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Autore: Miss Yuri    01/01/2013    6 recensioni
Ash, Misty, Drew, Vera, Paul, Lucinda e i loro Pokèmon si ritroveranno catapultati improvvisamente in una avventura più grande di loro, in una lotta per salvare il meraviglioso universo dei Pokèmon da una entità oscura e primordiale. Perchè si sa, a Lavandonia tutto può succedere, anche l'inizio del declino dell'intero mondo. Riusciranno a scongiurare questa nuova minaccia e a riportare la tanto agognata pace?
Se vi ho incuriositi, vi consiglio di leggere e se volete lasciate anche una piccola recensione.
Hope you like it!
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Drew/Vera
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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 Capitolo 5. Segreti
 
 
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Il piccolo fuoco da campo scoppiettava allegro al centro della grotta scavata nella brulla roccia della montagna. I bagliori che proiettava danzavano imperterriti sulle pareti in un gioioso ballo di vitalità e di luce arancione, venata di sfumature gialle.
La notte era scesa, ma il cielo non era del solito blu scuro che i sei ragazzi e i loro Pokèmon ricordavano.
Il Professor Oak era intento a trafficare con gli spiedini di bacche che aveva messo sul fuoco. Purtroppo, non aveva nient’altro da offrire ai suoi ospiti, dato che conduceva una vita da eremita oramai da parecchi anni. In quei tempi, anche le bacche erano diventate una fonte di nutrimento più unica che rara. Gli alberi che le producevano finivano spesso per morire e gli esemplari rimasti erano davvero pochi e radi. Ci si doveva per forza accontentare di quello che si riusciva a trovare in natura.
Ma i suoi giovani ospiti non sembravano tanto insoddisfatti per un simile pasto. Dopotutto, forse era la cosa più buona che gli era capitata da quando si erano svegliati. Sedevano intorno al fuoco su grossi massi di pietra che usavano come sedie.
Nessuno parlava e nemmeno i loro Pokèmon emettevano gioiosi i loro versi. Il morale di tutti era davvero a terra. Persino Ash, sempre felice e spensierato come il bambino che era, non riusciva a conversare con i suoi amici.
Ognuno di loro era immerso nei suoi più reconditi pensieri e riflessioni. Ma la percentuale che le preoccupazioni occupavano era davvero molto alta tanto da riempire la loro mente fino alla parte più profonda del loro subconscio.
La voce del professore li distrasse dai loro pensieri, attirando l’attenzione di tutti.
“ Ragazzi, la cena è pronta, se volete favorire. ” li avvisò, togliendo gli spiedini di bacche dal fuoco ed esibendoli ai presenti. Le bacche, di un colore leggermente dorato, emettevano un lieve fumo biancastro, sprigionando nell’aria un fragrante e gradevole profumo.
I sei presero ognuno uno spiedino, condividendo il tutto con i loro Pokèmon. Il cibo non era molto e l’appetito era tanto, perciò, nessuno andò a letto con la pancia completamente piena. Ma bisognava accontentarsi e adattarsi per il momento.
La serata passò lenta, anche perché le conversazioni erano quasi del tutto nulle e prive di alcun interesse e la voglia di parlare non era molta.
Si coricarono sui loro giacigli di paglia e si addormentarono quasi subito, dormendo sonni tormentati da terribili e lunghi incubi.
 
 
Oscurità. Buio. Tenebre. Nient’altro si poteva distinguere se non il nero più totale. La fortezza era nella semipenombra e solo la stanza del padrone che vi abitava era completamente buia. Buia come la sua anima corrotta dall'odio e dal male.
Alla creatura, che aveva la sua dimora là dentro, non era mai piaciuta la luce. Soprattutto perché gli ricordava il suo più valente nemico, il solo che era stato in grado di sconfiggerlo e di imprigionarlo per l’eternità. Lo aveva eliminato con facilità e la sconfitta era stata ancora più dura da accettare. Non avrebbe mai potuto dimenticare quel bagliore sfolgorante che gli aveva accecato gli occhi e che aveva fatto sparire tutte le sue aspirazioni. E poi subito dopo l'odio che lo aveva invaso sin nel profondo, portandolo ad una auto commiserazione che tutt'ora non era svanita. Ma l’eternità non era durata così tanto e, molti millenni dopo, era di nuovo libero dalla sua prigionia.
Nonostante tutto quel tempo, il suo odio non era svanito e la fiamma di vendetta non si era né affievolita e né spenta. Ancora poco sarebbe bastato e il mondo intero si sarebbe  inginocchiato dinanzi a lui, riconoscendolo come suo legittimo sovrano e imperatore. Tutti avrebbero pagato per le pene che aveva dovuto sopportare in tutti quegli anni di passività.
Sentì un impercettibile scricchiolio provenire dalla porta. Si mosse velocemente come un ombra, rifugiandosi nell’oscurità della stanza, cercando di confondersi con il buio.
Gettò gli occhi sulla figura del Pokèmon che si ergeva davanti a lui, senza mostrarsi, quasi ne avesse timore. Ma, in realtà, era lui a suscitarlo negli altri e non il contrario.
“ Lord Zuriga, ci è appena arrivata una comunicazione da un nostro agente… ” gli comunicò il suo servitore, avanzando nella stanza senza toccare il pavimento, inchinandosi. Fluttuava nell’aria come un fantasma, esattamente come il suo superiore.
Gli occhi di Zuriga si illuminarono di rosso e rischiararono il locale come due fulmini a cielo aperto, fissando l’uscio del suo appartamento.
“ Bene… e di che cosa si tratta? ” gli domandò il leggendario, avanzando leggermente senza però mostrarsi del tutto.
“ Li abbiamo trovati. ” annunciò, con una lieve soddisfazione nella voce.
“ Chi è  che li ha scovati? ” chiese il sovrano, uscendo dall’oscurità e avvicinandosi al suo sottoposto.
“ Un nostro agente sulle montagne…” gli rispose, fissandolo coi suoi occhi blu, contrastanti con quelli rossi dell’altro.
“ Fai rapporto ai miei servi più vicini. Che si rechino immediatamente sul posto senza alcuna esitazione. ” ordinò, quasi in modo euforico “ Se ci sarà bisogno sarai tu ad intervenire. ”
“ Come vuole, signore. ” obbedì il Pokèmon, inchinandosi con riverenza e volando via lentamente.
Sul volto di Zuriga si dipinse un ghigno soddisfatto e alquanto inquietante. Finalmente, avrebbe raggiunto la perfezione e nessuno lo avrebbe più ostacolato. Sentiva già il mondo intero nel palmo della sua mano, di cui avrebbe deciso le sorti al minimo gesto, al minimo pronunciarsi delle sue parole. Perchè era questo che bramava da tutta una vita. Il potere.
 
 
Aprì gli sfavillanti occhi azzurri, scrutando l’ambiente intorno a sé. Peccato, ci aveva sperato che, dopo il risveglio, tutto sarebbe ritornato alla normalità. Ma niente, ormai, era più normale.
Si trovava nella stessa caverna e nello stesso giaciglio di paglia. Si diede della sciocca da sola: come poteva ancora solo sperare di ritrovarsi nel suo comodo letto a Duefoglie? Pensando alla sua cittadina la assalì la nostalgia. Le venne in mente sua madre. Chissà se avrebbe ancora rivisto i suoi marini occhi blu come i suoi e il suo sorriso materno sincero e amorevole. Non sapeva neanche se era ancora viva o se stava bene.
Scosse la testa e si distrasse da quei pensieri che non facevano altro che intristirla.
Si guardò attorno, contando uno per uno i suoi compagni. Drew e Vera dormivano stretti l’uno all’altra. La castana aveva appoggiato la testa sul petto di lui, facendosi cullare dal suo respiro leggero e dal lento alzarsi e abbassarsi del suo torace. Il ragazzo, invece, la abbracciava teneramente, come per proteggerla dal freddo e dai pericoli.
Misty dormiva abbracciata al suo Togetic, forse per consolarlo e rassicurarlo. Nelle ultime ore lei si era preoccupata tantissimo per il suo piccolo Pokèmon, senza nasconderlo minimamente. Vicino a lei, Ash russava sonoramente mentre Pikachu gli dormiva comodamente di fianco alla testa, con i capelli del corvino a coprirgli il dorso striato.
Il professore si era sistemato davanti all’ingresso della caverna, forse per tenere d’occhio la situazione o per fare il turno di guardia tutta la notte. Notò solo allora il suo Bulbasaur che ronfava sulla sua testa, per niente turbato dalla posizione alquanto scomoda che aveva scelto per addormentarsi.
Ma mancava qualcuno… un giaciglio era vuoto. Mancava Paul.
Lucinda si alzò piano, senza far rumore, decisa a uscire dalla grotta per dare un’occhiata fuori. Mentre si allontanava a passi svelti, sentì un piccolo grugnito dietro di sé. Si voltò e vide che Piplup si era svegliato e si strofinava gli occhi con entrambe le pinne.
“ Piii? ” le chiese, con un’aria leggermente confusa.
“ Fa’ silenzio Piplup! Non svegliare gli altri! ” gli sussurrò la blu, cercando di abbassare quanto più possibile il tono della voce.
Il pinguino annuì mollemente, scavalcando i vari corpi addormentati con una abilità senza pari.
In un attimo, Lucinda e il suo Pokèmon si trovavano davanti all’ingresso della grotta. La ragazza sporse la testa fuori, speranzosa di trovare Paul proprio davanti a lei. No, lui non c’era. Alzò la testa a fissare il cielo. Niente. Nemmeno una stella e neanche la luna osava rischiarare la volta celeste, che tanto celeste non era. Invece del solito blu notte, le nuvole erano diventate nere e continuavano imperterrite a vorticare minacciose. Di giorno a tiranneggiare nel cielo c’era quell’orrendo viola mentre di sera l’oscurità più assoluta. L’allenatrice sospirò pesantemente. Che mondo di desolazione era quello.
Si decise a uscire e camminò per un breve tratto, allontanandosi dal rifugio. Fu solo allora che riconobbe la figura slanciata di Paul. Il ragazzo se ne stava seduto su un masso, fissava l’orizzonte per cercare chissà che cosa.
Lucinda sapeva che la aveva sentita, ma lui non ebbe neanche la premura di girarsi per salutarla.
“ Cosa guardi? ” gli chiese, per attirare la sua attenzione.
“ Nulla. Neanche volendo potrei guardare qualcosa. ” le rispose, calmo, Paul, con voce grave.
“ Piiiplup. ” annuì il pinguino, alzando la testa per indagare le emozioni che attraversavano il volto della sua padrona.
“ Perché sei qui fuori? ” gli domandò nuovamente, avvicinandosi.
“ Perché ti dovrebbe interessare? ” le rispose, con un’altra domanda, il ragazzo, visibilmente seccato.
“ Era solo una curiosità! ” sbuffò la blu, incrociando le braccia.
“ Pi-Piplup! ” urlò il tipo acqua, agitando le pinne come per sgridarlo.
“ Tu stanne fuori! ” sbraitò Paul, a malo modo, contro il Pokèmon.
Piplup stava letteralmente fumando dalla rabbia. Gli sarebbe saltato addosso seduta stante, ma la sua allenatrice lo fermò, sbarrandogli la strada con il braccio.
“ Non devi per forza essere distaccato con gli altri. Tu hai paura di mostrarti per quello che veramente sei. ” gli disse, aspettandosi una reazione dal suo interlocutore.
“ Io sono così e basta! ” le rispose il ragazzo dai capelli lilla, sentendo la sua sicurezza vacillare leggermente.
“ Tutti siamo tristi e preoccupati in questo momento. Non c’è niente di male a mostrare i propri sentimenti! ” continuò lei, senza arrendersi alle sue convinzioni.
“ Sono uscito per riflettere e perché non avevo sonno! Se mi hai fatto tutto questo bel discorsetto solo per cavarmi le parole di bocca, ci sei riuscita! ” le urlò contro Paul, visibilmente frustato “ E ora lasciami in pace! ” terminò, risedendosi di nuovo sul masso di prima e incrociando le braccia.
La blu rimase per un attimo a fissarlo, sbigottita da una simile reazione. Scosse energicamente la testa. Avrebbe dovuto aspettarsi quel comportamento. Forse, non lo conosceva poi così bene.
Si avvicinò a lui, un po’ esitante, e si mise alle sue spalle a fissare l’orizzonte. Non l’avrebbe fatta sedere vicino a lui. E poi, a lei cosa importava di stargli così troppo vicino?
“ Riusciremo a venirne a capo, non preoccuparti. ” gli disse Lucinda, cercando di confortarlo.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, senza voltarsi. Aveva intuito perfettamente i suoi pensieri e si chiedeva come avesse fatto. Telepatia? Semplice intuizione? Dopotutto, si disse, era scontata come cosa no? Non era difficile da indovinare.
“ Come fai a essere così ottimista? ” le chiese, più a se stesso che a lei.
“ Perché è il solo modo che conosco per non abbattermi. ”  gli rispose semplicemente, chiudendo gli occhi e sospirando.
Li riaprì e vide che il ragazzo la fissava con il suo solito sguardo serio e distaccato. Sentendosi osservata, si decise a sedersi accanto a lui e non osava guardarlo in viso. Il perché non lo sapeva nemmeno lei, ma era come se temesse i suoi occhi. Quegli occhi neri e freddi, ma che potevano nascondere anche un po’ di calore se si cercava in profondità.
“ Ti manca tuo fratello? ” gli chiese Lucinda, cercando di rompere il ghiaccio.
“ Non più di tanto. ” le rispose, tornando a fissare l’orizzonte.
“ Non sei nemmeno un po’ preoccupato per la sua sorte?! ” esclamò la blu, spalancando gli occhi.
“ Sì, cioè no, ma… sono affari che non ti riguardano! ” le rispose, balbettando un pochino. Ma cosa gli stava succedendo? Quella ragazza gli stava letteralmente mandando in fumo l’intero sistema nervoso.
 “ Finiscila di essere così scontroso! ” sbottò lei, spingendolo con entrambe le braccia e buttandolo giù dal masso, col risultato che anche lei perse l’equilibrio e finì lunga distesa sul suo petto. Si guardarono l’un l’altra negli occhi, sbigottiti e un pochino imbarazzati. La coordinatrice lo scrutò in volto, indagando con particolare interesse sulle sue guance. Le parve di scorgere un lieve rossore. Tra i due, forse il più imbarazzato era Paul, ma era difficile da stabilire.
Piplup, intanto, che era rimasto in disparte per volere della sua allenatrice, guardava con un misto di meraviglia, confusione e di pura gelosia la scena che si parava senza pietà davanti ai suoi occhi. No. Non doveva succedere. Paul non poteva e non doveva prendere il suo posto come favorito. E poi, non era il suo tipo!
Fortunatamente per lui, il ragazzo dai capelli lilla la scostò rudemente di lato, accompagnando il gesto con un sonoro Tsk!. Il pinguino trasse un profondo sospiro di sollievo. Certo che lui era insostituibile!
“ Non osare mai più! ” la minacciò l’allenatore di Rupepoli, guardandola trucemente “ Non parlare con nessuno di questo! ”
Lei annuì, ancora leggermente scossa. Non si accorse neppure che il suo Pokèmon stava cercando disperatamente di attirare la sua attenzione.
“ Bene. Mi sento meglio. ” confessò, serrando gli occhi e respirando ed espirando avidamente l’aria. Quando li riaprì, vide i visi di Lucinda e di Piplup attraversati da una smorfia di puro terrore. Da cosa erano spaventati? Perché sembravano fissare un punto alle sue spalle?
Si voltò, quasi avesse paura di scoprire cosa ci fosse dietro di lui. Sgranò gli occhi, rimanendo spiazzato da una simile visione: un gruppo massiccio di Aerodactyl si stava avvicinando sempre più alla loro caverna. Ma non erano le sagome di normali Aerodactyl. Quei Pokèmon erano completamente neri!
 
 
 
 
Ciaoooooo a tutti!!! * schiva coltelli *
Sì sì sì! Avete più che ragione a essere arrabbiati! In effetti, è da un po’ che non mi faccio sentire! Causa: mancanza di voglia. Eh sì! Brutta cosa la pigrizia!
Spero che abbiate passato bene le feste natalizie!
Che dire, capitolo dedicato alla Ikari e spero che i fan lo abbiano gradito! Sono preoccupata perché penso che Paul sia leggermente ( o forse di più ) OOC. Però devo per forza cominciare a far smuovere qualcosa tra i due. E, nel frattempo, abbiamo dato un piccolo sguardo ai nostri cattivoni.
Cercherò di dare più spazio alla Contest nei prossimi cappy! Non preoccupatevi!
Ringrazio le persone che hanno inserito la mia storia in una delle tre liste e ringrazio le persone che hanno recensito lo scorso cappy quali:
- Alesaphi24
- Kuroitsuki_
- Soul Shining
- CristalHika
- Pokelyoko_Pearlshipper
Come sempre i pareri sono ben accetti. Ora ci salutiamo definitivamente  e vi auguro un felice anno nuovo!
BUON 2013!!!!
 
 
 
 
 
 

  
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