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Autore: Nimue_    30/12/2012    7 recensioni
Tatiana Lightwood andava fiera dei suoi lunghissimi capelli neri, fino a quando William Herondale, per Jem, non si improvvisò barbiere. [Jem/Will, pre-slash]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Carstairs, Sorpresa, William Herondale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Clockwork City'
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Non ricordate chi è Tatiana Lightwood? Cliccate qui per saperne di più sulla figlia di Benedict: Tatiana.

Haircut 
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Tatiana Lightwood andava fiera dei suoi lunghissimi capelli neri. Non faceva altro che acconciarli in pettinature complicate e riempirli di fili di perle preziose, ben attenta che queste si intonassero ai suoi vestititi di alta sartoria. Quando osavano chiederle il perché di tanta cura per quelle ciocche brune e setose, Tatiana sbatteva le lunghe ciglia scure e si accarezzava le trecce con aria altezzosa.
- Sono dello stesso colore dei capelli di Will. -
-Will, Miss Lightwood? - domandavano delle volte i servitori o gli amici di suo padre, - chi è? -
- Il mio futuro marito. E chiamatemi Signora Herondale, vi prego.-
***
Charlotte detestava dover organizzare feste all'Istituto. Non ricordava nemmeno di aver accettato la proposta dell'Enclave di tenerne una nella sua dimora, ma di certo non poteva tirarsi indietro proprio la sera di Natale, quando tutti si aspettavano dalla padrona di casa un comportamento esemplare, una cena impeccabile e del buon vino. Si era sforzata di stamparsi un sorrisetto deliziato sul volto, di preparare la sala da pranzo e quella da ballo come si addiceva al rango dei suoi ospiti, e aveva perfino convinto Henry a rendersi presentabile, ma quando li vide arrivare non riuscì a risparmiarsi un gemito di sconforto.
- Divina misericordia. - sussurrò, ben attenta a non attirare attenzioni indiscrete, stringendo il braccio di suo marito.
- Capelli neri come la pece, espressione guardinga, manie di protagonismo. Che l'Angelo mi fulmini, Henry, se un esercito di Lightwood non si è appena appropriato del mio salotto. -
Henry spostò lo sguardo dalla nobile famiglia di cacciatori al labbro tremante di sua moglie, dondolandosi sui piedi, senza sapere cosa dire.
- Non sono tutti mori, il figlio maggiore di Benedict è biondo, cara. -
- Oh, al diavolo, Henry! - borbottò impettita, allontanandosi verso l'entrata della sala addobbata per dare il benvenuto ai nuovi ospiti.
- Che cosa ho detto? -
Henry, nella sua ingenuità, le sopracciglia inarcate nel dubbio, non poté fare a meno di accorgersi che il sorriso che sua moglie si era impegnata a mantenere per la serata si era trasformato in una smorfia mista di agonia e disprezzo, mentre Lottie annullava la distanza che la separava dal signor Lightwood.
- Benedict e famiglia, quale...lieta...sorpresa. - la sentì dire con un certo sforzo.
Charlotte si piegò in un leggerissimo - quasi impercettibile- inchino, poi strinse una mano sudata al membro del Consiglio, rabbrividendo al contatto con la sua pelle gelida.
- E' un vero piacere avervi qui per le feste. -
Se la freddezza nell'accoglienza di Charlotte lo aveva disturbato, il signor Lightwood non lo diede a vedere. Si limitò a guardarsi intorno quasi distrattamente, come se trovasse quella situazione alquanto noiosa.
- Un piacere vero quasi quanto il mio di aver ricevuto il vostro invito. - 
Indicò con un'occhiata i tre ragazzini alle sue spalle, figli della defunta Barbara Lightwood, sua moglie, morta in circostanze troppo spiacevoli per essere ricordate la sera di Natale, quando intorno a loro una piccola orchestra suonava melodie allegre e i domestici servivano vini italiani e altri assaggi ai presenti. Charlotte li conosceva appena, ma non poteva negare che la somiglianza disarmante con il loro padre non li avesse graditi nell'Istituto.
Sono solo bambini, Charlotte, si disse, raggentilendo l'espressione del viso.
- Il mio primogenito, Gideon, mia figlia Tatiana e il più giovane, Gabriel. -
La ragazzina fu l'unica a inchinarsi in un profondo saluto, afferrando due lembi del suo vestito con le mani inguantate e portandoli verso l'esterno mentre si prostrava, proprio come si addiceva ad una fanciulla di buona famiglia.
- Che bambina graziosa. -
Tatiana Lighwood, nel suo abito azzurro dalle maniche a sbuffo e il volto delicato incorniciato da boccoli neri, graziosa lo era per davvero. Ma c'era qualcosa di calcolatore nei suoi occhi chiari che la fece rabbrividire.
- Dove posso trovare William Herondale, signora Branwell? - chiese, ignorando le lamentele dei fratelli maggiori.
- Will? Per l'Angelo, io.. non lo so, ora che mi ci fate pensare. L'ho lasciato di sopra in camera sua a prepararsi per la festa,  ma dovrebbe essere sceso da un pezzo e.. -
Tatiana, senza un'altra parola, si precipitò  pancia in dentro e petto in fuori verso le scale che portavano al secondo piano, e lasciò Charlotte a fissarla sbalordita mentre si allontanava come se l'Istituto fosse casa sua.Henry si avvicinò di soppiatto, poggiandole una mano sulla schiena.
- Dov'è andata, cara? -
- Cercava Will. -
- Speriamo che non lo trovi. -
- Perché mai? Un po' di compagnia potrebbe renderlo più sopportabile. - azzardò.
- Forse, oppure potrebbe scatenare una guerra tra i Lightwood e l'Istituto. -
Charlotte lo fulminò con lo sguardo, inorridita all'idea, ma Henry rimediò con una risata imbarazzata.
- Suvvia, cara, non crucciarti troppo, stavo solo scherzando. Cosa potrebbe mai combinare? È solo Will. -
- È questo che mi preoccupa, Henry. È Will.  - 
***
I sottili tacchi di Tatiana risuonarono fastidiosamente sul pavimento dell'Istituto mentre saltellava in cerca della stanza del suo promesso sposo, o almeno così le piaceva riferirsi a William Herondale. Un ragazzo brillante, coraggioso e di straordinario aspetto, lo descriveva quando durante l'ora del té si vantava con le sue amiche. Si diede piccoli pizzicotti alle guance e si mordicciò le labbra per farle apparire più rosse e desiderabili, poi analizzò le porte del secondo piano per scovare quella di Will. Dopo quasi dieci minuti ancora nulla.
- Will? Will, caro, dove sei? -
Aveva iniziato a lamentarsi ad alta voce quando un ragazzino dai lineamenti particolari uscì da una stanza illuminata e la salutò educatamente.
- Buona sera e Buon Natale. Vi siete persa? -
- Sto cercando il mio fidanzato, William. -
Il ragazzino inarcò un sopracciglio e distese le labbra in una smorfia divertita, come se stesse trattenendo una risata.
- Il vostro fidanzato, eh? Credo di sapere dove si trovi, Miss... -
- Tatiana Lightwood, presto Herondale.-
Quando si accorse di chi aveva davanti, un lieve senso di fastidio lo colse di sorpresa. Avrebbe dovuto intuirlo, dopotutto la somiglianza con Benedict Lightwood era inequivocabile.
- È un vero piacere conoscervi, sono James Carstairs, ma potete chiamarmi Jem. -
James fece per tendere una mano verso quella della ragazza, inguantata di seta chiara, ma sul viso di Tatiana, in risposta, si fece spazio un'espressione di malizia pura.
- Oh, tu devi essere lo straniero che fa uso di droghe, non è vero? Quello malato. - Tatiana storse il naso quasi disgustata, nascondendo il braccio dietro la schiena, lontano da quello di Jem.
La mano del cacciatore rimase sospesa a mezz'aria, pallida e immobile, le dita che tremavano appena.
- Hai un aspetto strano, e non solo per gli occhi da quella forma un po' allungata; quelli potrebbero apparire gradevoli, iridi poco umane a parte. È il resto, sai. Io preferirei uccidermi piuttosto che avere i capelli grigi come un vecchio a soli dodici anni. -
Era raro che James rimanesse tanto impietrito da non trovare le parole - solitamente gentili - per rispondere. Guardava il viso della ragazzina quasi senza vederlo, come se la sua vista riuscisse a scorgere qualcosa di indefinito attraverso di lei. Le sue labbra fecero per schiudersi, ma qualcuno parlò a posto suo.
- È un vero peccato. -
Una sagoma slanciata sgusciò fuori dall'ombra del corridoio, le mani strette a pugno e la voce sinceramente dispiaciuta.
- William? -
Tatiana non trattenne un gridolino di stupore e di eccitazione, riordinandosi istintivamente i boccoli che le accarezzavano la schiena.
- È un vero peccato che tu non lo faccia e che l'umanità debba ancora sorbirsi la tua illimitata stupidità, Tatiana. Farei un favore a tutti tingendoti i capelli di grigio io stesso, non è vero? -
La ragazza riuscì a carpire il barlume di ferocia negli occhi di Will ancora prima che il cacciatore si affiancasse al suo amico sotto la luce. Non era il ragazzo che le faceva battere forte il cuore, quello, ma una persona completamente diversa, dallo sguardo tempestoso e bruciante di un'ira che non riusciva a spiegarsi.
- Will, che stai... -
- Sto dicendo che mai e poi mai sposerei un essere tanto privo di senno. Liberaci dalla tua ridicola presenza, ti prego, non vorrei doverti costringere con la mia più famosa orazione infrangi cuori. -
Tatiana fece per coprirsi la bocca con le mani, sbigottita. Era davvero il William che le piaceva a parlare?
- Si costruisce su tre semplici parole, se proprio vuoi sentirla. -
- Will, io.. -
- Tu. - una.
- Stavo solo cercando te e lui ha iniziato ad importunarmi!-
Schifosa bugiarda, ringhiò Will dentro di sé.
- Mi. - continuò, già due parole.
- William, lo sai che io ti.. -
- Disgusti. - tre.
- Tu mi disgusti, Lightwood. -
Tatiana, il cuore decisamente spezzato, corse via in uno svolazzo della gonna lavorata e si diresse verso la biblioteca dell'Istituto. Prima di sparire dietro il grande portone di mogano, proruppe in un pianto plateale.
- Ti credevo un gentiluomo, William! -
- Galeotta fu questa credenza. Quanto mai falsa, vorrei aggiungere. -
Dopo che se ne fu andata, Will respirò profondamente e strinse i pugni fino a quando non iniziò a perdere sensibilità sulla punta delle dita. Attese, senza osare girarsi, pregando con tutto se stesso che quel silenzio piatto non venisse infranto dal suono che odiava di più al mondo: quello del dolore di Jem. 
Jem che alla fine, invece, scoppiò in singhiozzi, che sembrò perforargli i timpani e disintegrarlo in migliaia di granelli di niente.
Si voltò senza nemmeno pensarci, correndo da lui e afferrandolo prima prima che finisse con le ginocchia a terra, il viso nascosto tra le mani.
Lo strinse più forte che poteva, e solo in seguito prese in considerazione l'idea di stargli facendo ancora più male. Spinse la testa di Jem nell'incavo del suo collo e ispirò il profumo dolce di quei capelli morbidi del colore della luna, ciocche che per lui erano argento puro, più belle di qualunque altra chioma. Ogni spasmo del ragazzino contro il suo petto era una come una coltellata, e Will dovette sforzarsi di non impazzire.
- Smettila. - disse solo, la voce piatta, perché se avesse lasciato trasparire la benché minima emozione, Will era sicuro che sarebbe finito per dare di matto. E lui non voleva farlo, non voleva fare niente che potesse sconvolgere Jem direttamente.
- Ti ho detto che la devi smettere, James. - insistette, tradendo una nota di frustrazione.
Jem di solito non cedeva mai, nonostante la sua morte certa e prematura non perdeva mai il controllo, eppure in quel momento non riusciva a smettere di piangere. Will sentiva le sue lacrime calde scivolargli lungo il collo e il torace, per poi venire assorbite dalla stoffa liscia della sua camicia. Le avrebbe raccolte tutte, ma a cosa sarebbe servito?
- Jem, smettila, ti prego. Ti prego, ti prego, per me. - sussurrò nel suo orecchio.
- Fallo per me. -
Si chiese se Jem sapesse cosa il suo dolore significasse per lui, quanto lo corrodesse nel profondo dell'anima; si chiese, visto che riusciva a farlo sentire in quel modo, se James non fosse al contempo il suo migliore amico e la sua peggior minaccia.
- La uccido. -
D'improvviso James smise di piangere. Sgusciò fuori dall'abbraccio di Will e alzò gli occhi gonfi di lacrime su di lui, ancora scosso da tremiti violenti.
- Mmh. - mugugnò e scosse la testa, asciugandosi le guance con la manica della giacca e tirando su con il naso.
- Non mi credi? -
Will frugò nelle tasche spazientito, cacciando una piccola lama angelica dalla fodera di pelle, ma quando Jem arretrò spaventato, l'abbassò senza preoccuparsi di nascondere la delusione.
Come si fa a farti felice, James Carstairs?
- Mettila via. -
- No. Quella strega ti ha detto delle parole orribili, gliela farò pagare. -
- Falla sparire. -
Nessuna lamentela di Will riuscì a fargli cambiare idea. Era incredibile come Jem, dopotutto, riuscisse a mantenere il buon senso anche nei momenti più disperati, come se venisse messo in disparte, a volte, ma non lo abbandonasse mai completamente. Will non sapeva davvero come comportarsi davanti a tanto giudizio: c'era sempre il timore di deluderlo o di fare qualcosa di sbagliato, il che accadeva quasi sempre.
Non c'era equilibrio nell'animo di William Herondale, non c'era l'armonia che contraddistingueva Jem, quella delicata saggezza dei modi che barcollava solo di rado, quando qualcuno riusciva  ferirlo sul serio, come aveva fatto Tatiana Lightwood. Will represse il desiderio di spaccare la faccia a quella mocciosa, rinfilando il coltello nella fodera.
- Quello che hai detto è molto stupido, William -
- Lo so. Tu riesci a farmi dire cose stupide, James. -
- Solo dire, mi auguro. -
Will alzò gli occhi al cielo e infilò le mani in tasca, scocciato.
- Quella lì.. -
- Se mi vuoi bene andrai da quella lì a chiederle scusa per le tue parole, e forse lei chiederà scusa per le sue. Se non lo farà ti limiterai ad adempiere a ciò che ti ho chiesto e tornerai a farmi compagnia, sempre che tu lo voglia. Non mi va di scendere al cenone di Natale, questa volta, ma gradirei che i Lightwood non iniziassero a pensar male di te. -
Chiederle scusa, questo avrebbe fatto contento Jem. Possibile che esistesse qualcuno di tanto buono, disposto a perdonare torti del genere? I bambini sapevano essere incredibilmente cattivi, eppure lui rappresentava l'eccezione a conferma della regola. Non c'era qualcun altro come lui, di questo era certo.
- Se ti voglio bene? Questi mezzucci sono spregevoli, James, quasi come quelli che uso io con le povere fanciulle in amore. -
Jem sorrise, dandogli un buffetto sulla guancia, poi si scostò le ciocche argentee dal viso accaldato.
- Consideralo un regalo di Natale per me. -
Gli occhi blu di Will lo seguirono fino a quando non tornò in camera sua, poi si spostarono sul rigonfiamento nella  tasca dei pantaloni in cui sentiva il pugnale a contatto con la gamba.
- Se gli voglio bene. - ripeté tra sé e sé, dirigendosi verso la biblioteca in cerca di Tatiana Lightwood.
***

Quando le urla disperate della ragazzina echeggiarono nell'Istituto, si erano appena aperte le danze nella sala da ballo. Erano talmente strazianti, talmente acute, che nemmeno l'orchestra di archi riuscì a coprirle, così che tutti le sentirono e si fermarono d'un colpo.
- Tatiana? - gridò Benedict, lasciandosi sfuggire di mano un bicchiere di rosso italiano screziato di spezie, troppo costoso per essere sprecato, notò Henry.
Panico generale, gente che correva, Lightwood impazziti.
Charlotte rubò il bastone da passeggio di un vecchio cacciatore e lo impugnò a mo' d'arma, lo sguardo agguerrito.
- Viene dalla biblioteca. -
Ancora urla. 
Jem, che sonnecchiava sulla poltrona della sua stanza, il violino sulle ginocchia, si svegliò di soprassalto; le sue labbra mimarono un nome, lo stesso pronunciato da Benedict Lightwood: Tatiana.
La trovarono rannicchiata sul pavimento in preda ad un attacco di panico, la testa coperta con un lembo del suo vestito. Ci vollero diversi uomini per riuscire a tenerla ferma,  ma non fu necessario costringerla a lasciarsi vedere per capire cosa le fosse accaduto: attorno a lei giacevano ciocche di lunghissimi capelli tranciate in malo modo, fili di quelli che un tempo erano stati splendidi ricci bruni e che ora giacevano sul pavimento.
Erano stati tagliati via in una furia cieca, lasciandole la testa pressoché spelata. 
Per una volta, l'orrore nello sguardo di Benedict non riuscì a compiacere Charlotte ed Henry.
- Chi è stato, bambina mia, chi ha osato? -
E lei raccontò tutto, di come il giovane William Herondale fosse entrato con il suo solito sorriso affascinante, le avesse baciato una mano, e le avesse promesso di diventare suo amico (nonostante lei sperasse in qualcosa di più) se solo avesse ritirato tutto quello che aveva detto sull'aspetto di James Carstairs, sui suoi capelli "grigi come la polvere".  Raccontò di come lei avesse risposto con un'innocentissima battutina su quell'orientale, quello malato, dicendogli che se voleva accarezzare dei bei capelli poteva avere i suoi, neri come l'onice, e non quelli sgradevoli del signorino Carstairs.
Will i suoi capelli se li era presi per davvero, solo che lo aveva fatto tirandoglieli fino a farle uscire le lacrime e recidendoli con un coltello dalla lama affilata, fino all'ultima ciocca.
Niente riuscì a farla smettere di gridare.
- Ho creduto che mi avrebbe ucciso, padre, ho avuto paura che quel mostro mi avrebbe tagliato la gola! Ho creduto di morire per colpa di quell'essere immondo, e vorrei farlo davvero! La mia vita è finita, nessuno mi vorrà così pelata!-
Ogni tentativo di Charlotte di convincerla che sarebbero ricresciuti e che William sarebbe stato punito in modo esemplare si rivelò inutile. I Lightwood minacciarono di staccargli la testa.
- È solo un ragazzo, Benedict! -
- È una disgrazia! -
I litigi andarono avanti per ore, la festa di Natale si rivelò un completo fiasco e si concluse con la promessa di una denuncia all''Enclave per il signorino Herondale, che con il coltello ancora in tasca e il fiatone per la corsa sgattaiolò in camera di James, nascondendosi dientro il letto dell'amico.
- Che hai combinato, Will? -
- Niente. - 
- Per l'Angelo Will, che hai combinato? Che sta succedendo di sotto? - Jem chiuse la porta della sua stanza a chiave, poi si accovacciò al suo fianco, deglutendo a fatica.
- Niente, dico sul serio James, niente, è solo... -
- Solo cosa? Will, calmati e spiegami che cosa hai fatto a Tatiana! -
Le ho tagliato i capelli con un pugnale, l'ho spaventata a morte, ho combinato un disastro, eppure mi sento tanto eccitato da poter demolire l'Istituto con un pugno. Questo Will non glielo disse, non gli andava di apparire come uno squilibrato. 
Quando era chiaro che non avrebbe ricevuto alcuna risposta, Jem gli fece poggiare la testa sulla sua spalla, preoccupato dalla frenetica pulsazione delle tempie e del cuore di Will. Gli sarebbe venuto il mal di testa per lo sforzo, pensò. Will giocherellò con un ricciolo argentato che sfiorava la fronte di Jem, imbarazzato. Era proprio vero: James riusciva a fargli dire cose stupide, a fargli fare cose ancora più stupide e a farlo sentire felice nonostante tutta quella stupidità. Jem è il mio grande peccato, concluse nella sua mente.
- Non so cosa sia successo di preciso, ma è chiaro che tu non abbia chiesto scusa a Tatiana. -
- Come sei perspicace, amico mio. -
Risero entrambi.
- Eppure ti avevo chiesto di farlo, se mi volevi bene. -
Da qualche parte nell'Istituto, Benedict Lightwood gridò il suo nome.
Will ripensò al modo un cui aveva perso la testa quando la ragazza si era presa gioco di James, a come per un momento avesse davvero afferrato il coltello con l'intenzione di farle male, ma poi si fosse limitato a cambiarle pettinatura, ed ebbe paura di un sentimento tanto forte da non poter essere controllato, quello per il suo migliore amico. Bel disastro. Che diavolo gli stava succedendo?
Fece scivolare la mano fino a quella aperta di James e lasciò che lui intrecciasse le dita alle sue, stringendole quando la voce di Benedict Lightwood si fece più vicina, urlando minacce di morte e altri insulti.
- E' proprio questo il problema, James. - disse infine, - Questo. -
Chiuse gli occhi.
- Io non ti voglio solo bene. -





Note: otp, otp, otp. Si è capito che è la Jem/Will è la mia otp? Mi rendo conto il mio William sia un po' troppo sentimentale/innamorato perso, ma nel libro ho percepito un sentimento tanto forte che boh, riesco a renderlo solo così. Mi scuso per l'OOC, dunque. Una storia per le feste ci voleva, e si dia il caso che l'avvenimento di cui ho parlato si svolga davvero la sera di Natale secondo Cassandra Clare. Mi spiego meglio, Tatiana Lightwood, figlia di Benedict, viene citata nella saga. In passato era innamorata di Will, ma poi lui la derise pubblicamente e i Lightwood iniziarono ad odiarlo. La mia è una revisitazione personale dell'accaduto. Nella storia (il titolo in italiano significa "taglio di capelli") c'è un tributo alla serie "Sherlock" che i fan di quel telefilm geniale riusciranno di sicuro a cogliere nel discorso infrangi-cuori di Will. Al momento dell'accaduto, quando Charlotte organizza la festa, i ragazzi dovrebbero avere 12 anni, ma se li immaginate più grandi non cambia niente. Ringrazio le persone che mi hanno tra gli autori preferiti, un bacio. Buon Anno nuovo cacciatori!










   
 
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