Catch your death
Una rosa blu
di lapislazzuli incastonata in un anello d’oro bianco: un oggetto che, aldilà
del suo valore strettamente materiale, non significava niente di particolare o
forse non ancora. La luce delle candele riusciva ad illuminare ogni singolo
dettaglio di quel gioiello che da più di tre minuti stava monopolizzando
l’attenzione delle due persone al momento più importanti di Francia : la Regina
e il suo primo ministro.
“Vi piace?”
chiese Anna, rompendo finalmente il silenzio, facendolo roteare nuovamente tra
le sue dita “Mi piacerebbe vedervelo sempre indosso, possibilmente lontano dal
vostro rubino” disse poi con amara ironia lanciando un’occhiata all’anello che
l’uomo indossava in relazione alla sua carica.
Il cardinale
annuì con espressione assorta, seguendo lo sguardo della donna fino a perdersi
nelle sfaccettature della pietra rossa che la luce faceva rivelare. “E mentre
tutti lo bacerebbero, io bacerei segretamente il vostro” disse infine,
rialzando lo sguardo su di lei.
“Parlate al condizionale”
constatò la Regina in tono piatto, mentre chiudeva la mano attorno all’anello.
“Lo avete
fatto anche voi” replicò tranquillamente Mazarino,
per poi inquietarsi improvvisamente “Sapete, siete ancora in tempo per
ripensare a questa sciocchezza”
Anna scosse
la testa rapidamente e strinse più forte il pugno. Ne avevano già parlato più e
più volte e adesso era troppo tardi per ripensarci. La decisione era già stata
presa, non da qualche settimana quando per la prima volta era aleggiata la
parola “matrimonio”, ma da molti anni prima quando, ancor prima di avere i suoi
due figli, aveva incontrato per la prima volta l’italiano.
“No…”
sussurrò lei con voce stranamente incrinata “Sono stata sposata con un uomo che
mi disprezzava… E poi, ci sono così tanti uomini qui dentro, lì fuori, che
hanno sputato sentenze su di me, altri che hanno provato ad avermi senza
rispetto dei miei sentimenti…”
L’odiato
Richelieu o lo sfacciato inglese duca di Buckingham erano gli impliciti
riferimenti di quello sfogo personale che l’uomo conosceva fin troppo
bene; ma uno sfogo quello della regina
non era, sembrava piuttosto il primo termine di una comparazione, un ricordare
il dolore quando si ha la felicità a portata di mano.
E lei la
prese per mano… Lo prese per mano.
“Ma voi no,
Giulio, voi non siete così!” esclamò infine con dolcezza, accorciando la
distanza che li separava.
No, il suo
Giulio non era così e neanche lei era così; non erano come il resto del mondo
all’esterno di Palais Royal, da cui, sedando fronde e
preparando la strada al giovane Luigi, governavano il paese.
“Sapete che
potremmo andare incontro alla morte” sospirò lui stringendole con delicatezza
le braccia.
“E dopo ci aspetterebbe solo l’Inferno”
proseguì lei annuendo consapevole.
Un cardinale
e la vedova di un re, uniti nel santo vincolo del matrimonio, che ormai di
santo aveva ben poco? Probabilmente
avrebbero vagato in eterno insieme a uno stuolo di lussuriosi. Ma il
punto era proprio quello: non era lussuria, non era desiderio, era amore il
sentimento che li teneva legati indissolubilmente da anni e che li stava
portando a compiere quel rischioso e azzardato passo.
La mano di
Anna si riaprì di nuovo e la fredda pietra dell’anello sfiorò le dita del
cardinale.
“Afferrate
la vostra morte, Eminenza… Ne va della mia vita”
Giulio si
perse ancora un attimo nelle iridi scure della sua amata e poi afferrò il dono
che gli porgeva e che segnava il loro legame.
E così fu
morte. E così fu vita.