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Autore: Akilendra    30/12/2012    5 recensioni
Gli Hunger Games sono giochi senza un vincitore, ventitrè ragazzi perdono la vita, l'ultimo che rimane perde sè stesso in quell'arena, non c'è nulla da vincere, solo da perdere. Nell'arena si è soli, soli col proprio destino, Jenna però non è sola...
Cosa sei disposto a fare per non perdere te stesso? E se fossi costretto a rinunciare alla tua vita prima ancora di entrare nell'arena?
Gli Hunger Games saranno solo l'inizio...
(dal Capitolo 1):
"Un solo rumore e so che lei è qui...l'altra faccia della medaglia, il mio pezzo mancante, la mia immagine riflessa allo specchio, una copia così perfetta che forse potrebbe ingannare anche me, se non fosse che io sono la copia originale dalla quale è stata creata. Dopotutto sono uscita per prima dalla pancia di nostra madre, quindi io sono l'originale e lei la copia."
(dal Capitolo 29):
"'Che fai Jenna?'
Mi libero della menzogna.
'Che fai Jenna?'
Abbraccio la verità.
'Che fai Jenna?'
Mostro l'altra faccia della medaglia."
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 2


Sam tre anni fa si può dire fosse guarito, ogni vincitore dopo i giochi è malato, la loro è una malattia che ti leva la voglia di vivere, che ti porta a rimpiangere di non essere morto nell'arena.
Sam finalmente stava meglio, stava uscendo piano piano da quel tunnel, non stava ancora bene, ma qualche volta, quando i ricordi glielo permettevano, usciva anche di casa, percorreva giusto quei pochi metri che lo portavano a casa mia, anche solo per bussare alla porta e salutarmi per poi ritornarsene sul divano di casa sua a rimurginare sui suoi pensieri. Nonostante sua madre avesse notato i suoi miglioramenti, continuava a pagarmi, anche se oramai ero pressocchè inutile, così io non persi il mio lavoro, e non persi l'opportunità di innamorarmi.
Col tempo il rapporto tra me e Sam si è intensificato, ma continuiamo a nasconderci, facendo del nostro amore un segreto, segreto che nel distretto 7 anche i muri conoscono. Come se fosse possibile non accorgersene, come se fosse possibile non notare i suoi occhi puntati sempre su di me, i miei che cercano ovunque i suoi, e che quando li trovano si illuminano della stessa luce che ha il suo sorriso quando mi guarda.
No, è decisamente impossibile non accorgersene, perfino le nostre famiglie credo siano al corrente del rapporto oltre l'amicizia che c'è tra noi, anche se nè loro nè noi abbiamo mai ufficializzato niente; di certo però non sanno delle sere in cui io e Sam ci incontriamo nella sua vecchia casa e passiamo la notte insieme, l'unica che è a conoscenza del nostro segreto, stavolta un vero segreto, è Anna, non potevo non dirglielo, e poi sapevo che avrebbe tenuto la bocca chiusa.
Sam sa tutto di me, ed io so tutto di lui, l'unica parte della sua vita che non mi ha mai voluto raccontare è il periodo che ha trascorso nell'arena, l'avevamo visto tutti nel distretto, impossibile non farlo con i maxischermi sparsi ovunque, ma lui non ne aveva mai parlato con nessuno, aveva passato questi quattro anni a fare finta che non fosse successo niente, a provare a dimenticare, ma non c'è pericolo che lo faccia, ci sono i suoi incubi ogni notte ad impedirglielo, è così per ogni vincitore.
Quando dormo con lui mi accorgo sempre quando li ha, perchè si agita nel letto, e quando apre gli occhi, io sono sempre lì a ricordargli che era solo un sogno, un sogno del quale lui ogni volta non mi parla mai, e del quale io non gli chiedo.
Sam mi assicura sempre che quando dorme con me gli incubi si dimezzano, ed io non so mai se è vero, o se è solo una scusa per vederci ogni sera, ma stasera so che non è una scusa quando mi dice che senza di me affianco non chiuderà occhio, lo so perchè sicuramente sarebbe così anche per me, dopotutto domani c'è la mietitura, e tutti abbiamo paura, anch'io che non do a vederlo ho paura, anche se quest'anno qualcosa mi dice che non sarà il mio nome ad essere estratto, ma di certo questa mia sensazione non mi da la tranquillità che vorrei.
Così passo la notte stretta tra le sue braccia, felice come non lo sono mai stata, e per qualche ora ci dimentichiamo di tutto, lui dei suoi incubi, io delle mie preoccupazioni, e la mattina quando apro gli occhi mi accorgo che stanotte i suoi brutti sogni ci hanno lasciati in pace, per un attimo sorrido al pensiero del regalo che ci è stato fatto; poi però torno subito seria, guardo fuori dalla finestra, e dal sole ormai alto deduco che è tardi, e che siamo nei guai fino al collo!
Lo sveglio, ci vestiamo in fretta e uscendo prendiamo due strade opposte, controllando che nessuno ci abbia visti.
- Metti il vestito bianco oggi – mi urla prima che possa imboccare la mia strada
- Ma è di mia sorella – protesto, dicendo addio al non farci sentire, e domandandomi come faccia a pensare al vestito che indosserò alla mietitura
- Per favore! - mi prega prima di scomparire su per la sua stradina.

Arrivata davanti casa mia noto subito Anna, affacciata alla finestra con una faccia preoccupata, quando mi vede si precipita fuori e prendendomi sotto braccio mi trascina qualche passo verso la strada, lontana dalla finestra aperta - è questa l'ora di tornare? Sono le dieci ed io stamattina ho dovuto disfare il tuo letto prima che entrasse papà – mi sgrida a denti stretti - Lo so, scusa, è che stanotte Sam non ha avuto incubi e non ci siamo svegliati – le spiego, sperando che questo l'addolcista, e quando sul suo viso compare un sorriso so che so che ha funzionato.
- Ah, a proposito...perchè io sto tornanndo a quest'ora? - le domando informandomi su quale scusa ha inventato per coprirmi con papà - Sei andata a fare una passeggiata nel bosco, come al solito! - mi dice ridendo, le lascio un bacio sulla guancia per ringraziarla e corro in casa. Dopo aver ascoltato le ramanzine di mio padre per aver fatto tardi NEI BOSCHI, io ed Anna cominciamo a prepararci per quella che sarà l'ora più brutta di quest'anno. - Posso mettere il tuo vestito bianco? - le chiedo ricordandomi della richiesta di Sam - Perchè mai vorresti un mio vestito?- mi chiede stupita - Mi ha chiesto Sam di indossarlo – rispondo in un sussurro, poi vedo la sua faccia sbalordita, non riesce proprio a credere che metterò il suo vestito, ho gusti molto diversi dai suoi, penso a quel vestito con tutti quei pizzi e merletti...neanche io riesco a credere che lo metterò!
- Non riuscirai a portarlo per più di dieci minuti, non riusciresti a somiglirmi così tanto! - dice risoluta - Riuscirei a fingermi te per una giornata intera, e sai che nessuno noterebbe la differenza! - dico in tono di sfida, lei alza un sopracciglio, non ci crede – Scommettiamo? - la incalzo con un sorrisetto beffardo stampato in faccia - Scommettiamo! - conferma lei ricambiando lo stesso sorriso.
Così stringo i denti e mi costringo ad indossare il suo vestito bianco, mi concedo persino il lusso di un filo di trucco, e sistemo i capelli sciolti su una spalla, proprio come fa sempre lei; Anna invece mette il mio abito blu, è semplice e dritto e, come piace a me, lega i capelli in una coda alta e lascia il viso pulito. Per un attimo ci guardiamo con un po' di rivalità per questo nostro "gioco", entrambe abbiamo fatto un ottimo lavoro: nessuno ci riconoscerebbe; guardo il mio riflesso allo specchio, soffermando lo sguardo sui miei occhi, d'un tratto penso a Sam, per quanto possa mascherarmi so che gli basterà gurdare nelle mie iridi color del buio per riconoscermi, pensandoci non riesco a trattenere un sorriso, che si spegne velocemente quando raggiungo con Anna la piazza.
Il nostro gioco ora diventa solo uno sciocco capriccio, e cominciamo a sentirci a disagio l'una nei panni dell'altra in un momento delicato come questo. Trovo sul palco gli occhi azzurri di Sam, che stavo cercando, e cerco di infondervi un po' di tranquillità, dimenticavo che lui dato che è un vincitore è costretto ad assistere al macabro spettacolo della mietitura da lassù, ed anche se per ora ha sempre ceduto il compito di mentore agli altri vincitori, deve comunque fare questo sforzo per ricordare agli altri e a se stesso il ruolo che occupa.
Prendiamo posto nella piazza e presto la sciocca voce, dal tono inspiegabilmente felice, dell'accompagnatrice del nostro distretto mi trapana le orecchie con quell'accento troppo fastidioso per ascoltare anche quello che dice. Riesco però a sentire che anche quest'anno si comincerà dalle ragazze, si avvicina sfumeggiante all'ampolla, ci infila la minuta manina smaltata di fucsia dentro e mescolta i foglietti all'interno per quella che mi sembra un eternità, poi come attirata da chissà quale forza la sua mano si ferma e afferra un bianchissimo foglietto. Lo spiega, e si riavvicina al microfono, guarda la folla come per cercare il volto della disgraziata a cui appartiene il nome nelle sue mani, per un attimo mi sembra che i suoi occhi truccati si fermino anche su di me, ed io con un occhiataccia torva e carica di tutto l'odio e il disprezzo che riesco a mettere insieme, rispedisco le sue ciglia finte sul foglietto, che stiracchia ancora un po', poi le sue labbra rosa si schiudono...
- Anna Wellington –
E il mondo perde colore, mi gira la testa e le mie orecchie si riempiono di ovatta, sono lontana, sono in un sogno, i miei occhi si chiudono, mi sento svenire, poi sento un sospiro sollevarsi dalla folla, segno che qualcuno è salito sul palco, allungo la mia mano e ne trovo un altra, per fortuna Anna è ancora qui vicino a me, qualcuno si è offerto volontario. Tiro un sospiro di sollievo, così sollevata apro gli occhi...
Ma c'è qualcosa che non va... mi accorgo che sono io ad essere salita sul palco, giro la testa e vedo con amarezza che la mano che stringo non è quella di mia sorella, ma quella della sciocca donna rosa di Capitol City - Sei tu Anna, cara? - mi domanda con voce squillante e un po' imbarazzata dalla situazione.
In un attimo vedo passare la mia vita davanti ai miei occhi, vedo il volto di Anna, il sorriso di Sam, risento gli abbracci di mio padre, la risata di mia madre, i baci di questa notte, l'odore di resina del mio bosco... e poi tutto questo scompare, vedo Anna, così dolce, pura e indifesa, la vedo bella in quel suo vestito bianco che oggi le ho rubato, poi una spada le mozza la testa e schizza il mio viso del suo sangue innocente... lei non sopravviverà nell'arena, lei è troppo buona per uccidere, ma lei non può morire, io non lo permetterò, così adesso so cosa fare, so che l'ho sempre saputo, le mie labbra si schiudono e sto per dire che no, non sono io, ma che mi offro volontaria, quando le parole mi muoiono in gola. Non so perchè ripenso a Sam che mi chide di indossare il vestito di Anna, al nostro stupido gioco, ripenso alla promessa infantile di quando eravamo due ragazzine e ci promettemmo di non offrirci volntaria per l'altra...
il mio sguardo si abbassa sul pavimento legnoso del palco,e come svegliata da un sogno la voce mi esce in un sussurro – Si, sono io – dico.
Mi giro verso Sam, ha il viso pietrificato, poi guardo verso la piazza, faccio appena in tempo a vedere gli occhi di Anna pieni di lacrime, prima che i pacificatori mi scortino nel palazzo alle mie spalle; ripenso ai suoi occhi pieni di quelle lacrime che io, non avrei versato, e penso subito che deve smetterla di piangere...perchè da oggi in poi dovrà essere me!

  
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