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Autore: Umiko_chan    01/01/2013    4 recensioni
Non sempre dire la verità è la cosa giusta da fare, e Conan lo sa bene. Da quando è tornato bambino è costretto a mentire a tutto e a tutti. Soprattutto a Ran. Ma la disperazione lo porterà a una decisione che sconvolgerà la sua vita.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mendicante qual sono, sono povero di ringraziamenti,
e i miei ringraziamenti, cari amici, sono sinceramente
 troppo cari  anche per pagarli un soldo! - Shakespeare

 
 
Immagino che abbiate capito che questo non è un capitolo come gli altri, no? Eh, già, siamo arrivati all’ultimo capitolo di questa lunga avventura, e ci tenevo a ringraziarvi come si deve. Innanzitutto, ringrazierei Mangaka-chan, che mi ha seguito dal primo capitolo senza abbandonarmi mai; poi c’è Hoshi-chan, che mi segue sempre e comunque, dimostrando una pazienza lodevole. E poi un “Grazie”  a Nana-chan, Aoko, Shinichi e Ran amore, Scandal, Flami, e tutti gli altri che hanno recensito e sostenuto la storia.
Se sono arrivata fino a qui è solo merito vostro. Che ci crediate o no, mentre mettevo quell’ultimo punto, avevo le lacrime agli occhi. Non voglio annoiarvi oltre: vi lascio al capitolo, dunque. Fatemi sapere che ne pensate, e… be’, ci vediamo presto. Ricordate: non è un “addio”, è un “arrivederci”! ;)
 

24. HAPPY EVER AFTER - FELICI E CONTENTI

 
«Ho chiamato l’Ispettore,» annunciò Ran, riponendo il cellulare in tasca. «Sarà qui a momenti.»
«E Heiji egli altri ci raggiungeranno al più presto» aggiunse Shinichi.
«Meraviglioso,» mormorò Akira, che in quel momento non aveva occhi che per la sua pistola. «Non appena saranno qui, procederemo.»
«Non avrai mica intenzione di ucciderli tutti?»
«Dal primo all’ultimo.»
«Akira…»
La porta si spalancò, lasciando intravedere un Heiji piuttosto trafelato.
«State tutti bene?» chiese, cercando di riprendere fiato.
I ragazzi annuirono.
«A cosa dobbiamo tutta questa stanchezza, Hattori?» chiese Shinichi, piuttosto divertito.
Le guance del ragazzo del Kansai assunsero una strana colorazione rossastra.
«Quella mocciosa!» urlò, isterico. «Si era nascosta in macchina, capisci?»
Dovette notare l’espressione confusa di Shinichi, perché continuò: «La tua amichetta scienziata si era nascosta nel bagagliaio! Arrivati qui è saltata fuori e mi ha ordinato di seguirla. Conosco una scorciatoia!, diceva. Tsk!»
«Ai è qui?»
Il detective dell’Ovest annuì. Poi borbottò qualcosa tra sé e si lasciò sprofondare nella poltrona più vicina.
«Dov’è adesso?» chiese Shinichi, che aveva iniziato a giocherellare con una penna.
«Ha parlato di laboratorio, ma non sono sicuro di aver capito bene.»
Kudo sbuffò, posando la penna sulla scrivania di Jane.
«Scusate il ritardo!» esclamò una voce.
«Abbiamo avuto un piccolo contrattempo» aggiunse un’altra.
«Che tipo di contrattempo, Saguru?» chiese il detective dell’Est al giovane.
«Niente di grave, Kudo.»
«Tutto risolto!» li rassicurò Kaito, sorridente.
«Dobbiamo decidere un piano d’azione» mormorò Akira, che stava ripulendo la canna del suo Revolver.  
«Preferirei evitare spargimenti di sangue» borbottò Shinichi mentre osservava l’arma nelle mani dell’amico.
«Dopo tutto quello che ti hanno fatto,» chiese Akira, curioso, «tu li risparmieresti?»
«Non sono un assassino.»
«Contento tu!»
Shinichi ridacchiò, nervoso. Sentiva l’adrenalina salire: era pronto.
«Siete tutti armati? Non si sa mai cosa potrebbe succedere.»
Il gruppo annuì.
«Bene, ci divideremo in gruppi e bloccheremo le uscite: dobbiamo trattenerli nel palazzo fino all’arrivo della polizia.»
«Sei sicuro, Kudo?» chiese un Hattori piuttosto scettico.
Il ragazzo annuì.
«Funzionerà.»
 
Il rumore delle sirene ormai era insopportabile. Le luci rosse e blu riempivano l’aria a intermittenza: erano fastidiose, ma Ran non ci badava. Sorseggiava la sua cioccolata, stretta in una leggera coperta di un arancio accesissimo.
Non poteva credere che fosse tutto finito, che quegli uomini fossero stati arrestati.
La lotta era stata lunga e dura, ma alla fine se l’erano cavata senza troppi danni. Eccetto qualche graffio qua e là, stavano tutti bene. L’unico a essersi fatto male sul serio era stato proprio il detective dell’Est, che era uscito dal palazzo con il polso fratturato.
Shinichi aveva previsto quasi alla perfezione le mosse del nemico, ed erano riusciti a prevenire una catastrofe. Probabilmente avevano sentito lo sparo nell’attico e, capita la situazione, avevano deciso di fuggire. Avevano avuto la premura di dividersi in gruppi, tanto per rendere più difficile il lavoro dei ragazzi.
Il gruppo più consistente si era riversato sul lato Nord, che si affacciava su vecchie rotaie abbandonate, un’ottima via di fuga. Heiji, Saguru e Kaito erano riusciti a bloccarli, con non poche difficoltà. Il giovane kendoka si era fatto largo con un lungo tubo d’acciaio usato a mo’ di katana, mentre il giovane mago confondeva le acque con trucchi e fumogeni vari.
Una parte dei membri si era diretta al garage, nella speranza di poter fuggire in auto. Chi poteva prevedere che Ran, Shinichi e Akira le avessero manomesse, sgonfiandone i pneumatici! Da lì, era stato facile bloccarli, con l’abilità di Ran nel karate e il calcio della pistola di Akira, che si era rivelato più utile dei proiettili stessi.
L’ultimo gruppo era sceso nei sotterranei, convinto che l’unica uscita sicura fosse quella che dal laboratorio portava fino al centro di Beika, tramite una fitta rete di tunnel sotterranei. Ai li aveva accolti con un potentissimo lacrimogeno, che gli aveva impedito qualunque via di fuga.
Poi era uscita, portandosi dietro varie mascherine: l’Ispettore Megure e i suoi agenti ne avrebbero avuto bisogno.
 
I ciliegi in fiore erano la cosa più bella che Ran avesse mai visto. Il aroma dolce dei boccioli aveva riempito l’aria, rendendo ogni respiro piacevole e rilassante; petali di ciliegio vorticavano nel vento, prima di adagiarsi a terra e creare un morbido tappeto profumato.
«Che bella giornata!» mormorò la giovane, sorridente come non mai.
Essere lì, seduta su quel prato, con Shinichi al suo fianco era tutto quello che poteva desiderare.
Il giovane sistemò la fasciatura e sorrise, felice anche lui.
«Già.»
Ran osservò l’albero a cui si erano appoggiati, lo stesso su cui uno Shinichi appena bambino aveva inciso i loro nomi1.
Il detective osservava l’amica d’infanzia di sottecchi, ammirando il suo viso, i suoi lineamenti, le sue labbra.
Si avvicinò goffamente, facendo leva sul braccio sano per poi avvolgerlo intorno alle sue spalle. I due arrossirono mentre i loro visi si avvicinavano. Le loro labbra erano ad un soffio dall’unirsi…
«Ehi, Kudo!»
I due ragazzi scattarono, tornando alle loro posizioni iniziali. Shinichi raddrizzò la schiena, sperando di non risultare rosso come un peperone.
Un sorridente Heiji Hattori stava correndo loro incontro, con tanto di cestino da pic-nic e un’imbarazzata lo seguiva, armata di bibite gassate e bevande varie.
«Scusatelo,» mormorò la ragazza del Kansai, una volta che li ebbero raggiunti. «Non sa quel che fa.»
«Oh, andiamo! Vi ho portato il pranzo! Nessun rancore, vero, Kudo?»
Il giovane sbuffò: «Nessun rancore» mormorò, seccato.
«Meraviglioso! Kazuha, stendi la tovaglia, su!» ordinò con un sorriso all’amica, lasciandosi cadere sulla distesa di petali.
La giovane gli lanciò un’occhiataccia, ma ubbidì. Porse le ciotole ai tre ragazzi e le riempì di riso.
«Oh, Kazuha-chan!» esclamò Ran, dopo che ebbe assaggiato un boccone. «È delizioso!»
«E non hai ancora assaggiato i suoi takoyaki2! Sono la fine del mondo!» replicò Heiji, dando all’amica un buffetto sulla testa, che la fece arrossire.
«Suvvia, non sono così brava…»
«Odio dover dare ragione ad Hattori,» borbottò Shinichi, agguantando la salsa di soia, «ma ‘sta volta non posso fare diversamente.»
Si respirava allegria, quel giorno. Una gioia che gli era stata privata finché l’Organizzazione aveva potuto vivere. Ma ormai era tutto finito, e i ciliegi potevano tornare a fiorire.
 
***
 
Capitolo 6, “Here comes the sun - Sta spuntando il sole”.
Polpette fritte giapponesi di forma sferica tipiche della cucina di Osaka, a base di polpo.
 
   
 
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