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Autore: Letizia_M    01/01/2013    1 recensioni
storia che gira interamente sulla vita di una ragazza di 16 anni: Alice. tra avventure, amicizie, amori feste cosa succederà ad Alice?
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A come Alice
“La ragione umana viene
afflitta da domande che non può respingere,
perché le sono assegnate dalla natura della ragione stessa,
e a cui però non può neanche dare risposta,
perché esse superano ogni capacità della ragione umana.”
(Kant)

Montesilvano, una piccola cittadina italiana dimenticata dal resto del mondo. Una città sempre uguale e noiosa, proprio come la mia vita. Mi presento sono Alice, per gli amici Alì - hanno fantasia lo so-. Ho sedici anni e frequento il liceo classico, sono una ragazza nella norma, a scuola vado abbastanza bene, ho i miei amici e amo stare con loro, odio studiare l’inglese ma adoro la filosofia. Ho una sorella più piccola, undici anni, è una vera noia, si lamenta in continuazione perché mamma non la fa uscire con le amiche e dopo l’ennesima litigata di mezz’ora con lei, se ne rientra in camera sua sbattendo la porta e si mette a giocare con le bambole (ma lei è grande eh!). Io in momenti come questo sono chiusa a chiave in camera mia con le mie cuffie nelle orecchie immersa nella mia musica. Mi perdo nei dolci e buffi versi delle canzoni di Jovanotti, apro gli occhi nella dura realtà descritta da Emis Killa, assaporo la verità che non ho potuto vivere perché nata troppo tardi con Marco Masini, oppure semplicemente ascolto qualche musica straniera che, non capendoci niente, mi fa sentire tutto ciò che voglio.
Le mie amiche? Poche ma sicuramente buone! C’è Mary, che è in assoluto la mia migliore amica. Io e lei ci conosciamo dalle medie ma abbiamo legato davvero in terza media, abbiamo passato tutto praticamente insieme, e nonostante tutti i duri periodi, la nostra amicizia non si è mai scalfita.
Mary ed io siamo i due opposti per eccellenza, se usciamo insieme non troviamo mai un capo che piaccia a entrambe e lo stesso è con i ragazzi, raramente troviamo uno che piace a entrambe.
Poi c’è Ary, che detesta il suo nome completo: Arianna, se vuoi farla infuriare, chiamala così. Ary è un’artista bravissima, fa certi disegni che ti fanno perdere il fiato, è anche una vera secchia prende 10 ovunque, specialmente in inglese che, a differenza mia, sembra che nel suo sangue scorrano naturalmente tutte quelle eccezioni, regole, pronunce, intonazioni che al contrario da me stanno proprio in un altro universo. Ary è quasi la mia fotocopia, abbiamo le stesse idee, gli stessi gusti per tutto, tranne che in fatto di ragazzi, a lei piacciono gli occhi e i capelli chiari, a me scuri. Se leviamo, questa piccola incongruenza siamo davvero uguali, tranne che lei ha dei lunghi capelli biondi ed io corti e castani.
In seguito abbiamo Maria. Una ragazza d’oro, va bene a scuola è simpatica e brillante ma attenti a non farla arrabbiare! È cintura nera di karate!! Maria è stata la prima persona con cui ho fatto amicizia alle superiori poiché ci siamo ritrovate vicine di banco.
Giada è la mia vicina di banco. Sempre pronta a farmi copiare i compiti, a scambiare qualche parola con me durante le ore più noiose e a suggerirmi durante le interrogazioni. Io e lei ci stuzzichiamo in continuazione, ma l’ora di storia è la nostra preferita, è l’ora delle truzzagine! Noi non siamo truzze, per carità non fraintendete. Ci divertiamo a imitare quel genere di ragazze per puro divertimento. In questa nostra follia abbiamo contagiato anche Ary e Xin, che sono di posto proprio dietro di noi.
Xin è una ragazza cinese, ma è più italiana che cinese. È arrivata qui in Italia a sette anni, e ora è cinese solo d’aspetto, ha un cuore made in italy. Xin è una ragazza dolce, migliore amica di Ary, su lei si può sempre contare ed è la nostra fonte di risate grazie alle sue battute e alla sua risata contagiosa.
La nostra amicizia è stata la più naturale di tutte. Essere amiche ci è venuto più naturale che respirare, sarà che fin da subito tra di noi non ci sono stati segreti.
Ary ci ha subito confessato che in terza media aveva avuto una relazione importante con Marco, lo stronzo della terza B. Io gli ho subito raccontato di Christian, il mio primo amore che durò ben sei anni e non fu mai corrisposto. Giada ci confessò che gli piaceva Nicola, ma poi l’ha dimenticato. Xin vuole un ragazzo cinese. Maria non se ne frega molto dei ragazzi per ora, Mary ci ha rivelato in prima superiore, di avere una cotta per Lorenzo, un nostro compagno di classe super pompato e troppo idiota per i miei gusti, i due hanno avuto una storia, anche abbastanza importante. Dopo si sono lasciati per motivi sconosciuti, so solo che Mary ci stava così tanto male che mi uccideva vederla così, allora durante una ricreazione andai da lui e gli mollai un ceffone che se lo ricorda ancora e gli dissi “ cos’è, l’hai lasciata perché sei gay?” non gli diedi tempo di rispondermi che già mi ero dileguata tra la folla incazzata come una bestia. Lui rimase di sasso, lo so perché i suoi amici mi mandavano all’altro paese o mi davano della troia mentre lui scansò tutti via e si chiuse in bagno e li restò fino alle dieci e venti, rientrò e si prese una nota per essere rientrato dieci minuti dopo la campanella. Vi giuro che se uno sguardo potesse uccidere lui ora non sarebbe qui. Lo squadrai con aria omicida fino a che non si sedette al proprio posto. Da lì le cose si sono sistemate, ora la classe è unita, e ci sentiamo davvero parte di una famiglia. Quando ci mettiamo a ricordare eventi di questo genere ci ridiamo sopra in una maniera sconsiderata, dandoci dei bambinetti scemi e cretini da soli.
Da queste piccole cotte e amori le cose sono davvero tanto cambiate, ora siamo più mature e non andiamo a cercare il tipo giusto, ma lasciamo che il tipo giusto cerchi noi. Prima di lasciarci andare con un ragazzo ne passa di tempo e lo valutiamo tutte insieme. Ora io mi sto sentendo con Andrea un bel ragazzo che ho conosciuto su facebook grazie a una mia amica che ci va in classe insieme, lui frequenta l’istituto tecnico commerciale, e conta di poter fare l’avvocato poiché in diritto se la cava più che bene. Non l’ho mai visto di persona, ma mi sembra di conoscerlo da sempre, e lo vedo davvero bene in giacca e cravatta dentro un’aula di tribunale. Sto progettando di andare al cinema con alcune amiche e fare in modo che casualmente ci si trovi anche lui. Non so se la cosa andrà in porto.
Ora penso solo che tra dieci minuti devo prendere l’auto per silvi per incontrarmi con le altre e sono ancora sotto la doccia. Cazzo. Esco veloce dalla doccia, con una mano metto la spuma tra i capelli e con l’altra accendo il fono con il diffusore al calore massimo. In cinque minuti i capelli sono pronti, sembro un leone, ma un fermaglio che raccoglie il ciuffo su, sistemerà le cose. M’infilo un paio di jeans scuri una canottiera nera e un maglione di quelli tutti bucherellati grigi, converse, un filo di trucco e via. Correndo verso la fermata spero di arrivare in tempo e controllo che dentro la borsa ci sia tutto. Chiavi, ok; cellulare, c’è; ombrello, eccolo; trousse, è qui e portafoglio… dov’è il portafoglio??? Cerco nelle tasche del giubbino e non c’è. Non posso averlo lasciato a casa, c’era il biglietto lì dentro! Nel frattempo arrivo alla fermata mentre l’autobus si ferma, Dio grazie! Salgo sull’autobus e ricontrollo dentro la borsa… non c’è, ma… aspetta un secondo cos’è questo? Apro la tasca anteriore della borsa ed eccolo lì quel maledetto portafoglio. Timbro il biglietto e due secondi dopo entra il controllore! Tra poco vado a giocare al bingo giuro! Arrivo alla fermata di silvi e sono tutte lì ad aspettarmi, non finisco di scendere dall’auto che mi saltano addosso e mi abbracciano, non ci vediamo dalla fine della scuola per le vacanze natalizie. Mi sono mancati i loro abbracci e i loro profumi così familiari dopo giorni e giorni di visite a parenti del tutto sconosciuti.
Subito ci dirigiamo al solito bar-pizzeria-gelateria, e ordiniamo le solite cose –siamo molto abitudinarie lo so- io e Ary gelato, Maria e Mary pizza, Xin cioccolata calda e Giada cappuccino.
“allora ragazze, queste vacanze?” inizio il discorso.
“una vera noia, visita dei parenti che non vedo da quando sono nata, studio, niente pc, niente soldi al cellulare e divieto di uscire fino a oggi per i miei voti. Mi siete mancate!” racconta Mary senza riprendere fiato.
“ a me invece sono andate benissimo, ho vinto tanti bei soldini, che voi mi fregherete per la ricreazione a scuola, ho vinto la gara di karate, capodanno con mia sorella a casa di amici e ora voi!” dice entusiasta Maria mentre addenta ferocemente la sua pizza rossa sporcandosi tutta di sugo, e provocando le nostre risate.
“ a me vanno bene ho finito i compiti e mi sto godendo un puro e meritato riposo” annuncia soddisfatta Giada, lei non festeggia natele e capodanno perché è Testimone di Geova, quindi per lei è davvero un periodo di riposo.
“ io mi sono divertita un mondo, ho fregato un sacco di soldi a mio cugino, sono stata con pochi parenti a casa mia e abbiamo riso e scherzato tutto il tempo. A capodanno sono andata a fare una settimana bianca con i miei e sono tornata due giorni fa. Vi ho riportato delle cosine.” Ci esclama Ary mentre fruga nella sua borsa mega-enorme nella quale puoi trovare di tutto. Dopo cinque minuti caccia una bustina dalla borsa e ci consegna i souvenir. Sono quelle piccole palle di vetro con dentro babbo natale che scia e se le muovi un po’ compare la neve. Mi perdo per qualche secondo a osservare la danza di quei pezzetti di carta che piano piano tornano  in basso pronti a essere smossi di nuovo.
“ le mie vacanze sono state normalissime, a casa mia con la mia famiglia e basta. A capodanno sono restata sola in casa, mi sono infilata il pigiamone di pail e mi sono guardata un bel film sul divano accoccolata a Mr. Baffo -Mr. baffo, è il gatto obeso di Xin nonché nostra mascotte. -
Passiamo tutto il pomeriggio a parlare sedute sulla barca del parco Peter Pan di silvi, nostro ritrovo abituale. Dopo qualche ora di pettegolezzi arrivano i ragazzi che ci vengono a chiamare perché gli servono le ragazze pon pon così, ci alziamo e andiamo a fare il tifo per loro. A fine partita loro sono tutti sudati e tentano di abbracciarci, noi disgustate iniziamo a scappare mentre loro ci rincorrono. Tra il ridere e il correre sono senza fiato, non ce la faccio più ma Francesco è troppo veloce, se mi fermo mi raggiungerà in cinque secondi. Mi guardo intorno.
Marco ha raggiunto Ary e la sta abbracciando, lei ormai arresa ricambia l’abbraccio e se la ridono di gusto “quei due stanno davvero bene insieme” penso. Xin è stata appena ‘catturata’ da Alessio. Maria corre come se niente fosse non curandosi del povero Michele lì dietro che sta per morire. Claudio, mio cugino, insegue Mary che non riesce a smettere di ridere, non so come faccia a continuare a correre mentre ride così. Giada, si è fermata perché Nicola era caduto a terra tenendosi la caviglia, grosso sbaglio, infatti, appena si avvicina per chiedere come sta, lui la tira giù facendola cadere su di sé. ”altra bella coppia” mi viene da pensare guardandoli lui che la abbraccia e lei sopra di lui che cerca di mascherare la risata in un lamento da disgusto e cerca di fargli il solletico nel punto giusto e a quanto pare ci riesce data la risata di Nicola. Ora lei è sopra di lui che gli fa il solletico e se la ride e lui invece sotto non respira più sia perché Giada è seduta sulla sua pancia sia perché sta ridendo troppo.
Osservandomi intorno ho perso la concentrazione è ho diminuito il passo. Pessima mossa Alice. Infatti, due braccia forti mi prendono da dietro e mi sollevano in aria scoppio a urlare e a ridere ancora più forte di prima. Francesco si mette a girare e a me gira le testa.
“mettimi giù!” gli urlo.
“agli ordini!” dice lui poggiandomi giù delicatamente. Cerco di fare un passo ma non ci riesco e sto per cadere, ma Francesco mi riprende io mi giro verso di lui con gli occhi chiusi e gli afferro la maglietta all’altezza del petto stringendomi a lui. Lui mi stringe per la vita.
Francesco è il mio migliore amico. È un ragazzo molto simpatico e dolce quando vuole. È anche abbastanza stronzo e porco, ma anche io sono diventata così a forza di star con lui così quando mi dice qualcosa gli rispondo a tono. Lui mi chiama principessa, perché sa che mi fa infuriare. Le principesse per me sono tutte false, io invece sono una ragazza vera, senza peli sulla lingua o doppie facce. Mi dice che mi chiama così per essere dolce e dopo mi abbraccia e poi iniziamo a litigare restando abbracciati. È strano lo so. Le ragazze dicono che io gli piaccio, e anche se non lo ammetterò mai, lo penso anch’io. Nego tutto perché non voglio rovinare niente, lui per me è solo il mio migliore amico, non lo riesco a vedere come qualcosa di più. Spero che sia io che le mie amiche ci sbagliamo. Non potrei mai fare a meno di questi momenti, delle sue braccia forti che mi abbracciano, dei suoi baci, delle sue battutine, delle nostre litigate, della sua risata… ok ora basta… altrimenti sembra che mi piaccia. È arrivata l’ora di salutare tutti, è arrivato l’autobus e le ragazze mi baciano e mi abbracciano manco stessi partendo per un viaggio senza ritorno. I ragazzi mi salutano normale e Francesco al solito mi abbraccia. Un abbraccio che mi fa sentire il suo profumo così rustico ma buono, un profumo che non ti dà mai fastidio, il profumo che ho sentito mille volte ma che questa volta mi sembra più buono. Il profumo delle sue magliette che mi sono messa tante volte. Il profumo di Francesco. Restiamo caldi in quell’abbraccio per qualche minuto. Che può anche essere un’eternità. È stato un abbraccio diverso dagli altri. Uno di quegli abbracci da cui non vuoi scioglierti mai, uno di quelli che ti fa passare un brivido quando ti stacchi, un abbraccio carico di emozioni e sensazioni. Il fischio della frenata dal bus mi risveglia e mi accorgo che tutti ci guardano, Francesco ha la testa nascosta tra i miei capelli e gli occhi chiusi, io sono stratta al suo petto, sul suo cuore. Sento il suo caldo respiro regolare farmi il solletico sul collo. Sento che si stacca da me sbuffando e mormora, a voce talmente bassa che solo io riesco a sentirlo.
“proprio ora doveva arrivare?” mi da un leggero bacio sulla guancia. Ricambio. Gli sussurro all’orecchio una frase involontariamente.
“mi piace il tuo profumo, e anche i tuoi abbracci” lui spalanca gli occhi evidentemente stupito poi si riprende e mi sussurra un’anche a me all’orecchio. Gli concedo il mio miglior sorriso e lui fa lo stesso. Salgo sul bus e saluto tutti dal finestrino, A Francesco brillano gli occhi e a giudicare dal riflesso del finestrino sporco del bus brillano anche a me. Non so perché gli ho detto quella frase, sono stata istintiva. Mi ha fatto piacere dirgliela e sentirmi dire che anche a lui piacciono.
Tornata a casa sono allegra mangio tutto e mi rintano in camera mia con un buon film nella speranza di prendere sonno.
 
 
  
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