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Autore: sku    18/07/2007    7 recensioni
E' passato circa un anno da quando Hotchner ha conosciuto Liliana e tutto sembra andare per il meglio. Sembra...
E' il seguito di "Incontri fortuiti"
"Ciao, se hai fame, c'è un piatto di pasta..."
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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13. agguato Aaron e Morgan erano nell’auto davanti a casa di Carter e aspettavano; era ormai sera inoltrata e di Pavlovich non c’era traccia.
- Forse non si farà vedere, non sarà così idiota da tornare subito in pista proprio adesso che c’è un’attenzione spasmodica nei suoi confronti. - disse Morgan.
- Invece credo che agirà il più presto possibile, è furioso e troppo narcisista per resistere. - ribadì Hotchner.
Carter era nella camera da letto, potevano vedere la luce accesa, insieme a lui nella casa c’era Reid che si teneva in collegamento radio con loro.
- Spero che succeda qualcosa quanto prima perché quest’attesa è snervante. - dichiarò Morgan stiracchiandosi.
- Attento a cosa desideri perché potrebbe avverarsi. -
- Come sei saggio e profondo questa sera. Hai parlato con JJ? O è una citazione di Reid? -
Hotch rise. - Sarebbe proprio da lui. - replicò.
"Già, attento a cosa desideri… cosa voglio io veramente? Adesso non è proprio il momento adatto per pensarci."

- Sei sicura di quello che fai? - le chiese Mary mentre addentava un’altra fetta di pizza.
- No. Ma è la cosa migliore. -
- Per chi? - la incalzò l’altra.
Liliana non rispose e fissò intensamente il trancio di pizza che aveva in mano come se i peperoni potessero darle la risposta e la sicurezza che cercava.
- Tu sei mia amica, Mary. Dovresti sostenermi nelle mie decisioni, accettarle e non farmi venire altri dubbi, come se non ne avessi già abbastanza di mio! - recriminò poi l’italiana.
- Io sono tua amica è vero, ma sono anche dotata di un cervello che funziona per conto suo e una bocca che gli dà voce. E se penso che tu ti stia sbagliando te lo dico; appunto perché sono tua amica. - le fece notare.
- Pensi che io stia sbagliando? -
- Penso che stiate sbagliando entrambi, anche se naturalmente l’agente Hotchner ha la maggior parte della colpa. – continuò sottolineando l’ovvietà della cosa.
- E’ difficile, sai? Non lo so spiegare. - la guardò afflitta.
- Non fare la faccia da cucciolo abbandonato e disperato con me perché io sono dura di cuore e non mi impietosisco. Se hai deciso e pensi che sia la scelta giusta vai fino in fondo ma almeno lasciati la porta aperta dietro. Tu lo ami, vero? -
- Sì. - rispose semplicemente.
- Allora tutto andrà a posto. Lui ti ama, questo lo devo ammettere. -
"Non ne sono più molto sicura, non mi guarda più nello stesso modo, non mi vuole sfiorare. Perché? Perché lo disgusto così tanto?"
- Non puoi pensare che tutto torni come prima, non puoi neanche credere che tutto si aggiusterà in fretta, avete bisogno di tempo. - continuò Mary.
- Lo so bene, ma è proprio quello che adesso non abbiamo, lui cerca Pavlovich, il pensiero di quell’uomo è costante… -
- Devi capire che lui è un agente dell’FBI, come altro potrebbe reagire? Non è riuscito a proteggerti, immagina come si sente. -
- Forse non ho voglia né di capirlo né di immaginare di suoi sentimenti. Perché non ne parla apertamente? - Era arrabbiata con lui e con se stessa.
- Tu gli hai detto tutto quello che provi? E sii onesta. -
- No. - rispose dopo una pausa. - Però gli ho spiegato che mi serve un cambiamento. -
- Lui ha bisogno di arrestare Pavlovich, invece. -
- Da quando sei una fan di Aaron? Non lo sopportavi! -
- E non lo sopporto tutt’ora! Però mi piace fare l’avvocato del diavolo. - le rispose con un sorriso diabolico.

I minuti passavano lenti nell’abitacolo dell’auto, i due agenti immersi nei propri pensieri.
- Ci sono dei rumori sospetti nel cortile posteriore, andate a controllare? - li avvertì Reid via radio.
- Va bene arriviamo. - rispose Morgan.
- Pronto, Morgan? - chiese Hotchner controllando la pistola.
- Andiamo. -
I due uomini si mossero in sincronia scivolando silenziosamente nel giardino anteriore e aggirando l’angolo della casa. Erano due ombre armate, nulla più.
Morgan guardò da dietro il muro ma non vide nessuno, il cortile era deserto e non c’erano nascondigli che qualcuno potesse sfruttare. - Non c’è nessuno. -
- Controlliamo la porta posteriore, per sicurezza. - insisté Hotchner.
La serratura era stata scassinata e dalla porta aperta si vedeva l’interno buio della cucina di Carter. Hotchner guardò Morgan ed entrò per primo, la pistola puntata davanti a lui. Quando si fu assicurato che non ci fosse alcun pericolo fece entrare anche Morgan.
- Richiedi rinforzi. Poi andiamo di sopra. -
Derek fece come gli era stato ordinato e chiamò gli altri agenti con il cellulare.
I due agenti salirono per le scale facendo attenzione per evitare anche il minimo rumore. Avevano visitato la casa in precedenza per sapersi muovere con sicurezza all’occorrenza. Voci indistinte arrivarono alle loro orecchie. Percorsero il corridoio in direzione delle voci e della luce che filtrava da sotto la porta. Si avvicinarono e sentirono la voce di Pavlovich mormorare qualcosa in tono basso e un respiro affannoso.
Poi la voce dell’uomo si fece più forte - Non credere di scamparla, toccherà anche a te… -
Hotchner e Morgan si guardarono e ad un cenno del capo entrarono.
- FBI, non ti muovere! - gridò Hotchner.

- Allora mi aiuterai Mary? -
- Se è veramente quello che vuoi, e io ne dubito seriamente, sì. -
- Allora muoviamoci. -

Reid giaceva a terra privo di sensi, mentre Pavlovich, dopo avergli sottratto la pistola d’ordinanza, la usava per minacciare Carter che era seduto immobile su una sedia e lo fissava con occhi privi di espressione. Hotchner osservò l'uomo armato, aveva dei graffi sul viso che stavano guarendo e il segno di un morso su una mano. Liliana si era difesa abbastanza bene e lui non poteva che essere felice per quei segni.
- Agente Hotchner, benvenuto. Speravo proprio di rivederla, non avevo alcun dubbio che sarebbe intervenuto. - disse con ironica formalità.
"Aveva ragione Gideon quando diceva che avrebbe cercato di tendermi una trappola, che anch’io ero un suo obbiettivo."  Hotchner ragionava in fretta.
- Allora agente, cosa hai intenzione di fare? Immagino tu abbia aspettato tanto questo momento, l’attimo in cui mi avresti puntato contro la pistola e avresti provato il piacere di premere il grilletto e di spararmi. Solo che la cosa si è un po’ complicata, non trovi? -
"Parla, parla…"
- Stai cercando di farmi parlare in modo che io abbassi la guardia e tu possa colpirmi? Hai visto troppe puntate di CSI. Comunque se proprio ci tieni potremmo parlare di un interesse comune, la dottoressa Liliana Meli. Cosa ne dici? -
Hotchner sentì un brivido percorrergli la schiena e l’odio crescere dentro di lui. "Devo rimanere calmo, devo lasciare che tutto quello che dirà mi scivoli addosso senza ferirmi. Devo fingere di non odiarlo. Ma lo odio come non ho mai odiato nessuno in vita mia."
- E’ proprio bella e sensuale vero? Ha delle gambe fantastiche, un culo da favola. Per non parlare del suo seno morbido, così eccitante da guardare e da toccare . - L’uomo lo guardava sorridendo malignamente.
Gocce di sudore freddo scorrevano lungo la schiena di Hotchner che strinse con maggior forza l’impugnatura della pistola.
- Vuoi ancora farmi parlare? Perché potrei andare avanti, parlare dei suoi capezzoli turgidi che premevano contro la seta della sottoveste… -
Hotchner rimase in silenzio con notevole sforzo, serrando con forza la mascella.
- Sei noioso. - lo accusò l’assassino. - Mettiamo fine a questa pagliacciata. Tu, lì dietro, metti per terra la pistola e calciala verso di me. - Morgan fece quanto gli era stato detto. - Ora sdraiati faccia a terra con le mani incrociate sulla nuca vicino al tuo amico svenuto. Niente scherzi ho qualcuno morirà. Pensavo che li selezionaste meglio i vostri agenti. - continuò riferendosi a Reid - Metterlo fuori combattimento è stato più facile che pestare quella cagna della tua donna. - Tenendo sempre la pistola contro la tempia di Carter si rivolse ad Hotchner. - Adesso tocca a te, chinati e lancia la pistola verso di me. Poi mettiti con la schiena contro il muro e le mani dietro la testa. Voglio avere il piacere di ucciderti mentre tu non puoi fare niente per fermarmi. -
"Siamo in troppi da controllare, dovrà fare un errore."
Hotchner guardò prima Morgan e poi Pavlovich. Quindi si abbassò lentamente e appoggiò la pistola a terra con la mano sinistra, oltre la sua portata. In quel momento Reid emise un lamento e Pavlovich si distrasse. Hotchner prese con rapidità la pistola di riserva che teneva legata alla caviglia destra.
Pavlovich si accorse troppo tardi della mossa, ma sparò comunque nella direzione dell’agente mentre quest’ultimo faceva fuoco contro di lui.


"Soltanto quelli che sanno odiare sanno anche amare."
                                                             Pëtr Kropotkin


Ok, un po' di suspence che non guasta mai.
Quello che sto per scrivere potrebbe non piacervi (in un certo senso spero sia così): questo è il penultimo capitolo e ancora peggio, non so se mercoledì prossimo potrò aggiornare perchè ho un esame. Cercherò di fare del mio meglio per non farvi rimanere troppo sulle spine!
Ha una parvenza di credibilità questo capitolo?

hikary: bentornata dalle vacanze! Ma dato che Liliana sta tornando in Italia cosa hai intenzione di farmi? No, perchè ho un po' paura!
sakura_kinomoto: certo che fanno tutto da soli! Io mi metto alla tastiera e loro mi dicono cosa scrivere. Sono un po' come Phoebe di "Friends", sento le voci! Non ti faccio firmare la gamba semplicemente perchè non ho il gesso!
Kley: non preoccuparti non mi sono offesa (per così poco poi), lo so che sono testardi, ma del resto non si parlano e non possono chiarire! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto anche se era triste.
LubyLover: avevi proprio ragione, Pavlovich non era alle Antille! Spero che adesso che è tornato in circolazione tu sia più contenta! Complimenti per aver indovinato, ma non hai vinto niente! Grazie come sempre per i tuoi complimenti!
Grazie anche a chi legge senza recensire.
Alla prossima,
sku.
  
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