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Autore: Sexy Like Finnick    31/12/2012    2 recensioni
Si narra che Panem fosse l'unica nazione rimasta. Sicuri?
E se anche le altre non fossero così diverse da Panem?
Perché a volte il pugno di ferro è necessario
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dal finestrino dell'aereo si staglia davanti a noi quello che sembrerebbe un fascio di luce verticale, invece è solo capitol city, che da quanto sappiamo fa ancora fatica a soddisfare autonomamente la sua fame d'energia.
-Allora? Mi dici cos'è successo oggi in parlamento?-
-Sai che non potresti saperlo? Secondo te perché non sei potuta venire?- le rispondo cercando di non sembrare troppo scontroso.
-Comunque niente di eccitante, all'inizio, quando ho chiesto di inviare delle forze armate e risorse per la popolazione di Capitol City, hanno bocciato la proposta, mentre invece la seconda proposta è stata promossa-
-E quale sarebbe?-
-Che finanzi io di tasca mia la "spedizione" e non in veste di pubblico ufficiale ma come turista-
-Una volta arrivati cosa facciamo? Andiamo in giro urlando "Veniamo in pace?"-
-Niki ti credi spiritosa? Iniziamo ad arrivare e poi vediamo cosa fare-
-Ok scusa, pensavo avessi un piano- sembra offesa, potrebbe anche essere, è abbastanza permalosa.
-Sei il solito ragazzino viziato-
Fatico a non tirargli il bicchiere che ho in mano e mi limito a ignorarlo, ma Raùl rincara la dose: -Per svagarti un po' hai scomodato l'intero parlamento per cercare di farti finanziare questo viaggio per far visita a Capitol City, sono contento che abbiano detto di no e che ora debba pagare tutto tu!-
Mi devo rilassare, quindi mi appunto mentalmente che se gli specialisti del Reparto Estorsioni avranno un nuovo metodo di tortura, Raùl sarà il primo a beneficiarne.
-Che palle voi due, sempre a litigare!- la voce sempre troppo alta di Sandra risuona per i corridoi dell'aereoplano.
Tutti si aspettano una mia risposta, perché riesco a vedere nel riflesso del vetro i loro occhi puntati verso di me, e così mi limito a dire -Uno, Raùl non sei stato invitato a fare questo viaggio con noi, hai voluto venirci di tua spontanea volontà. Due, Sandra renditi utile e portami altre caramelle, nella mia stanza però, che non ho voglia di stare qui-
Detto questo, mi alzo e vado a fare un giro in cabina di pilotaggio; arrivo davanti alla porta e pronuncio il codice di accesso necessario per entrare -Zero. Otto. Zero. Cinque.- e la porta si apre lateralmente con un basso stridore.
-Buongiorno presidente-
-Buongiorno a te Dario e, per favore, chiamami Conrad-
-Va bene Conrad, a cosa devo la tua visita?-
-No, niente, pensavo che Elisabetta fosse qua. Ma a quanto pare non c'è, sai quanto ci metteremo a arrivare a Capitol City?-
-Ancora un'oretta circa, è notte e per non farci vedere dobbiamo andare piano-
-Va bene, ciao Dado-
-Non mi chiamo Dado!- fa finta di arrabbiarsi ma non gli da veramente fastidio, infatti sta ridendo.
-Ok Dario, scusa Dario, da ora in poi ti chiamerò solo Dario, va bene Dario?-
Devo averlo stufato, perché mi sta mandano a quel paese pronunciandolo labialmente, non voglio inferire e così me ne vado in camera.
Percorro a grandi passi il corridoio dell'aereo che lo percorre per tutta la sua lunghezza fino ad arrivare davanti alla porta della mia stanza, busso 3 volte e la porta si apre.
Dentro ci trovo un'Elisabetta che di direbbe arrabbiata perché mi accoglie con un -Tieni le tue caramelle- lanciandomi il cestino di rubino e lapislazzuli vuoto e ancora inzuccherato.
-Erano buone almeno?-
-Sandra ha detto di si, e ha detto anche che la sua mansione non è la serva, ma l'estetista-
-Ely, sai che sei bellissima quando ti arrabbi?-
-Non cambiare argomento io sta…-
La metto a tacere con un bacio, non mi va che anche lei si arrabbi con me.
-Fuonzionerà con me, ma penso che Sandra non accetterà volentieri un tuo bacio- e mentre dice questo mi traccia sul petto quello che sembrerebbe un cuore.
-Tentar non nuoce!-
-Vai a dormire, il sonno ti sta facendo delirare-
-Va bene mamma, obbedisco!- sono così stanco che mi stupisco di me stesso quando capisco di essere riuscito ad arrivare sul letto, non mi cambio nemmeno, tanto tra un'ora atterreremo chissà dove, sempre che le forze aeree di Panem ci abbattano prima.
Il mio sonno è breve e senza incubi.
Vengo svegliato dalla voce del pilota diffusa dagli autoparlanti -Tutti sono pregati di sedersi ai propri posti e di allacciare le cinture di sicurezza, stiamo per atterrare-

Non me lo faccio ripetere due volte e vado a sedermi al mio posto nella sala comune.
-Ma stiamo atterrando sull'acqua?-
-Si Niki, non so perché, Dario avrà le sue buone ragioni-
Tutti stanno in silenzio in attesa dell'atterraggio, che avviene con dolcezza sulla superficie dell'acqua.
Tre agenti della scorta salgono per primi sulla scialuppa, per ricognire la zona circostante; quando viene giudicata sicura ci danno il permesso di abbandonare l'aereo.
-Quanto dista la costa?- chiedo
-Due chilometri-
Siamo in viaggio da circa un quarto d'ora quando si alza un forte vento e la superficie dell'acqua si increspa, non è questo che ci preoccupa, ma l'imponente sagoma scura che avanza verso di noi.
A un certo punto sembra che ci abbia superato, invece tutti perdiamo i sensi.




Prova prova prova, ok funziona.
Salve a tutti, sono sempre io, Giorgio.
Pensavo di non riuscire ad aggiornare fino alla fine delle vacanze, invece eccomi qui, con un nuovo capitolo.
Vi ricordo che siete pregati di recensire, anche con poche parole, un semplice apprezzamento per me sarebbe molto.
D'ora in poi ho deciso che scriverò i capitoli dai punti di vista dei personaggi capitolini e dal punto di vista dei personaggi di Utòpia, alternandoli.
Vi saluto tutti, belli e brutti, scherzo, voi siete tutti belli.
Stavolta un abbraccio, Giorgio.

   
 
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