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Autore: GreatLast    30/12/2012    7 recensioni
Il diciassette non è solo un numero,
no, è il riassunto di due vite separate
che hanno trovato un sentiero comune.
È l’amore che assomiglia a due cifre,
ma in realtà è un numero solo.
{Harry&Louis}
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heilàà c: buonaseeera amori belli. Ecco a voi la mia penultima figlia, partorita qualche sera fa, in uno dei miei inspiration-moments che colpiscono sempre nei momenti meno opportuni. Erano le due di notte, ma avevo una voglia pazzesca di scrivere, so.
Anticipo una cosa: nella parte in cui Harry parla del suo tweet in cui citò una frase di “Sweet Disposition” c’è un errore di collocazione temporale. Il tweet è di aprile, la partita di calcio è di ottobre, so: sorry. Colpa mia, I know, ma non voglio cambiarlo perché fa parte delle mie teorie. Sì, credo fermamente che Harry, quando scrive frasi di canzoni che gli piacciono, lo faccia perché vuole sentirle sotto un video Larry. Sono pazza, lo so, skst.
Okaay, vi lascio alla OS, buona lettura libellule.

 


Seventeen

Il diciassette non è solo un numero,
no, è il riassunto di due vite separate
che hanno trovato un sentiero comune.
È l’amore che assomiglia a due cifre,
 ma in realtà è un numero solo.

 

"Quanti anni hai detto che abbiamo?"

Chiese Louis all'infermiera che gli stava medicando la ferita sul braccio procurata dall'ago della flebo.

"Lei ne ha 84, signor Tomlinson, il suo compagno di stanza ne ha 82"

Rispose gentilmente la signorina, sempre accompagnando le parole con un sorriso cordiale.

"Che memoria di merda"

Commentò il vicino di letto, il quale sembrava dormire fino a qualche secondo prima.

"Parla quello che non ricorda se ha pisciato o no"

Sbottò il più vecchio con un sorriso.

"Però mi ricordo quante volte al giorno pisci tu"

"Sentiamo: quante?"

"Diciassette"

Affermò sicuro Harry, con una smorfia di compiacimento a deformare le rughe ormai troppo visibili sul suo viso.

"Tutto culo" commentò l'altro, facendo uno sforzo incredibile per cercare di ricordare qualcosa che spingeva contro le pareti del suo cervello, come volesse farsi sentire in qualche modo. "Scommetto che però non ricordi quando mi hai pisciato sui pantaloni"

"Ma per chi mi hai preso? Guarda che il più giovane qua sono io"
Fece Harry, sorridendo inevitabilmente a causa della massa di ricordi che si era improvvisamente risvegliata nel suo preconscio. "Lo ricordo come fosse ieri. La prima volta che ci parlammo eravamo al bagno del bootcamp, io stavo pisciando e tu arrivasti dal nulla, esordendo con un banalissimo "ciao". Io, per salutarti, dovetti girarmi, ma non ricordavo che stavo ancora facendo pipì. Così mi girai e ti pisciai sui pantaloni. L'unica cosa che riuscii a dire per riparare il danno fu "oops!" e tu iniziasti a ridere, io mi lasciai trasportare e finimmo per metterci d'accordo per vederci la sera. Ricordi quale fu la prima cosa che mi chiedesti quel giorno?"

"Quanti anni avessi. Tu mi dicesti che ne avevi sedici, ma non volevo crederti. Per me ne avevi-"

"Diciassette. Credevi che ne avessi diciassette."

"Già."

Silenzio, come capitava ormai innumerevoli volte. Sospiri e sorrisi, rumore di pelle che invecchia e di dentiere che si spostano nella bocca.

"E quel tatuaggio che mi ero fatto da giovane, sul petto, te lo ricordi?"

"Seventeen black?"

"Sì, quello. Se non avessimo mai fatto coming out la gente crederebbe ancora che fosse il titolo di un libro."

"Era il segno della paura, invece, ricordi?"

"La paura e la sofferenza che dovevamo portarci dietro il diciassette di ogni mese."

Il sorriso di Harry si spense e quello di Louis fece lo stesso.

"Poi però abbiamo imparato a conviverci con la paura, e il diciassette ha iniziato a portarci fortuna"

Volle aggiungere Louis, per vedere di nuovo il sorriso del suo compagno.

"A me porta fortuna ancora adesso, sai?"

Riprese a sorridere il più giovane.

"Anche a me"

Di nuovo, silenzio. 
Il letto che scricchiolava, il suono piatto e monotono della voce del medico nella stanza di fianco.

"Sono sicuro che non ricordi quando venni a tifare per te a una partita di calcio"

"Lo ricordo benissimo, invece. Giocavo per beneficenza per la BlueBell Wood, e tu, Liam e Niall eravate venuti a vedermi. Ero agitato da morire e tu mi tranquillizzasti con uno dei tuoi baci. Ricordi quale numero portavo sulla maglia quel giorno?"

"Il diciassette, lo avevo scelto io. Avevo vinto la scommessa e quindi avevo potuto scegliere il numero della tua maglietta."

"Quale scommessa?"

"Avevamo scommesso che se io avessi tweettato una frase di Sweet Disposition, nel giro di venti minuti sarebbe finita a fare da sottofondo a un video Larry"

"E avevi ragione. Il video uscì un quarto d'ora dopo il tuo tweet"

Ammise con nostalgia Louis, fissando le coperte bianche del proprio letto d'ospedale.

"Scommettere con te è sempre stato uno spasso, vincevo sempre io"

"Era tutta fortuna, la regina indiscussa sono sempre stata io"

"La regina obesa con il culo di una Kardashian"

Harry trattenne una risata e guardò Louis in attesa di una risposta alla sua frecciatina.

"Solo perché mangiavo tante torte, baby cakes"

"Non mangiavi solo quelle, sweetcheeks"

Girarono con fatica il collo, all'unisono, e si guardarono negli occhi per qualche secondo. Il verde degli occhi di Harry era rimasto giovane e acceso, così come l'azzurro di quelli di Louis. Nessuno riusciva a negare, però, che il loro colore diventasse più acceso quando incontrava quello degli occhi del compagno.

"La torta più buona che io abbia mai mangiato è stata quella del mio ventunesimo compleanno. Aveva un piccolo 'me' in cima, metà Louis e metà Power Ranger, una meraviglia."

"Non pensavo ti fosse piaciuta così tanto, credevo ti avesse fatto schifo"

"Come avrebbe potuto farmi schifo? Me la regalasti tu. E ricordi quante stelline ci facesti mettere?"

"Diciassette stelline rosa"

"Sì, diciassette."

L'infermiera lasciò la stanza cercando di non far rumore mentre chiudeva la porta. La verità era che nessuno dei due si era accorto che lei fosse rimasta ad ascoltarli tutto quel tempo, ma d'altra parte c'erano abituati. Succedeva sempre così: iniziavano a parlare e il resto spariva, come se si formasse una bolla intorno a loro e ciò che stava fuori non contasse minimamente.

"Il diciassette era anche il numero del mio cartellino per le audizioni"

"Sì, era la somma dei numeri. 155204. Non l'ho mai dimenticato."

"Dio, Harold, sei un mostro! Come fai a ricordarlo?"

Harry si girò lentamente verso suo marito e sorrise.

"Hai presente quei verbi di latino che non vorresti studiare ma che ricorderai per sempre? Proverai mille e mille volte a toglierteli dalla testa ma non ci riuscirai. Come le parole della tua canzone preferita, quella canzone che hai ascoltato migliaia di volte ma che non ti ha mai stancato e mai lo farà. Ecco, per me è così. Non potrei mai dimenticarlo"

"Eri dolce da giovane e lo sei ancora adesso. Come fai?"

"A fare cosa?"

"A essere sempre così meravigliosamente impeccabile. Non sono mai riuscito a trovarti un difetto, sai? Non hai mai fatto qualcosa di inopportuno in 66 anni che ti conosco."

"Forse sei tu che non vedi i miei difetti"

"Forse ti amo e basta"

"Forse, sì."

La mano di Harry scivolò fuori dalle coperte e trovò quella del suo uomo, la strinse forte.

"Mi prometti che se me ne andrò non mi dimenticherai?"

Chiese Harry con un filo di voce, con un'insolita stretta al cuore, qualcosa che non aveva mai sentito prima.

"Tu non te ne andrai"

Disse sicuro Louis, stringendo più forte la mano enorme di Harry.

"Tu promettilo"

Il dolore al petto si fece più forte e si espanse fino alle caviglie, per poi risalire velocemente alla testa.

"Promesso"

La mano di Harry lasciò lentamente la presa, ma Louis non la lasciò. Harry chiuse gli occhi, il battito del suo cuore si fermò all'improvviso.

"Ti amo"

Poi, l'ultimo filo di voce si spezzò.

   
 
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