e che
avrebbero potuto tornare ad essere amici.
Urania si tuffò tra le braccia del
compagno stringendosi a lui con forza. Le mancava sentire il suo
profumo, toccare la sua pelle e guardarlo. Gli anni di solitudine al
Tempio dell'Isola di Pasqua erano finiti.
“Non ho molto tempo per stare qui, il
Gran Sacerdote vuole vedermi, ma ti prometto che non appena
avrò
finito la mia udienza verrò da te e recupereremo tutti quei
momenti
che ci sono stati negati. E poi, mi devi raccontare cos'è
successo
da quando me ne sono andata.”
“E' molto tempo.”, disse Milo
guardando la maschera che nascondeva il volto della cara amica.
“Ne ho da vendere.”, sussurrò lei
staccandosi dall'abbraccio. “Devo correre.”
Lei sciolse la sua mano da quella del
Cavaliere e cominciò a correre verso il Grande Tempio.
Milo rimase a fissare il punto in cui
era scomparsa per qualche minuto, con il cuore che gli martellava nel
petto, pregandolo di farlo uscire.
Si diresse verso le sue stanze e si
bloccò di fronte ad un piccolo scrigno poggiato davanti ad
uno
specchio dai bordi scarlatti. Lo aprì piano, assaporando il
momento.
Non apriva quel piccolo oggetto dal giorno in cui Urania se n'era
andata.
All'interno, sopra un cuscinetto rosso
e morbido, stava un fiore bianco.
Chiuse gli occhi e toccò i piccoli
petali raggrinziti.
“Andiamo, Milo. Non essere triste.
Tornerò presto e sarò un Cavaliere più
forte di te.”, aveva
detto Urania nel suo ricordo.
“Non ci provare. Nessuno sarà mai
più forte di Milo lo Scorpione!”, aveva ululato il
bambinetto. Con
fare soddisfatto aveva gonfiato il petto in direzione dell'amica per
poi piegarsi in due e ricominciare a mugolare.
“Basta, ti prego. Altrimenti piango
anche io!”
Urania era passionale, era sentimentale
fin da quando era bambina e il ricordo di quelle piccole e calde
lacrime che le sfioravano le guance lo riportò indietro.
Urania si
era seduta a terra e si era guardata intorno tentando di evitare il
suo sguardo.
“Tieni.”, aveva detto pochi secondi
dopo porgendogli un giglio bianco.
“Questo fiore conservalo fin quando
non tornerò. Finché i suoi petali saranno morbidi
io starò bene,
sarò sana e salva, e presto sarò di nuovo qui,
pronta a batterti in
un duello alla pari.”
Le mani del piccolo Milo dei suoi
ricordi avevano stretto il bocciolo e lo avevano nascosto in una
tasca dei pantaloni. Milo aveva dato un lungo abbraccio alla bambina,
gli occhi chiari arrossati dal pianto, l'odore di lacrime e di
dolore.
“Tornerò, lo prometto. Solo per
te.”, aveva detto lei con voce spavalda, poi era salita sulla
corriera e si era appiccicata al vetro, salutandolo. Milo era corso a
casa velocemente e aveva nascosto il bocciolo dentro lo scrigno
guardandolo ogni giorno, aspettando il ritorno di Urania.
Crescendo non si era dimenticato di
lei, anzi, la pensava intensamente e pregava Athena di farla tornare
il più velocemente possibile, e magari con tutti gli arti al
proprio
posto, ma l'Urania che si era trovato davanti era tutto tranne che
quella bambina. Era una donna forte e matura nell'aspetto e sperava
che non fosse cambiata nemmeno nel carattere.
Si chiese perché ci avesse messo tanto
e perché non indossasse la sua armatura ma erano cose futili
riguardo alla domanda che più lo angosciava. Urania sapeva
dei
sentimenti che provava per lei? Urania sapeva delle notti in cui si
era perso a sognarla?
Per Milo era meglio non indagare.
* La leggenda di Astorione è una MIA invenzione.
Salve
a tutti, buone feste e felice capodanno a voi! Non vedevo l'ora di
mostrarvi questo nuovo personaggio femminile ispirato alla Sacerdotessa
di Clash Of The God di Sagitter no Tania. Vi consiglio di passarci se
volete farvi due risate e poi leggere una bella storia seria con sempre
un sottofondo umoristico. Il link è in fondo.
Partiamo dalle spiegazioni. Nella prima parte credo sia tutto chiaro,
visto che è un po' la presentazione del personaggio e la sua
missione. Sì, cari, lei è la Sacerdotessa che
Saga ha mandato a chiamare, in seguito capiremo meglio a cose gli
è servita; effettivamente non gli frega nulla di Urania
della Gru.
La sua armatura. Allora, so che qualcuno romperà, forse,
perché appartiene a Yuzuriha MA, ho letto, mi sono informata
e NO, dopo la morte di Yuzuriha nessuno ha avuto l'armatura. E
perché non Urania? Ecco la spiegazione u.u
Tornata al Tempio va dall'unica persona che più le ricorda
la sua vita quando viveva lì, il caro Milo dello Scorpione
u.u (Tani, briccona, guarda qua). C'è poco da dire, ho
voluto far finta che appena arrivato al Tempio e guadagnata l'armatura
lui avesse conosciuto Urania e fossero diventati subito amici stretti
fino al momento in cui lei dovette partire per l'Isola di
Pasqua.
Ringrazio sempre tutti quanti che leggono e basta, che hanno messo tra
le seguite/recensite/ricordate etc etc, poi Sagitter no Tania,
KillerKing e Moncheri che hanno sempre commentato e spero che lo
facciano ancora. (si vede che i ringraziamenti stanno diventando
monotoni?!)
Basta, ho finito di lagnare. A voi le tastiere!