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Autore: Edward Therril    01/01/2013    7 recensioni
Un rumore metallico scaturiva ad ogni passo quando la punta dello stocco colpiva i gradini producendo un suono cadenzato, regolare, come quello degli ingranaggi di un orologio. La lama sottile, tipica degli stocchi, era ben lucidata e splendente, la guardia d'argento finemente decorata ed intarsiata di gemme preziose e in cima all'elsa stava appolaiato un drago anch'esso d'argento, un'arma insomma non fatta per combattere, ma che si addiceva perfettamente all'esile figura che la portava al fianco.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Un rumore metallico scaturiva ad ogni passo quando la punta dello stocco colpiva i gradini producendo un suono cadenzato, regolare, come quello degli ingranaggi di un orologio. La lama sottile, tipica degli stocchi, era ben lucidata e splendente, la guardia d'argento finemente decorata ed intarsiata di gemme preziose e in cima all'elsa stava appolaiato un drago anch'esso d'argento, un'arma insomma non fatta per combattere, ma che si addiceva perfettamente all'esile figura che la portava al fianco.

Non sembrava esattamente un grande guerriero il portatore di quell'arma, nemmeno voi lo credereste vedendolo, il corpo fine e magro come la lama stessa, slanciato, con lineamenti giovani e capelli corvini che cadevano poco più su delle spalle ben curati ed ordinati. Sul viso un paio di baffi sottili ed un pizzetto anch'essi curati incorniciavano le rosee labbra. Non era di una bellezza incredibile, forse solo quella rada barba rendeva più affascinante un viso che sarebbe stato altrimenti solo bello, di una bellezza nella norma, nulla di più.

Ma il Conte non era interessato a come sarebbe apparso agli occhi di altri. Due profonde occhiaie scure segnavano il volto del giovane, Therril aveva dovuto lavorare fino a notte fonda per sistemare conti, carte, autorizzazioni di costruzioni, nuove tasse ed eliminazione di vecchie, insomma il lavoro di un conte non è sempre semplice come molti penserebbero, ed Edward Therril lo sapeva bene.

Continuò a scendere la scalinata di pietra per avviarsi verso il paese, le vie erano incorniciate dai colori dell'autunno che ne decoravano i lati dove alberi dalle fronde coloratissime che spaziavano dal giallo intenso ad un rosso scuro, a volte si lasciavano scappare qualche foglia che formava a terra un crepitante tappeto insieme alle altre già cadute e offriva uno spettacolo agli occhi di un'osservatore com'era Ed ora.

Sorrise per un attimo poi, nonostante la stanchezza, riprese a passo lento a percorrere la via osservando il paesaggio che gli si presentava attorno. Salutò molte persone mentre camminava, mascherando la stanchezza in modo molto goffo e inutile viste le occhiaie sul suo viso che smentivano ogni suo tentativo di dimostrarsi meno stanco di quanto realmente fosse.

Scese giù fino al molo per sedersi sulle banchine ad osservare le increspature dell'acqua, le piccole onde formate dalle barche che si avvicinavano andavano ad infrangersi contro la costa rocciosa e i riflessi del tramonto d'autunno che si riflettevano sulla superfice del lago creavano dei piacevoli giochi di luce. Ed continuò ad osservare quello che si trovava davanti, ma la mente era già corsa lontana, aveva bisogno di lasciarla fuggire ogni tanto. Le notti erano insonni da troppo, e i giorni troppo pieni per riposarsi. Aveva solo quei rari momenti in cui era libero di lasciare che la mente vagasse, in cui poteva abbandonarsi a tutti i suoi sogni. E spesso gli tornava in mente il viso di quella ragazzina, gli occhi castani, i capelli ramati lunghissimi e leggermente mossi e un sorriso meraviglioso.

Scese piano e con attenzione lungo le rocce che conducevano alla grotta in cui stavano spesso anni prima, ed entrando si lasciò sfuggire un mezzo sorriso. Non ricordava bene il nome della ragazzina, solo il soprannome che le aveva dato restava nella sua mente. D, solo una lettera certo, ma D per lui era molto di più. Si adagiò su una roccia e continuò ad osservare l'intera grotta con gli occhi di un bambino curioso, anche se ormai ne conosceva ogni angolo.

Era successo tutto una quindicina di anni prima, era ancora un ragazzino di dodici anni e le cene che il padre organizzava per i regnanti e i nobili in visita al borgo erano quanto di più noioso ci potesse essere per lui. Si guardava attorno ogni volta e, silenzioso e veloce come un gatto, fuggiva verso il molo per andare a rintanarsi nella grotta ed evitare la noia di quelle feste. D arrivò una di quelle sere, il padre era un nobile del sud, governatore di un piccolo borgo famoso per la produzione del vino più dolce del regno. Ovviamente, come sempre durante quelle serate, Ed decise di andare alla grotta per evitare la festa. Uscì furtivo e silenzioso come al solito, senza che nessuno potesse accorgersi di lui. Solo quando fu fuori dalle mura del palazzo sentì una voce alle sue spalle. Era una ragazzina che lo chiamava, gli correva dietro, sembrava lo stesse seguendo. "Hey fermati! Sto parlando con te! Fermati!", in quello Ed si fermò bruscamente e si girò sorridendo. "Dove diavolo stai correndo tu?!?! Hai intenzione di lasciarmi li sola in mezzo a una di quelle noiose serate?" La ragazzina sembrava furiosa mentre gli parlava, ma lui non smile si sorridere; si limitò ad afferarle la mano e a tirarla dicendo: "Seguimi". Corsero fino al molo, poi proseguirono per raggiungere la grotta sempre senza dire una parola. Quando furono sul posto la ragazzina osservò incantata le pareti rocciose e l'apertura che si stagliava alle loro spalle dalla quale entrava la luce della luna riflessa sul lago. Ed continuò a sorridere guardandola. Era felice di avere finalmente qualcuno. "Questo posto è.... è incredibile!" disse la ragazzina guardandosi attorno ancora sbalordita, poi guardò quello strano ragazzo che l'aveva portata fin li e scoppiò a ridere: "Smettila di sorridere in quel modo! Sembri scemo!". Rimasero li fino a che la nottata non fu tarda, parlando, conoscendosi meglio, tutto sembrava perfetto. Ed e D passarono molto tempo insieme negli anni a seguire, i padri dei due ragazzini cominciarono ad intrattenere scambi commerciali sempre più frequenti fino a giungere ad una seria e profonda amicizia, e nel frattempo i due giovani passavano intere giornate nella grotta quando D era in visita al palazzo.

Ed si alzò di colpo, come se si fosse appena svegliato da un sonno che lo aveva bloccato su quelle rocce. Camminò verso l'apertura nella roccia e uscedo si voltò con un lacrima e a mezzo fiato disse: "Ciao D".
  
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