11. Have you ever
wanted someone you just couldn’t have? (Part II)
- 15 dicembre 1977 -
Las Vegas
La
vista era leggermente appannata. Sentiva caldo e allo stesso tempo freddo, la
testa leggera, e allo stesso tempo pesante. Il cuore era un macigno come al
solito.
Courtney se ne stava da sola con un abito blu notte elegante e un bicchiere di
Martini pieno.
Roger si avvicinò senza mostrare timore ed esordì:
«Così bella tutta sola? Dov’è il tuo futuro sposo?»
«Sta facendo pubbliche relazioni visto che tu sei in ritardo, Freddie è sparito
e John è di nuovo ubriaco perso.»
«Sì, succede quasi sempre così... ci farai l’abitudine, non preoccuparti, con
il tempo troverai qualcuno con cui attendere da qualche altra
parte.»
«È da stamani che fai insinuazioni. Vuoi piantarla?» tagliò lei, facendo per
allontanarsi.
«La pianto se accetti una sfida...»
And you’re the girl I gotta have.
I gotta have you baby, yeah.
Mai
stati a un party di rockstar ubriache?
Lo definireste estremamente poco educativo, specie se Roger Taylor, il
batterista dei Queen, sta ballando con i pantaloni slacciati e senza maglietta
su un tavolo in legno massiccio. I quattro musicisti e le loro ragazze si erano
lasciati andare a una serata un po' più divertente delle altre.
Ci sono varie versioni e interpretazioni della parola divertimento, i divi del
rock preferiscono portare entrambe agli estremi, alcune volte. Il risultato?
Freddie Mercury che chiedeva un altro giro per tutti, infilando su una frase di
cinque parole, otto parolacce; Brian con i ricci riversati completamente sul
bancone, che cercava di non vomitare; le tre ragazze che si erano lanciate in
balli sfrenati nel bel mezzo del locale. Menomale che era una festicciola
privata, organizzata per onorare l’arrivo nella fantastica Las Vegas, luogo di
sbronze colossali e matrimoni organizzati all'improvviso, più in coma etilico
che vivi.
La gara di bevute non era stata esattamente l’idea migliore che Roger avesse
concepito per rimorchiare, e accettare di parteciparvi era stata indubbiamente
l’idea peggiore che fosse passata per l’anticamera del cervello di Courtney.
‘In amore e in guerra tutto è lecito.’ Ma di quale delle due stiamo
parlando?
«Sai che quando sei ubriaco sei quasi simpatico?» confessò apertamente la mora,
lasciandosi sfuggire una risata che non prometteva niente di buono. Perse
l’equilibrio e si resse alla spalla del biondo per non cadere.
«Anche tu!» commentò lui, concludendo con un colpo di singhiozzo. «Senti, visto
che ho scoperto che nel profondo anche tu sei una burloncella... perché non
facciamo uno scherzo a Brian?!» propose, nascondendo i denti bianchi con una
mano mentre rideva.
«Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii. Sarebbe divertente da morire! E poi chissà come
sarebbe felice di vedere che siamo diventati amici!» rispose lei, attaccandosi
alla bottiglia di Martini.
«Perché non ti sposi prima con me e poi con lui? Ahah. Credo proprio di amarti!
Non posso passare la mia vita senza di te, così potremo stare tutti e tre
insieme!»
«Anch’io ahah! Dici che è legale?»
«Ma certo! Perché no?!»
«Oh Dio!» esclamò Freddie con fare quasi isterico. Aveva sentito tutto e,
incredibile ma vero, aveva anche capito. «Andiamo! O... Faremo tardi alla
cerimonia!» anche quando non aveva neanche un briciolo di lucidità doveva
divertirsi sulla pelle degli altri, a quanto pareva...
«Cerimonia? Quale cerimonia?» chiese Deacon con il naso rosso, mentre si
grattava la testa, sforzandosi di ricordare.
«Quella di Courtney e Roger!»
Tutti
gli diedero ragione e si alzarono per raggiungere il più presto possibile il
luogo in cui ci sarebbe svolto il tutto.
«Scusateci Signori...» i due baristi si guardarono, imbarazzati, «C'è da pagare
il conto...»
«Ma come osate chiederci una cosa del genere? Non ci riconoscete? Siamo gli
Stones, mettete tutto sul nostro conto» esclamò quasi indignato il biondo e
giovane Roger Taylor, passandosi una mano nei capelli morbidi.
I ragazzi uscirono tutti assieme dal locale, quasi incastrandosi nella porta.
«Cavolo! Il sederone di Roger intralcia troppo!» Rachel non si sarebbe mai
lasciata andare a una battuta del genere, da sobria e capace di intendere e di
volere, e poi aveva letto il capitolo di Made in Hell in cui il batterista
rimaneva incastrato nella portiera della limousine, e si sa, i dejavu sono
all’ordine del giorno quando si è sbronzi.
«Strano, secondo i miei calcoli dovrebbe diventare enorme solo fra qualche
anno...» rifletté John, ricalcando anche lui qualche citazione letta in qualche
capitolo della saga. Solo dopo riuscì a uscire dalla massa informe inceppata
nella porta, quasi cadendo a terra.
«Fottetevi, tutti quanti...» biascicò.
«Qui siamo tutti fottuti!» Freddie non poteva non dire la sua, specie quando
era così alticcio, o specie se si parlava anche lontanamente di sesso.
«Ora dove andiamo?» chiese in un barlume di lucidità Julia, che si teneva in
piedi grazie all'appoggio che le forniva il cantante, il più stabile dei
quattro uomini.
«Taxi!» gridò Roger, tant'è che l'autista fece un salto, visto che la vettura era
proprio davanti a lui. Parcheggiata.
«Prego... è... libero...» azzardò l'uomo che era seduto al posto del
conducente.
«Lei ci deve portare in un posto dove posso sposare la ragazza del mio
chitarrista!»
«Intende una di quelle sale con...»
«Esatto!»
Tutta l'allegra combriccola si ritrovò ammassata in una macchina che in realtà
poteva trasportare non più di cinque persone... Il biondo aveva insistito per
mettersi davanti con il povero tassista, che stava praticamente guidando con la
testa fuori dal finestrino per la puzza d'alcol e per sfuggire agli urletti di
Courtney che gli stavano trapanando le tempie. Finalmente la destinazione non
era più molto lontana. Lo stomaco di Brian non era molto contento delle curve
che aveva affrontato, ‘Oh Dio’ strinse i denti lui, mettendosi le mani
sull'addome, con un'aria sofferente, fece giusto in tempo a scendere dalla
macchina, prima di vomitare.
«Allora, fanno quindici dollari...»
«Quindici?» chiese John.
«Ha sentito bene» rispose il tipo, guardandolo, al che lui gli mise dieci
bigliettoni in mano, mentre scendeva dalla macchina, senza dire altro. Chiuse
la portiera mentre Courtney stava ancora scendendo, quindi le chiuse le dita
nella portiera, causando il suo pianto incontrollato, che però passò del tutto inosservato
agli altri presenti.
«Salve!» Freddie si spalmò sul bancone di quella che era una specie di
squallida agenzia di matrimoni «Vorremmo sposarci!» continuò, tenendo a
malapena le palpebre aperte.
La commessa, una strana signora dal sedere grosso vestita di un completino
succinto, (che scatenò in May un'ulteriore voglia di vomitare), li guardò e
rispose:
«Va bene, abbiamo giusto una disdetta all'ultimo momento, perciò la sala cinque
è libera e il funzionario che provvederà a tutto è già lì» poi con il dito
indicò una grande porta rosa a forma di cuore, con gli stipiti ricoperti di una
pelliccia bianca, chiaramente sintetica, ma Courtney ci si fiondò sopra,
disperata:
«Il mio povero Fluffy! Cosa gli avete fatto!» abbracciava la pelliccia, quasi
singhiozzando.
«Fluffy... Ma che dice? Fermatela! Sta staccando la pelliccia!» la signora
corse, per quanto potesse, con quei tacchi, a togliere la ballerina che stava
tirando via il pelo.
I ragazzi scoppiarono in una risata isterica, ovviamente, ma del resto, non
avevano mai visto una scena più esilarante: la copia grassa di Miss Piggy dei
Muppets, vestita di un tubino di paiette, cercava di strappare via una moretta
in lacrime, più che ubriaca che altro dalla porta rosa adornata di
pelliccia.
Brian aveva trovato su una delle poltrone della sala d'attesa, una borsetta, e
lì dentro aveva deciso di lasciare che il suo stomaco si sfogasse, dopo aver
finito posò l'accessorio piuttosto schifato.
«...E per i poteri a me conferiti, vi dichiaro marito e moglie», esclamò in un
gesto teatrale il falso prete, al che, Roger e Courtney baciarono, anzi, si
diedero una nasata senza precedenti, solo poi riuscirono a sfiorarsi.
Il neo sposo alzò l'indice come un Re che vuole che i suoi sudditi aspettino,
poi all'improvviso, mentre colui che lo aveva sposato era girato, prese il suo
cilindro e se lo portò alla bocca, infine lo riempì di tequila mista a succhi
gastrici.
Poi lo ripoggiò da dove l'aveva preso, tutti gli altri fecero finta di niente,
persino quando il prete, ignaro, lo prese con due mani e se lo mise in
testa.
La sua espressione fu impagabile, quando capì che il cappello era più pesante
di quel che avrebbe dovuto, che c'era dentro qualcosa, non un coniglio, non un
mazzo di fiori. Giusto un pacco di vomito appena prodotto.
Ma ormai era troppo tardi, il vestito bianco aveva completamente cambiato
colore, aveva assunto una tonalità molto più scura, meno pulita.
I ragazzi se la diedero a gambe, dopo aver lasciato una somma imprecisa di
denaro sulla cassa, prima che il signore sporco di vomito potesse raggiungerli,
inveendo.
There
you go, midnight promises again, yeah.
Courtney
si svegliò di soprassalto. Aveva il fiatone e un estremo mal di testa. Aprì gli
occhi lentamente e poi li sgranò. Quella stanza... quella stanza non era la
sua. D’improvviso si accorse di avere ancora indosso il suo abito da sera blu,
e la serie di strane coincidenze non le piacque.
Si alzò di scatto, inciampando nelle coperte e finendo stesa sulla moquette, ma
si sollevò subito e iniziò a gridare:
«Brian? Brian!»
Nessuna risposta.
Camminò fino al bagno, dove aprì la porta. Era vuoto.
Cazzo.
Dove era Brian?
Si appoggiò al lavandino e si guardò allo specchio. Aveva un’espressione
terribile, i lunghi capelli neri la facevano realmente sembrare Morticia e la
carnagione cadaverica mista al profilo scheletrico non aiutavano.
Aveva un anello di plastica infilato all’anulare. Lo guardò con disgusto e
cercò di sfilarselo, ma era incastrato: il dito doveva essere gonfiato perché
era spropositato in confronto agli altri, forse lo aveva sbattuto da qualche
parte.
Nel silenzio finalmente avvertì un ‘lieve’ ronzio e la donna trattenne il
respiro per sentire meglio. Roger dormiva nella vasca da bagno, nascosto dalla
tenda tirata.
«Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah. Che ci fai tu qui?» gridò la ragazza,
terrorizzata. Dovette sedersi sul water per non cadere. Il biondo si svegliò
ancora più frastornato.
«Potrei farti la stessa domanda ma ho come la sensazione che stavolta sia io a
trovarmi nel posto sbagliato al momento sbagliato... almeno sai perché sono
qui?»
«Te l’ho appena chiesto.» Courtney si massaggiò la testa, colta da un mal di
testa latente. C’era qualcosa di oscuro che le sfuggiva in tutta quella
macchinazione e le domande nella sua testa erano rimaste tutte senza risposta.
L’assenza di Brian e la presenza di Roger suonavano strane.
«Ma... tipo... ieri sera?» la interrogò lui.
«Non lo so, non mi ricordo nulla.»
«A me succede sempre, quando esagero. Mi sa che mi sono lasciato contagiare da
John. O forse ero con lui... beh, in ogni caso dubito che anche lui si
ricordi.»
Il batterista sembrava quasi simpaticamente loquace e Courtney rimase quasi
shockata da questa caratterista del biondo che non aveva mai potuto apprezzare.
Tuttavia decise che era meglio abbandonare la stanza prima che la cosa la
compromettesse, quindi uscì dal bagno e si diresse di nuovo nella camera da
letto. Mentre raccoglieva le scarpe da terra sentì strillare Roger dal
bagno:
«Non mi aiuti a tirarmi su?» ma lo ignorò deliberatamente.
But they’re broken by the
dawn.
You wanna go... further, faster everyday,
baby.
Courtney
afferrò la borsa appoggiata un mobile e fu così che si accorse di uno strano
pacchetto di fogli malamente stipato, ripiegato, arrotolato, accartocciato
nella sua pochette proprio mentre il batterista approdava nella zona notte,
rendendosi conto che era camera sua. La ragazza aprì il foglio accartocciato e
spalancò gli occhi di fronte alla verità che non voleva accettare.
«Fammi vedere» ordinò curioso il biondo, strappandole l’oggetto di mano.
«Sembrerebbe un contratto!» commentò, analizzando lo straccetto «E c’è scritto
sopra il mio nome, che figo! Dici che guadagnerò qualcosa? Oh, guarda, cè
un’altra firma illeggibile qui, di chi è?»
«È la mia.»
«No, dai, non dirmelo. Quindi? Siamo in affari? Oh. Non piangere, guarda che
non è che anch’io sia molto felice di dover lavorare con te.»
Courtney aveva aperto i rubinetti come mai aveva fatto prima e tentava con
violenza quasi morbosa di sfilarsi l’anello di plastica che non sembrava
interessato a disincastrarsi dal suo dito sempre più gonfio. Fu così che Roger
si accorse di avere lo stesso anello all’anulare.
La preoccupazione passò in secondo piano quando si accorse che la neo Signora
Taylor stava per sentirsi male. Pallida come uno straccio, tremava come una
foglia e riusciva a malapena a respirare tra un singhiozzo e l’altro. Fece per
avvicinarsi, ma lei si ritrasse e poi scappò via, sbattendo la porta. La guardò
uscire senza poter fare niente.
Era sua o l’aveva allontanata ancora di più?
But in
the morning you'll be gone.
And I’m alone.