CAPITOLO
TRENTASEIESIMO
Paul Jefferson viveva in un grande
appartamento al 34°
piano di un grattacielo. Harry non era mai stato in un grattacielo e la
salita
in ascensore gli sembrò interminabile. Giunto finalmente a
casa sua, ebbe
l'impressione che i suoi polmoni riprendessero ad ossigenarsi. Sia lui
che
Meredith, appena varcata la soglia della casa di Paul, compresero che
questo
doveva essere un patito dell'oriente e che ogni sua scelta si
indirizzasse sul
gusto etnico. Molto rapidamente, dopo avergli offerto del tè
verde, chiamò
Harry ad accomodarsi con lui nel suo studio, una stanza poco curata, di
non più
di 20 metri quadri.
- Scusate il disordine, ma questa giungla deriva dalla
mancanza di una presenza femminile. - spiegò guardando
Meredith.
Il cuore della donna sussultò e le sembrò che
Paul
provasse qualcosa per lei.
Harry non lo notò, era troppo preso dal pensiero di
doversi staccare dal quadro.
- Bene, mostrami il dipinto.
Harry con cautela lo uscì da una carpetta e lo
passò
al critico che lo scrutò in silenzio. Per osservarlo meglio
lo sollevò dalla
scrivania e lo mise a favore di luce. In attesa del giudizio, Harry
rivisse i
momenti di tensione passati a Londra più volte nello studio
di Got.
- Duemila. - disse semplicemente Paul dopo una lesta
riflessione.
- Come? - chiesero stupiti in coro i Clever.
- Vi do duemila dollari per questo. - ripeté il critico
guardando estasiato il dipinto.
- Così tanto? - chiese Clever incredulo.
Meredith pestò un piede al fratello sotto la scrivania
e ringraziò Paul stringendogli una mano con gioia.
- Non ho parole, grazie ... !- disse Harry emozionato.
Quello sarebbe stato solo il primo di una lunga serie
d'affari tra Jefferson e il pittore. Con i primi guadagni Harry e
Meredith
affittarono un monolocale in periferia, qualche giorno prima del
Natale. Era
stato proprio Paul ad indicarglielo ed era poco lontano da lui. Quello
del '99
fu per loro sicuramente uno dei migliori: Harry cominciava ad avere
successo,
Meredith cominciava ad innamorarsi di Paul.
Il 25 Dicembre Harry rinunciò alla
pittura, volle passare almeno quel giorno in un modo diverso e
dedicarsi ad
altro, dopo tanto tempo: con Meredith andò in giro per i
negozi della città.
Camminarono per ore, nonostante avesse iniziato a nevicare. Tutto ad
Harry
sembrò migliore, era felice, sorrideva a tutti per le
strade, finalmente
camminava senza il timore d' essere additato o riconosciuto ed
insultato.
Quest'armonia però, in quella serena giornata,
sembrò spezzarsi quando Harry si
trovò di fronte una panchina e si fermò con aria
malinconica.
- Cosa c'è? - chiese Meredith non capendo il suo
atteggiamento.
- Niente, solo che è molto simile a quella in cui ho
ritratto Janet, nel suo giardino. - rispose lui con lo sguardo fisso.
- E' passato più di un mese da quando ti ha detto
addio. Non pensarla più. So che è difficile, ma
devi andare avanti senza di
lei. E per farlo dovresti anche buttare la chiave. -
consigliò la sorella - L'hai
ancora con te, non è così? - continuò
allungando la mano aperta verso di lui.
Harry mise la mano dentro la tasca destra dei
pantaloni in cui conservava la chiave. Di fronte a sé aveva
il panorama
dell'isola di Manhattan e una grande distesa d'acqua gelida, nella
quale ebbe
l'impressione che sua sorella volesse spingerlo a buttarvi dentro l'
ultimo
ricordo materiale di Janet.
- Fallo tu, Harry. - lo incitò Meredith, qualche passo
più indietro del fratello, coi capelli mossi dal vento.
Quello indietreggiò, uscì la chiave e la
guardò
ripensando intensamente tutto quello che aveva passato con Janet. La
prima
volta che l’aveva vista in ospedale.
I loro incontri a casa di lui e poi di
lei. Il momento in cui si era dichiarato. La scoperta della tremenda
verità … Una
lacrima scese lentamente dal viso di Harry alla chiave. Meredith lo
guardò e
pensò che non l'avrebbe mai buttata. Poi, improvvisamente,
vide Harry prendere
la rincorsa e lanciare con un ampio gesto la chiave verso il mare.
Meredith
seguì la traiettoria dell' oggetto stupita ed Harry fece un
sospiro di
sollievo.
- Andiamo a casa, sta facendo buio. - disse alla donna
con contegno, voltandogli le spalle.
Meredith lo seguì e lo abbracciò.
- Sono felice che tu lo abbia fatto. - disse sorridendo.
Così, dal quel pomeriggio, ad Harry non rimase nulla
di tangibile che fosse legato a Janet. Solo il suo ricordo.