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Autore: lauralice    30/12/2012    1 recensioni
Cosa succede se incontri una dama misteriosa ad un ballo in maschera, e senti il bisogno di rivederla?
Cosa succede se credevi di aver chiuso con l'amore e quello ti si ripresenta davanti?
Due famiglie rivali, una casa rossa sperduta nel bosco nelle terre di nessuno, un amore impossibile minato da un matrimonio combinato.
Dal capitolo 1: -D’accordo Anderson. Verrò al ballo di Lady Egocentrica...- Blaine iniziò ad esultare -..Ma mi dovrai un favore a vita!-
-Si si va bene , tutto quello che vuoi.- Mi superò tutto giulivo.
-A vita!!! Hai capito??!!-
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Santana/Sebastian
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Heilà gente!
da quanto tempo!..... ok non è il momento del sarcasmo avete ragione... lo sappiamo che siamo imperdonabili per tutto il tempo che ci abbiamo messo per sfornare questo capitolo! E proprio per questo non ci dilunghiamo troppo adesso (lo faremo alla fine XD) e vi lasciamo al capitolo 11!!!! :D
 
Piccolo avviso (si fa per dire XD) il rating si alza! Da arancio a Rosso!! Per chi fosse debole di cuore consigliamo di non leggere l’ultimo punto di vista di Santana… ;)
 
Ultima cosa (lo giuriamo) questo capitolo lo dedichiamo ad Angelica G. K. Che ci ha dato una bella svegliata ricordandoci che questa storia non la stiamo scrivendo solo per noi ma anche per quelle magnifiche persone che la leggono e recensiscono! : ) Grazie!
 
 


Sebastian
 
Quando sembra che tutto vada per il meglio, c’è sempre l’imprevisto che manda tutto a rotoli!
Maledetti Hudson! Proprio quella sera dovevano fare una sorpresa a Santana?!
 
Così mi ero ritrovato, di nuovo, costretto all’attesa settimanale, se mi andava bene…
Rimanere in città era impensabile. Sapermi così vicino a lei ma non poterla vedere o scambiare due parole, mi faceva male. Forse esiliarmi nella Casa Rossa avrebbe alleviato il mio malessere.
 
Quando riaprì la porta del nostro rifugio d’amore mi sembrò così vuoto senza di lei e mi sentii svuotato anch’io, nuovamente, come era successo al limitare del bosco, quando avevo dovuto lasciarla andare via da sola.
Mi sedetti sulla poltroncina improvvisata, davanti al camino. Avevo lo sguardo perso nel vuoto, vedevo tutto sfuocato ed ero immerso nei miei pensieri, quando sentì qualcosa piombarmi sulle gambe. Abbassai lo sguardo trovandomi faccia a faccia, anzi meglio dire faccia a muso, con quella bestia pelosa ed impertinente.
 
-Vattene via! Non hai ancora capito che io non ti voglio?!- me lo scrollai di dosso facendolo atterrare sul pavimento in malo modo. Mi puntò quei suoi occhi gialli nei miei, mi stava sfidando ed io ero pronto ad accettare la sfida.
-Non mi fai paura, sacco di pulci da quattro soldi.- in risposta mi soffiò e io gli feci il verso, alzandomi dalla poltrona per andare a mangiare qualcosa. Nonostante fosse silenzioso sapevo che mi stava seguendo. Se pensava che gli avrei dato qualcosa si sbagliava di grosso!
 
Recuperai dalla bisaccia le provviste che avevo preso dalla dispensa di casa per il mio eremo. Pane, formaggio, qualche frutto e l’immancabile vino. Certo non era il mio solito pasto, anzi non si avvicinava nemmeno lontanamente, ma non volevo rimanere troppo in casa, avrei rischiato di fare qualche stronzata del tipo andare da lei. Però sarebbe stato l’ultimo pasto così frugale, dovevo mandare una lettera a Blaine e dirgli di portarmi una scorta di cibo degno della mia posizione.
Ma come avrei fatto a spedirgli la lettera? Non avevo nessuno da mandargli e non mi fidavo di quei volatili postini. Bhè avrei aspettato che Blaine venisse da me. No, pessima idea chissà quanto tempo farà passare quello svampito prima che si ricordi che mi sono auto esiliato qui. Domani dovrò tornare a casa e dire a Gastòn di prepararmi delle scorte decenti per minimo una settimana e magari mi porto dietro anche uno dei cuochi... Certo magnifica idea Sebastian! Così magari uno di quei pettegoli riferisce il luogo del tuo rifugio segreto. Meglio lasciar perdere il cuoco, mi arrangerò da solo.
 
Appoggiai la mia cena sul tavolo e mi girai un attimo per recuperare le stoviglie dalla credenza, altra pessima idea della serata, quando mi voltai di nuovo verso il cibo, cioè nemmeno 3 secondi dopo, vidi quel demonio con i baffi prendere un pezzo di formaggio e portarselo via chissà dove.
-NOOOO!!!!- gli lancia la prima cosa che avevo per mano, il coltello, e purtroppo lo mancai! Era più veloce di quanto pensassi! Maledizione! Aveva preso anche un pezzo del formaggio migliore. Quel felino aveva le ore contate! E non me ne fregava niente se Santana lo adorasse, ci avrei fatto una pelliccia al più presto!
 
 
Santana
 
Alla seconda mattina di reclusione forzata avevo già costretto il mio cervello ad escogitare uno stratagemma per riuscire a fuggire da quell’ inferno.
 
Sono sempre stata una persona che odia dover stare con le mani in mano, ma soprattutto odia non poter compiere delle decisione proprie.
Se in passato questa prigionia mi sarebbe pesata, ora che non avevo nemmeno Sebastian con cui trascorrere delle ore felici, questa era una vera e propria agonia.
Ero intrappolata in delle maledettissime mura che mi impedivano anche solo di sbirciare da lontano, al mercato, il volto del mio amato e di scambiare con lui in modo discreto qualche sguardo.
 
Incominciavo ad odiare tutto quanto e ancora una volta avrei dovuto usare la mia furbizia e la mia intelligenza per riuscire ad uscirne, letteralmente.
Cosa credevano, che impedirmi di muovermi mi impedisse di pensare? Ovvio che no e in effetti, tutte le energie che prima utilizzavo per scomparire improvvisamente nel nulla si erano riversate in un piano diabolico degno del mio nome.
Santana la stronza stava per tornare alla ribalta e dovevo ammettere che la sensazione di vittoria, che già pregustavo, mi era davvero mancata, ovviamente anche questa volta non avrei a gito da sola.
Avevo dato l’ordine a Kurt di consegnare solo quella che era la prima delle lettere che avevo scritto durante questo tempo.
Chiusi la seconda concludendo questi pensieri e sigillai la busta con della vivida ceralacca, imprimendola con il sigillo della famiglia Lommel.
 
Una volta lasciata raffreddare la voltai e con una bella calligrafia scrissi: “Al mio caro Finn da Santana”
 
Avevo deciso di ufficializzare la lettera per rendere ancora più credibili le mie intenzioni agli occhi degli estranei che non conoscevano il mio piano perfetto.
Aprii il primo cassetto dello scrittoio e la riposi al suo interno, in attesa del momento giusto per farla recapitare.
Una volta conclusa quella operazione mi avvicinai all’uscita della mia stanza sapendo già cosa avrei trovato ad attendermi.
 
Non sapevo chi di preciso a quest’ora stava vigilando fuori dalla mia porta, ma con il tempo avevo capito che i turni di controllo duravano quattro ore e che la scorta aveva ricevuto dal signor Hudson delle regole molto ferree..
Mi impedivano praticamente tutto, non solo non potevo uscire di casa, ma avevo dei tempi molto brevi per poter stare con mio fratello, poiché era stato incolpato della mia fuga.
Proprio per questo avevo deciso di riporre la mia fiducia nella mia dama di compagnia, con la quale, seppure venisse attentamente controllata, potevo intrattenere delle chiacchiere e stare a stretto contatto per un tempo maggiore rispetto a tutti gli altri domestici.
 
Per questo ringraziavo il mio intuito, che mi aveva suggerito di scrivere la prima lettera a Sebastian la notte stessa del mio rientro, perché ora non sarei mai stata in grado di farla giungere a Kurt.
Anche se non ci vedevamo da due giorni Brittany era riuscita a riferirmi che il mio aiutante si era già recato al mercato e che la mia commissione era andata a buon fine.
 
Spalancai con decisione la porta e mi ritrovai di fronte a due energumeni, uno alto e slanciato, mentre l’altro più basso e robusto. Entrambi indossavano un’uniforme classica, con ricamato sulla spalla lo stemma degli Hudson, che li distingueva dalle altre scorte.
 
La decisione di uscire dalla stanza non passò inosservata e i due già sull’attenti si disposero per impedirmi la via di fuga, piazzandosi davanti a me.
Quello tarchiato, il più alto di grado, mi parlò: -Signorina conosce benissimo gli ordini che abbiamo ricevuto, non ci costringa ad avvisare suo padre e soprattutto il signor Hudson.-
Gli sorrisi cordialmente rispondendogli a tono: - E’ qui che si sbaglia, vorrei proprio che il signor Hudson venisse informato che desidero parlare con suo figlio.-
Senza troppe cerimonie, una volta conclusa la mia richiesta, mi voltai e gli sbattei la porta in faccia, lasciando la scorta allibita e rintanandomi nella mia prigione.
 
 
Blaine
 
Seb e Santana l’avevano scampata per un pelo. Come al solito ero io che dovevo rimediare ai casini di Smythe, ma per una volta non ero solo. Kurt era stato fondamentale per risolvere la situazione e l’immediatezza con cui aveva sviluppato tutto il piano mi faceva pensare che anche lui fosse abituato a risolvere problemi del genere.
 
Speravo di non dover più prendere parte a queste circostanze spiacevoli e complicate, ma purtroppo avevano altri piani per me! Infatti Sebastian, dopo essersi rinchiuso nel suo studio per leggere da solo la lettera che gli avevo recapitato, le uniche parole che mi disse prima di sparire furono “Tra una settimana esatta devi andare al mercato e incontrarti con Kurt. E guai a te se non ci vai!” inutile dire che rifiutarsi o discutere sull’argomento era fuori questione. Secondo la mente contorta di Smythe tutto gli era dovuto e lecito e non bisognava per nessuna ragione al mondo opporglisi.
 
In ogni caso non avrei nemmeno avuto il tempo di dire la mia, perché dopo quella fugace frase mi aveva letteralmente sbattuto fuori di casa e il giorno dopo era partito per una destinazione ignota, o almeno era quello che aveva detto ai domestici, io sapevo benissimo dove si era rintanato.
Volevo raggiungerlo alla Casa Rossa per avere più dettagli sul mio prossimo incontro con Kurt, non era possibile che Santana gli avesse scritto solo che dopo una settimana esatta sarei dovuto andare al mercato, era troppo vaga come indicazione, doveva per forza avergli scritto un luogo o un’ora precisi. Non potevo passare tutto il giorno a girare tra le bancarelle in attesa di vedere la figura di suo fratello. Avevamo già avuto fortuna ad incontrarci per caso la prima volta, anche se iniziavo dubitare che fosse stato solo un caso, non potevamo affidarci sempre e solo alla Dea Bendata!
E poi sicuramente Sebastian non aveva preso abbastanza provviste per il suo esilio e portagli qualche manicaretto lo avrebbe certamente addolcito e mi avrebbe semplificato il compito di chiedergli maggiori informazioni… o almeno lo speravo.
 
 
Sebastian
 
Era solo il secondo giorno dell’esilio che mi ero auto imposto e già iniziavo a dubitare della mia decisione. Non avevo mai provato davvero la solitudine, anche quando mi rinchiudevo nelle mie stanze, sentivo comunque il trambusto fuori dalla porta o fuori dalla finestra. Invece adesso ero davvero solo, non c’era nessun rumore in casa, a parte quando riusciva ad entrare quel sacco di pulci e voleva farmi sapere che era in casa facendo cadere qualcosa che inevitabilmente si rompeva sempre. Per l resto c’era un silenzio sovraumano che mi opprimeva e mi faceva sentire ancora più solo se era possibile. Per questo decisi di andare a fare una passeggiata nei dintorni per esplorare bene la zona, dovevo assolutamente uscire da quelle quattro mura se non volevo diventare pazzo!
 
Così appena sveglio presi quel poco che mi rimaneva delle provviste che mi erano rimaste, le infilai nella bisaccia, recuperai il mio fidato coltello e partì a piedi. Ero intenzionato a fare tutto il perimetro del lago e magari cacciare un po’.
 
Verso  metà mattina non ero nemmeno arrivato a metà del mio percorso, il lago era davvero molto esteso con tante rientranze laterali nascoste dalla boscaglia, probabilmente avrei impiegato tutta la giornata per costeggiarlo tutto, ma il tempo era l’ultimo dei miei problemi, non c’era nessuno ad aspettarmi e a preoccuparsi del mio ritardo.. inevitabilmente i miei pensieri si posarono sui suoi occhi intensi, sulla sua bocca carnosa e le sue forme sinuose, la mia mente si riempì di lei, le mie narici del suo profumo e io fui travolto dai ricordi di quella magnifica giornata passata insieme.
 
Mi aveva completamente sconvolto la vita, era riuscita a farmi dubitare di me stesso, di tutto quello in cui credevo fortemente. Era riuscita a mettere le catene al grande seduttore Sebastian Smythe. Le catene …  quelle parole mi fecero uno strano effetto. Nessuno mi aveva mai imprigionato e questa prospettiva non mi piacque affatto. Di solito chi cercava di tarparmi le ali non finiva bene. Iniziai a dubitare sulle sorti della mia storia con Santana se iniziava a essere troppo possessiva o a impartirmi ordini a destra e a manca. Io non mi facevo dare ordini da nessuno, ero uno spirito libero e questo non sarebbe cambiato! Del resto se davvero mi amava come diceva mi avrebbe accettato così com’ero! Di certo non potevo stravolgere il mio modo di vivere per lei, avevo già modificato anche troppe cose da quando avevamo iniziato questa relazione!
Senza accorgemene stava tornando in me il vecchio Sebastian, lo stronzo senza cuore che non si lega a nessuno, quello che fugge dalle responsabilità e non si preoccupa di niente. E non ero sicuro di voler tornare quello che ero un tempo, a dir la verità non ero più sicuro di nulla e questa cosa non mi piaceva affatto. Cazzo cosa mi stava succedendo?! Era tutta colpa dell’amore! Io lo sapevo che c’era un motivo se me ne sono sempre guardato dall’affrontarlo! Niente è più come prima, tutto diventa più complesso e io stavo letteralmente impazzendo. Provai a cambiare filone di pensieri e concentrarmi sul magnifico paesaggio che avevo attorno: l’acqua del lago rifletteva come uno specchio tutto ciò che costeggiava la riva, creando un altro mondo sottosopra.
 
Continuai il mio cammino provando a non pensare a niente, i suoni della boscaglia mi facevano sentire meno solo e dopo altre due ore fui attirato da uno scrosciare ininterrotto d’acqua, sicuramente mi stavo avvicinando ad una cascata e decisi di andarle incontro per bearmi di un altro paesaggio magnifico della natura. Una volta arrivato ai piedi del muro d’acqua mi fermai per pranzare.
Avevo trovato un altro piccolo angolo di paradiso dove regnava una pace assoluta e la prima cosa che mi venne in mente fu di farlo vedere a Santana.. Fantastico sembravo un pazzo! Un pazzo che continua a cambiare idea nel giro di poche ore!
Avevo bisogno di distrarmi un po’ e magari tornare a casa con qualche bella lepre mi sarebbe tornato comodo anche per la cena e forse il pranzo del giorno dopo.
 
La mia battuta di caccia non fu molto proficua, riuscì a catturare solo una piccola lepre smilza. Non era proprio la mia giornata fortunata! Era ora di tornarsene a casa, avevo calcolato che con il mio passo svelto sarei riuscito a rincasare prima del tramonto, ma non avevo fatto i conti con uno stupido fiume che mi sbarrava la strada. Aggirarlo era fuori discussione così come attraversarlo senza bagnarmi. Ringraziai il fatto che sapessi nuotare bene, altrimenti avrei dovuto fare tutto il giro del lago a ritroso. Rimaneva però il problema di non far bagnare la bisaccia, la preda e magari anche gli stivali. Valutai la distanza dalla riva opposta e calcolai che con un bel lancio sarei riuscito a far cadere tutta la mia roba dall’altra parte. Così iniziai a togliermi stivali, giacca, camicia e cintura con il coltello da caccia. Infilai alla bella e meglio i vestiti e il coltello dentro la borsa, mentre gli stivali e la lepre li legai alla tracolla con la cintura. Feci oscillare il fagotto sperando di non sbagliare la mira e lasciai andare… lancio perfetto! Del resto non avrei nemmeno dovuto dubitare lontanamente delle mie capacità. Ora bisognava solo farsi una nuotatina da nulla e il gioco era fatto! Mi tuffai in tutta tranquillità, sicuro di attraversarlo in pochi minuti. Quanto mi sbagliavo! Non avevo tenuto conto della corrente forte che mi trascinava verso il lago allontanandomi dalla riva e dalle mie cose.
Dovetti sfruttare tutte le mie energie per riuscire a raggiungere la sponda e quando ci riuscì dovetti racimolare le poche forze rimaste per riuscire ad uscire dall’acqua ed arrampicarmi sul piccolo pendio dell’argine. Quando finalmente fui sull’erba sano e salvo mi lascia cadere supino sul prato per riprendere fiato. Come diavolo avevo fatto a non tener conto della corrente? E adesso dovevo anche risalire un po’ il fiume per recuperare la borsa prima che uno stupido animale selvatico decidesse di fregarmi la preda e portasi via tutta la borsa, perché sicuramente non si sarebbe preoccupato di slegare soltanto la lepre ma si sarebbe tirato dietro tutto. Con questa considerazione aumentai il passo sperando che la mia premonizione non si avverasse. Ma l’universo aveva deciso di essermi avverso quindi l’aspetto positivo era che quella maledettissima bestia non si era portata via tutto, quella negativa invece era che per recuperare la carcassa mi aveva strappato mezza borsa e la cintura!
Raccattai la mia borsa sbrindella, mi infilai gli stivali (miracolosamente intatti) e la camicia che non era più bianca come l’avevo lasciata, ma adesso era schizzettata di sangue della lepre e bava dell’animale ladro.
Fantastico! Adesso dovevo anche lavarmi la camicia se non volevo che rimanesse macchiata, manco fossi una domestica!
 
 
Blaine
 
Arrivato alla Casa Rossa iniziai a bussare alla porta principale, ma nessuno aprì, allora cominciai a chiamare il nome di Sebastian, ma neanche questo sortì alcun effetto. Cambiai lato della cosa, passando a bussare alla porta sul retro ma nessuno rispose. O Sebastian mi stava evitando oppure era andato a caccia. Optai per la seconda ipotesi e decisi di aspettarlo sulle scale della veranda.
 
Dopo due ore di attesa lo vidi arrivare dal limitare del bosco. Non riuscivo a capire, ma c’era qualcosa di strano nella sua figura, piano piano che si avvicinava lo misi più a fuoco e quando mi fu a pochi metri di distanza non potei trattenere una risata, del resto non avevo mai visto Sebastian Smythe conciato così: a petto nudo, completamente bagnato, i capelli tutti in disordine e i pantaloni molto aderenti alle gambe, su una spalla aveva la sua camicia anch’essa grondante d’acqua, mentre sotto l’altro braccio aveva la sua borsa mezza stracciata con tutta la roba all’interno che rischiava di cadere ad ogni suo passo. L’unica cosa intatta, o almeno normale, sembravano essere gli stivali!
 
-Seb che ti è successo? Stai bene?- non l’avessi mai detto! il suo sguardo mi fulminò all’istante e si abbatté su di me l’ira funesta di Sebastian (che era molto peggio di quella di Achille).
-Oh Anderson tu e le tue domande idiote non smettete mai di stupirmi! A te cosa sembra mi sia successo?! Ho deciso di farmi un bagno così da farmi fottere da un cazzo di animale selvatico la preda che ero riuscito a prendere, il quale per farlo a ben pensato di distruggermi la borsa e di pulirsi quel suo lurido muso sulla mia bella camicia bianca come se fosse un tovagliolo a sua disposizione! Quindi ho dovuto anche lavarmela per non lasciare quelle macchie di sangue sulla mia preziosissima camicia di lino! Perciò dimmi te Anderson se sto bene!-
-Direi che oggi non è proprio la tua giornata..- ma perché non me ne stavo zitto ogni tanto?!
-Ma dai! Non l’avrei mai detto! Pensa che io invece volevo eleggerla miglior giornata dell’anno! Sei proprio incredibile- ok avevo bisogno di un contrattacco altrimenti mi sarei dovuto sorbire un altro monologo pieno di insulti riservati esclusivamente a me
-Ti ho portato un po’ di cose da mangiare!- gli indicai la borsa piena di salumi, formaggi, vino e vivande varie. Guardò il cibo e poi me
-Allora qualcosa di giusto sei capace di farlo! Bene porta tutto dentro che ho fame. E già che ci sei stendimi ad asciugare questa.- mi lanciò in faccia la sua camicia fradicia
-Ti ricordo che non sono la tua domestica!- parole al vento, era già entrato in casa senza sentirmi. Ero tentato di lasciargli l’indumento arrotolato per terra, ma poi pensai che avrei solo peggiorato la situazione che era già di per se pessima. Stesi la camicia sulla veranda ed entrai.
 
Cenammo insieme in tranquillità, non volevo alimentare la sua rabbia per la giornata storta.
-Ho fatto preparare dai miei cuochi tutte le cose che so che ti piacciono, in più ho fatto aggiungere cibo che si mantenga nel tempo.- gli sorrisi
-Avresti fatto meglio a portare più vino e meno legumi.-il sorriso sparì dalla mia bocca e alzai gli occhi al cielo, possibile che non gli andava mai bene niente? Era così impensabile ricevere un grazie? Non mi sembrava di aver fatto qualcosa di sbagliato visto che si stava mangiando tutto con gusto.
-Allora Blaine perché sei venuto fin qui? E non dirmi solo per sfamarmi perché sai che non sai mentire.- ora o mai più, altrimenti ero sicuro che non sarei più riuscito ad introdurre l’argomento.
-Sospettavo che non avessi preso abbastanza provviste e non volevo far morire di fame il mio unico cugino. E poi ne ho approfittato per poterti chiedere maggiori informazioni sul mio prossimo incontro con Kurt, dove mi devo incontrare?-
-Mi sembra di avertelo già detto, al mercato!-
-Sì, bhè quello lo sapevo anche prima, ma sai il mercato è grande! Non posso girare in continuazione tra le bancarelle aspettando di vedere Lommel!-
-Come se avessi qualcosa di meglio da fare.- quella frase detta in modo così svogliato e annoiato mi fece innervosire, iniziavo a stancarmi di dover essere sempre a completa disposizione di mio cugino.
-Forse non ci crederai ma sì, ho altro di meglio da fare io! Non sono come te che passi le tue giornate a gozzovigliare da una parte all’altra. Io ho delle responsabilità, degli obblighi e dei doveri. Io sono quello che deve mandare avanti la baracca, perché sono l’unico nella nostra famiglia a cui importa di non andare in malora spendendo tutto il nostro denaro che hanno faticosamente guadagnato i nostri avi. Tra te e l’altro scapestrato di mio fratello, io sono l’unico affidabile che può garantire ancora un futuro alla nostra famiglia. Quindi scusami se ti chiedo dove diavolo devo andare per vedere Kurt, oltretutto per una cosa che interessa a te!- ogni frase che mi usciva fuori mi faceva salire allo stesso tempo la rabbia e il tono della voce, tanto farmi alzare dalla sedia e da gridargli letteralmente in faccia quel te, mentre Seb se ne stava zitto a fissarmi immobile. Passarono alcuni minuti di silenzio prima che mi dicesse qualcosa.
-Non me l’ha scritto. Ha detto solo di farti trovare tra una settimana esatta al mercato. Tutto qui- non potevo crederci che fosse stata davvero così vaga –ora se vuoi risederti, mi aiuti a finire questa bottiglia di vino e –
-No. Me ne torna a casa. Ciao Sebastian.- presi la mia roba e tornai da Niff.
 
Avevo bisogno di una cavalcata per scemare tutta la rabbia che avevo ancora in corpo, ma non stava funzionando. Ero ancora furioso per le parole di Sebastian, per la sua presunzione e lo ero anche con Santana perché era esattamente come lui e soprattutto ero arrabbiato perché non era giusto che tutte le responsabilità gravassero solo sulle mie spalle, quando in famiglia eravamo tre maschi adulti. Se fossi stato l’unico allora me ne sarei fatto una ragione e lo avrei anche capito, ma non era così. Eravamo in tre e l’unico che doveva sorbirsi documenti, carte geografiche e riunioni noiosissime ero solo io!
Non feci altro che rimuginare per tutto il viaggio e riuscì a trovare la pace solo grazie al sonno.
 
 
Santana
 
La mattina seguente venni svegliata da Britt che mi stava annunciando, scostando le tende e facendo entrare un fastidioso fascio di luce, che le mie richieste erano state esaudite e che a breve avrei incontrato gli Hudson.
Fantastico, adesso dovevo anche escogitare un modo per rimanere da sola con Finn al fine di manipolarlo a mio piacimento.
 
Mi lasciai vestire e curare mentre i miei capelli venivano acconciati da mani esperte, veloci e delicate.
Quando Brittany cominciò ad intrecciare la mia chioma nera le bloccai gentilmente un polso. Lei si fermò e mi guardò indirettamente, tramite il riflesso dello specchio. Le bisbigliai un aiutami e lei attese la mia prossima mossa.
Mi alzai silenziosamente e andai a recuperare la lettera per Finn. Nello stesso cassetto custodivo anche quella indirizzata a Sebastian, ma questo non era ancora il momento giusto per farla recapitare.
Presi quella busta che sembrava ricordarmi quanto mi sarei dovuta comportare meschinamente, e glie la porsi.
Lei mi rivolse uno sguardo confuso dopo aver letto a chi era indirizzata, così mi affrettai a spiegarle solo una parte della situazione.
-Otterrò una libera uscita, con Finn, queste sono le indicazioni per incontrarci. Fa in modo che riceva la lettera solo la sera stessa del nostro appuntamento e due ore dopo il tramonto.- 
La dama comprese l’importanza di quelle indicazioni e non osò controbattere, riponendo nella sua tasca la comunicazione per Finn.
Ritornai a sedere davanti alla specchiera per terminare la preparazione e dopo una decina di minuti i miei ospiti arrivarono.
Per l’evenienza venni scortata in sala, luogo prescelto per il ricevimento, dove le guardie assistettero al nostro incontro.
 
Mi sforzai di comportarmi in modo ingenuo e gentile con il padre di Finn, per riuscire ad acquistare un po’ di fiducia nei suoi confronti e dopo i soliti rituali di conversazione, venni interpellata per spiegare il motivo della loro convocazione.
Come potevo spiegargli  che provocando le guardie avevo ottenuto l’effetto contrario e ora dovevo trovare non solo il modo per sbarazzarmi di loro, ma anche di uno dei miei ospiti?
Diciamo che più che a parole passai ai fatti cominciando ad avvicinarmi a Finn cambiando atteggiamento e recitando al parte della ragazza sdolcinata e imbarazzante.
John comprese molto più velocemente di suo figlio le mie intenzioni e decise di lasciarci soli, richiamando i suoi uomini a se, senza però evitare di lanciarmi occhiate maliziose.
 
Il silenzio cadde su di noi molto velocemente e fu Finn a romperlo: -Che stai facendo?!- esclamò cercando inutilmente di liberare il suo braccio, al quale mi ero saldamente ancorata, dalle mie grinfie.
-Perché ti stai comportando in questo strano modo?- in tutta risposta strabuzzai gli occhi –Che ti prende, Santana?-
Potevo aver ingannato tutti gli altri, ma stranamente non c’ero riuscita con lui. Adottai il piano B e cercai di convincerlo spiegandogli in parte la situazione.
-Scusa, è che con il tempo ho capito che mi stavo comportando male con te e che vorrei provare ad esserti più che amica.- Calcai a fatica le ultime parole rabbrividendo al solo pensiero di essere riuscita a dire ad alta voce una frase del genere.
 
Dopo qualche attimo passato a fissarmi a bocca aperta Finn si riprese e mi dimostrò ancora una volta la sua rinomata intelligenza.
-Anche a me fa piacere passare del tempo con te come amica, ma non lo stiamo già facendo?-
Ok, tutto questo era inutile e controproducente, così decisi di passare alla maniere forti
-Finn sono veramente stanca di stare rinchiusa qui e mi sento un sacco controllata- cercai il suo sguardo per trasmettergli meglio il concetto. -insomma lo hai visto anche tu cosa mi è toccato fare per poter parlare un attimo con te, hai visto come mi trattano!- Sbottai incrociando le braccia al petto e sprofondando nel divano.
-Quindi vuoi uscire di qui?- annuii con decisione. 
-Ottimo allora usciamo adesso!- mi disse alzandosi in piedi.
Pessima, pessima idea, in questo modo stava sabotando il mio piano.
-No!!!- mi affrettai ad esclamare, mentre lui mi osservava perplesso.
- In… in… insomma non è il momento adatto, devo prepararmi e… e poi voglio portarti in un' posto particolare che può essere visto solo di sera.-
 
Ero riuscita a salvarmi all'ultimo e sperai che il ragazzo non si accorgesse del mio tentennamento iniziale.
 
-Mi porterai dove sei stata la sera che sono venuto a trovarti?- mi chiese speranzoso.
 
-Ovvio- gli risposi bonariamente. Ovvio che no, esclamai nei miei pensieri. Non lo avrei minimamente fatto avvicinare al mio rifugio e non avrei mai compromesso la sicurezza di Sebastian.
-E’ un posto molto speciale e non è facile da trovare- esordii incominciando ad inventarmi una qualche spiegazione assurda al mio comportamento.
-Facciamo così, visto che rimane vicino ai tuoi possedimenti ci troveremo direttamente la, così trascorreremo lì più tempo. Ti farò giungere una lettera che ti spiegherà come arrivare al luogo, ma non voglio che altri conoscano il posto quindi non devi farla leggere a nessuno e devi convincere tuo padre a liberarmi dalla scorta, per favore.- conclusi il mio discorso addolcendo il tono, come ero solita a fare quando volevo ottenere qualcosa.
 
Finn, come di consueto, impiegò qualche istante per recepire tutto il messaggio e annuì concordando con la mia idea.
 
Tutto finalmente sta procedendo per il meglio, pensai, entusiasta.
-Parlerò ora con mio padre.- mi disse serio. -Cercherò di convincerlo, ma devi promettermi che non uscirai senza il suo permesso e finché le cose non saranno messe in chiaro.-
 
Dopo quella che ai miei occhi sembrava la prima chiacchierata seria che avessi mai sostenuto con Finn, il ragazzo incominciò a discutere con il padre, spiegandogli la situazione e la condizione di mal contento generale che si era creata con la mia prigionia.
 Certo non fu facile riuscire ad ottenere nuovamente la libertà, ma dopo aver insistito a lungo, suo padre acconsentì.
Certo John non sembra molto convinto delle mie intenzioni, sicuramente era molto più sveglio del figlio, quindi decise di accettare le mie richieste con la condizione che non sarei uscita di casa fino a quella data e che da quel momento non mi sarei più allontanata di notte.
 
Potevo accettare con facilità quelle regole, poiché ero sicura che sarei riuscita a trovare un modo per raggirarle.
 
Dopo gli ultimi saluti ufficiali le guardie con un ordine del signor Hudson vennero fatte ritirare. Sembravano quasi contente di potersene andare da casa mia, forse perché avevo trasformato il loro soggiorno qui in un incubo, comportandomi sempre in modo isterico e intrattabile. Dovevo ammettere che mi ero divertita molto nel cercare di essere insopportabile, dopo tutto dovevo pur trovare un modo per ingannare il tempo.
 
Dopo quei pensieri mi rivolsi a Finn ribadendo la mia intenzione di dargli informazioni più dettagliate al più presto e lo accompagnai alla porta, osservandolo poi risalire sulla carrozza e allontanarsi dai miei possedimenti.
 
Richiusi la porta e mi ci appoggiai contro sospirando. Mi sentivo veramente stanca, non fisicamente, ma a livello mentale. Non era stato facile inventarsi delle scuse plausibili che riuscissero a convincere tutti, ma ne era valsa la pena.
Forse Finn credeva veramente nel nostro futuro, forse voleva davvero creare un vero rapporto con me.
Se non avessi conosciuto Sebastian a quella festa in maschera probabilmente adesso starei davvero cercando di farmi piacere quel ragazzo, che sembrava così incompreso. Soprattutto dopo averlo visto comportarsi in quel modo con suo padre, affrontandolo veramente per la prima volta, solo per cercare di farmi contenta e per uscire con me.
 
Se fossi stata al tuo posto non l'avrei mai fatto, dopotutto non mi ero mai comportata in modo gentile con lui e non mi meritavo la sua comprensione. Quasi, quasi mi dispiaceva dovermi prendere gioco di lui, ma Sebastian era una necessità che non potevo ignorare, era come l'ossigeno per me e avrei fatto di tutto per stringerlo di nuovo.
 
Ovviamente non potevo uscire di casa prima del prossimo incontro con Finn/Sebastian, per via di quelle stupide regole, ma finalmente potei abbracciare mio fratello e spiegargli per bene la mia diabolica idea.
 
 
Avere di nuovo attorno la figura di Kurt fu come una ventata di aria fresca, la sua presenza mi ero davvero mancata tanto, così come i suoi problemi assurdi che per lui erano vere e proprie tragedie.
Proprio ora mi trovavo stravaccata sul suo letto intenta ad ascoltare una di quelle sue avventure passate che mi dovevo essere persa.
-…allora dopo che mi hai dato la lettera…- stava bisbigliando tutto agitato
-…sono andato al mercato per consegnarla a Blaine.- lo guardai incitandolo a continuare.
 
-Ero nel bancone delle stoffe, mentre aspettavo di vederlo e tu sai quanto ami quel bancone.- Aveva ripreso a raccontare tutto sognante. 
-Avevo già racimolato un bel quantitativo di materiale, ovviamente solo per poter motivare la mia uscita mattutina.-
 
Kurt stava cercando di scusare la sua dipendenza da quella bancarella e la sua ossessione convulsa nel voler acquistare di tutto, in altri casi gli avrei fatto notare quanto sembrasse finta quella scusa, ma questa volta mi limitai a sorridergli e a spronarlo a continuare.
 
-Mi stavo guardando intorno, per portare a termine la missione e poi l'ho visto e non ho capito più niente, letteralmente! Mi sono affrettato a passargli la lettera, ma giustamente quando l’ho spintonato non ha capito le mie intenzioni.
Così me ne sono andato e mi sono voltato per indicargli con lo sguardo la sua tasca, ma lui è diventato inspiegabilmente tutto rosso e io non volevo farlo imbarazzare così una volta che ha capito cosa avevo fatto, mi sono affrettato a tornare dalle mie stoffe per potermene finalmente tornare a casa e concludere quella assurda situazione.
Ho afferrato le prime cose che mi sono capitate sottomano e sai che cosa ho comprato? -
Kurt aveva appena fatto un lunghissimo e bizzarro monologo e ora pretendeva da me una risposta sensata alla sua domanda, ma non riuscivo proprio a capire dove volesse arrivare, essendomi persa la metà del discorso.
Non feci in tempo a replicare che sbuffò contrariato al mio silenzio.
 
-Della iuta! Ho comprato della iuta, cioè non esiste San, capisci è inconcepibile, cosa ci faccio con la iuta?! E’ utile solo per i sacchi di patate e io l’ho pagata un patrimonio!-
 
-Adorabile- esclamai, interrompendo quello che ormai era diventato uno sproloquio.
-No, Santana. Non c'è niente di adorabile nella iuta.- Mi ammonì con tono serio.
-Ma io non mi riferivo alla la stoffa, ma a voi due sciocco!- Kurt rimase interdetto per un attimo, poi mi fissò sconvolto.
 
-Non c'è nessun noi due, San e non è divertente. Ci sono solo io che sono un povero sciocco.-
-Secondo me gli piaci.- dissi cercando di incoraggiarlo. –Insomma ti guarda come se fossi chi sa chi. Nelle poche volte che vi ho visto assieme, l’ho sorpreso ad osservarti sempre.-
Mio fratello a quelle parole arrossì vistosamente così approfittai per lanciargli una piccola frecciatina.
-Secondo me la prossima che lo colpisci dovresti mirare un po’ più in basso.- Bisbigliai, scoppiando a ridere nel vederlo imbarazzarsi ancora di più.
 
-Santana!- mi sbottò contro.
-Dicevo per dire.- gli risposi portando le mani davanti a me, come per proteggermi dalla sua ira.
-Guarda che non ci vado al mercato sabato, così impari!- mi minacciò.
Lo guardai male, pronta a replicare.
-Scherzavo.- si affrettò a rispondermi  -ma non farci l’abitudine, non sono un postino!.-
 
 
Blaine
 
Mancavano due giorni al mio secondo incontro con Kurt e io non sapevo ancora come fare ad imbattermi con lui facendolo sembrare una coincidenza e allo stesso tempo cercandolo volutamente tra la folla, oltretutto senza passare l’intera giornata tra le bancarelle, i venditori urlanti e la gente che ti spintona.
Dopo il litigio con Sebastian ero stato tentato di mandare tutta questa situazione al diavolo e non fare più niente per quel viziato egocentrico, ma poi il mio lato buono ha ripreso il sopravvento e mi sono ri-ritrovato in mezzo ai suoi casini! L’unica nota buona è che avrei rivisto Kurt… Kurt e i suoi occhi di ghiaccio, la sua pelle marmorea, bello come un adone greco... Interruppi i miei pensieri prima che prendessero una piega proibita alla mia immaginazione, perché sarebbe stato talmente impossibile che mi sarei solo fatto del male psicologico.

Tornai a meditare ad una soluzione per il mio incontro cercando di non focalizzarmi sulla persona con cui mi sarei incrociato ma sul problema di non avere un luogo e orario preciso. Alla fine optai per andarci la mattina, così come era mio solito andarci con Sebastian prima di tutto questo stravolgimento e come nostro solito incontravamo i Lommel e li insultavamo.
Mentre finivo di formulare il mio ragionamento entrai nel mio studio, dopo giorni che lo avevo evitato preferendo il campo di allenamento dove sfogare la mia frustrazione contro il sacco di sabbia. E fui attirato da un foglio, ingiallito dal tempo, sulla mia scrivania, il quale non doveva assolutamente essere lì. Mi avvicinai per capire di cosa si trattasse e il sigillo della mia famiglia, in basso a destra, non mi fece presagire niente di buono. Diedi una rapida occhiata a come era impostato il documento senza leggerlo attentamente e capì subito che doveva far parte di quella pila insormontabile di scartoffie per il censimento che coprivano il tavolo settimana scorsa, ma questo non l’avevo visionato!

Con la coda dell’occhio vidi una domestica passare davanti alla mia porta
- Mary!- la ragazza si fermò all’istante, per poi avvicinarsi all’uscio
-Sì, Signor Anderson?-
-Hai pulito tu il mio studio ieri?- la giovane si agitò un po’
-Sì, Signor Anderson.-
-E hai messo tu questo foglio sulla mia scrivania?- gli feci vedere il pezzo di carta che avevo in mano
-Sì, Signore.-
-E dove l’hai trovato?- la ragazza continuava a tenere il capo basso, timorosa
-Era sotto la sua scrivania, l’ho trovato mentre lavavo il pavimento.- come diavolo aveva fatto a finire sotto la scrivania? E come avevo fatto a non accorgermi che mi era caduto un foglio? Ripercorsi mentalmente tutto il tempo che avevo passato su quel lavoro, cercando di capire quando poteva essermi caduto. Stavo quasi per arrendermi quando mi venne in mente il flash di Kurt che mi tirava i sassi alla finestra e io, aprendola, facevo entrare una folata di vento che mi aveva sparpagliato tutti i documenti per la stanza. Per la fretta non li avevo raccolti ma quando ero tornato per finire il lavoro erano tutti sulla scrivania, tutti tranne, evidentemente, questo!
Quando rialzai gli occhi dalla carta ingiallita vidi che Mary era ancora sulla porta. Mi ero dimenticata di lei!
-Ok ti ringrazio, puoi andare.-
-Sempre a sua disposizione.- mi fece un cenno con il capo e si avviò nel corridoio.
Prima di sedermi, tirai fuori le mappe segnate per poter incorporare anche quell’ultimo elemento e finire definitivamente quel maledetto lavoro di censimento.

Quando iniziai a leggere il documento non potei far a meno di strabuzzare gli occhi. Ero incredulo e allo stesso tempo stupito, più andavo avanti a leggere e più la mia mente si riempiva di immagini, idee ed incominciai a capire. Era come l’ultimo tassello di un mosaico, quello fondamentale per fari vedere l’immagine completa, in grado di  farti comprendere tutto il disegno. Mi spostai sulla grande carta che avevo srotolato sul tavolo e con l’inchiostro rosso cerchiai tutta la zona delle terre di nessuno, quella dove in questo esatto momento Sebastian aveva deciso di isolarsi e all’interno scrissi solo una parola: faida. Quel terreno era la causa della guerra tra la nostra famiglia e i Lommel. Quella terra contesa da entrambi e che alla fine non  era di nessuno. Anni, generazioni di litigi solo per un pezzo di terreno. Mi sembrava una cosa così stupida! Anche perché non era un problema insormontabile, bastava semplicemente un matrimonio combinato tra le due famiglie e il gioco era fatto. La contesa si sarebbe dissolta perché quel pezzo di contea sarebbe diventato di entrambi, anzi avremmo avuto il monopolio dell’intera contea! Entrambi ci saremmo arricchiti e avremmo aumentato il nostro potere.

Inevitabilmente pensai subito a Sebastian ed a Santana, il loro matrimonio sarebbe stato l’ideale, avrebbe risolto tutti i problemi, avrebbe portato la pace e cosa ancora più importante e rara: sarebbe stato un matrimonio d’amore!
Peccato che la Lommel fosse già promessa sposa ad Hudson! Non avevo niente contro quel gigante di Finn, mi sembrava una brava persona, ma suo padre proprio non lo sopportavo! Sarebbe stato bello riuscire a sbarazzarsi di loro e far sposare i due innamorati così da sistemare tutto. In quell’istante mi venne la malsana idea di farlo sul serio, ma da solo non avrei fatto molto, avevo bisogno di un aiuto e forse sapevo anche dove trovarlo..
 
 
Kurt

Erano trascorsi tre giorni da quando Santana mi aveva spiegato il piano reale, fino a questo momento ne avevo conosciuto solo alcune sfaccettature, non avendo visto il contenuto delle lettere.
 
Mia sorella mi aveva anche parlato della falsa lettera, così mi piaceva definirla, data a Finn.
Trovavo geniale e banale allo stesso tempo l’idea di dare a lui indicazioni errate mentre Santana se la spassava con Sebastian.
Solo i più stupidi ci sarebbero cascati, ma dopotutto stavamo parlando di Finn Hudson e lo avevamo capito tutti che non era una cima.
Molto probabilmente avrebbe creduto alle indicazioni di Santana, soprattutto se era una persona che non era abituata viaggiare da sola.
 
 
Tutto stava procedendo come avevamo prestabilito e anche se non concordavo con l'idea di una nuova fuga di mia sorella, avevo imparato che quando si fissava in qualcosa non era proprio il caso di cercare di farle cambiare idea e intromettersi. O eri con lei o contro di lei.
Di Brittany potevo dire lo stesso? Si sarebbe allenata con noi o ci avrebbe tradito non recapitando la lettera a Finn?
 
Santana continuava a sostenere che potevamo fidarci di lei visto che non sapeva che avevamo un piano secondario, supponendo di aver ricevuto solamente una lettera d’amore e che quindi non correvano grossi rischi nel fargliela recapitare.
 
Sapevo solo con certezza che se qualcosa fosse andato storto sarebbe sicuramente toccato a me o a Blaine risolvere il problema.
 
Blaine che proprio adesso era comparso nel mio campo visivo al centro della piazza.
Era proprio bello, una di quelle bellezze particolari, con i capelli sempre scompigliati e arruffati e uno sguardo vivido, sempre allegro.
Mi immaginai solo per un attimo con le mie mani sul suo volto e lui che mi sorrideva di rimando.
 
Mi riscossi da quella fantasia quando mi accorsi che era diventata realtà, a parte per la storia delle mani, abbassai velocemente lo sguardo sperando che non si accorgesse che lo stavo fissando con aria sognante.
 
Imbarazzato per essere stato colto in fragrante, mi incamminai verso di lui, abbassando il braccio e lasciandomi scivolare in mano la lettera custodita fino ad allora nella manica.
Ero pronto ad agire velocemente così come avevo fatto la volta scorsa. Lo schema era semplice e sempre lo stesso: incontro/scontro e busta nella tasca. Sarebbe stato veloce e indolore.
 
Appena fui a qualche centimetro da lui, Blaine però fece qualcosa che mi lasciò completamente allibito.
Invece di avvicinarsi a me con il busto per lasciarsi passare il foglio bianco, tese il braccio congiungendo la sua mano con la mia e soffermandosi qualche secondo in più del necessario ai fini dello scambio.
 
Bastò quel lieve contatto per provocare in me una scarica di brividi misti all’adrenalina.
Dovevo rimanere concentrato, ma non ci riuscivo proprio. Così come non riuscivo a capire per quale motivo Blaine avesse deciso di reagire così e sotto agli occhi di tutti. Non gli importava cosa la gente pensasse di me? Dopo tutto doveva conoscere per forza le voci che circolavano, seppur non più così tanto pubblicamente, sul mio conto.
 
Avevo capito subito che Blaine non era superficiale come le altre persone ed ora a causa sua ero riuscito a prendermi una clamorosa cotta.
Avrei dovuto odiare qual ragazzo, ma non riuscivo a fare altro che adorarlo ogni giorno di più.
Che i Lommel avessero qualche tipo di problema genetico?
Se quello di Santana era un amore proibito il mio non poteva nemmeno essere immaginato.
Se agli occhi degli altri sarei sembrato un mostro figuriamoci che cosa avrebbe pensato lui, che si era sempre dimostrato gentile nei miei confronti.
Sicuramente non poteva condividere quel tipo di sentimenti verso di me, sicuramente la sua era solo carineria e cortesia, non significava nient’altro, così come non significava nient’altro questa stretta di mano.
 
Interruppi la connessione fare le nostre mani e mi allontanai senza voltarmi questa volta non per non destare sospetti, ma per non far notare il rossore sulle mie guance e il sorriso a trentadue denti stampato sul mio viso
 
 
Blaine
 
L’avevo visto in lontananza, come la prima volta, ma adesso sapevo che stava venendo da me, che doveva passarmi un altro messaggio per Sebastian da Santana, che noi eravamo solo due messaggeri, estranei e partecipanti allo stesso tempo a questa vicenda amorosa. Sapevo che mi avrebbe spalleggiato come l’altra volta e che con questa scusa mi avrebbe recapitato la busta, infilandomela nella tasca. E allora perché gli ho allungato la mano? Perché ho avuto l’irrefrenabile impulso di stringergliela leggermente, con la ruvida carta a frapporsi tra noi, tra le nostra dita. Quel tocco mi aveva passato una scarica elettrica di adrenalina e non solo. Mi aveva fatto accelerare il battito cardiaco, come dopo una lunga corsa, mandando in confusione il mio cervello. Appena interruppe il contatto io strinsi forte la busta, accartocciandola leggermente e infilandola subito al sicuro nella tasca dei pantaloni. E poi non resistetti, mi voltai sperando che lo facesse anche lui. Speranza vana. Kurt continuò la sua strada imperterrito, senza guardarsi indietro e io non potei specchiarmi nei suoi occhi cristallini.
 
 
Sebastian
 
- C’É POSTA PER TEEE!!!!!- questo grido accompagnato da un ininterrotto bussare alla porta, mi fece cadere il coltello dalle mani facendomi tagliare un dito. E la causa di tutto questo baccano poteva essere attribuita solo ad un’idiota di mia conoscenza: Blaine! Mi alzai dalla  sedia sperando che quel demonio peloso non spuntasse da un angolo all’improvviso rubandomi il pranzo.
 
- SEB MI SENTI??- aprì di botto la porta facendo sbilanciare mio cugino che si era ritrovato senza un appoggio all’improvviso
- SI, ti sento! Quindi smettila di urlare come un’aquila e di far rumore come se tutto il mercato mi fosse piombato nell’ingresso! E poi cos’è tutta questa allegria? Tu non eri quello arrabbiato con me?!-
- Infatti lo sono ancora, ma sai che mi piace aiutare chi è senza speranze come te. E soprattutto più favori ti faccio altrettanti me ne dovrai tu! Quindi alla fine mi conviene eccome.- lo guardai poco convinto
- Sputa il rospo Anderson! Cos’è che ti riempie di così buon umore? Solo qualche giorno fa mi sbraitavi contro perché non volevi farmi da postino e adesso sei tutto allegro e contento di esserti trasformato in un piccione viaggiatore.-
- Te l’ho detto Seb, io faccio un favore a te, tu fai un favore a me. È semplice!- certo come no! Perché lui crede che io sia così cretino da bermi questa balla?!
- Si si come vuoi tu. Ora dammi la mia lettera.- allungai la mano, lui si frugò nelle tasche e poi tirò fuori una palla di carta accartocciata e me la mise sul palmo.
- E questa cos’è?-
- La tua lettera da parte di Santana.- mi guardava senza capire
-E questa ti sembra una busta?- gli misi sotto gli occhi la palla stropicciata che mi aveva dato
- Bhè.. diciamo che ha avuto un piccolo incidente di percorso dovuto allo spintonamento e dall’occultazione veloce e-
- Basta così, non voglio sentire cos’hai combinato con la mia lettera! Spero solo che la prossima volta mi arrivi in condizioni migliori. Anzi è meglio per te che non mi arrivino più in queste condizioni!- delicatamente lisciai la carta per poter estrarre il foglio e leggere le parole di Santana
- La prossima volta? E chi ha detto che ci sarà una prossima volta?- lo ignorai - Seb? Sebastian!- avevo bisogno di pace per poter leggere e capire bene la prossima mossa, così uscì dalla porta sul retro e andai a sedermi su un tronco caduto vicino alla riva del lago.
 
“Mio caro Sebastian
Il mio periodo di reclusione mi ha fatto desiderare di passare con te ancora più tempo del solito. Sono riuscita a liberarmi della scorta, quindi con uno stratagemma sicuro potremmo incontrarci e trascorrere insieme tutta la notte fino all’alba. Ti raggiungerò sabato, partirò quando il sole incomincerà a tramontare.
Non vedo l’ora di rivederti.

Sempre tua, Santana”

 
La lessi due volte per essere sicuro di aver colto tutto e soprattutto per accertarmi che dicesse che arrivava proprio stasera! Stasera! Non potevo ancora crederci. La mia attesa stava per giungere finalmente al termine, solo altre poche ore e poi sarebbe stata tra le mie braccia. Dovevo subito organizzare tutto alla perfezione: la cena, la casa, tutto! Per prima cosa era meglio preoccuparsi della cena, non ero sicuro che mi fossero rimaste abbastanza provviste; poi sarei passato alle stanze.
 
Guardai il lago davanti a me, con le montagne sullo sfondo e il sole ancora troppo alto per la mia pazienza. Era meglio che mi mettessi subito all’opera altrimenti il tempo non sarebbe mai passato.
Quando tornai in casa Blaine era sul divano improvvisato e stava fraternizzando con il mio nemico numero uno.
- Oh Anderson, visto che sei ancora qui puoi darmi una mano! E smettila di dare false speranze a quel sacco di pulci, tanto non gli darò mai quello che vuole!- Blaine mi guardò senza capire
- Ma Seb, lui vuole soltanto un po’ di compagnia e qualche coccola ogni tanto. Non credo che-
- Non farti ingannare. Lui vuole solo scroccare il cibo e un posto caldo in casa. E a me non sono mai piaciuti gli scrocconi opportunisti. Quindi sbattilo fuori  o lo farò io.- prese in braccio quel demonio peloso e si avviò fuori sussurrando al gatto
- Tranquillo fa il duro ma in fondo ha un cuore tenero. Vedrai che alla fine smetterà di fare lo stronzo egocentrico e ti tratterà bene-
- Ti sento Anderson! E anche se quello è uno stupido felino , lo capisce anche lui che gli hai appena detto una gigantesca balla!- andai verso la credenza sperando che la mia supposizione sul cibo rimasto fosse errata
 
- Bhè puoi sempre offrirgli una cena a base di croste di formaggio e bottiglie di vino vuote.- fulminai con lo sguardo mio cugino che era tornato alle mie spalle, dopo aver sbattuto fuori la bestia
- Anderson, tu e il tuo sarcasmo non siete graditi. A meno che non vi rendiate utili procurando del cibo decente entro stasera. E comunque ti ricordo che se sono a corto di viveri è solo colpa tua che me ne hai portati troppo pochi!- ignorai la sua alzata degli occhi al cielo e il suo sbuffare scocciato
-Potremmo andare a caccia o a pesca e magari troviamo qualche albero da frutto qui in giro.-
-Ecco questa è un’idea migliore.- chiusi di botto le ante della credenza così da nascondere il poco cibo rimasto alla piaga pelosa – Spero che tu abbia dietro il tuo fucile, perché non ho intenzione di prestarti il mio. Andiamo!-
 
Visto che odiavo immensamente la pesca e il suo inutile attendere che uno stupido pesce abboccasse all’amo, partimmo subito per una battuta di caccia. La selvaggina non mancava e oramai sapevo benissimo quali erano i posti più fruttuosi e quelli invece da evitare in tronco. Posizionammo qualche trappola in punti che sapevo fossero strategici e continuammo il cammino nel sottobosco, in cerca di funghi e magari qualche frutto di bosco come more, lamponi o mirtilli.
 
- Sarebbe perfetto riuscire ad abbattere un bel cervo.-
- Peccato che in questa zona sono rari.- Blaine mi guardò sorpreso
- E tu come fai a saperlo?- possibile che dovevo spiegargli sempre tutto?!
-Secondo te cosa ho fatto in tutti questi giorni, qui da solo?-
- Mmm… masturbazione?- scoppiò a ridere e io non potei credere che l’avesse davvero detto, Blaine il santerello che dice quelle cose?! Che diamine era successo in città durante la mia assenza?
- Certo come no! Mi dispiace ma io non ne ho bisogno, a differenza di qualcun altro qui.- mi guardò storto senza rispondermi. Voleva fare il superiore con me, quando era stato lui ad introdurre l’argomento. C’era qualcosa sotto e io iniziavo ad avere una pallida idea di cosa potesse essere.
 
Ci stavamo allontanando molto dal lago, addentrandoci sempre di più nel bosco, in una zona che non avevo esplorato.
- Hey Seb, sai ancora dove stiamo andando vero?-
- Per chi mi hai preso, ovvio- che no! Non avevo la minima idea di dove ci trovassimo e forse sarebbe stato meglio fare retro front, altrimenti non saremmo mai tornati indietro in tempo. E poi così immersi nel bosco non riuscivo a capire  che ore fossero. Cominciai a guardarmi intorno cercando uno spiraglio tra le fronde, per poter vedere a che altezza fosse il sole e farmi un’idea.
 
- Sebastian! Vieni qui subito! Credo di aver trovato qualcosa di interessante!- mi voltai verso Blaine, o meglio verso il punto in cui tre secondi prima c’era mio cugino ma che adesso era vuoto.
- Dove diamine sei?-
- Sono qui. Segui la mia voce, sono al limitare del bosco!- perfetto adesso dovevo seguire le voci! Ma perché, perché a me? Mi incamminai per raggiungere quello sciagurato di mio cugino e lo trovai al limitare del bosco, fermo imbambolato a fissare qualcosa dritto davanti a se.
- Anderson ti ricordo che non stiamo giocando a nascondino!- ma lui non mi rispondeva, così seguì il suo sguardo e davanti a me si manifestò un altro spettacolo della natura: un bellissimo campo di peschi e albicocchi in fiore e alcuni avevano anche dei bei frutti sui rami, il prato verde era coperto da un tappeto di petali rosa e bianchi che parevano di velluto.
- Credo che per la frutta siamo a posto.- sorrisi compiaciuto
- Lo credo anch’io.-
 
 
Santana
 
Non avevo sbandierato ai quattro venti il mio “appuntamento con Finn”, o meglio non ne avevo avuto il tempo.
Non appena mio padre, tornato dalla sua battuta di caccia, aveva notato e domandato subito con tono preoccupato, che fine avesse fatto la scorta e scoperto della mia uscita, l'atmosfera in casa era totalmente migliorata.
 
Gli avevo dovuto spiegare, che per volere di John Hudson, ancora non potevo uscire in luoghi pubblici, ma una volta annunciato che l'appuntamento era stata una mia idea, aveva battuto le mani, mi aveva dato un bacio sulla nuca e si era complimentato per il ritorno in carreggiata. “Questa è la mia bambina”, mi aveva enunciato con tono solenne.
 
Ecco perché adesso, già preparata, me ne aggiravo tranquillamente per casa impartendo l'ordine ai domestici di prepararmi Quinn per il viaggio.
Avevo spiegato a tutti che avrei raggiunto a metà strada Finn, perché mi doveva portare in un posto particolare e che non sapevo quando sarei rincasata.
Questa informazione non aveva particolarmente turbato nessuno, soprattutto mio padre che sembrava felice della mia uscita.
Un altro tassello del mio piano era andato al suo posto e ora avevo anche la possibilità di stare fuori tutta la notte senza dover preoccuparmi di tornare di nascosto la mattina presto, infatti avevo scritto a Sebastian che avevo intenzione di restare fino alle prime luci del giorno successivo.
 
 
Montai in sella e fremetti all'idea di poter riabbracciare la mia anima gemella.
Il viaggio era lungo, ma io mi ero presa un vantaggio posticipando la ricevuta della lettera di Finn di due ore, in modo che uscisse per incontrarmi più tardi.
Per questo dovevo ringraziare Brittany che aveva capito perfettamente le mie intenzioni e sembrava molto volenterosa nell'aiutarmi, pur non sapendo niente dell’incontro.
 
Incominciai a cavalcare più veloce avendo già superato i campi nei pressi della mia abitazione, quando mi sorpresi a sorridere raggiante; principalmente per due motivi: il primo era la sensazione di libertà che stavo provando, mentre il secondo era l'idea della reazione di Finn alla lettura della mia lettera.
 
Mi ero divertita molto nell’essere il più confusionaria possibile nell’impartire ordini e indicazioni a casaccio.
Me lo immaginavo reagire con stupore e in modo sconcertato, quando si sarebbe trovato, dopo essere stato in giro per tutta la città, nel quartiere a luci rosse dove ero capitata durante la mia ricerca dell’identità del cavaliere misterioso.
 
Quello si che era stato un momento davvero strano della mia vita, mi ero aggrappata fortemente alla speranza di essere felice, ma allo stesso tempo ero preoccupata per quello che sarebbe stato di me.
 
E invece eccomi qui, pronta a sentirmi accettata e capita. Non avevo solo trovato un'intesa fisica, ma ero riuscita a connettermi con Sebastian anche ad un livello mentale. Ero pronta a lottare per lui, a condividere con lui tutto quanto, ogni parte della mia vita.
 
Volevo Sebastian così tanto che mi faceva male la sua assenza, ma continuavo ad essere preoccupata della nostra situazione.
Se si fosse stancato di me? Non perché ero inferiore in bellezza alle altre donne, ma perché la nostra relazione era piena di mistero e di sotterfugi.
Era unica nel suo genere e per me era speciale per quello.
 
A breve avrei dimostrato a Sebastian quanto ci tenevo a lui, a noi.
Non me lo sarei lasciato scappare tanto facilmente.
 
Persa nei miei pensieri non mi ero resa conto del silenzio che mi circondava.
Il bosco, per me, aveva sempre avuto questo fascino. Era un luogo magico che proteggeva le forme di vita che vi abitavano, amplificando i rumori di chi estraneo vi si addentrava.
 
Gli zoccoli di Quinn entravano in collisione veloci con il terreno e il loro rumore riecheggiava intorno a me, accompagnato dai versi degli animali e dal loro fuggire alla scoperta della nostra presenza.
 
Per me tutto questo non era solo rumore, era una musica, con ritmo preciso che accompagnava le mie riflessioni abbandonate come una scia dietro di me lungo il sentiero già percorso.
 
Mi era bastato solo un viaggio e la mia mente aveva impresso a fuoco, al sicuro, la direzione e la strada che dovevo seguire.
Osservai come la luce stava velocemente calando, molto più drasticamente di quando faceva quando ero in città, e il buio prendeva il sopravvento aiutato dall’ombra che gli alberi proiettavano sul suolo.
 
Sollecitai Quinn  ad aumentare il passo desiderosa di arrivare il prima possibile.
La cavalla mantenne con facilità l'andatura frenetica che le avevo imposto e dopo un'ora di galoppo cominciai a vedere gli alberi diradarsi e la radura incominciare a sostituire la boscaglia.
-Ci siamo quasi- dissi ad alta voce sia per me che per Quinn rompendo il mio silenzio.
 
 
Sebastian
 
Ormai il sole era tramontato e io stavo aspettando impazientemente la mia Santana. Avevo cacciato via Blaine un paio di ore prima, non volevo che gironzolasse in casa quando sarebbe arrivata la mia ospite, naturalmente avevamo già finito di riordinare la casa e di preparare la cena.
 
Guardai un’ultima volta il tavolo apparecchiato, con il vaso pieno di fiori che Blaine aveva deciso di mettere a tutti i costi. Era convinto che dava un tocco di colore in più alla tavola e che sicuramente Santana avrebbe apprezzato il gesto romantico. Non capivo come un mazzo di fiori di campo su una tavola potesse essere un gesto romantico, ma non obiettai, del resto io non ero pratico di queste cose!
Dopo essermi assicurato che quella piaga pelosa non fosse nei paraggi dentro casa, uscì per aspettarla, seduto sulla staccionata con lo sguardo rivolto verso il limitare del bosco.
 
La mia attesa fortunatamente non durò a lungo, dopo qualche minuto spuntò dagli alberi la mia dama misteriosa, bella come sempre se non di più. Scesi dalla staccionata e aspettai che smontasse da cavallo per rivolgerle la parola dopo una settimana di silenzio
 
- In ritardo come al solito Lommel!- mi guardò malissimo
- Vedo che la cavalleria non è ancora il tuo forte Smythe!- ghignai come mio solito alle sue battute acide
- Così come il tuo smontare da cavallo.-
- Smythe perché invece di dire cazzate non utilizzi quella boccaccia che ti ritrovi per qualcosa di più utile all’umanità?- in un attimo feci combaciare le nostre labbra, stingendola a me, e non la lasciai finché entrambi non finimmo l’ossigeno – Ecco! Questo è un ottimo utilizzo!- le sorrisi soddisfatto
- Ora se Milady mi vuole seguire in casa, la cena la sta aspettando.-
 
Appena entrati in casa quella bestiaccia nera spuntò fuori da non so quale angolo remoto della casa.
-Smooth!! Oddio quanto mi sei mancato. Vieni piccolo, vieni da me.- come facesse Santana ad adorarlo mi era ancora un  mistero e mi complicava anche le cose. Di sicuro non potevo sbatterlo fuori di casa adesso che l’aveva visto e mi toccava sopportarlo per tutto il tempo e condividere con lui le attenzioni di San, maledizione a Blaine che non l’aveva cacciato subito!
 
Quando finalmente mise giù quel sacco di pulci si accorse di me e della bellissima tavola che aveva imbandito solo per lei.
- Allora che te ne pare?- le indicai il lavoro di Blaine
- Seb quei fiori sono stupendi.- si avvicinò al vaso annusando il suo contenuto – ed hanno un profumo buonissimo-
- Sapevo che ti sarebbero piaciuti! Li ho colti io stesso.- mi guardò diffidente
- Tu che cogli dei fiori?-
- Cosa c’è che non va? Dovresti saperlo che sono ricco di sorprese!- le feci l’occhiolino – ed ora non sei curiosa di provare la mia cucina?-
- A dire il vero no!- scoppiò a ridere – ma farò uno sforzo!-
- Bhè puoi sempre tornare a casa e cenare con il tuo balenottero preferito! A proposito come hai fatto a liberarti di lui e dei suoi cani da guardia?- ci sedemmo a tavola e iniziò a raccontarmi tutto quello che le era successo in quella settimana, dalla prigionia forzata in camera sua, all’incontro con Finn e suo padre fino alle doppie lettere
- Sono curioso, dove l’hai mandato? O lo stai facendo girare intorno all’infinito?- mi guardò con sguardo innocente, ma che velava della sana perfidia
- Oh bhè, diciamo che se si ritrova davanti un edificio squallido con una scritta sbiadita è arrivato a destinazione!-
- Non l’avrai mica mandato da Madam Lorìn!- diede una piccola alzata di spalle e sul suo volto spuntò quel sorrisetto perfido che prima era solo velato. Non potevo crederci, scoppiai a ridere a crepapelle e dopo poco lei si unì a me.
 
Sentivo che era la mia anima affina, lei era esattamente come me: stronza, bellissima, che sa sempre quello che vuole e lo ottiene con le buone o le cattive. Ero sempre più sicuro di starmi innamorando di lei e non volevo più che se ne andasse, non volevo lasciarla più. E questa volta ero intenzionato davvero a non farla andare via. Non sarebbe stato più solo una mia fantasia. Santana sarebbe rimasta con me sempre!
La guardai, stava ancora ridendo, inchiodai i miei occhi ai suoi, le sorrisi dolcemente e
- Scappiamo.- mi guardò seria un attimo, forse per capire se la mia proposta fosse uno scherzo o meno
- Va bene.- va bene quelle due parole risuonarono nelle mie orecchie e si impressero nella mia memoria. Le avevo proposto una follia e lei aveva accettato subito, senza pensarci troppo. Si sarebbe buttata nell’ignoto insieme a me e non aveva paura di quello che le sarebbe potuto succedere, delle conseguenze che sarebbero scaturite dalla nostra pazzia
- Ma prima devo salutare Kurt. Non me lo perdonerebbe mai se sparissi senza prima salutarlo un’ultima volta.-
- Ok.-
 
 
Santana
 
Io e Sebastian avevamo finito a malapena  di cenare e avevamo abbandonato piatti e stoviglie varie ancora sporche sul tavolo.
Non ci importava un bel niente dell’ordine e della pulizia, desideravamo semplicemente dedicarci a noi e condividere l’euforia che provavamo all’idea di fuggire assieme.
Non avevamo ancora parlato di come ci saremmo organizzati per andarcene, anzi non avevamo parlato per niente. Dopo aver insistito nel comunicargli che dovevo avvisare prima mio fratello Sebastian si era alzato dalla sedia di fronte a me e mi aveva afferrato per un polso.
 
Ero rimasta interdetta dal suo gesto rude e deciso, ma avevo compreso subito dopo le sue intenzioni. Io e Seb eravamo fatti così, non avevamo bisogno di spiegazioni e chiarimenti, ci bastava un attimo assieme per capire quello che entrambi desideravamo.
 
Così mi aveva fatto alzare, avevo cercato di opporre resistenza, giusto per movimentare la situazione e stare al gioco.
Ad entrambi piaceva avere il controllo, a volte spingendosi un po’ oltre al consentito e facendosi mettere subito in riga dall’altro.
Lo sguardo carico di lussuria che mi rivolse, non ammetteva ulteriori obiezioni, così mi affrettai ad alzarmi e ad avvicinarmi alle sue labbra.
Quando fui ad un soffio dal farle scontrare con le mie, mi tirai indietro e mi avventai sul suo collo, succhiando avidamente la sua pelle.
Il rifiuto di quel bacio e le attenzioni che gli stavo rivolgendo ora, provocarono nel mio uomo una reazione evidente, che mi fece notare subito stringendomi con forza a se.
 
Mi beai di quella situazione per qualche istante, poi mi feci trascinare con facilità via dalla cucina.
I nostri movimenti erano affrettati e imprecisi, ma non ci importava gran che di fare tutte le cose per bene. Avevamo un specie di fretta improvvisa, provocata principalmente dal desiderio di sentire sotto le nostre mani più pelle dell’altro. Le conseguenze di questa esigenza furono vestiti rovinati e sgualciti che segnavano i punti dove eravamo passati.
La casa non era troppo grande, ma noi la stavamo percorrendo tutta, centimetro dopo centimetro, in quello che era un gioco di odio e amore.
Mi resi conto che Sebastian mi stava conducendo in camera al piano di sopra solo quando la mia schiena ormai nuda entrò in collisione con la parete del sotto scala. Allora capii di essere in trappola e di non avere la possibilità di fuga.
La situazione si calmò ed entrambi ci fermammo uno di fronte all’altro, i nostri corpi che si schiacciavano e le nostri fronti che si toccavano.
-Ora sei mia.- mi bisbigliò all’orecchio con affanno.
 Alzai la testa e lo guardai negli occhi, con un’aria da finta impaurita, poi gli sorrisi con malizia.
A quel punto cominciai a tracciare sul suo petto una scia di baci lenti e delicati, se dovevo essere bloccata avrei approfittato della situazione e gli avrei fatto pentire di avermi provocato.
Sentii Sebastian fremere impaziente sotto di me desideroso di avere di più. Dopo averlo torturato ancora un po’, scesi più in basso, verso il suo addome leccando e mordicchiando i suoi addominali.
Scesi ancora di più e incominciai a dedicarmi alla sua erezione leccandola interamente. Quando ci appoggiai sopra le labbra, la sentii pulsare e la accolsi rapidamente nella mia bocca.
Mi dedicai a Sebastian ancora qualche minuto, poi mi fece rialzare ansimando.
-Non ora San, non voglio venire subito.- sorrisi soddisfatta del mio operato, nel vederlo ridotto in quello stato.
-Non mi dirai che il grande Sebastian Smythe si arrende davanti ad un pompino?- Lo provocai.
A quel punto mi sentii mancare l’equilibrio e mi ritrovai a testa in giù su una sua spalla.
-Smythe  mettimi subito giù!- Gridai incominciando a scalciare.
Sebastian cominciò a salire le scale per niente affaticato dal peso aggiuntivo che si trascinava dietro ed entrò in camera da letto.
-Vediamo la verginella come se la cava ora!- esclamo buttandomi sul letto.
Quello che avvenne subito dopo fu un insieme di emozioni nuove e inaspettate. Sebastian si precipitò sul mio corpo incominciando a baciarmi ed accarezzarmi, rallentò completamente il ritmo frenetico che avevamo adottato fino a quel momento e divenne incredibilmente dolce e delicato.
Non mi fece mai male e attese sempre che gli dessi il permesso di proseguire, quando la situazione cominciò a diventare del tutto nuova per me.
 
Finalmente lo sentii spingersi dentro di me e mi resi conto che ero stata sempre pronta per lui. Tutto era perfetto, lui era perfetto, mentre si prendeva cura di me e mi baciava delicatamente.
Mi prese la mano intrecciando le nostre dita e cominciò ad aumentare il ritmo delle spinte.
Una volta che la sensazione fastidiosa di dolore sparì venni travolta dalla situazione e iniziai a ricambiare le attenzioni che mi stava rivolgendo partecipando anche io attivamente.
Continuammo a coccolarci e a lasciarci andare, alternando la dolcezza all’irruenza, finché Sebastian non incominciò a desiderare di avere di più, aumentando le spinte. Accolsi quel suo desiderio fino a quando non venne dentro di me.
Mi baciò delicatamente sulle labbra e si adagiò di fianco a me, cingendomi i fianchi con il suo braccio, alzai il busto per recuperare il lenzuolo accatastato nel fondo del letto e ci coprii entrambi chiudendo gli occhi e lasciandomi cullare da un sonno che non tardò ad arrivare.
 

 
 


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Spigolo delle autrici senza parole *sventolano bandiera bianca*

Ci dispiace davvero tantissimo della nostra assenza, del fatto che sono secoli che non ci facciamo sentire, del fatto che diamo una parola ma non siamo in grado di mantenerla, soprattutto perchè noi amiamo questa storia e ci teniamo davvero tanto a concluderla e a condividerla con voi. Ringraziamo tutte le persone che hanno speso qualche minuto per leggerla, a tutte quelle persone che ci lasciano splendide recensioni, che ci mettono nelle preferite, seguite e ricordate… per noi vale davvero tanto, perché riuscite a farci spuntare il sorriso e a mettere il buon umore.
Speriamo di aver messo il sorriso anche a voi.

Volevamo compiere un miracolo di Natale e postare la storia il 25, ma io (Laura) avevo un sacco di casini, fra lavori e roba varia. Mia colpa. Btw postiamo per la fine dell’anno e concludiamo il 2012 con il botto!! Finalmente quei due riescono a consumare!!! Ok basta. 

Vi lascio il link della nostra pagina fb dove potete pubblicamente insultarci perché non aggiorniamo puntualihttp://www.facebook.com/lauralice.efp?ref=hl

E il link di un’altra nostra pagina appena nata dove cerchiamo di tirarci su di morale e tirare su anche gli altri nei momenti difficilihttp://www.facebook.com/CourageAndCarryOn?ref=hl

Un bacione a tutti Lau & Aly e Buon Natale in ritardo e Buon Capodanno un po' in anticipo! XD
  
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