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Autore: Non ho mai smesso    31/12/2012    0 recensioni
"Osserviamo un palloncino che vola in cielo. Rimaniamo affascinati da quel volo. Il palloncino non ha paura di allontanarsi dalla terra ferma, non ha paura di infrangere le regole, non ha paura di fuggire dal mondo. Lì, nel cielo, è libero di sentirsi libero. Anche io,lì in quel parco immenso, posso sentirmi libera di essere libera"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Oggi è una di quelle giornate in cui vorresti raccontare a tutti di come tu sia entusiasta della vita, ma non penso sia opportuno disturbare Charlène, la zia, William (ah..non ho il suo numero) o la mia “fittizia” collega alle otto del mattino di una domenica tanto radiosa. Non sembra di essere a Parigi. Questa è come se fosse la “New York europea”, è così che la interpreto. Mi preparo la colazione e con la tazza colma di latte e caffè mi dirigo verso la grande terrazza! Osservo i tetti pieni di parabole che cercano di captare l’atmosfera della Terra e le sue notizie, il vociare delle coinquiline che la domenica mattina devono necessariamente discutere su quanto sia inutile andare a fare jogging (solo perché loro sono costrette in casa per artrosi o osteoporosi!), le bambine che montano una bicicletta nella speranza di potersi per la prima volta sentire libere e indipendenti dai loro genitori, le risate di adolescenti nel pieno delle loro incertezze,delle loro insicurezze e delle loro paure e per finire gli immancabili turisti che, pur di ritornare a casa ricchi di notizie su Parigi e sulle sue abitudini, fotografano anche i cani che depongono i loro escrementi (perché probabilmente i cani francesi hanno un modo particolare di farlo ed è necessario documentarsi!). Vedendo tutte queste persone ho capito che la vita è un’altra da quella che io ho sempre vissuto. La vita è un sistema che ti accoglie in qualunque momento(l’importante è ritenerlo necessario),un insieme di persone che ti sono vicine nei momenti più critici,un abbraccio così grande da poter accogliere anche il mondo intero.. la vita è qualcosa che non si può descrivere ma che ti inonda. Solo quando hai paura di sbagliare stai incominciando a vivere la tua vita perché non sei tu a costruirla ma è la vita che costruisce te e probabilmente essa manda avanti il suo circolo vizioso anche senza che tu te ne accorga. Mi lavo frettolosamente e indosso la prima cosa che trovo nell’armadio ma devo dire che,guardandomi allo specchio,sono davvero carina (è la prima volta che mi faccio un complimento e..bisogna festeggiare!). Con i piedi per terra Parigi è ancora più bella. Guardando le sue ansie e le sue gioie ho capito di come sia bello scoprire altri posti che ti distolgono dalla realtà facendoti vivere in un mondo parallelo. Grazie a tutte queste persone ho incominciato a ricordare i momenti trascorsi con la mia famiglia,che oramai non vedo più come un ostacolo ma come un modo per poter conoscere il vero sapore della vita. A diciannove anni non lo avevo mai assaggiato. Con una cartina in mano che rappresenta tutte i vicoli e le strade intrecciate di Parigi e con la mia macchina fotografica appesa al collo mi dirigo verso il centro di quella città a me ancora sconosciuta con paure a me già note. Scorgo la Tour Eiffel ma noto la fila interminabile al di sotto di quell’ammasso di ferro e capisco che da qualunque parte ci sarebbe stata quella folla pronta ad acclamare i monumenti della capitale europea. Quindi,mi sono messa in fila. Fa caldo e adesso ho finalmente compreso il motivo per cui tutti questi cinesi si muniscano di cappellino e di ombrellino come quelli utilizzati nei cocktail! Una voce alle mie spalle mi distoglie da tutto quel caos: << Bonjour madmoiselle Gaià, che ci fa di domenica mattina alla Tour Eiffel? >> Vedo quel viso d’angelo che il giorno precedente avevo visto accompagnato da una ninfa marina. << Mi comporto come una normale turista! La visito. >> << Ma adesso c’è una fila interminabile! >> << E quindi? >> << Quindi segui me. >> << Perché dovrei? >> Non so perché ma ero molto acida (come un latte scaduto) nei suoi confronti. << ..Perchè a volte è bello fidarsi di qualcuno! >> << Dovrei fidarmi di uno che incontro sempre per strada e che in realtà è fidanzato?! >> E’ impossibile che io fossi muta come una tomba. Devo sempre polemizzare su tutto. << Intendi la ragazza che era con me a Mc Donald’s? >> Titubante rispondo << Ehm..si >> << Oh dear girl, she is my sister! >> << Oh.. scusa William! >> << Ci sono abituato! Tutte le ragazze che mi circondano, anche solo mie amiche, si ingelosiscono di mia sorella pensando sia la mia ragazza! >> << Eh beh.. tua sorella è molto bella! >> << Dai Gaià, vieni con me. >> Adesso mi sento in una campana di vetro dove nessuno può toccarmi o dove può distruggere tutta la felicità venutasi a creare. Lo seguirò come se fosse per sempre perché adesso,in questo momento, il mio posto è con lui. Camminiamo per un po’ di tempo finchè non arriviamo al museo del Louvre. Aspettiamo due ore prima di poter varcare la soglia del Louvre( uno dei più famosi musei al mondo) ma la fila non supererà mai quella della Tour Eiffel. Vediamo gente di ogni genere, coppie innamorate che si tengono per mano, anziani impazienti di entrare, mamme esauste nel tenere i loro figli urlanti in braccio e infine ci siamo io e William, una coppia che nonostante le poche parole trasmette tanto delle proprie emozioni. Non si sa se siamo amici o qualcosa in più ma so solo che lui è la persona con cui più desidero visitare ogni angolo di mondo. Al di là del mio interesse nei suoi confronti, lo vedo come un angelo custode che mi è sempre vicino, che in tutti modi cerca di sostenermi con le sue forze ed in ogni momento so dove trovarlo. Diamo il biglietto al controllore e finalmente entriamo in quel mondo a me prima sconosciuto. E’ vero, ho fatto il classico, ma quelle opere le ho soltanto viste e ristudiate un milione di volte senza mai provare la sensazione di vedere le loro sfumature di colori o di sentire l’odore che emanano dopo i loro tanti anni di persistenza nei musei. Costeggiamo le pareti e vediamo quelle opere intatte e integre con imperfezioni solo nella loro bellezza. C’è la Gioconda e La vergine delle rocce di Leonardo da Vinci, La buona ventura e La morte della Madonna di Caravaggio, Nike e Samotracia e mille altre opere che attraverso la loro arte, a quei tempi, incompresa, trasmettono mille sensazioni. Trascorriamo più di un’ora all’interno del museo ma la mia guida turistica personalizzata ha in serbo per me mille altre esperienze. Andiamo al museo d’Orsay. Anche qui la fila non manca ma vedo come William sia più rassegnato di me. Il museo d’Orsay è un museo davvero importante e la sua struttura è una delle più imponenti. Si affaccia sulla Senna e precedentemente era una stazione dedicata al trasporto Parigi-Orléans. Sulle opere del museo non conosco molto ed ecco che lui è pronto a spiegarmi ogni cosa dato che è il museo che più lo appassiona. Trascorriamo una meravigliosa mattinata cercando di trovare soddisfazione e sicurezza grazie a queste opere d’arte progettate molto tempo prima della nostra nascita ma che rappresentano problematiche della vita odierna e della società moderna. E’ ora di pranzo e non ho alcuna intenzione di ritornare a casa e di prepararmi da mangiare. Il tempo insieme a William è così dannatamente bello quasi come se non fossi io a trascorrerlo ma fosse un’altra Gaia ed io fossi proiettata in un mondo sconosciuto. Così lui mi chiede: << Hai intenzione di andare a casa? >> << Sinceramente,no. Mi diverte stare con te! >> << Perfetto. Andiamo. >> Prende la mia mano in maniera discreta, quasi non volesse che mi faccia male e subito mi tira a sé per poterlo seguire in quelle sue idee folli. Ci fermiamo per poco tempo ad una roulette che vende baguette farcite al tonno e ai pomodori. Ne compriamo due, enormi e oliose, e subito ci dirigiamo verso Starbucks per poter prendere uno di quei frappé alla nutella che ti fanno sentire un’americana assetata di shopping mentre passeggia sulla battigia di Miami Beach con un cappello adagiato sul capo e la cannuccia insalivata. Penso che la camminata sia finita e mi adagio ad una delle sedie verdi di Starbucks ma William,con un cenno del capo, mi dice di seguirlo. Durante il tragitto ci scambiamo molte parole e ridiamo, ridiamo come adolescenti, come se per la prima volta incontrassimo la persona che ci fa star bene con la quale comprare panini al tonno, frappé, visitare musei facendo file immense e potersi divertire. Davanti a noi c’è un parco immenso, uno di quelli che non ho mai visto in vita mia, un parco nel quale tutti si divertono,si rilassano. Con i suoi cespugli, gli alberi, l’acqua e l’aria trasmette serenità ed un senso di pace che solo stando con se stessi o con la persona che si ama si riesce a captare. Ci sono i giardini all’inglese, mille fontane nelle quali i bambini si divertono a gettare gli spiccioli, panchine color verde bosco, asciugamani adagiati sull’erba, ragazzini accovacciati sotto gli alberi con chitarre e spartiti musicali e anziani che si tengono la mano ma con l’altra sorreggono il giornale Le Figaro. William prende la mia mano e mi trasporta con tutta la sua felicità in uno spiazzo pieno di verde. Dalla sua borsa estrae un grande telo da poter ospitare anche due persone. Ci distendiamo su questo, indossiamo gli occhiali ed iniziamo a mangiare. Il profumo della baguette oleata si disperde per tutta quella zona del parco e molte persone si girano a fissarci (si vede tanto che Parigi non è la nostra città natale?) come fossimo alieni. William è incurante di tutti quei visi rivolti su di noi ma io non posso fare a meno di fissare tutta quella gente. Prendendomi il viso tra le sue dita mi dice: << Non pensare a loro, pensa a tutto questo! >> << William è davvero stupendo. Quando hai progettato di fare tutto questo? >> << Quando oggi ci siamo incontrati. Tu mi ispiri a fare le cose più strane. >> IO LO ISPIRO. Io ispiro un uomo a fare cose assurde tuttavia piuttosto romantiche. Tutto questo non mi sembra vero ma anche se fosse un sogno voglio godermelo fino al risveglio. Ridiamo e mangiamo. << Sei tutta sporca di nutella liquefatta! >> << Anche tu! >> Osserviamo un palloncino che vola in cielo. Rimaniamo affascinati da quel volo. Il palloncino non ha paura di allontanarsi dalla terra ferma, non ha paura di infrangere le regole, non ha paura di fuggire dal mondo. Lì, nel cielo, è libero di sentirsi libero. Anche io,lì in quel parco immenso, posso sentirmi libera di essere libera ma solo avendo lui al mio fianco. Il mondo all’esterno non esiste, ci siamo io lui e la baguette al tonno. << William,che lavoro fai? >> << Lavoro in una libreria come commesso. >> << Perfetto,d’ora in poi potrò venire a comprare i libri da te. Sai,amo leggere! >> << Oh,anch’io >> Si fa un po’ titubante. << Cosa ti piace leggere? >> << Le cose che pochi riescono a leggere. >> << Non capisco! >> << Leggo le cose che a pochi interessano, perché mi danno possibilità di sognare con i piedi per terra. Non tutti condividono la mia scelta.. >> il suo volto diventa a poco a poco malinconico. << Anch’io amo viaggiare nei libri, immaginando con in piedi piantati nella realtà. >> Silenzio. Lo vedo alzarsi di scatto e mi chiedo dove voglia andare, il motivo per cui mi voglia abbandonare. Non lo riesco più a vedere. Ha lasciato tutta la sua roba qui,anche la sua simpatia e la sua libertà. Eccolo,però,che riappare questa volta in compagnia di un lecca-lecca gigante, alto su per giù quanto lui. Incominciamo a ridere come bambini nel passeggino. << E adesso cosa intendi fare con un chupa-chups? >> << Mangiarlo,no?! >> << Non ne sono proprio convinta! >> dico con un sorriso a trentadue denti. << Hai mai pensato che i lecca-lecca posso ritrarre le persone come sono nella realtà? >> << Cosa intendi dire per “ritrarre le persone come sono nella realtà”? >> dico incuriosita. << Guarda questo lecca-lecca! E’ formato da un vortice di colori e può essere interpretato con un arcobaleno. Sai perché l’ho preso? >> << L’hai detto prima..per mangiarlo! >> dico stranita. << No! L’ho preso per te. Tu sei come questo lecca-lecca. Sei un arcobaleno. Con la tua spontaneità e la tua sincerità trasmetti agli altri tutti questi colori. Colori capaci di farti sognare o di farti volare come fanno i palloncini o le farfalle. Se ci pensi anche i palloncini e le farfalle sono di tanti colori. >> William ha ragione. I colori sono l’elemento chiave per poter evadere dalla realtà e per capire che tutto ciò che ti circonda lo si è costruito da solo,con le proprie forze,con il proprio entusiasmo. << Grazie William, grazie davvero. >> << Io dico sempre e solo la verità. >> Ci sorridiamo. << Dove abitavi in Italia? >> << In un paesino vicino Roma. >> << Bellissima Roma! >> << E’ vero. E tu invece? >> << California >> << Dici davvero? >> subito mi sono corretta << Si! Tu dici sempre la verità! >> << Apprendi in fretta,vedo. >> Senza esitare un attimo prende l’asciugamano, getta le carte unte e i contenitori di plastica, e mi trascina verso una grande fontana. Ci sono tanti bambini, mamme con i loro passeggini e poi ci siamo noi. Ci mettiamo in ginocchio come se volessimo pregare e ci fossilizziamo sullo scivolare dell’acqua lungo le raffigurazioni di pietra.
  
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