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Autore: orochi17    19/07/2007    0 recensioni
Perchè coronare i propri sogni ed essere felici devono per forza essere 2 cose separate?...non riesco a capirlo...non ancora
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Heartless, Leon, Organizzazione XIII
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: Traverse Town

Una stanza bianca...anzi non era bianca, era proprio senza alcuna tonalità, quella stanza era assolutamente dipinta di nessun colore. Al centro di essa, in contrasto fortissimo, vi era un uomo in nero, con in mente un oscuro proposito...un proposito andato fallito.
"Dannazione..." sbottò la misteriosa figura. Camminava avanti e indietro per la sala facendo frusciare il soprabito nero che rasentava il pavimento.
"Stavolta l'ho fatta grossa" riprese "Mi sono fatto sfuggire un cuore..." nonostante il tono della sua voce fosse piuttosto pacato, il discorso aveva l'aria di essere parecchio serio e preoccupante.
"Al diavolo!" per un attimo si alterò sfogando la sua frustrazione sul tavolo circolare che aveva di fronte su cui battè un pugno che si schiantò con grande fragore.
"Ora calmati, non è poi così grave, in fondo siamo riusciti ad aprire la porta" intervenne con vemenza una seconda persona vestita con identici abiti, ma con una voce che pareva di donna.
" Certo, ma uno di loro è riuscito ad evocare la propria chiave" la donna ridacchiò e fece spallucce
"E con questo? Non sono pochi quelli che riescono nell'impresa al primo colpo...ti ricordo che pure io ci sono riuscita" L'uomo rimaneva perplesso
"Non è il fatto in se che mi ha colpito...è la persona che ha attirato la mia attenzione...aveva un aspetto familiare...ho avuto la sensazione di averlo già visto...c'era anche Tifa su quell'isola..." La donna fece un passo indietro, con mani tremanti fece scivolare il cappuccio facendolo ricadere sulle spalle. Aveva un viso candido illuminato da brillanti occhi celesti in quel momento increduli per ciò che avevano udito le sue orecchie.
"Cosa?! Pensi si tratti di..." la ragazza non concluse la domanda. Alludeva a qualcosa che conosceva molto bene e altrettanto bene sapeva che non doveva accadere.
"E' praticamente impossibile, quell'uomo è morto, imparalo a memoria. Ma forse c'è un'altra spiegazione...in ogni caso dobbiamo riferire a Marluxia i risultati della missione, e non credo che sarà molto soddisfatto" l'incappucciato si avviò verso l'uscio della sala.
"Lo dici come se non te ne importasse niente Axel" la voce lo bloccò
"Infatti è così, lo sai bene Larxen che non amo farmi dare ordini e tantomeno lavorare per qualcuno". Era coperto dal capuccio ma la donna di nome Larxen era certa di aver intravisto stampato sul suo volto un sorriso malevolo.

Le tenebre regnavano sovrane, ogni cosa era occultata agli occhi di Sephiroth che non riusciva a vedere nulla in quello spazio vuoto ed infinito. Non riusciva ad avere nessun'altra percezione, fatta eccezione per un rumore. Sentiva una voce, quella voce che gli pareva aver udito mille volte dentro di se, ma che in realtà non aveva mai sentito. Non sapeva da dove provenisse, era come se ovunque, anche negli angoli più remoti, tutto fosse pervaso da quel suono. Era come un odore insopportabile che aveva impestato l'intero universo, a cui non si poteva sfuggire. Per cause ancora ignote, qualcosa dentro di lui gli suggeriva di allontanarsi, di scappare il più lontano possibile, ma invano cercava di evadere da quel luogo: in qualsiasi direzione fuggisse la voce lo perseguitava, una nebbia lo soffocava...."Destai...avanti SVEGLIATI!!!" Sephiroth si svegliò al proprio grido. Annaspò furiosamente attorno a se, come se avesse dovuto scacciare la nebbia invisibile che lo opprimeva. Lo shock passò piano piano e  il suo cuore riprese a battere normalmente. Di colpo la sua attenzione si rivolse al paesaggio circostante. Contrariamente a ciò che si aspettava, non era più nella propria camera. Era accasciato in uno stretto vicolo scuro, sentiva il freddo viscidume della pietra umida su cui poggiava il suo corpo. Non c'era molta luce e non distingueva bene le forme e i colori, ma certamente quello era un luogo a lui sconosciuto. Aveva una leggera emicranea e, a parte questo, sembrava essere tutto intero. Accanto a lui uno strano essere a 4 zampe gli stava leccando la faccia, riempiendolo di saliva. Il ragazzo si discostò dalla paura. Non aveva mai visto una creatura del genere prima di allora. Quell'animale era ricoperto di pelo color beije e agitava allegramente la coda. Ricordò infine di averlo visto su un libro, si chiamava cane. Il suo dolce musetto lo guardava incuriosito. "Pluto 2°!! Vieni qui" il labrador tese un orecchio e, stampata un'ultima leccata sulla guancia di Sephiroth, corse incontro al richiamo del suo padrone. Lo sguardo del giovane seguì il cane e lo vide uscire dal vicolo. " Dove diavolo sono?" posò una mano sulla sua testa ancora frastornata. Le tempie gli pulsavano procurandogli un isopportabile fastidio. Provò a rammentare il passato ma non ci riuscì, c'era solo una gran confusione di ricordi sfuocati. "AHI!!" una fitta gli trapassò il cranio da parte a parte nel momento in cui cercò di mettere a fuoco. Non ricordava nulla delle ultime ventiquattro ore, nè il perchè non fosse a casa sua. -Ok, calma- diede un freno alle sue domande, la cosa migliore in quel momento era affrontere le cose una alla volta. Prima di tutto doveva scoprire dov'era finito, poi avrebbe pensato al resto. Si mise in piedi un pò barcollando ma dopo i primi istanti riacquistò l'equilibrio. Il vicolo era abbastanza ristretto e aveva una sola uscita, così si avviò timoroso verso la luce che intravedeva all'esterno. Sporse la testa, giusto quel tanto per vedere. Tutto si sarebbe aspettato di vedere, tranne questo. Si ritrovò innanzi ad una piazza illuminata da qualche lampione e circondata da svariate case ed ostelli, ristoranti e negozi, era un piccolo ed accogliente borgo. Sephiroth era talmente stupefatto che non si accorse di essere da tempo uscito dalla protezione del suo vicolo ed ora era in mezzo alla piazza con la bocca spalancata. Una luce intermittente catturò la sua attenzione. A pochi passi da lui, appesa ad un grande palo di ferro, c'era un grande insegna circondata da piccole luci elettriche che illuminavano a girno l'iscrizione a caretteri cubitali che recitava "TRAVERS TOWN, città di mezzo. Incrocio fra tutti i Paesi". Era tutto così strano, così diverso, lo entusiasmava qualsiasi cosa, ovunque cadesse il suo sguardo, e tutto pareva luccicare, si sentiva come un bambino a Natale. Dall'oggettistica esposta nelle vetrine dei negozi, ai lampioni che conducevano luce elettrica...persino le mattonelle grigio-scuro che con ordine geometrico tempestavano la piazza accendevano il suo interesse. Ma nonostante tutto non sapeva ancora dove si trovava -ho...attraversato...l'oceano?!...si, probabile...ma come ho fatto a scordarlo???- . Nel dubbio più atroce si decise a chiedere informazioni in giro.  Doveva essere ormai notte fonda ma fortunatamente vi erano ancora delle persone che passeggiavano al chiaro di luna. Così si azzardò a fermare qualque passante "Mi scusi sa per caso dirmi quanto dista Destiny Islands da qui?...Sa dove si trova Destiny Islands?" Ma le domande caddero vuote alle orecchie della gente che sembrava poco interessata. Volle tentare una seconda volta, ma si accorse di aver attirato a se gli sguardi dei passanti che lo fissavano credendo fosse un invasato, o comunque qualcuno che non avesse le rotelle al posto giusto. Si trattenne così dal riprovare. -I miei complimenti Sephiroth, ora ti credono un pazzo- il giovane capì di essersi giocato la possibilità di chiedere aiuto alle persone presenti in piazza. In ogni caso non voleva rischiare di incappare in qualche malvivente, sua madre glielo raccomandava spesso "Non girovagare mai in giro per l'isola da solo quando si fa buio", al tempo non ne capiva il motivo: tutti gli isolani erano imparentati ,o perlomeno legati da amicizia, fra di loro (con più o meno simpatia reciproca)e non esisteva il pericolo di incontrare etranei...anzi, non conosceva nemmeno il significato della parola 'estraneo'. Ma ora, dovunque fosse, si trovava in un luogo sconosciuto, dove tutto gli era estraneo e alieno....e questo lo eccittava alla follia. Ce l'aveva fatta, era evaso da quella prigione d'acqua dov'era rinchiuso, era finalmente lontano da quel posto. Il nome Travers Town non gli diceva niente però almeno non era più su Destiny Islands poco ma sicuro. Molti sentimenti cominciarono a riemergere...lì assieme a lui doveva esserci qualcun'altro...anche lei aveva lo stesso sogno...ma prima che riuscisse ad afferrare quell'immagine sfuggente, una voce maschile lo fece trasalire.
"Ti piombano addosso dal nulla..." Sephiroth si voltò verso di lui. L'uomo era alto e dal fisico atletico, i lunghi capelli castani non nascondevano una brutta cicatrice trasversale che gli segnava il volto in eterno.
"Tu chi sei!?" Domandò guardingo il ragazzo
"E non smetteranno di attaccarti...Fino a quando impugnerai il Keyblade" Non riusciva a seguire il filo del discorso e non aveva la minima idea di cosa stesse parlando. L'uomo si scostò dalla parete su cui era appoggiato e squadrò Sephiroth da capo a piedi.
"Ma perchè...Perchè ha scelto un ragazzino come te?" Sephi si sentì ferito nell'orgoglio
"Ehi, cosa vorresti dire!?" lo sconosciuto rimase impassibile. Aveva un'aria torva, esattamente l'espressione di uno che ce l'ha a morte con il mondo intero.
"Non importa" disse sospirando "Ora vediamo quel Keyblade" indicò l'oggetto che Sephiroth aveva tra le mani. Il ragazzò guardò nella stessa direzione. La grande chiave era ricomparsa e non se ne era nemmeno accorto. I ricordi cominciavano a tornargli in mente chiari e distinti. -La chiave di ferro, quella notte sull'isola...- La impugnò con entrambi i palmi e la puntò contro l'uomo con la cicatrice.
"Non l'avrai mai!" gli urlò. Il motivo per cui pronunciò quella frase ancora non lo comprendeva. Sapeva solo che quell'oggetto era prezioso e andava protetto. La strinse più forte e guardò il suo avversario con aria di sfida.
"D'accordo, facciamo a modo tuo". Sotto gli occhi sbalorditi di Sephiroth una luce sfolgorante apparve fra le mani dell'uomo con la cicatrice e quando fu nuovamente buio, uno spadone luccicava sotto i raggi lunari, un misto fra una pistola ed una spada. Quella scena gli era familiare, ne era certo, allo stesso modo aveva fatto la sua apparizione la chiave misteriosa. Ma non c'era tempo per congetturare ipotesi, il suo avversario non sembrava intenzionato a scherzare. Si avvicinò a piccoli passi allarmando paurosamente il giovane che, al contrario, indietreggiava. Scattò in avanti, senza preavviso, un poderoso fendente lacerò l'aria, era un fulmine. Sephiroth abbassò istintivamente la testa schivando il colpo, ma era stata solo fortuna, non l'aveva nemmeno visto arrivare - E' velocissimo!-.
"Allora ti sai muovere" disse sarcasticamente l'uomo (per quanto poteva essere sarcastica la sua serissima voce profonda). Alzò un braccio verso il ragazzo ormai lontano dal raggio d'azione della spada. Dalla sua mano scaturirono fiamme e una sfera infuocata colpì il muro alle spalle del giovane a velocità impressionante. Un'esplosione incandescente fece cadere a terra Sephiroth traumatizzato - Ma che diavolo era!! Come c'è riuscito!!!-. Quell'uomo era decisamente oltre la sua portata, anche volendo utilizzare la chiave come arma non ne sarebbe uscito vivo. E poi quella persona aveva dalla sua una cosa di cui Sephi non conosceva nemmeno l'esistenza: la magia.
"Bè? Cosa fai lì impalato? Hai paura che tuo padre non venga a salvarti?" Lo schiaffo morale bloccò il ragazzo per un istante. Qualcosa gli strinse lo stomaco quasi come ci fosse una bestia dentro di lui che stringeva fra i suoi artigli il suo cuore. Strinse i pugni e guardò il suo avversario dritto negli occhi. Il suo sguardo era cambiato, i suoi occhi celesti non erano ingenui ed indifesi, non più.
"Non l'ha mai fatto!" ringhiò a denti stretti. Quello di suo padre era un argomento delicato. Nonostante fosse abituato a tutto quello che gli veniva detto a Destiny Islands, la sua rabbia mista a tristezza non si era mai calmata. Era sempre lì, che lo seguiva incostantemente come la sua ombra, un'ombra di amara solitudine. Prese a due mani la grande chiave e corse come una furia verso l'uomo, l'arma rivolta verso di lui come una lancia pronta cozzare contro il nemico. Ma un colpo preciso alla nuca dato con l'elsa a forma di pistola, lo fece capitombolare a terra come un peso morto, totalmente privo di sensi, con tutto il rancore e la rabbia sfumati in un secondo. L'uomo con la cicatrice osservò Sephiroth inerme, supino sul lastricato di pietra. Avrebbe potuto dargi il colpo di grazia in qualsiasi momento, ma non mosse un muscolo.
"Ehi, l'hai trovato. Ben fatto Leon!" Una donna dai lunghi capelli corvini si era avvicinata a Leon avendolo scorto dal lato opposto della piazza. L'uomo non le degnò nemmeno uno sguardo e si mantenne cupo, identico a prima.
"Però..." disse "...sembra che le cose siano peggiori del previsto..." continuava a fissare il ragazzo disteso a terra "...molto peggiori".
  
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