Allacciò l’ultimo bottone
della camicia e si
accinse ad annodare il cravattino da sera. Quando riuscì ad ottenere un
risultato decente, s’infilò la giacca, si osservò allo specchio e,
malgrado
tutto, sorrise: non era più un giovincello, ma faceva ancora la sua
discreta
figura in uniforme di gala.
Sarebbe stato perfetto,
accanto a lei. Avrebbero
fatto, come sempre, una bella coppia. Peccato che lei non sarebbe stata
la sua
dama, alla festa.
Quel giorno si era deciso ad
invitarla; ci aveva
pensato più volte dal suo incidente la notte della vigilia di Natale,
ma non
era certo che lei se la sarebbe sentita di partecipare al cenone
dell’ultimo
dell’anno organizzato dalla Marina e alla serata danzante che sarebbe
seguita,
e quindi aveva tergiversato… facendosi così fregare un’altra volta da
Webb.
Non era certo che fosse lui il
suo cavaliere… ma
chi altri poteva esserlo? Mac aveva detto che lo conosceva. E comunque,
Webb o
non Webb, qualcuno l’aveva preceduto.
Si era arrabbiato, moltissimo,
quando aveva
saputo che era già impegnata. La gelosia lo aveva sopraffatto, ma non
solo:
mesi prima le aveva fatto chiaramente capire di desiderarla, di voler
iniziare
qualcosa con lei.
E lei lo aveva respinto.
Aveva deciso d’aspettare, di
attendere che,
questa volta, lei fosse pronta.
In fondo, per certi versi
glielo doveva.
Non tanto per quella volta in
cui, in Australia,
era stato lui a dirle di non essere ancora pronto per una relazione,
quanto
piuttosto per ciò che era accaduto tra loro molto tempo prima.
Il fatto che lei avesse deciso
di partecipare
alla serata, accettando l’invito di un altro uomo ad accompagnarla, era
la
prova che non aveva più intenzione di tornare sui suoi passi. E questo
lo aveva
fatto sentire definitivamente respinto. E tanto amareggiato.
Probabilmente se lo meritava…
in fondo aveva
tergiversato per anni, sempre con la motivazione di non voler rovinare
la loro
amicizia, il fatto che erano colleghi, la sua paura ad avere un
legame...
Eppure fin dal loro primo
incontro, quasi un
gioco del destino, lei gli aveva cambiato la vita.
Ricordava come se fosse ieri
l’attimo in cui
l’aveva vista per la prima volta: una sconosciuta, bellissima, sola in
un pub.
La reazione del proprio corpo
era stata immediata
e neppure ora, dopo anni, sapeva spiegarsene il motivo. Certo, aveva
sempre
apprezzato una bella donna, e lei indubbiamente lo era. Allora come
adesso;
anzi, forse adesso ancora più di allora. Tuttavia non era solito
lasciarsi
coinvolgere tanto, eppure con lei gli era accaduto, fin da subito.
Ricordava ancora di aver
pensato, non appena
aveva posato gli occhi su di lei, che avrebbe voluto conoscerla,
scoprirla
lentamente… e non era neppure sicuro che fosse stata solo l’attrazione
fisica a
confonderlo tanto, a fargli provare quel forte desiderio d’intimità che
aveva
immediatamente sentito per lei: mai, infatti, aveva provato un
desiderio tanto
intenso di far l’amore con una donna.
Era innegabile che
l’attrazione, tra loro, fosse
esplosa immediatamente, fin dalla prima occhiata che si erano rivolti.
Tuttavia
non si era riconosciuto in ciò che era successo: solitamente preferiva
sondare
prima il terreno; come un animale cacciatore, valutava attentamente la
sua
preda. La quale doveva sì attrarlo, ma al tempo stesso doveva
riconoscere in
lei anche la medesima lunghezza d’onda, che gli faceva desiderare
incontri
intensi e appassionati, ma senza legami.
Solo divertimento, per
entrambi. E comunque più
spesso era solito attendere che fosse la donna a palesargli il suo
interesse.
Lui, al massimo, si spingeva a flirtare con garbo e ironia.
Con quella sconosciuta,
invece, tutto era stato
diverso fin dal principio. L’aveva desiderata subito, non appena aveva
posato
gli occhi su di lei.
C’era stato un qualcosa di
indefinito e
particolare che lo aveva smosso nel profondo. Un desiderio intenso,
selvaggio.
Che si sarebbe certamente imposto di controllare, se lei non fosse
stata una
sconosciuta.
Una donna che non avrebbe mai
più rivisto.
Troppo pericoloso, altrimenti.
Troppo rischioso
per la sua libertà. E, forse, addirittura per il suo cuore.
Invece, si era detto, dopo
quella notte non
l’avrebbe più rivista: sarebbe stata soltanto poche ore di passione; un
incontro intenso e sfrenato… un ricordo ardito e sensuale.
Perché negarselo?
Aveva sperimentato da poco,
con la morte di
Diane, quanto la vita fosse troppo breve, per non godersela.
La sua dolce e cara amica
Diane… la rossa tutta
riccioli e lentiggini con cui aveva diviso ansie e gioie durante gli
anni in
Accademia; a parte Sturgis, l’amica più fidata.
L’uccisione di Diane lo aveva
scosso
profondamente. Le aveva voluto bene, come ad una sorella. Non aveva mai
pensato
a lei come ad una potenziale conquista, ma l’aveva amata. Li aveva
uniti un
legame intenso, fatto di affetto e confidenza, come dovrebbe essere tra
fratelli.
E in quel momento Diane non
c’era più.
Quella sconosciuta era
completamente diversa da
Diane: più alta, bruna, occhi scuri e profondi, anziché verdi e limpidi
come quelli
di Diane… Non si assomigliavano in nulla.
Eppure, dentro di sé, aveva
sentito che quella
donna, se solo non lo avesse attratto tanto e se si fossero conosciuti
in altre
circostanze, come Diane sarebbe potuta diventare sua amica.
C’era stato un unico problema:
lui l’aveva desiderava
immediatamente come si desidera una donna.
E, soltanto per una notte,
aveva voluto che fosse
sua.