INTRODUZIONE
Avevo appena chiuso gli occhi, dopo la solita giornata d’inverno faticosa e freddolosa che mi ricordava di essere ancora a metà settimana e di non poter far nulla per far passare il tempo velocemente, quando udì un suono crescente che mi era molto familiare: era la mia sveglia. Il suono di quella sveglia,che da premettere non era una canzone ma soltanto un suono ripetuto che cresceva pian piano,mi suggeriva di alzarmi dal mio caldo e morbido letto dal quale ogni mattina non volevo staccarmi. Pur consapevole di non volere,dovevo accettare la realtà,come d’altronde facevano i miei coetanei  e prendere l’autobus e recarmi a scuola. Idealmente questa cosa mi appariva impossibile ma alla fine la forza dell’abitudine aveva il sopravvento e quasi non ci facevo più caso. La giornata solitamente si divideva in due parti: La prima comprendeva quel lasso di tempo che va dalle 6 del mattino alle 2 e mezza del pomeriggio e la seconda dalle 3 alle 10 e mezza di sera circa. La prima parte della giornata teoricamente poteva essere considerata la migliore perché rivedevo i miei compagni  di scuola: era molto bello,infatti,vivere quei momenti della giornata,ridere e parlar con loro. Personalmente mi consideravo una persona che stava in una via di mezzo: non ero né troppo normale,in quanto in fin dei conti era troppo noioso esserlo e nemmeno troppo pazza, poiché anche quest’ultimo in qualche modo aveva i suoi svantaggi. Comunque tornando alla mia giornata, la parte critica di essa era il pomeriggio. Il pomeriggio di ogni giorno della settimana (escluso il sabato e i giorni festivi ovviamente) lo impiegavo nello studio; infatti non riuscivo a trovare quasi mai  tempo per far qualunque altra cosa banale o importante che sia in quanto ricorrevano 2 motivi:
1) frequentavo un liceo,non ha importanza che liceo fosse,ma richiedeva comunque una maggiore applicazione nello studio rispetto alle altre scuole;
2)non ero mai stata  una cima a scuola, più che altro mi consideravo una che studiava ma ci impiegavo molto tempo.