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Autore: Rick    17/07/2007    1 recensioni
Aprire gli occhi,svegliarsi,e trovarsi in un nuovo mondo...o e' lo stesso di prima,ma qualcosa e' andato per il verso sbagliato?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Criminale di guerra. Era quella l'accusa che gli stava venendo avanzata nell'ufficio del capoingegnere da una giuria improvvisata, compressa dietro una scrivania poco più larga di una porta. Un'accusa piuttosto fondata, peraltro; aver sabotato il Metal Armor personale del capitano, aver preso iniziativa senza previa autorizzazione, aver agito fuori dai ranghi intervenendo in una situazione di guerra quando la sua qualifica di tecnico di bordo gli impediva qualsiasi azione in battaglia: erano queste le tre principali cause del suo richiamo. Conoscere due terzi dei giudici non sarebbe servito a niente: Domon era su tutte le furie con sè stesso per l'intera situazione, e Fuu, sebbene sembrasse la solita persona calma, provava chiaramente risentimento nei suoi confronti, inorridita dall'utilizzo che aveva fatto del suo Kuu e di come l'avesse ingannata con la storia dei pezzi di ricambio. Kyoji Kass, fratello del comandante, era invece un'incognita. Già l'aveva minacciato di licenziarlo dallo staff se si fosse azzardato ad effettuare un'azione con la minima parvenza di irregolarità.
Era sceso in un'azione di guerra. Contro gli ordini del suo comandante. Pilotando un robot costruito con parti rubate. Regolare? Non proprio.
Nella stanza insieme a loro c'era Mika, che aveva ammesso la propria colpa e si trovava anche lei accusata di insubordinazione, ed un bridge operator che non conosceva, occupato con la trascrizione dell'inchiesta che ormai si stava prolungando da diversi minuti. Ed in mezzo alla stanza, in piedi, lui, Ryusei Akai, tecnico di bordo, imbarazzato come se fosse stato sorpreso dal padre a toccarsi. Avrebbe voluto dire "non è quello che sembra", ma un piccolossimo dettagli gli impediva di esprimersi in quel modo: ERA quello che sembrava.
-Avete qualcosa da dire a vostra discolpa?- disse il capitano con freddezza, seguendo il protocollo alla lettera.
Cercò lo sguardo di Mika, ma la giovane donna era rivolta verso i suoi superiori con distrazione, come se già sapesse l'esito del processo, mentre accennava un "No, signore". Ma, dopotutto, a che gli serviva? In quelle ore aveva pensato a cosa dire, non c'era bisogno di rassicurarsi. Certo, un incoraggiamento gli avrebbe fatto proprio bene.
-Ho agito per il bene della Teti, signore, ma non ho scusanti per il mio comportamento. Accetterò qualsiasi punizione.- si espresse, trattenendo il proprio stato d'animo.
Domon stava per riprendere parola, ma il capoingegnere lo bloccò prima che potesse fare qualsiasi cosa, con tono decisamente informale:
-Ehi, ehi. Vai già a pensare alle punizioni, ma non credi che sia un pò troppo?-
Il comandante e la dottoressa, che fino a quel momento erano rimasti a guardare i due imputati, si voltarono verso l'uomo, rivolgendogli occhi stupiti. Fu il primo a riprendere parola:
-Capoingegnere, ma è sicuro di quello che dice? Hanno ammesso di...-
-Domon, lasciamo stare le formalità.- riprese Kyoji, incrociando le braccia. -Anche se li condannassimo, dove li potremmo tenere? Non abbiamo una prigione in cui metterli, e la Teti non dispone di stanze adibite al trasporto di prigionieri. E poi, le azioni di Ryusei hanno avuto buon fine, no? Ha agito come pochi avrebbero fatto.-
L'uomo sulla sedia a rotelle rivolse lo sguardo verso del ragazzo spettinato al centro della stanza, affermando:
-Hai fegato, figliolo.-
-Capoingegnere, mi permetta di ricordarle che Ryu...Akai si è posto ai comandi di un Metal Armor sperimentale disegnato per utilizzo civile, e...-
-Fuu- la interruppe lui -ha disegnato lui quella macchina. E' normale che sappia anche pilotarla, e molto probabilmente era l'unico a poterlo fare. Che altro avrebbe potuto fare? Mettete da parte il regolamento e provate un pò a mettervi nei suoi panni.- mentre diceva queste parole, si scostò dalla scrivania e andò ad affiancarsi a Ryusei, sorpreso di aver trovato un avvocato difensore.- Uraki, è vero che il capitano era privo di sensi quando Ryusei si lanciato?-
-Corretto.- rispose la ragazza.
-E tu, Domon - c'era qualcun altro a bordo che poteva prendere il tuo posto?-
Il capitano rimase qualche attimo a riflettere, rispondendo:
-Avevo personalmente ordinato di lanciare tutte le unità disponibili, anche quelle danneggiate. Di conseguenza...-
-Dottoressa Fuu- continuò l'improvvisato legale - senza l'aiuto di Ryusei, lei ed il resto della sua squadra sareste riusciti ad arrivare a bordo della Teti incolumi, contando il fatto che il tenente Shidou non era in grado di combattere?-
La vide quasi tremare quando le fu posta quella domanda, e lei fu costretta ad ammettere:
-No. Il radar segnalava troppe unità nemiche. Sarebbe stato impossibile raggiungere la Teti senza rimanere coinvolte nel combattimento, e sia Umi che Hikaru non potevano combattere.-
Dove voleva arrivare? Il capoingegnere indicò lei e la sua amica dai capelli platinati con un gesto della mano, continuando la sua difesa:
-Immagino che tutti i presenti si siano resi conto che il ragazzo, sebbene le sue azioni siano tra le più sconsiderate di cui mi è capitato sentire, abbia agito per salvare la vita al proprio capitano, proteggere i compagni in battaglia e permettere alla squadra in rientro di tornare a bordo. Ma il fatto più eclatante è che al suo primo volo è riuscito ad abbattere ben quattro avversari, il che denota un talento naturale per le azioni in battaglia. Il tecnico Uraki, da parte sua, non ha avuto scelta che permettere ad Akai di lanciarsi, andando si contro gli ordini, ma probabilmente si era resa conto anche lei che era l'unica soluzione possibile.-
Ci fu una pausa di silenzio drammatico, durante la quale i due giudici, confusi, si guardavano a vicenda, ognuno dei quali ad aspettare che l'altro dicesse qualcosa. Kyoji appoggiò con forza entrambe le mani sui braccioli della sedia a rotelle, producendo un leggero tonfo.
-Pertanto, richiedo un aggiornamento dell'inchiesta, ed il cambio di mansioni per Ryusei Akai, da tecnico di bordo a Test Pilot del Kuu, fino a nuovo ordine.- richiese con tono serio, prima di tornare a parlare normalmente. -La prossima sessione la faremo con comodo se e quando torneremo in Giappone. Per ora, abbiamo bisogno di tutto il personale disponibile. Siamo bloccati su questa nave, ed il combattersi a vicenda è la cosa più dannosa che possiamo fare.-
Lui...test pilot? Che diavolo stava saltando in testa al capoingegnere? Stava per replicare, ma Kyoji terminò la sua arringa:
-Allora, capitano? La decisione finale spetta a te. Puoi consultarti con la dottoressa se vuoi, ma non puoi negare che io abbia ragione.-
-Per l'appunto, hai ragione.- rispose immediatamente Domon -Stare qui a farci la guerra mentre rischiamo di morire non è certo la scelta più saggia.- si rivolse al tecnico - Akai Ryusei, come comandante in carica ti comunico che a partire da questo momento sarai considerato a pieno un membro combattente dell'esercito dell'Unione Terrestre, con il rango di Sergente e la qualifica di Test Pilot. Ti sarà comunque recluso l'accesso ad un hangar diverso da quello assegnato al Kuu come manovra preventiva, affinchè siano evitate altre 'misteriose sparizioni' di equipaggiamento. Le accuse a carico di entrambe gli imputati non saranno considerate tali fino al nostro ritorno. Se la dottoressa Houhoji ha qualcosa da dire...-
Un attimo di silenzio. La dottoressa abbassò il capo, rimanendo comunque visibile in volto. Appariva stizzita ed in preda alla rabbia.-
-Non ho niente da aggiungere.- rispose, mordendosi il labbro.
-D'accordo.- finì Domon, alzandosi.- Potete andare.-
-Sissignore!- esclamarono Ryusei e Mika all'unisono, facendo il saluto.


-Non lo facevo così benevolente, il capoingegnere!- affermò la giovane tecnica dagli occhi smeraldo, appena uscita dalla giungla personale dell'uomo. -Sembrava che difenderti fosse ciò di cui gli importasse di più al mondo!-
-Hai ragione....-
In effetti, non se l'aspettava neanche lui. Avrebbe voluto dilungarsi per ore con la sua amica dai capelli platinati, ma fu in quella che un'altra bionda di sua conoscenza entrò in quel corridoio, con in mano la sua tipica cartella. La dottoressa Fuu Houhoji.
-Fuu!- la chiamò, sperando che lei rispondesse. Aveva combinato un casino, chiedere scusa era il minimo che potesse fare. Forse anche al di sotto del minimo, ma da qualche parte doveva pur cominciare.
La donna, comunque, non lo degnò di uno sguardo. La dovette chiamare più e più volte e seguirla fino a dentro l'ascensore in fondo al corridoio prima che lei, stizzita, si decidesse a rivolgergli parola:
-Che vuoi?-
-Io, volevo...-
-Fammi indovinare...chiedere scusa per aver rovinato il mio sogno?!-
Ok, si disse, o era stata sostituita da un clone alieno, o era MOLTO arrabbiata. Non l'aveva mai vista agire in quel modo, dall'ignorarlo all'alzare la voce. La dottoressa era sempre così educata... prima che potesse dire altro, lei gli sbattè la cartella sul petto come un pugno, ordinandogli:
-Guarda.-
Che bisogno c'era di guardarla? Era la cartella che conteneva i documenti del Kuu, la conosceva a memoria...eccetto per il documento che gli si presentò in prima pagina non appena aprì il dossier, firmato da Kyoji Kass e controfirmato dalla dottoressa Houhoji.
-Vuoi sapere che c'è scritto?- rispose lei, visibilmente arrabbiata. -"In seguito al test in battaglia, è stato constatato che il PMA-00@ Kuu sovraccarica il pilota di sensazioni provenienti dal campo di battaglia. Tale feedback è causa di enorme stress, ed il pilota ha dimostrato, durante il test, tendenze estremamente violente. Essendo disegnato con l'intenzione di una macchina civile per il recupero di feriti in condizioni estreme, tali reazioni sono inaccettabili, in quanto un minuscolo stimolo potrebbe causare un errore che metterebbe in pericolo le vite delle persone coinvolte nello scontro. Pertanto, il progetto Kuu, inteso come Metal Armor civile, sarà archiviato."-
Ci mise qualche attimo a realizzare le parole di Fuu. Non poteva crederci...tutto il tempo che aveva speso su quel progetto sarebbe andato perso? Ma la donna non aveva ancora finito. Estrasse un secondo foglio dalla tasca della sua divisa e disse:
-Questa è solo la prima. La seconda è più diretta, ma te la leggerò uguale, in quanto parla di te. "Il Kuu dimostra delle ottime potenzialità come mezzo di combattimento. Il Nekketsu System è sfruttato a dovere, e nonostante il carico di stress, Ryusei non ha ceduto al Berserker. Il Mind Link System e lo Psytracker potranno quindi essere utilizzati sui Metal Armor di nuova generazione. La mia idea è quella di convertire il Kuu in assetto da guerra, affinchè possa servire da prototipo per un modello più avanzato. Pertanto, chiedo a lei, dottoressa, e a Ryusei Akai di occuparsi della creazione di armamenti adeguati - in fondo, fornirlo di mitragliatrici e missili sarebbe uno spreco per le sue potenzialità, no? Buona fortuna, Kyoji Kass", etc etc etc.-
Man mano che proseguiva nella lettura della comunicazione, le stavano venendo le lacrime agli occhi. Anche lui avrebbe pianto, potendo.
-Sai che vuol dire, meccanico dei miei stivali?- lo aggredì -Che tutto il nostro lavoro è stato inutile! La macchina di pace che avevamo creato, per colpa tua, diventerà una macchina di morte, non diversa dalle altre! E' tutta colpa tua! TUA! Sei... sei....-
Strinse i denti, e lanciò un lungo sospiro.
-Sei sempre il solito idiota.-
Abbassò il capo, in segno di rassegnazione. Evidentemente, anche lei ci aveva messo un pò a capire appieno la situazione.
-Scusa, non ho il diritto di insultarti. Hai fatto quello che ritenevi giusto, e hai salvato delle vite - quelle dei piloti della Teti, quella di Hikaru, quella di Umi, e la mia.-
-Fuu...- cercò di iniziare a risponderle, ma lei era ancora nel bel mezzo del suo discorso.
-Forse Kyoji ha ragione, abbiamo sbagliato completamente nell'ideare il Kuu come macchina di pace. I Metal Armor sono armi da guerra.-
-E allora?- chiese, di rimando.-Il nostro sarà diverso! Kuu-chan sarà in grado di porre fine alle guerre per sempre!-
L'aveva chiamato Kuu-chan, il nomignolo con cui lei era solita rivolgersi a quel mezzo incompleto. La vide accennare un flebile sorriso, dietro il quale riusciva a leggere tutta la tristezza e la delusione che la decisione del capoingegnere aveva provocato.
-Non lo metto in dubbio...ma non voglio dare quel nome ad un mezzo di morte.- chiuse delicatamente il dossier che il ragazzo stava ancora tenendo in mano, e lo spinse di nuovo contro di lui, con molta più gentilezza rispetto a prima -Voglio che sia tu ad occuparti di mia 'sorella' adesso. Sei molto più portato di me per queste cose, Ryusei. Io non potrei mai farlo.-
Prima che lui potesse replicare, la giovane dottoressa fece per uscire dall'ascensore, ma non appena volse lo sguardo verso l'esterno disse:
-Questo non è il mio piano.-
Erano tanto assorti nella loro diatriba che non si erano resi conto che l'elevatore aveva fatto più e più volte il giro della nave, manovrato da persone diverse. Adesso probabilmente il loro litigio sarebbe stato all'ordine del giorno per la ciurma della Teti, ma erano abbastanza depressi da non curarsene. Fuu si fece avanti e pigiò con delicatezza il tasto che li avrebbe portati nell'hangar.
Aveva ancora la possibilità di tirarla su, ma perchè non gli stava venendo in mente niente? Nel dubbio, fece un salto nel buio:
-Ma stai scherzando, spero!- annunciò, con un leggero tremolio nella voce. La donna dagli occhi smeraldo si voltò di nuovo verso di lui. La sua espressione parlava chiaro: aveva accettato il proprio destino. Ma lui non aveva accettato il suo! Riuscì a spiccicar parola dopo un breve attimo di silenzio.
-V-voglio dire, è il tuo lavoro, Fuu! Io non potrei mai prendere tra le mie mani qualcosa che abbiamo creato insieme senza che ci sia tu ad aiutarmi! E' vero, i disegni sono miei, ma l'idea è stata la tua. Tutto quello che c'è questo in questo dossier l'abbiamo sviluppato insieme, come una squadra... se ci lavorerai ancora sopra, avremmo una possibilità di salvare tua 'sorella' dal diventare un Metal Armor come tutti gli altri - di renderla davvero un'arma in grado di impedire le guerre!-
Lei gli sorrise. Credette di averla convinta, ma lei si limitò a dire:
-Ho fiducia in te, Ryusei. E non credo di averla riposta male.-
Le sue speranze cominciarono a crollare, ma lei non aveva ancora finito di parlare: e quando terminò la sentenza, sentì ancora di avere una possibilità:
-Forse è stata una decisione troppo affrettata...ma non me la sento davvero di costruire armi, almeno non da sola. Ti aiuterò come prima, ma credo che dovrai abituarti a trattarmi come una sottoposta.-
-Perchè? Il progetto è il tuo.-
Le porse la cartella, e la dottoressa la prese dalle sue mani dolcemente, tornando di nuovo a sorridere.
-Decisioni affrettate... non sono da te. E neanche il comportamento di prima.- constatò lui.
-Scusami ancora. Sono sveglia da 32 ore, è normale che stia dando un pò di matto...- annunciò lei, come se fosse la cosa più naturale del mondo.- Da quando Hikaru è finita in infermeria non riesco a chiudere occhio.-
-Ma cosa le è successo?-
-Ha avuto una ricaduta. Da quando è stata posta sotto esperimenti dalla Black Army la sua salute, sia fisica che mentale, è peggiorata notevolmente. Ormai aveva recuperato il trauma, ma quello che è accaduto sul pianeta l'ha sconvolta parecchio, e le ha riportato alla mente delle brutte ferite.-
-Cos'è accaduto di così tremendo?-
-Beh...-


Le tre unità ormai erano al limite della stratosfera quando il nome pronunciato da Hikaru causò un brivido nei loro piloti.
-R....Rayearth!-
-Rayearth!? Hikaru, che stai blaterando!?- chiese chiarimenti Umi, voltandosi pericolosamente a guardare.
Il Dragoon rischiò di perdere la propria linea di volo, mentre la voce della donna si fece di nuovo sentire tramite la radio:
-Oh....oh mio Dio...-
-Non può essere!- immediatamente esclamò Fuu, anche lei giratasi di persona a constatare - Questo vuol dire che all'interno c'è un...-
-No….no!!! NOOOO!- gridò Hikaru, in preda al panico. La presa del Daitetsu si fece sempre più debole, mentre un'ultima voce annunciava:
-Qui è Hikaru Shidou, a supporto delle truppe del Pianeta.-
La voce di Hikaru, della loro Hikaru, in preda al terrore più puro, si ridusse ad un urlo sgraziato, mentre il mech rosso perdeva completamente la presa dal modulo di rientro. Solo in quel momento un proiettile vagante colpì la testa del robot cremisi, danneggiandolo di quel che bastava per far credere che fosse quella la causa. La telecamera dell'abitacolo mostrava la giovane dagli occhi rubino apparentemente priva di coscienza già da parecchi secondi.
-Chi diavolo c'è in quel coso!?- esclamò Umi, convinta che nessuno potesse sentirli.
-Non...non lo so....-

-Preferisco non parlarne.- si giustificò con il meccanico-ora-sergente.
La porta dell'ascensore finalmente si aprì e i due poterono proseguire per la loro strada nell'hangar, ma Ryusei non aveva finito.
-C'entra quel robot rosso armato di spada?- chiese, probabilmente intuendo qualcosa.
Gli diede una dettagliata spiegazione di Sephiro, dei mashin, del fatto di esser morta per salvare quel magico mondo, ma solo nella sua mente: in realtà evase la domanda con un:
-Um, Ryusei, ho avuto abbastanza emozioni per oggi, e tra poco devo andare in missione. Potresti, per favore, aiutarmi con i preparativi?-
-Non posso, mi hanno proibito l'accesso all'hangar, ricordi?- rispose il ragazzo.
Centro, era riuscito a fargli dimenticare la domanda che aveva fatto. Certe volte era facile mandarlo in corto circuito. Le fu immediatamente posta un'altra domanda:
-Comunque, una missione? Di che genere?-
-Diplomatica.- spiegò lei. -Io ed Umi andiamo a giustificare l'operato della Teti alla stazione Hayabusa.-
-Cosa!?- esclamò il ragazzo, fermandosi -Ma è un suicidio! Non credo che abbiano dimenticato quello che abbiamo fatto! Deve esserci un errore!-
-Nessun errore.- replicò la donna - l'ho chiesto io personalmente a Domon. Ho letto delle cose nei rapporti che mi hanno insospettito parecchio, e voglio essere lì a chiarirmi quei dubbi...-
-Fuu... lascia che sia io a farti da scorta!-
-Fossi in te eviterei- gli rivolse un ghigno- ci saranno almeno quattro persone su quella stazione che ce l'hanno a morte con te, non credi?-

-E' un mistero.-
-A cosa ti riferisci?-
La domanda del fratello suonava chiaramente sarcastica. Saltando quell'oretta buona persa per quella farsa di processo, era da parecchio che il capitano ed il capoingegnere si stavano dedicando a risolvere il dilemma dei cinque Daitetsu partiti dalla nave senza autorizzazione, e stava cominciando a perdere la pazienza. Ma era solo da pochi minuti che erano rimasti da soli nella giungla personale di suo fratello maggiore, seduti a quella scrivania dove c'era finalmente un pò di posto in più, ad esaminare personalmente rapporti e testimonianze.
Perchè toccava a loro farlo? Non c'era uno staff apposta per queste cose? Non a bordo della Teti. Di solito, per far luce su un incidente del genere, erano necessari giorni, testimonianze ed un'adeguata autorità giudiziaria. E a loro mancavano le ultime due cose, sebbene di tempo ce ne fosse oltre il reale bisogno. Secondo le procedure, la responsabilità dei controlli andava al Comandante in capo; in caso di indisponibilità di questo, al Comandante di Flotta; scendendo ulteriormente, al Secondo di flotta. Andando di grado in grado, saltò fuori che in mancanza di altro la maggiore autorità era proprio lui, e Kyoji si era offerto di dargli una mano. In quel momento aveva desiderato di far finta di non essere in casa e di lasciar tutto al suo secondo, ma aveva delle responsabilità da prendersi. E non aveva un posto dove nascondersi.
Ma sembrava che nessuno fosse in quell'hangar al momento del lancio, e che nessuno fosse stato visto entrare o uscire dalle sue porte. Era proprio un mistero.
-I piloti assegnati ai Daitetsu hanno fatto rapporto dopo la battaglia - annunciò, fingendo che Kyoji se ne fosse scordato.-Non ci sono 'misteriose sparizioni' o altro.Chiunque ci fosse a bordo, non erano loro.-
-Beh, non c'è bisogno di un pilota per far muovere un robot.-
La cosa gli mise la pulce nell'orecchio. Come aveva fatto a non pensarci?
-Dei clandestini?-
No, non era quello, ma prima che potesse correggersi l'uomo sulla sedia a rotelle si produsse in una specie di pernacchia, schernendolo.
-Risposta sbagliata, fratellino. Di clandestino ne basta uno.-
Esatto. Come al solito, Kyoji voleva dimostrare a tutti i costi di avere ragione.
-Spiegati meglio.- lo sfidò, appoggiando i gomiti sul tavolo e passadosi le mani sulla faccia.
-Di norma, il computer di bordo dei Metal Armor ha delle funzioni preprogrammate.- chiarì il capoingegnere -Ritorno alla base, atterraggio, decollo, fuga... essenzialmente sono utili soltanto ai novellini, perchè l'AI non è particolarmente sviluppata ed impedisce l'utilizzo di funzioni di base. Adesso, se qualcuno con le conoscenze adeguate...-
Si bloccò, voltandosi verso Domon con un sorriso soddisfatto. Il comandante fissò il vuoto per qualche secondo, e, sospirando, annunciò la conclusione a cui era giunto:
-Credo di aver capito. Qualcuno ha sovrascritto la funzione di lancio automatico.-
-E-sat-to! E' uno dei metodi preferiti della Black Army.- lo sfottè Kyoji, mantenendo la sua espressione divertita, mentre si spingeva verso il suo laptop
-Tutti i computer della base sono interfacciati al mainframe. - cominciò, mentre, tramite il suo portatile, iniziava ad accedere alla banca dati dell'Hangar 21. - Dato che meno di 48 ore fa è stato effettuato un tentativo di hacking a bordo della nave...-
-Cosa?- esordì, scioccato. -Non me ne avevi parlato!-
-Riguardava la divisione di Ingegneria, in quanto è stata principalmente ai nostri danni: furto di dati relativi a fonti di energia e sistemi di pilotaggio.- chiarì, senza volgere lo sguardo dal monitor LCD.- E se ti avessi avvertito, probabilmente la notizia sarebbe trapelata, il nostro hacker non si sarebbe sentito al sicuro e ci avrebbe pensato prima di effettuare un altro intervento. Il mio silenzio faceva parte di una strategia per indurlo a farsi di nuovo avanti: ho lanciato un programma di monitoraggio, e guarda caso ho avuto successo.-
-Ha avuto successo anche lui.- commentò in modo non molto garbato, mentre si alzava per affiancarsi al capoingegnere. -Se il suo obiettivo era quello di metterci nei guai, c'è riuscito alla grande. Guarda il casino che ha scatenato.-
-Non si può fare la frittata senza rompere le uova, no?-
In quell'attimo avrebbe voluto rompere lui e i suoi metodi non ortodossi. Diamine, tra le norme dello statuto di bordo c'era scritto chiaramente: "se si hanno prove della presenza di un clandestino o di un infiltrato a bordo della nave, rivolgersi alla maggiore autorità competente a bordo di questa". Per acciuffare il suo hacker aveva messo a rischio l'incolumità di tutti. Non era disposto a passarci sopra, neanche se le sue indagini avessero portato alla cattura del misterioso hacker. Ma a chi poteva rivolgersi per farlo riprendere? Avrebbe dovuto far rapporto ad uno dei superiori di Kyoji. L'unico problema era che la maggiore autorità del mondo scientifico a bordo della Teti era, guarda caso, lui. Come per Ryusei e per Mika, non avrebbe potuto dirgli niente finchè non sarebbero tornati sulla Terra. L'aveva messo in crisi, proprio come quando giocavano a scacchi. Scacco matto.
-Ora, osserva, questi sono i dati dell'Hangar 21.- continuò il capoingegnere, mentre apriva un database dal contenuto piuttosto oscuro agli occhi del capitano.- Sebbene non siano rimasti dati dello script usato, il mio software ha rilevato questo: un record che indica un accesso ai computer delle cinque unità pochi minuti prima del lancio, effettuato proprio da quella postazione. E' stato estremamente rapido, tanto da lasciare soltando una traccia così piccola, ma c'è stato.-
Sembrava troppo facile, ma, suo malgrado, dovette alzare contro la sua tesi il duro muro della realtà:
-E quando siamo andati a cercare le impronte...-
-Lo so, lo so. Avete trovato quelle del caposquadra, quelle dell'addetto alla pressurizzazione, quelle del responsabile della rampa, insieme a quelle di circa metà dello staff...direi che ha scelto l'occasione migliore. I Daitetsu erano nuovi: li tenevamo continuamente sotto controllo. Sapeva che con tutta la gente che ci ronzava intorno nessuno si sarebbe accorto di una persona in più. Probabilmente fa parte dello staff tecnico.-
-I Daitetsu erano stati appena controllati.- parlò di nuovo, mettendo in mostra un fatto che forse il fratello aveva tralasciato - Ci sono quattro tecnici addetti al check delle routine, e per regola devono effettuarlo due volte a sessione proprio per evitare i sabotaggi. Il nostro uomo potrebbe essersi introdotto a lavoro finito.
-E' possibile, ma la serratura della porta non ha rilevato accessi. L'unico modo di cancellare un accesso è tramite hacking fisico della centralina in questione.-.
Come al solito, si divertiva a smentirlo. Azzardò un ipotesi.
-E se avesse effettuato l'operazione da un'altra postazione?-
-Non è possibile senza avere accesso al mainframe, cosa che possiamo fare solo io e te.-
Lanciò un lungo sospiro. Non stavano andando veramente da nessuna parte. Qualche attimo di riflessione, poi parlò di nuovo all'ingegnere con tono mortificato:
-Il che ci mette in testa tra la lista dei sospetti...anzi, ti mette in testa alla lista dei sospetti. Sei tu quello che è stato per mesi a lavorare per la Black Army.-
-Acqua passata, acqua passata.- gli disse, cercando di rassicurarlo, distogliendo finalmente lo sguardo dallo schermo.- Devo ringraziarti. Se non fosse stato per te, a quest'ora sarei ancora legato a quel computer a programmare AI.-
Lasciò trasparire un minimo di rabbia dalle sue parole, dicendo:
-Quei bastardi ti hanno spezzato le gambe, Kyoji. Toglierti da lì era il minimo che potessi fare.-
L'aria pesante svanì per qualche istante lasciando posto ad un'atmosfera da riunione di famiglia, poi il fratello tornò al lavoro, cominciando a delineare un profilo..
-Comunque, il nostro hacker è un membro dello staff: è in grado di andare avanti ed indietro nella base senza farci sapere della sua presenza, e probabilmente porta i propri dati con sè...-
-Cosa?- domandò, stupito. Chi sarebbe così stupido da portare a spasso l'arma del delitto?
-E' naturale. Come ti ho detto, l'unico modo con cui si possono sbloccare le porte senza una scheda magnetica è hackandole utilizzando un dispositivo mobile. Sicuramente utilizza un PDA o un portatile, cosa che stringe il campo della nostra ricerca: non ha toccato affatto il terminale per portare a termine il suo compito, vi si è interfacciato usando un supporto e ha effettuato accesso con una password. E poi, gli hacker vanno fieri del proprio lavoro: dubito che abbia cancellato il suo script.-
-Restringere la cerchia, eh?- commentò a bassa voce.-Mica di tanto, il 90% dei tecnici ha un portatile...-
-Da qualche parte dovremmo pur cominciare. Comunque, molto probabilmente aveva scritto il codice in precedenza, cosa che supporta la tesi del portatile: l'intervallo di tempo tra l'ultimo accesso all'hangar ed il lancio dei Daitetsu è di appena 15 minuti. Troppi pochi per analizzare il codice e sovrascrivere le routine, senza contare che doveva comunque programmare le rampe per attivarsi al momento del lancio.Per fare una cosa del genere doveva aver già raccolto i dati, perciò era già entrato nel sistema. Quindi, conosce bene la nave e i Metal Armor a bordo, vi si trova sopra da molto tempo.- proseguì Kyoji.
-Vai avanti, detective.-
-Viene poi a contare il fatto che l'azione è stata estremamente veloce, al punto che il mio software se n'è accorto proprio mentre questa andava eseguita. Questa sua capacità mi dà da pensare che sia stato lui a modificare il sistema operativo della Teti per guastarne la radio in modo da impedirci di comunicare. Ergo, conosceva perfettamente il sistema operativo di bordo e sapeva dove mettere le mani. -
Si staccò dal computer e si voltò verso il fratello con tutta la sedia.
-In conclusione, può muoversi liberamente per la nave, utilizza un dispositivo portatile per interfacciarsi ai terminali, può effettuare l'upload ed il download di dati facendolo sembrare assolutamente normale e conosce il sistema operativo di bordo. Il ragionamento porta a pensare che sia stato effettivamente un membro dello staff tecnico.-
Rimase per qualche attimo stupito a guardare il fratello. Il ragionamento tornava. La Teti era operativa da due anni, e aveva effettuato l'ultimo atterraggio alla base del Polo Sud sei mesi prima: un clandestino non si sarebbe potuto nascondere così a lungo senza essere scoperto. Tutti i fatti che aveva portato alla luce avevano senso. Non erano prove, ma ragioni per sospettare del 90% dei tecnici.
Non riusciva ad accettare il fatto che un traditore si trovasse a bordo della nave, della sua nave. Più che un capitano si considerava un amico di tutti: era possibile che qualcuno stesse approfittando dell'eccessiva fiducia che dava al suo equipaggio?
-D'accordo.- mormorò, prima di tornare a parlare con tono normale.- Farò monitorare lo staff tecnico, ed esaminare i supporti portatili presenti a bordo della nave. Purtroppo, la cosa include anche te ed il tuo laptop.-
-Ah, un'ultima cosa, la più importante.- riprese Kyoji.-Il nostro uomo ha una certa portanza fisica.-
Oh, e ora che avrebbe tirato fuori dal suo cappello?
-Da cosa lo deduci?-
-La postazione operativa dell'Hangar 21 si trova in alto rispetto all'entrata. Parecchio in alto, saranno circa una decina di metri. Per arrivare lassù bisogna spiccare un bel salto, e se il nostro uomo non fosse stato capace di muoversi in assenza di gravità e avesse preferito usare la scala avrebbe di sicuro impiegato più tempo a giungere alla postazione, aggiungendo poi il fatto che portava con sè, probabilmente in mano, il dispositivo per accedere al terminale. Entrambe le operazioni, purtroppo, hanno bisogno di un paio di gambe per essere effettuate.-
Era arrivato a discolparsi, e contemporaneamente a rafforzare le sue teorie. L'aveva proprio messo in una situazione di scacco. Concluse con un:
-Ti conviene piazzarmi nella squadra investigazioni piuttosto che tra i sospetti.-
  
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