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Autore: furbacchina     19/07/2007    4 recensioni
Ginny è una strega di sedici anni che lavora la sera in un locale per guadagnarsi qualche soldo. Al è un uomo che alla soglia dei trent' anni lavora come un matto e vive di rimpianti. si incontrano al WIde Rose e nulla sarà più come prima. aspetto le vostre recensioni! fatemi sapere il vostro parere!!!!
Genere: Romantico, Malinconico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Hermione Granger | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TO STELLINA WITH LOVE To stellina with love


Eccomi alla mia terza fan fiction!! Spero vi piaccia….


I personaggi non appartengono a me ma all' autrice J.K.Rowling.

Questa storia è stata scritta senza alcun fine di lucro.


CAPITOLO 1

4 giugno 1997 ore 9:17… Bar

- Mi dai una valida ragione per cui dovresti cercarti un lavoro? Sei incinta per caso? Non credevo che tu ed Harry siate arrivati a quel punto. – dice Hermione mentre da un morso al suo cornetto.
- Non essere idiota! Lo sai che io e Harry ci siamo eccome a quel punto. In ogni caso non sono incinta e mi serve un lavoro perché voglio un po’ di soldi in più a disposizione. Punto.- rispondo io seccata. La mia vita sessuale con Harry non è proprio uno degli argomenti di cui voglio parlare quella mattina. Mi serve un lavoro. Ne ho necessità. La mia amica però si ostina a non capire e a farci anche dell’ ironia. Fantastico.
- Insomma Ginny, mi spieghi a cosa ti servirebbero questi soldi?? Non mi sembra che Molly ti faccia mancare qualcosa! – risponde lei – e poi vivi una vita perfetta. Di cosa altro hai bisogno? - .
Per poco non mi va il cappuccino di traverso. Vita perfetta? Ma la mia amica di cosa sta parlando? La guardo incuriosita.
- E non fare quella faccia. Te lo proibisco. Ha una vita sociale interessante e un ragazzo adorabile – la guardo, in genere sa essere molto convincente. Ma stavolta non attacca. Perché Ginevra Molly Weasley, non ha assolutamente una vita perfetta. Normale. Piacevole. Ma non perfetta.
Per vita perfetta m’ immagino quella delle star. Che ne so, Madonna per esempio. Cantare, ballare. E guadagnare soldi a palate. Avere un guardaroba pieno zeppo di roba firmata dagli stilisti. Firmare autografi e inaugurare locali. Questa è una vita perfetta.
La mia vita invece è normale.
Non ho una valanga di amici. Anzi a dirla tutta mi fido di poche persone. Mi piacciono i rapporti sinceri. A quei pochi amici che ho però cui voglio un bello dell’anima e non li cambierei mai per niente al mondo. Un esempio è la mia migliore amica, Hermione Granger. Lei è davvero una persona speciale.
Lei ha sempre una parola di conforto da dire quando stai per piangere e un consiglio da darti quando stai nei casini. Con lei non ho mai avuto una discussione, o un battibecco, o un litigio. È una brava ragazza è merita il meglio dalla vita.
Poi ho Harry. Harry Potter. Il mio fidanzato. Lui è davvero la persona migliore con cui sperare di trascorrere tutta la vita. Lui è dolce, premuroso, simpatico. Mi ascolta sempre, mi è vicino nei brutti momenti e mi rispetta. Io lo amo e lui ama me. Siamo insieme da un anno ormai e formiamo una bella coppia. Perché possiamo contare l’ uno sull’ altra.
Ho un bel po’ di tempo libero, che amo trascorrere giocando a Quidditch ( lo sport dei maghi. Una cosa fantastica). Di quello non mi stanco mai. Lo adoro.
Poi c’è la scuola. Quella non mi appassiona particolarmente. Si studia, si ci alza presto la mattina e si passano ore e ore fermi nei banchi ad ascoltare persone che spesso e volentieri della vita ne sanno meno di te. Da incubo. Diciamo che questo non fa per me. Però alla fine ci si abitua e posso dire che me la cavo abbastanza bene. Non sono una studentessa modello ma vado avanti. Anche se sono convinta di una cosa. La scuola non t’ insegna un accidenti. Io qualche incantesimo utile l’ho imparato nella guerra contro Voldemort. In quel clima di morte e sangue, tutto quello che avevo studiato sui libri è scivolato via dalla mia testa in un istante. La paura mi aveva paralizzata, solo i miei amici e il coraggio che avevo mi hanno fatto forza. Guardo la mia amica, che aggiunge lo zucchero al suo caffè.
- Senti Herm, lo sai come sono fatta, è tutto inutile. Io mi impegnerò a cercarmi un lavoro. Quest’ estate lavorerò. Ho bisogno di soldi – dico sorseggio il mio cappuccino. Lei mi ascolta attenta mentre beve il suo caffé e si attorciglia un riccio vicino all’ indice.
- No, Ginny. Tu non hai bisogno di soldi. Tu desideri avere più soldi. È diverso. Perché i tuoi non ti fanno mancare niente e tu lo sai – precisa lei.
Sbuffo. Si certo, belle parole davvero. Ma non mi bastano più. Ok, ok. I miei sono due persone ammirevoli. Lavorano dalla mattina alla sera e fanno le capriole per portare avanti la baracca. Siamo sette fratelli. E a nessuno di noi è mai mancato cibo, libri per andare a scuola e vestiti caldi. Siamo venuti su bene, anche perché i loro sacrifici ci hanno permesso una vita senza troppe rinunce. Forse mi giudicherete una grande egoista, come probabilmente crede che sia anche la mia migliore amica Hermione Granger. Non è così, o almeno non lo è necessariamente in maniera cattiva.
Perché a volte non mi basta solo questo. Vivere in una famiglia modesta a volte diventa una piaga. Si, va bene, i soldi non fanno la felicità. Si, va bene, nella vita ci sono cose che valgono di più.
Ma troppe volte mi da noia non poter mai comprarmi qualche vestito carino e firmato di quelli che vendono a caro prezzo nelle boutique del centro.
Mi da noia non poter mai offrire qualcosa ai miei amici o al mio ragazzo al bar. Troppo spesso ho il soldi a stento per me. Giro per strada con pochi spiccioli in tasca. Quelli che bastano per un caffé e una barretta di cioccolato.
È terribilmente imbarazzante e io questa situazione non la reggo. Gli altri comprano quello che vogliono senza farsi problemi, io invece devo sempre e in ogni situazione controllare il budget delle mie spese. È snervante, davvero.
Hermione dice che non devo pensarci a certe cose. Che i jeans firmati non sono tutto nella vita e che a nessuno pesa il fatto di offrirmi una Burrobirra al bar. O gli spiccioli che mi mancano per pagare il conto. Detto da una che porta solo Levi’s e Rayban e gira per strada il sabato sera con un portafoglio pieno zeppo di monetine non so che valore può avere.
Io voglio bene ai miei e li ammiro per quello che fanno ogni giorno per renderci la vita migliore. Però vorrei non dover sempre sfoggiare materiale di seconda mano a scuola. Non so se sopporterò ancora le battutine di Malfoy sulla mia vecchia toga rattoppata.
Mio fratello Ron ha detto che se lo sente ancora dire qualcosa su di noi di poco carino gli da un pugno sul naso.
Per Harry certe cose non contano, che lui mi ama per quello che sono e che a certa gente non devo dar retta. Ma lui parla facile. Lui alla Gringott c’ha un bel mucchio di oro. Non sta certo a secco. E poi mi da fastidio che debba pagare sempre per due quando usciamo fuori a cena. Per una volta mi vorrei riscattare.
Un idea sarebbe appunto fargli un bel regalo per il suo compleanno,che poi corre il 31 luglio. Regalargli qualcosa di veramente importante. Non il solito pensierino. Qualcosa di bello e costoso. E per questo che devo lavorare. Per mettere da parte i soldi necessari per un regalo decente a Harry.
- Senti, Herm. Sarà come dici tu. Ma io cerco lavoro. Perché vorrei più denaro a disposizione. Tra un mese sarà il compleanno di Harry e voglio regalargli qualcosa di speciale. Mi aiuterai a cercare questo benedetto lavoro? – ecco. So che non è d’accordo. Che lo trova inutile. Ma la sto guardando coi miei occhioni da cucciola abbandonata. So essere adorabile quando faccio gli occhioni e ci cascano tutti. Mi guarda contrariata. A breve cede, a breve cede, a breve cede…
Alza gli occhi al cielo, poi borbotta un –ok- seccato. Grande!

4 giugno 1997 ore 16: 21 la tana…. Camera di Ginny

- Che ne dici di fare la baby-sitter a qualche famiglia del vicinato? Ti pagherebbero bene… - . Guardo la mia amica come se avesse detto la cazzata del secolo. È così.
- Herm, lo sai benissimo che i bambini non fanno per me.. diventerei una pazza isterica peggio di quanto non lo sia adesso – prendo uno smalto viola dal mio comodino – l’ultima volta che ho badato ad un ragazzino è stato un inferno. Decisamente non fa per me -.
Anche lei ha un mano una boccetta di smalto. Il suo però è verde mela. Se lo sta passando per la seconda volta sulle unghie dei piedi.
- Assistenza agli anziani? – propone. La fulmino con lo sguardo. Che non ci provi neanche. Non ci penso nemmeno. Lei mi guarda, mentre mi passo lo smalto sulle unghie, il viola mi dona da impazzire.
- Vorrei lavorare in qualche negozio. O localino – spiego – qualcosa senza pretese, mi accontento anche di una paga modesta. Non devo certo arricchirmi -.
Lei alza un sopracciglio, scettica. Sa benissimo che non mi accontento per niente, mi conosce troppo bene e mi prende in giro. Le lancio un cuscino. Le arriva in faccia. Ora è guerra.
Me lo ritira mentre sto rimettendo a posto lo smalto. Per fortuna non cade. Sto sdraiata sul mio letto, prendo il cuscino e glielo rilancio addosso. Poi mi alzo in piedi sul letto, anche lei si alza in piedi al mio stesso modo. Ci guardiamo fisso cercando di un scoppiare a ridere, la musica dei Queen ci spacca i timpani. – E’ guerra, piccola rossa – sussurra.
- E’ guerra piccola riccia – anche io sorrido – e in amore e in guerra tutto è lecito -.
Non più una parola, volano cuscini, peluche, magliette, mutande, borsette, portafogli. Tutto e di più. Saltelliamo sul letto come due malate mentali. Poi quando sentiamo Like a Virgin di Madonna il nostro istinto animale ha il sopravvento. Iniziamo a ballare come due pazze. Ci muoviamo fino a quando non ci reggiamo più in piedi. Poi, esauste, ci buttiamo sul letto, una vicinissima all’ altra. Ancora ridiamo, come due cretine. Quando l’attacco di risata incontrollata è finita ce ne rimaniamo zitte per un bel po’.
- Credo che non ti prenderanno nei negozi di vestiti. Sei ancora minorenne… - afferma lei. Ha ragione. Sospiro.
- In fin dei conti non sarebbe stato proprio il massimo. Impegnata tutto il giorno a vendere vestiti o scarpe. Nei saldi c’è da morire suicidi… - lei mi guarda e concorda. In estate lavorare in un negozio di abbigliamento significa rompersi il culo.
- Prova in un bar. Magari ti prendono come cameriera o lavapiatti - .
La guardo come se volessi ucciderla all’ istante. Cameriera? Lavapiatti? E perché no pulire i cessi?
Lei sembra avermi letto nel pensiero. Scoppia a ridere.
- Cara la mia presuntuosa signorina Potter mi dispiace avvertirla che questo è il massimo che le possono dare per lavoro - . La guardo. Quasi quasi la prendo di nuovo a cuscinate.
- Stasera ho un appuntamento con Harry, andiamo a mangiare qualcosa in quel ristorantino in piazza dove si mangia così bene… domani mattina andrò a chiedere a qualche bar se hanno bisogno di aiuto -. Mi guardo intorno. La mia stanza è nel caos più totale. Mamma è fuori, quando tornerò sarà arrabbiatissima e mi costringerà a riordinare. Che noia. Spero che quando torna sia così stanca da non farci caso. L’ ultima volta mi è andata bene. Qualcuno mi spiega perché ai genitori frega così tanto dell’ ordine delle stanze dei figli?
- Se vuoi posso accompagnarti – propone lei. Annuisco.
- Alle nove e mezzo dobbiamo uscire di qui. A proposito non parlare di questa storia con Ron. Mi raccomando. – lei arrossisce. Perché lei e mio fratello escono insieme e a breve si fidanzeranno. Sempre che quell’ imbecille di mio fratello si decida. La guardo. È strana. Come se fosse troppo rossa in viso. Troppo imbarazzata. È successo qualcosa. Qualcosa con mio fratello e me l’ha tenuto nascosto.
- Herm? A me non me la dai a bere. Che è successo con mio fratello? – incalzo. Ora il suo viso ha cambiato diversi colori in un istante. Prima è impallidita, poi è diventata rossa peggio di prima. È fritta, non può mentirmi. L’ ho scoperta.
- Niente. Cosa vuoi che sia successo? – balbetta lei. Ci hai provato Herm. Ma non attacca puoi prendere per culo qualcun’ altro. Non me. Non la tua migliore amica.
- Sei proprio una stronza lo sai? È successo qualcosa con mio fratello e non me l’hai raccontato. A me! Alla tua migliore amica! – faccio la finta offesa. Ora la cara vecchia secchioncella Granger sputa il rospo. Mi guarda e tace, imbarazzata. Dieci secondo e mi racconta tutto. 10...9....8…7….6….5…4…3..
- Ok, siamo usciti insieme ci siamo fatti un giro nel parco e lì…- china lo capo ed evita il mio sguardo. La guardo – Lì? -. Voglio sapere tutto. Sono curiosissima.
Alza gli occhi al cielo e sbuffa.
- Ci siamo baciati ok? Cara la signorina- impicciona- rompipalle- Weasley! - . Scoppio a ridere. Lei mi guarda innervosita mentre io per poco non cado sul letto dal ridere.
Lei alza un sopracciglio. Chiaro segnale che si sta per arrabbiare sul serio. Cerco di fermarmi ma l’idea di Ron che bacia una ragazza mi fa morire dal ridere. Ora si sta arrabbiando. Tra poco mi uccide. Ordino a me stessa di smettere di ridere. Con scarso risultato.
- Potresti smetterla? Grazie – riprendo un aria composta. Cerco di non guardarla in viso per non ridere. Poi la mia stupidità prende il sopravvento.
- Come bacia mio fratello? – dico e ricomincio a ridere.
Lei mi guarda. Non mi risponde. Mi tira un cuscino addosso. Poi scoppiamo a ridere entrambe. Mentre inizia il secondo round di una guerra di cucinate.

4 giugno 1997 ore 21:49… a cena con Harry

- Ginny? Tutto ok? Ti vedo strana – ad Harry non posso nascondere niente. Ci conosciamo da sei anni, ci leggiamo dentro ormai. Niente non c’è storia. Non possiamo mentirci tra di noi.
Le prime volte che andavamo a cena fuori era bello. Ora mi scoccia. Perché in ogni caso deve pagare lui. Soprattutto nel ristorante in cui siamo adesso. Si mangia bene e si paga un bel po’.
Mi scoccia non poter mai contribuire alle spese. In fondo Harry non lavora e non è giusto che debba pagare sempre e solo lui.
Mi sta guardando coi suoi occhi verdi e aspetta una risposta. Una risposta che tarda ad arrivare. Continua a guardarmi, mentre tamburella nervosamente le dita sul tavolo.
- Niente di nuovo, Harry. Lo sai. Mi annoia terribilmente che debba pagare sempre tu – chino il capo mentre aspetto le sue solite parole di consolazione. Parole che non servono praticamente a niente.
- Insomma Ginny! Sono il tuo ragazzo! È logico che ti offra la cena , è il minimo che io possa fare!!! – sorride mentre mi prende una mano tra le sue e l’ accarezza. Lo guardo e ricambio il sorriso.
- Ho deciso di trovarmi un lavoro, Harry – mormoro. Lui mi guarda mentre smette di accarezzarmi la mano. La tiene ancora tra le sue. Ma non c’è più contatto tra loro. È incerto sulla cosa. Se ha sentito bene o si è sognato le mie parole.
- Stai scherzando? - . Oh, no. Vi prego. Qualcuno mi salvi. Ho dovuto gia sorbirmi Hermione. Non mi va di dover spiegare un’ altra volta il motivo della mia decisione. Risparmiatemelo.
Scuoto la testa e mormoro un timido NO a voce bassissima. Ha sentito. So che ha sentito. Lo posso capire dalla faccia che ha fatto. E posso vedere anche che la cosa non gli va a genio.
- Un lavoro? E per cosa scusa? Non mi pare che Molly ti faccia mancare qualcosa! – e daglie! È la seconda persona nello stesso giorno mi fa notare la stessa cosa. Fantastico! Il cameriere ci porta gli antipasti mentre un silenzio cupo cade tra noi e sento la mia fame sparire via all’ istante. Deglutisco faticosamente mentre ritorniamo e essere soli.
Mi schiarisco la voce. – Non è questione di mancarmi qualcosa… - lo guardo mentre aspetta impaziente una risposta. Fatico a trovare le parole per esprimermi. - … e che sento il bisogno di rendermi economicamente autonoma – finisco.
- Ok, ok, ho capito… qualunque cosa ti direi su quanto sia stupido cercarti un lavoro con una motivazione così insensata tu non la terresti in considerazione – lo guardo decisamente innervosita. Ma come si permette? - … Cerca di stare attenta ok?-.
No. Non glielo permetto. Non posso permetterglielo. Non mi tratta così. Come una bambina.
- Partendo dal presupposto che non voler dipendere dai miei per tutto non mi sembra una motivazione insensata – respira, Ginny. Respira, sbollisci la rabbia… - ti sembrerà strano Harry ma io avrei tenuto in considerazione le tue opinioni – mi guardo intorno. Ma non so perché tutta la gente che è al ristorante ci sta guardando. Forse ho alzato troppo la voce… - ma una volta tanto gradirei che anche tu terresti in considerazione le mie!! – . ormai tutti ci guardano ad occhi aperti. Harry è rosso in viso e ha la bocca aperto incredulo. Non sa che dire. Ma gli do il colpo di grazia.
Mi alzo e me ne vado.






  
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