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Autore: ferijay    31/12/2012    11 recensioni
'Per questo non ho ascoltato la ragione. Troppa incoerenza, troppi problemi,senza soluzioni'
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come al solito entrava in quell'aula gigante,fredda e dispersiva. Era un delle prime come sempre. Portava in mano una serie di libri e quaderni, li poggiò su quella parte di banco del suo solito posto. Si sedè. Era pensierosa, più del solito, era preoccupata, e si sentiva in imbarazzo. Anche se non c'era quasi nessuno se non le solite persone in prima fila, lei si sentiva osservata. Era fatta così,si preoccupava troppo dei pregiudizi e del pensiero della gente. E più di ogni altra volta quella mattina, anche se non nessuno sapeva niente, o almeno pensava... o sperava. 
Fissava l'entrata dell'aula d'università. 
 
''Cavolo!''  
credeva non venisse. 
 
Eccolo. Arrossì, era turbata e allo stesso tempo, in fondo, sentiva il cuore battere per più di una ragione. Dannatamente,divinamente e fottutamente bello. Non bello, come per dire 'bello quel maglione' 'bello il tuo nuovo lamboghini'. No, con lui il significato di bello diventava pieno, sarebbe stato capace di diventare l'ispirazione alla creazione di questa parola se non fosse esistita. Era meraviglioso, non figo. Era stupendo, non era un fusto qualunque. Per lei. Il fatto è che qualsiasi cosa di lui la fregava. 
Anche la sua strafottenza. Il menefreghismo che gli apparteneva.Solo per i corridoi d'università. Ma più di tutto, i suoi occhi. Sembravano ipnotizzarti. Come quelle maghe con i loro amuleti. Lui di certo inconspevolmente lo faceva... no,cazzata. Gli piaceva giocare con i suoi occhi. E ci sapeva giocare. Ogni ragazza non poteva resistergli. E di certo neanche Martha. Ma in  un certo qual modo riusciva a conrollarsi, quelle poche volte che le aveva chiesto gli appunti per il corso e aiutato in qualche esame, riusciva a contenersi. Mentre le altre esprimevano la loro eccitazione in varie forme isteriche. Ora spiego. Chi si ammutoliva e riusciva a far uscire da quella inutile bocca solo monosillabi. Chi diventava dislessica. Chi alludeva ad appuntamenti, ovviamente sempre accettati e mai avvenuti... insomma gli ormoni poteva vederseli arrivare in faccia. Poi beh... i suoi capelli. Una massa informe di capelli castano chiari. Ricci, indomabili. Li muoveva. In continuazione. 
Per dirla tutta, quel ragazzo era pericoloso.
E Martha lo aveva constatato la sera prima. 
 
 
-
 
 
 
Era uscita, poco prima di andare a letto, per andare a buttare la spazzatura, cosa ordinaria diciamo. Non avrebbe mai pensato potesse succedere nulla. Fece per tornare indietro, forse una decina di metri distava casa sua dal cassone. Notò una macchina nera, familiare ai suoi occhi. Era ferma, spenta, eppure dentro c'era qualcuno.
 
'Harry?' disse sottovoce piegandosi all'altezza del finestrino, non togliendo le sue mani dalle tasce della felpa per ripararle dalla brezza primaverile serale, solita di Beckenham. Aggrottò anche la fronte, facendo alzare leggermente i suoi occhiali che usavo solo in casa.
 
Non stava bene, lo aveva capito. Ma cosa poteva portare un ragazzo che aveva tutto, che poteva permettersi tutto ciò che voleva, a ridursi così? Barcollava quando Martha lo fece uscire dalla macchina. Sì. Non ci pensò due volte, non aveva la minima intenzione di lasciarlò lì, voleva prendersene cura. Voleva fare qualcosa per ui. E forse...anche in qualche modo farsi notare. Di questo però, non era molto sicura. Mise il suo braccio attorno alle sue spalle e lui sembrò cingerla più forte quando con l'altro braccio lo preso per un fianco. 
 
'Dai siamo quasi arrivati' sussurrò di nuovo, sforzando il respiro. Voleva solo farlo stare meglio, non stava affatto pensando che colui che... l'aveva fatta innamorare la stava in qualche modo abbracciando. 
Faticosamente aprì la porta di casa e lo poggìò sul divano. Si contorceva dal dolore e si toccava il fianco destro. Ora capiva perchè la strinse. Gli aveva fatto male. Lo guardava, e più lo guardava più si rendeva conto di quanto fosse troppo per i suoi occhi. Ma si girò di scatto, sentendosi in colpa. Non era quello momento adatto per fare certi pensieri. Doveva darsi da fare. Lo coprì con una coperta, aveva indosso solo una maglietta di cotone bianca, gli mise accanto un secchio, considerando il fatto che avrebbe potuto dare di stomaco da un momento all'altro, gli diede un bicchiere d'acqua che lui rifiutò con un mugugno, senza neanche aprire gli occhi. Capì che forse era il caso di spegnere le luci e lasciare accesa sola una piccola lambada vicino il divano. Poi si ricordò del fianco.Doveva alzargli la maglietta per farlo. 
'Che fai, ti vergogni?' si chiese mentalmente. 'E' solo un ragazzo.' la menzogna più grande che la sua mente potesse elaborare. Non era 'solo' un ragazzo. Era lui.
Non ci pensò più, alzo la coperta e piano piano la maglia leggera. Non si oppose. Come un animale che non aspettava altro che qualcuno capisse quale problema avesse. Una chiazza violacea, una macchia rotondo sul punto della vita. Corse al piano di sopra a cercare una qualche pomata. Mentre rovistava in bagno, sentì le chiavi incastrarsi nella serratura della porta di casa. 
'Cavolo, sono già tornati!' erano i suoi. Erano tornati prima dal lavoro. Corse più voloce che poteva, ma già all'inizo della rampa si accorse che non ci sarebbe stato stato nulla da spiegare ai suoi. Harry era scomparso. 
 
'Martha, tutto ok?' chiese suo padre mentre si toglieva il giaccone, vedendo sua figlia piuttosto turbata nello scendere le scale lentamente. 
'Si...' disse non troppo sicura, quasi sussurrando. 
Il bicchiere d'acqua, il secchio... era rimasta solo la coperta raggomitolata ai piedi del divano e l'orma del suo corpo perfetto. Si sedè e prese la coperta tra le sue mani, su cui arrivò subito un senso di sollevio dato dal calore. E il suo profumo. 
'Non può essere andato molto lontano, era in condizioni pessime' pensò. 
'Me ne vado a letto...buonanotte' abbozzò un sorriso.
 
Aprì la porta della sua camera e la chiuse dietro di se. Si tolse la felpa e i pantaloni della tuta. Li buttò sulla sedia della scrivania e notò lo stesso bicchiere d'acqua che aveva porso ad Harry. Aggrottò le ciglia e quando capì era troppo tradi. La porta del suo bagno si spalancò, lei alzò lo sguardo e c'era Harry ancora in pessime condizioni che richiuse la porta dietro di sè quando notò che Martha era in imbarazzo e più veloce di un lampo si rinfilò i pantaloni della tuta. 
'Cazzo, cazzo, cazzo...' sussurrò. Non disse nulla, voleva tardare il momento in cui avrebbe dovuto parlargli, così forse l'imbarazzo sarebbe diminuito. Come se pochi minuti servissero a dimenticare. 
 
'Puoi uscire' disse, fingendo di alzare il tono di voce, ma non ci riuscì. Uscì barcollando dal bagno, cercando disperatamente un appoggio. Gli corse in contro e gli cadde addosso. Caddero a terra, era troppo pesante.
 
'Harry?... Harry!?' gridò più forte tenendo il viso sul suo braccio sinistro e schiaffeggiandolo con l'altra mano. Reagì tossendo, ma ancora si contorceva. Corse a prendere la pomata e una fascia per guarire almeno la sua ferita. Era rimasto lì a terra. Era curiosa di sapere come si fosse ridotto così, ma non gli sembrava proprio il caso di fargli domande. Lo medicò e lo costrinse a bere un bicchiere d'acqua. Era sudato, così gli asciugò la frone con la sua felpa, scostando i ricci che gli arrivavano negli occhi. Di sicuro aveva appena vomitato in bagno perchè notò che aveva cominciato a riprendere colore in viso. Harry, cominciò a piangere, a piangere sul serio, così gli raccoglieva ogni singola goccia che gli graffiava il viso. Lo poggiò sulle sue coscie mentre lei poggiò la sua schiena al letto.
'Shh' continuava a ripetergli dolcemente. 'Sei al sicuro' sospirò Martha. Continuava ad accarezzargli la fronte e a giocare con i capelli. Si tranquillizò. Poi poggiò la sua testa a terra,quando finalmente si addormentò, prese di corsa  il suo cuscino e glielo mise dietro la nuca e lo coprì con la coperta.. Forse, lì, poteva pensare a quanto fosse bello. E... a quando da piccoli giocavano assieme. Lui era cambiato poi... frequentava gente che non doveva frequentare. E così, si dimenticò di lei. Lei che fin da bambina non aveva avuto il coraggio di dirgli un innocente 'Mi piaci'. 
'Non farlo.' si convinse. Poi guardò le sue labbra e... ci poggiò le sua. Le batteva il cuore a mille, tanto che ebbe paura potesse uscire, così si poggiò una mano sul petto. Era come morto, non si accorse di nulla. Ma meglio così. Si organizzò un cuscino con le coperte, ma addormentarsi era quasi impossibile. La porta era chiusa a chiave, quindi il problema dei genitori si sarebbe posto solo se sarebbero entrati a forza.Ma non succedeva quasi mai. 
 
La luce del sole gli arrivò sugli occhi e aggrottò la fronte sprofondando il viso nel 'cuscino'. Guardò a terra, al lato del suo letto e Harry era scomparso di nuovo. Controllò in bagno, ma non c'era, uscì dalla stanza e andò giù in cucina. I suoi genitori non le chiesero nulla, per cui, se ne era andato la notte. 
 
'Ho sentito la porta aprirsi stanotte. Non riuscivi di nuovo a dormire?' chiese la madre, mentre si preparava un toast.
'Si infatti...' disse. Allora aveva capito.
 
Mentre si avviava a piede all'università cominciò a pensare, se davvero non si fosse accorto del bacio e se magari ne avesse parlato a qualcuno. Era sommersa di pensieri. La vergogna la stava mangiando. 
 
 
-
 
 
 
Si stava avviando verso di lei, a passo sicuro. Un paio di occhiali neri a coprirgli gli, sicuramente avebbe dovuto averli gonfi dalla stanchezza. Si sedè vicino a lei, che lo fissava incredula. 
'Che fai?' gli chiese. 'Sh' Poggiò la sua mano calda su quella  gelida di Martha, sotto il banco. Era pietrificata,il cuore aveva cominciato di nuovo a correre come la sera prima. Perchè lo stava facendo? Era lei, Martha. Quella di cui si vergognava, al tal punto di non essergli più amico. Arrivata a questi pensieri avrebbe dovuto ritrarsi, no? No. Era troppo innamorata. Forse l'unica cosa che voleva realmente era che lui ritornasse. Che tra loro tornasse quell'amicizia pura che c'era prima. 
 
'Mi ha lasciato' Cosa? Nessun sano di mente, secondo Martha, avrebbe dovuto far soffrire una persona del genere, semplicemente perchè non lo merita. 
'Si scopava quello stronzo' 'Austin?' disse lei capendo immeditamente a chi si riferiva. 'Allora forse, ha fatto a botte con lui? Gliel'ha procurato lui quel livido?' pensò.
'Bell'amico è?' dopo ciò vennero interrotti dal professore che gli urlò 'Potete anche concludere la vostra dolce conversazione fuori' tutta l'aula li fissava. Gli amici di Harry e tutte le ragazze che volevano in quel momento essere al posto di Martha.
'Con grande piacere' disse Harry prendendo i due libri e la giacca di pelle nera in petto e non lasciando per un momento la mano di Martha. La trascinò. Incredula lo seguì, mentre vedeva le facce allibite dei suoi amici guardarli andare via. Non sapeva se scoppiare a ridere o continuare a guardare a terra e seguire i suoi passi decisi. Era sì deciso, veloce e spedito, ma la stretta di mano era dolce e sicura allo stesso tempo. Non gliel'avrebbe mai lasciata. Uscirono di lì e nel corridoio rallentarono. 
'Oh scusami..' disse Harry accorgendosi di non aver lasciato la mano di Martha. Lei invece la riprese dopo qualche secondo 'Perchè? Se mi hai portata fuori con te, lo volevi' Non aveva ragione, Harry?
Era una ragazza intelligente, astuta, ma ciò che la rendeva così insicura era che le importava troppo degli altri. Eppure in quel momento, quando passò tra i lunghi banchi dell'università, per mano con lui, non aveva la minima intenzione di preoccuparsi di ciò che i suoi amici stessero pensando.
La guardò, si avvicinò a lei più di quanto avesse mai fatto prima, sorrise alzando leggermente i lati delle labbra e stringendo i denti. Ecco. Lo stava facendo. Stava giocando. Di colpo il sorriso che era comparso sul viso di Martha evaporò.
'Non sono una delle tante, non sono una di quelle che stanno la dentro solo per pendere dalle tue labbra.' gli disse, quasi ringhiando e uscendo fuori nel cortile. Lui la seguì.
'Però le mie labbra ti piacciono, non è vero?' si fermò di scatto, si voltò verso di lui e gli si avvicinò.
'Tu non capisci. Tu non sai nemmeno ciò che ho provato quando mi hai abbandonata. Tu non puoi nemmeno capire quanto sia orrendo non avere più nessuno su cui contare, o perchè non vuoi, o perchè non ci riesci. E sai di chi è la colpa?...' Silenzio. Cominciò a sentire che la sua voce stava per essere tagliata da un pianto, e quel nodo in gola cominciava a far male. Se ne andò via.
Gli aveva messo in chiaro chi era, gli aveva detto ciò che avrebbe voluto da sempre. 
Infondo aveva ragione. Lei non era una delle tante. Lei non voleva essere per lui una delle tante. Non voleva che lui pensasse che per farla innamorare avrebbe dovuto ricorre alla sua arma migliore. Voleva che se ne accorgesse una volta per tutte. Non voleva che lui si divertisse con lei. A costo di rinunciare a lui del tutto, avrebbe rifuitato. Ma come mai, anche se sentiva che aveva fatto la cosa giusto, avrebbe voluto urlare, prendere a calci il suo cuore e lanciarlo lontano, così da finirla? Da non soffrire più?
*Dlino dlon*
Era sola in casa, così dovette scendere di corsa, e nel frattempo asciugarsi le lacrime. Aprì la porta con la stessa velocità con cui la richiuse. Bussò prepotentemente.
'Aprimi!' urlò Harry.
Silenzio.
'E perchè dovrei farlo?!' disse. 'Cos'è non hai trovato nessuna che potesse prendere il suo posto? Beh, certo. Allora andiamo da Martha. Tanto, come potrà rifiutarmi!?' forse non scherzava del tutto...
Silenzio.
Aprì la porta, pensando che se ne fosse andato. Fece per richuderla ma il suo braccia gli impedì di farlo. La prese violentemente per il viso e la baciò. In mezzo secondo avvenne tutto.  Più di un semplice bacio.Più del semplice far toccare le labbra. Quello avrebbe potuto davvero fare uscire dal suo corpo il suo cuore, l'esercito di animali nel suo stomaco cominciarono a protestare o forse a fare festa. Un brivido le percorse tutta la spina dorsale. Si staccò da lei e continuò 'Giuro che non ti darò più fastidio, me ne vado. Volevo solo riprendermelo.' Si girò per andarsene, ma lo fermò in tempo. 'Ehy!?' lo giurò per un braccio 'Penso che debba riequilibrare le cose' Un altro bacio. Harry incastrò le sue mani nei suoi capelli lunghi e ricci e l'afferrò fortemente per la nuca e la trascinò in casa, chiudendosi la porta dietro di sè.
 
Il letto era vuoto. C'era solo lui che allungò un braccio per cercarla. Si aspettava il suo corpo caldo, ma al tatto, percepì tutt'altro. Era un foglio. La scrittura era sicuramente di una bambina. Lo lesse sottovoce, stringendo gli occhi: 'Mi Piaci, Harold'
Sorrise. Un sorriso sincero.Scese giù e la trovò seduta sul divano, con i capelli bagnati. Le arrivò da dietro, non voleva farsi sentire e le sussurrò, facendola sobbalzare. 'E  io ti amo.' 
Rimase immobile e lei proseguì. 'Anche io.. sul serio.' Harry poggiò il mento sulla sua spalla umida. 'Sul seri. Anzi quasi non so se amarti o odiarti perchè lo faccio esageratamente. Ti amo per quello che sei. Ti amo perchè potrei continuare a vivere a forza dei tuoi sorrisi. Potrei contunare vivere per inersia per il tuo profumo. Per la sensazione che mi danno i tuoi capelli al tatto. Niente vale più di te pet me. Sei riuscito a rimanere la persona più importante che avevo anche non standomi accanto. E questo è buffo. Molto buffo'. anche da piccola parlava molto. Ma come puoi fermare qualcuno quando dice certe cose? 'Per questo penso tu sia speciale. Voglio prendermi cura di te. Voglio renderti felice ed essere la ragione del tuo sorriso. Per questo l'ho fatto.Per questo non ho ascoltato la ragione. Troppa incoerenza, troppi problemi,senza soluzioni.' la interruppe, tappandole la bocca. 'E io ti amo... e sarei disposto ad ubriacarmi ancora e ancora una volta.' 
  
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