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Autore: Blue Eich    01/01/2013    6 recensioni
«Ma possibile che dopo tutti questi anni riesci ancora a perderti?» mi domandò poi, derisorio.
«E possibile che tu riesci ancora a essere così bello e antipatico?!» sbraitai, sempre più fuori di me.
Contrariamente a ogni mia aspettativa, sorrise beffardo. «Scusa, ti spiacerebbe ripetere?»
Arrossii e indietreggiai, rendendomi conto di quello che avevo detto. Accidenti a me.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drew, Vera | Coppie: Drew/Vera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Finalissima



Mi trovavo a Sinnoh per partecipare alla Coppa Adriano, che si sarebbe svolta entro poche settimane. Nel frattempo, con la mia fida giuda gastronomica tra le mani, stavo cercando di assaggiare quante più specialità possibili e sbizzarrirmi nello shopping. Si stava rivelando arduo raggiungere Nevepoli: in alcuni punti la neve era così alta da arrivarmi ai fianchi e gli stivali sprofondavano. Tuttavia, mi consolavo al pensiero che presto avrei potuto comprare un tanto agognato sacchetto di Bacche di Snover e rilassarmi con un bagno caldo al Centro Medico per Pokémon. Secondo i miei calcoli, mancava un solo giorno di cammino e finalmente avrei rivisto la civiltà.

Dopo aver rimesso a posto il sacco a pelo, feci un respiro profondo. L'aria di montagna era pulita, al sapore di fresco e aghi di pino. Totalmente diversa rispetto a Hoenn, dov'era distorta dall'afa e portava con sé l'odore del mare e i residui di cenere del Monte Camino. Gli Starly scrollavano le ali, nascosti nelle fronde imbiancate, mentre qualche goccia di rugiada pendeva dalle stalattiti.

Camminavo a grandi falcate, canticchiando sottovoce un motivetto allegro che serviva a darmi la carica e a scacciare il sonno – anche se a ciò ci pensava già il gelo circostante.

Per un attimo, uno sbuffo di vento mi costrinse a bloccarmi, a denti stretti e gambe divaricate. Furtiva, la brezza d'inverno trascinò con sé la mia bandana verde, quella con la sagoma di una Poké Ball.

«Ehi, torna qui!»

Sporsi una mano in avanti per riprenderla, ma la mancai di un pelo, come se qualcuno mi avesse tagliato le ali. Essa vorticò, venendo violentemente sballottata di qua e di là, finché non s'impigliò tra i rami pungenti di una betulla.

Questa non mi ci voleva, accidenti...”

Preoccupata per la sorte dell'inseparabile “amica” che mi aveva accompagnata negli angoli più remoti di Johto, mi avvicinai all'albero in questione per squadrarlo dall'alto al basso. Alzai un braccio verso la corteccia coperta da una fine scorza, prima di sospirare con malinconia. Anche se avessi provato ad arrampicarmi, poi non avrei saputo come scendere e non sarebbero venuti in mio soccorso i Pokémon Ranger, siccome non ero uno Skitty indifeso. Il mio cappotto magenta non me l'avrebbe comunque permesso, ma toglierlo era fuori discussione, o mi sarei trasformata in un ghiacciolo umano.

La mia bella bandana… Ci ero tanto affezionata…” mugugnai nel pensiero, arrendevole all'idea di averla persa per sempre. Era così difficile girarsi e abbandonarla al suo infelice destino, in balia delle intemperie, a logorarsi in solitudine… Inoltre c'era una ragione per la quale, tra tutti i colori che potevo scegliere, ero stata stuzzicata proprio dal verde.

A proposito, chissà come se la passa Drew… Sarà dall'altra parte della regione, immagino…

«Roserade, Petalodanza!»

Una voce familiare mi giunse alle orecchie, ma non ebbi nemmeno il tempo di voltarmi: una scia di petali rosei virò elegantemente verso la betulla. Dopo aver volteggiato ed eseguito un paio di ruote, l'attacco s'insinuò con leggiadria tra le ramificazioni, così da liberare il mio copricapo che venne invitato con delicatezza a scendere. Mi atterrò piano sulla fronte, coprendola. La mia espressione era tra l'incantato e l'attonito. Possibile che fosse stato proprio…?

Ancora la voce, stavolta più vanesia: «Non va più di moda dire grazie?»

«Ma dove…» farfugliai, confusa, girando il capo a destra e a sinistra senza scorgere nulla di differente nel paesaggio rispetto a pochi istanti prima, mentre impugnavo debolmente il mio fazzoletto.

Una mano mi coprì gli occhi e il mio cuore perse un battito.

«Drew?» tentai, speranzosa, trattenendo il fiato.

Quando la mano si levò dal mio viso – veloce come vi si era poggiata – tirai un sospiro di sollievo.

«Buongiorno, Vera» mi salutò il ragazzo, con il solito sorriso galante a increspargli le labbra. Non si smentì e mi porse una delle sue rose, che risaltava in mezzo a quel candido bianco.

Un po' scossa dal suo arrivo, gli levai il fiore scarlatto dalle dita con innaturale lentezza. Mi irrigidii leggermente, al contatto dei miei guanti con la sua pelle di velluto.

«Grazie…» sussurrai, distogliendo lo sguardo per nascondere la soggezione.

Si scostò la frangia, mentre Roserade ci osservava paziente alle sue spalle. «Prego, ormai è una mia specialità rimediare ai tuoi disastri.»

«Purtroppo non ho il potere di controllare l'aria, Signorino-so-tutto-io!» replicai con una smorfia, furente.

«Bella riconoscenza che dimostri» mi rimbeccò, alzando gli occhi al cielo. «Piuttosto, che ci fai qui?»

«Sto andando a Nevepoli, perché?» risposi, domandandomi il motivo di tutto quell'interesse improvviso nei miei confronti. Da una parte mi dava fastidio: credeva che non fossi ancora in grado di cavarmela da sola, forse? Dall'altra, invece, mi rendeva stranamente allegra.

«Perché allora hai preso il sentiero sbagliato» mi annunciò il Coordinatore, con pacatezza.

Il panico, invece, prese il sopravvento in me. «Come sarebbe a dire?!»

«Stupida, non gridare!» esclamò lui, in un borbottio, posandomi un dito sulla bocca e mozzandomi di nuovo il respiro, insieme alla foga di poco prima. «Vuoi forse finire sepolta sotto una valanga?»

«Di quali valanghe parli?» chiesi, muovendo appena le labbra. Iniziavo a sentirmi un po' stupida.

«Non li leggi i cartelli?» Col capo, fece un cenno a pochi metri da noi. C'era un'indicazione storta e coperta di brina, dove però spiccava un cono d'allerta.

«Oh…» dissi semplicemente. «E tu, allora? Come mai sei qui?»

«Volevo allenare i miei Pokémon contro il tipo Ghiaccio» rivelò, scoccando un'occhiata d'intesa allo starter. «Ma possibile che dopo tutti questi anni riesci ancora a perderti?» mi domandò poi, derisorio.

«E possibile che tu riesci ancora a essere così bello e antipatico?!» sbraitai, sempre più fuori di me.

Contrariamente a ogni mia aspettativa, sorrise beffardo. «Scusa, ti spiacerebbe ripetere?»

Arrossii e indietreggiai, rendendomi conto di quello che avevo detto. Accidenti a me.

«Ehm… Ho detto che sei antipatico» ripetei, sperando che mi credesse. Strinsi l'esile gambo senza spine della rosa, e me la portai sotto al naso per non lasciarmi condizionare da quelle iridi smeraldine che ogni volta riuscivano a stregarmi.

«Guarda che ti ho sentita» tagliò corto e, mentre sentivo l'imbarazzo crescermi dentro, mi colse ancora una volta impreparata, attirandomi a sé. Non capivo più niente. Piano alzai la testa per fissarlo, come avessi perso la parola. Lui ricambiò il mio sguardo, ma rimase impassibile. A spezzare quel momento precario che sarebbe potuto durare all'infinito, fu la folata di vento. Sì, la stessa di prima, ne ero certa. Un brivido mi percorse da cima a fondo la schiena e, senza farlo apposta, mi appoggiai lievemente al petto di Drew. Non si oppose, anzi, mi strinse più forte per donarmi un po' del suo calore. Timidamente, anch'io portai le braccia attorno alla sua vita. Mi sentivo bene, protetta, ma allo stesso tempo indifesa. Eravamo così vicini da poter sentire reciprocamente i nostri silenziosi e caldi respiri, nessuno dei due osava parlare e rovinare quell'attimo magico. 

Fosse stato per me non mi sarei mai sottratta da quell'abbraccio e, da come le sue dita premevano sui miei fianchi, potevo dire che valesse lo stesso anche per lui. Restammo a lungo stretti l'uno all'altra, incuranti del tempo che scorreva e dei pacati e minuti fiocchi che avevano iniziato a posarsi su di noi.

 


 

  Angolo Autrice
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Salve! Avevo voglia di produrre qualcosa ispirato all'inverno ed ecco cos'è uscito.
Nell'accenno agli Skitty, si fa riferimento al primo Pokémon Ranger, dove in una missione bisognava andare in giro per Autunnia a recuperare gli Skitty di una signora. Inoltre, i Ranger sarebbero nella mia testa l'equivalente dei pompieri coi gatti, in questo caso, trattandosi d'alberi.
Vera ha un giubbotto viola perché in un frame della sua apparizione in Battle Dimension - dove mostrano che Glaceon si è evoluto mentre andavano a Nevepoli, con la roccia nel Monte Corona - la si vede indossare appunto un cappotto viola.
Inoltre ho citato le Bacche di Snover, esclusive di Nevepoli, che nell'anime vengono introdotte nell'episodio 589 - Lo Snover solitario.
Non è un granché rispetto alle shot che scrivo di solito, ma spero comunque che vi piaccia :)
Alla prossima!
-H.H.-


 
   
 
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