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Autore: Hemon Taurus    17/07/2007    3 recensioni
Mese di Dicembre, sesto anno a Hogwarts. Harry ha molto da fare tra gestire i suoi poteri diventati più forti, i suoi problemi più oppressivi, e i suoi sentimenti più forti. Fortunatamente potrà contare sui suoi amici.

Come avete notato, troverete qui tutti gli elementi più classici possibili, ma non crediate che sia compresa anche la noia. Perchè sotto la liscia superficie, delle pericolose macchinazioni sono in corso. Spiriti oscuri sono all'opera... e sarà molto furbo chi riuscirà a sventarli prima che sia troppo tardi.

NdT: come avrete intuito, la storia si svolge dopo gli avvenimenti del quinto libro. Non tiene quindi in considerazione ciò che accade nei seguenti.
Genere: Romantico, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Traduzione, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Harry aveva l’impressione che la sua testa stesse per esplodere. Non tutto d’un colpo, nè violentemente… piuttosto, la sentiva cedere, rattrappirsi su se stessa come pelle di zigrino.
Fluttuava, vaporosa nei drappi ricamati d’oro, attraverso i contorni diffusi del suo dormiveglia. Si domandò se stava dormendo o se stava sfiorando la morte un’altra volta, e si disse che la sensazione di galleggiamento sarebbe stata quasi piacevole se non fosse stata accompagnata da quella sorda fitta che risuonava attraverso tutto il suo cranio.
Era l’Altro? Lui era lì? Era la Sua presenza che occupava la sua testa?
Harry chiamò il Suo nome ad alta voce, nonostante la bocca impastata… aspettandosi di veder emergere attraverso la nebbia biancastra i due occhi iniettati di sangue che riflettevano morte e oscurità.
Non accade nulla.
Perchè allora quel dolore? Perchè il mondo girava in quel modo?
Harry cercò di calmare la sua vertigine. Finalmente ne era diventato capace: Silente e – anche se gli dava ancora fastidio ammetterlo – Piton lo avevano seguito in dei corsi intensivi e lui si era dimostrato particolarmente dotato. Aveva sviluppato certe capacità che si rivelavano molto utili...
Ahia… ancora una fitta dolorosa! Harry doveva assolutamente cercare di tenere la testa immobile. Per svegliarsi, si focalizzò sul contatto delle sue dita con il lenzuolo. Ne percepiva la consistenza, fino alle fini maglie del tessuto. Era su un letto. Lentamente, progressivamente, Harry si concentrò sulle sensazioni che percepiva per emergere da quel torpore e alla fine riuscì ad aprire gli occhi.
Era in una camera… L’infermeria? No, gli avrebbero tolto i vestiti, mentre lui sentiva il peso della veste da mago e il colletto della camicia che gli grattava il collo. Un odore violento gli catturò le narici e la testa continuava a girare. Poteva per caso trovarsi su una barca? Che idea! Harry voltò la testa al suo fianco: era nel suo dormitorio. Dean respirava tranquillamente alla sua sinistra e il rumore di un russare che avrebbe riconosciuto tra mille gli arrivava dalla sua destra.
Portò lentamente la mano alla fronte, con apprensione, attendendosi di trovare la cicatrice in fiamme sotto le dita esitanti…
Niente di nuovo.
Un’altra vertigine lo catturò e Harry ebbe un colpo al cuore mentre frammenti di ricordi della sera precedente si ricostruivano a poco a poco.
Voldemort non aveva niente a che fare col suo mal di testa, questa volta.
Questa volta, Harry aveva un monumentale mal di testa post-sbornia.

***



L’acqua ghiacciata sulla fronte sudata gli fece un bene folle. Harry poggiò le mani da una parte e l’altra del lavandino e ne apprezzò il contatto liscio e rinfrescante sotto i suoi palmi. Si promise, davanti al suo riflesso, di non bere mai più FireWhisky… e soprattutto di non farlo mai più con Dean. Quel tipo aveva una resistenza formidabile.
Il giorno prima, Grifondoro aveva festeggiato la sua vittoria a Quidditch su Tassorosso e Dean —che aveva simpatizzato con un vecchio elfo domestico al servizio della scuola- era riuscito a procurarsi due o tre (quattro?) bottiglie di whisky particolarmente forti.
La festa era stata a misura della vittoria: mai la casa di Grifondoro si era mostrata così risoluta, così temibile: Ron era stato inflessibile davanti alle porte. I battitori Crivey avevano ben compensato la loro leggera mancanza in bravura con una precisione senza errori con i bolidi… E Ginny – ah, Ginny – li aveva tutti impressionati per la sua rapidità e la sua grazia sulla scopa.
Harry aveva, quanto a lui, « improvvisato », secondo le sue stesse parole, mentre Hermione gli aveva vigorosamente rimproverato di « correre rischi a sufficenza in quanto Sopravvissuto, senza dover aggiungere quelli per fare capriole stupide! ».
Ripensandoci, Harry strinse ancora un po’ di più i bordi del lavandino.
Hermione aveva avuto ragione, come sempre. Si era lasciato inebriare dalla velocità e da quella deliziosa sensazione di libertà che provava quando era in aria.
Grida della folla avevano seguito ogni evoluzione della sua scopa. Aveva eseguito una candela per seminare il cercatore di Tassorosso e, dopo qualche secondo di mancanza di gravità, si era rituffato verso il suolo, gli occhi chiusi, spingendo la Firebolt ai limiti della sua capacità.
Aveva sentito il suolo, percepito ognuno dei fili d’erba che lo componevano, anche se era ancora a una cinquantina di metri di altezza. Aveva anticipato la traiettoria ideale e tirato il manico della scopa all’ultimo secondo. Come era stato delizioso! La forza centrifuga l’aveva quindi appiattito sulla scopa e lui aveva sollevato le gambe. Sdraiato in equilibrio sulla Firebolt, aveva sfiorato il suolo a tutta velocità, lasciando i fili d’erba graffiare i lembi della divisa.
Il boccino era al centro del terreno da gioco, di nuovo non aveva avuto bisogno di vederlo. Grazie al suo allenamento, aveva sentito la sua presenza, sibilante ed esitante. Non aveva dovuto che tendere la mano perchè la piccola sfera si rendesse dentro al suo palmo. Era incredibile. Non avrebbe mai immaginato che imparare la percezione accresciuta con Piton gli sarebbe servito così tanto… anche se doveva ancora subire il sarcasmo tagliente del direttore della casa di Serpeverde.
Con il boccino al sicuro nel suo pugno, aveva approfittato del suo slancio per descrivere un arco sopra i gradini, tendendo la sfera alata verso le mani dei suoi compagni di squadra.

Il ritorno a terra fu meno piacevole. Sceso dalla sua scopa, Ron gli era parso pallido, nonostante il reciproco scambio di congratulazioni. Quanto a Hermione, aveva vivacemente sgridato Harry: « Lo fai per terrificare madama Bumb? O per far sperare a Draco che non risalirai mai più su una scopa? ». In quel momento si era reso conto fino a che punto doveva averli fatti morire di paura. Una caduta verticale da più di cinquanta metri e un salvataggio in extremis! La professoressa McGrannit l’aveva ripreso per la sua noncuranza… e Ginny, Ginny la non curante, Ginny che aveva l’abitudine di saltargli al collo dopo ogni vittoria, era direttamente filata in direzione del castello, con le mani tremanti sempre contratte sulla sua scopa.
Era stato irresponsabile.
O forse no : lui sapeva perfettamente quello che faceva. Aveva istantaneamente calcolato il rischio, ma non aveva realizzato lo spavento che avrebbe potuto suscitare nei suoi amici.
Non irresponsabile. Incosciente.
Harry si domandò quale sarebbe stata la sua reazione se avesse visto Ron o Ginny fare una cosa del genere davanti ai suoi occhi. Doveva essere sembrato così pericoloso... e Ron era un ragazzo solido…
Ginny non era riapparsa che durante la festa, qualche ora dopo. Aveva lanciato a Harry uno sguardo pieno di significato… lui aveva preso due burrobirre e le si era avvicinato.

- Ti dobbiamo essere grati, Ginny, senza di te non credo che avremmo festeggiato proprio nulla stasera -

- E tu, senza di te, cosa credi che faremmo?

A quanto pareva, Ginny ce l’aveva ancora con lui.

- Avreste tutti il cuore più leggero, suppongo – tentò Harry, senza cercare di difendersi.

Le spalle di Ginny erano trasalite.

- Chi lo sa! – disse, riprendendosi - In ogni caso, se finirai i tuoi giorni al San Mungo, non contare su di me per piangere al tuo capezzale! Ti prometto mille torture se ti azzardi a schiantarti sul terreno di un campo da Quidditch o da qualsiasi altra parte. –

- Molto bene, mi hai convinto. La prossima volta che avrò un incidente, ti chiederò il permesso – disse sorridendo innocentemente.

Harry le tendeva ancora una delle due bottiglie e si domandava quanto tempo ancora Ginny l’avrebbe lasciato in quella situazione. Si sentiva profondamente ridicolo con quelle due bottiglie in mano, visto che aveva l’impressione che la metà della sala comune avesse gli occhi fissi su di loro, e su di lui in particolare.

- Tieni, è per farmi perdonare – disse, porgendole la burrobirra.

- Ah? Vuoi offrire una bottiglia a tutti quelli che si sono preoccupati oggi per te? - domandò Ginny, che sembrava aver notato solo in quel momento che Harry le stava offrendo una burrobirra.

- Non proprio…

- E a cosa devo questo trattamento di favore?
- Niente di speciale, volevo solo farmi perdonare.

Harry si domandò se qualcuno gli avesse lanciato la maledizione Calor Estiva o se il fuoco del camino fosse diventato più ardente, visto che improvvisamente sentiva di avere molto caldo.
Decise di cambiare argomento.

- Allora siamo d’accordo per domani? –

- Ma certo! Ho talmente tanta voglia di vederla. Tutte le mie amiche saranno verdi di gelosia se la vedrò prima di loro! E sembra che sia magnifica.

- L’Auror che la porterà domani arriverà presto.

- In questo caso, non dimenticare di svegliarti.

- Ehi – si era difeso Harry – l’arte di svegliarsi tardi è una specialità Weasley! –

- Cosa?

Ginny aveva fatto finta di innervosirsi, poi tutti e due avevano bevuto ridendo. Lei era radiosa, felice della promessa che si erano fatti di andare a vedere l’indomani, prima di chiunque altro, la pietra di Oriana, il « Cristallo dei pensieri », come alcuni la chiamavano.
Ginny, come tutte le ragazze, era stata affascinata dalla notizia che Silente aveva annunciato: quell’anno, Hogwarts sarebbe stato lo scrigno per la più bella pietra preziosa del mondo – magico come babbano - e gli studenti avrebbero forse potuto avere la fortuna di vederla.

Anche Harry era felice di quella promessa: l’indomani, lui e Ginny sarebbero andati discretamente ad assistere all’arrivo della pietra. Loro due. Solo loro due.

Ginny aveva augurato la buona notte a tutti e si era ritirata nel dormitorio delle ragazze e Harry si era lasciato coinvolgere da Ron e Dean. Quest’ultimo si era da poco procurato qualche bottiglia che non domandava altro che di essere stappata.

Davanti allo specchio nel bagno, Harry interrogò il suo riflesso con lo sguardo. Il seguito della serata era molto più confuso. Avevano parlato molto e Ron e Harry avevano perfino raccontato qualcuna delle loro avventure… « La pietra filosofale » , e una parte de « La camera dei segreti ». Tuttavia Harry aveva minimizzato il ruolo di Ginny. Anche se era certo che non ci fosse più nulla tra lei e Dean. Nonostante questo, sentiva una sorta di pudore verso Dean, senza sapere bene perchè…
Harry entrò nella vasca da bagno. Avevano parlato molto… ma cosa avevano veramente detto? Era tutto confuso. Si ricordava precisamente solo di certi frammenti della serata. Solo il ricordo di Ginny che saliva le scale con un passo leggero o di lui che le sfiorava la mano mentre lei prendeva dalla sua la bottiglia di burrobirra, gli tornavano alla memoria con una piacevole precisione.
Ma Dean... Dean scompariva dai suoi ricordi… di cosa avevano parlato esattamente? Ah, si, delle loro avventure, le sue, di Ron ed Hermione...
Il bagno era caldo. Era ancora presto. Harry aveva abbastanza tempo... Per l’appuntamento con Ginny mancava ancora un’ora. Aveva ancora il tempo di porsi tutte le domande del mondo, di disfarle e di rifarle.


***




Fine del primo capitolo. Spero che vi sia piaciuto, a voi, lettori. Questo capitolo è un po’ pesante. Tutti gli altri saranno – ve lo prometto – più leggeri. Avevo prima bisogno di inquadrare la storia, e quelli che si sono già confrontati con questo pericoloso esercizio sanno quanto il primo capitolo possa essere difficile.
Quale che sia, se mi lasciate una recensione, ne sarò molto felice!
Il vostro devoto,

Hemon Taurus Albijeisi

Nota della traduttrice:
Ho trovato questa fanfiction per caso in un sito francese, e mi ha affascinato per la sua capacità di portare avanti un intrigo abbastanza complesso senza essere machiavellico. E’ la prima parte di una trilogia che spero avrò il tempo di tradurre per intero. Per adesso, questa prima parte conta trentatré capitoli.
Lascerò i commenti dell’autore alla fine di ogni capitolo: mi è sembrato molto interessante il modo in cui interagisce con i lettori. Lasciate commenti, mi assicurerò di farli pervenire all’autore.
Che dire, complimenti a Hemon Taurus e buona lettura a voi.

tiffany86
  
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