Era nervosa e lo sapeva.
Troppo nervosa.
Si infilò le calze velate,
nere, che avrebbero reso la sua mise
ancora più seducente. Fortunatamente ne aveva acquistate due paia: il
primo era
già riuscita a smagliarlo.
La sottoveste in seta, nera
come l’abito che avrebbe indossato, si
tendeva sul petto, rivelando l’assenza del reggiseno. Era un azzardo,
lo
sapeva: con le misure che portava, non avrebbe potuto permettersi di
indossare
alcunché senza reggiseno, ma quella serata sarebbe stata un azzardo in
tutto e
per tutto… uno in più non avrebbe fatto la differenza.
O forse l’avrebbe fatta,
finalmente.
Si guardò allo specchio e
ritoccò leggermente il trucco. Il livido
sulla fronte stava scomparendo, ma per quella sera era meglio farlo
sparire
artificialmente del tutto. Già così era nervosa a sufficienza… sapere
di non
essere al meglio, l’avrebbe fatta sentire ancora più impacciata e non
ne aveva
proprio bisogno.
Fortunatamente si era ripresa
rapidamente dall’incidente e anche il
dolore alle costole era finalmente scomparso; proprio quel mattino il
medico
che l’aveva visitata le aveva detto, sorridendo, che non sembrava
neppure che
soltanto una settimana prima aveva quasi visto la morte in faccia.
Forse era stato proprio quello
a farle prendere la decisione che la
stava rendendo tanto nervosa.
Accertato che si era
completamente ristabilita, uscita dall’ospedale
si era diretta in centro, nella sua boutique preferita, quella per le
occasioni
importanti, e si era fatta consigliare dalla commessa per una serata
speciale.
Più tardi, in ufficio,
vedendola arrivare con due borse dell’elegante
negozio, Jennifer le aveva domandato cosa avesse comperato.
“La mia mise
sexy per questa sera” aveva risposto, sorridente.
“Una serata speciale?” si era
sentita chiedere da Harm, che aveva
ascoltato lo scambio di battute tra lei e il sottufficiale.
“Harm, è l’ultimo dell’anno e
ho voglia di festeggiare… Nessuna bionda
da accompagnare alla festa?” gli aveva domandato, sarcastica.
“Né bionda, né rossa, né…
bruna” aveva risposto lui, soffermandosi un
attimo in più sulla parola “bruna” e rivolgendole un lungo sguardo
mentre la
pronunciava.
Lei si era sentita il cuore in
gola.
“Ti vedremo arrivare tutto
solo, quindi?”
“Già… A quanto pare, invece,
tu hai dei programmi con qualcuno…”.
“Già… dei programmi… con
qualcuno”.
“Qualcuno che conosco?”.
“Può darsi…”.
“Non mi dirai che hai ripreso
a frequentare Webb? Dopo come ti ha
mentito, ha avuto il coraggio di rifarsi vivo? E tu…”.
“Harm!”
“Ok, ok… non sono affari miei,
come non detto. Divertiti”.
E con quell’augurio sarcastico
e secco, s’era voltato e se n’era
andato dall’ufficio, senza neanche darle il tempo di aggiungere una
parola.
Ma non si sarebbe fatta
rovinare la serata dal suo malumore e dalla
sua gelosia.
Aveva deciso che quella
sarebbe stata una serata memorabile, molto,
molto speciale.
Voleva tornare a sorridere,
finalmente. A sentirsi felice, viva, come
una sola volta in vita sua si era davvero sentita così.
Ne aveva abbastanza di
congelare la propria vita, di sbagliare un uomo
dopo l’altro, di farsi mille problemi e domande.
Rivoleva ciò che aveva provato
una notte, una sola notte di tanti,
troppi anni prima.