DESTINI CHE SI UNISCONO
CAPITOLO SEDICESIMO: FINALMENTE INSIEME
Ed eccoci arrivati all’ultimo capitolo. Un po’ mi dispiace, come sempre quando qualcosa che per me è stato importante arriva alla fine. Ho iniziato questa storia a febbraio 2003 e, dopo mille rinvii ed interruzioni a causa dell’università, finalmente sono riuscita a portarla a termine. Devo ringraziare per questo tutte le persone che mi hanno appoggiata e sostenuta in questi mesi. Ora vi lascio alla lettura dell’ultimo capitolo e vi do appuntamento alla fine per i saluti ed i ringraziamenti.
Buona lettura!
Benji aveva deciso di
approfittare del pomeriggio di riposo per cercare Samantha. Era turbato da un
cattivo presentimento: il viso scuro della ragazza quando, la sera prima, le
aveva confessato di essere ancora innamorato di Rachel, il modo in cui gli
aveva chiesto di lasciarla sola, la sua voce tremante, avevano suscitato in lui
una profonda ansia. Forse non avrebbe dovuto dire quelle cose…ma Samantha
meritava la sua sincerità e lui aveva voluto essere sincero. Si sarebbe sentito
molto più in colpa se le avesse mentito, dicendole che non provava più nulla
per Rachel.
Ripensò a quel magico
momento sulla terrazza…era durato solo un istante, una frazione di secondo, ma
per la prima volta gli era sembrato di avere una speranza con Rachel. Lei si
era abbandonata tra le sue braccia, rilassata. Dal suo volto era svanita
quell’espressione di gelido disprezzo che aveva sempre quando si rivolgeva a
lui. Chissà cosa sarebbe accaduto se non fosse arrivata Samantha a spezzare
l’incantesimo…ma forse era stato meglio così. Forse per Rachel era stato solo
un momento di debolezza, e se lui avesse cercato di approfittarne lo avrebbe
detestato ancora di più. Si ricordò la sua reazione quando aveva tentato di baciarla
ad Amburgo…non avrebbe potuto sopportarlo una seconda volta, sarebbe stato
davvero troppo umiliante.
Si avvicinò alla reception
per domandare al portiere dell’albergo se Samantha si trovasse nella sua
stanza. Doveva assolutamente parlare con lei…ma per dirle che cosa? Ormai le
aveva detto tutto…come poteva pretendere che lei accettasse di proseguire una
relazione con un uomo che era dichiaratamente innamorato di un’altra donna? Si
sentiva profondamente egoista. Aveva tentato di intrappolare Samantha in una
storia senza sbocchi, senza futuro, solo per cullarsi nella beata illusione di
poter dimenticare Rachel, e alla fine aveva scoperto di non esserci riuscito
affatto. L’unico risultato che aveva ottenuto era stato di far soffrire una
ragazza che gli voleva bene sul serio e che non si meritava affatto un simile
trattamento. Si sentiva un verme. L’unica cosa che poteva fare a quel punto era
essere sincero con Samantha e dirle chiaro e tondo che non era giusto
continuare la loro relazione.
-Ah, signor Price-, fece
il portiere dell’albero appena lo vide, -La signorina Samantha mi ha lasciato
questa lettera per lei-. Gli porse la busta che Samantha gli aveva consegnato
circa un’ora prima.
Benji la prese con mano
leggermente tremante, mentre sentiva che il suo presentimento si stava
avverando. –Dov’è la signorina Samantha?-, domandò, anche se dentro di sé
conosceva già la risposta.
-E’ partita. Circa un’ora
fa. È venuta a prenderla un taxi per condurla all’aeroporto-, disse infatti
l’uomo.
Il giovane si sentì improvvisamente
mancare l’aria. Era partita…Samantha era partita, senza dargli neanche la
possibilità di spiegarsi, di chiederle perdono. Ma a cosa sarebbe servito? Solo
ad alleggerire la sua coscienza, che era tormentata dal senso di colpa. Ancora
una volta, Samantha era stata la più in gamba tra i due, era stata lei a
prendere la decisione più sofferta, lei aveva fatto quel che lui avrebbe dovuto
fare prima: troncare di netto una relazione senza senso.
Ringraziò il portiere con
voce tremula e si sedette su uno dei divanetti della hall, aprendo con ansia la
busta e leggendo, con rammarico e senso di colpa crescente, la lettera che la
ragazza gli aveva lasciato. Al termine della lettura, aveva quasi le lacrime
agli occhi. Povera Samantha…era certo che stesse soffrendo moltissimo, e tutto
per colpa sua. Tutto perché lui aveva deciso di “usarla” per dimenticare una
donna che non lo aveva voluto, calpestando in questo modo i suoi sentimenti.
Tutto quello che la ragazza scriveva era giusto. Rachel sarebbe stata sempre un
fantasma tra di loro, lui questo lo sapeva dall’inizio, ma aveva voluto
ignorarlo perché voleva a tutti i costi aggrapparsi alla speranza che Samantha,
con il suo amore sincero, avrebbe potuto compiere il miracolo e cancellae dal
suo cuore ogni traccia di sentimento per Rachel. Samantha aveva ragione su
tutta la linea: non meritava di stare con un uomo innamorato di un’altra, di
essere il surrogato di qualcuna che invece lo aveva respinto. Meritava di
essere amata per se stessa, perché era una ragazza davvero meravigliosa, e
Benji ora rimpiangeva di non averla conosciuta dal principio così come era
diventata adesso. Lui aveva conosciuto la Samantha frivola, superficiale,
quella che amava divertirsi con gli uomini e non si faceva pregare due volte prima
di concedere le sue grazie a qualcuno, e anche se si era trovato bene con lei
non era riuscito ad amarla. Era troppo simile a com’era lui perché potesse
innamorarsi di lei. Ma ora, come lui era cambiato, grazie all’amore che aveva
provato per Rachel, anche Samantha era mutata, e tutto a causa dell’amore che
provava per lui. Ora era una ragazza sensibile, dolce, una ragazza che credeva
nel valore dell’amore…chissà, forse se lei fosse stata così allora, prima che
lui si innamorasse di Rachel, le cose sarebbero andate diversamente. Ma, come
diceva Samantha, era inutile pensarci, perché tanto non era stato così. Com’era
ironica la sorte…entrambi erano cambiati e migliorati grazie a due persone che
però non ne avevano voluto sapere di ricambiare il loro affetto. Sospirò. Per
un attimo ebbe la tentazione di precipitarsi all’aeroporto prima che Samantha
partisse…ma per quale motivo? Le voleva bene e si sentiva in colpa nei suoi
confronti per averla illusa e fatta soffrire, ma questi non potevano
assolutamente essere i presupposti sui quali costruire una storia d’amore. No,
Samantha aveva preso la decisione giusta, la migliore per entrambi, e lui
doveva rispettare la sua scelta. Lui avrebbe avuto davvero troppo poco da
offrirle e non sarebbe stato giusto tenerla legata a lui nella speranza che si
sarebbe svegliato una mattina e avrebbe scoperto che Rachel non era che un
pallido e lontano ricordo. Samantha meritava un uomo che l’amasse totalmente e
completamente…e Benji si augurava per lei che lo avrebbe trovato al più presto.
Mise la lettera della
ragazza in tasca e uscì in giardino per fare una passeggiata, sperando che una
boccata d’aria fresca lo aiutasse a rilassarsi. Si sentiva profondamente
turbato, anche se sapeva che la piega che avevano preso gli eventi nelle ultime
ore era assolutamente inevitabile. Mentre camminava, si chiese se Samantha
fosse già arrivata all’aeroporto e si augurò di tutto cuore che avesse già
smesso di piangere per lui. Il suo pensiero poi passò a Rachel…con una smorfia
di amarezza, Benji constatò che non riusciva a stare più di qualche minuto
senza pensare alla giovane tedesca. Rachel gli era entrata nel sangue come una
droga, e chissà se sarebbe mai riuscito a liberarsi della sua presenza una
volta per tutte.
Di nuovo gli tornò alla
mente il volto di lei sulla terrazza, quell’espressione così insolitamente
dolce e desiderosa di amore, mentre i capelli biondi, lievemente agitati dalla
fresca brezza della sera, aleggiavano intorno a lei rendendola così simile ad
un angelo. Sentì un fiotto di amore riempirgli l’anima, mentre desiderava fino
allo spasimo di averla nuovamente davanti a lui, con quella stessa espressione
sul viso, poterle accarezzare i capelli e la pelle morbida e liscia, poter
baciare finalmente quelle labbra che aveva desiderato sfiorare fin dal loro
primo incontro. Si chiese se questo sarebbe mai stato possibile…forse quello
che era successo la notte prima era solamente una pallida illusione. Rachel non
sarebbe mai stata sua.
Mentre continuava a
camminare immerso nei suoi pensieri, Benji udì una voce familiare provenire da
uno dei cespugli a fianco. Era una voce femminile che conosceva benissimo, ma
che ora sembrava alterata e seccata…era la voce di Rachel. Si accostò tra i
cespugli per poter capire cosa stesse succedendo e la vide. L’espressione del
suo volto era fredda e distaccata e gli occhi erano stretti dalla collera. Si
spostò di qualche centimetro per vedere con chi stesse parlando, e si trovò
davanti quel bellimbusto di Marcus Friedman, con la stessa aria arrogante e tronfia
di sempre. Cosa voleva ancora da Rachel? Avrebbe mai smesso di tormentarla?
Sperava con tutto il cuore che lei non avesse la minima intenzione di
ascoltarlo. Non riusciva proprio a comprendere come una ragazza intelligente e
sensibile come Rachel potesse essersi innamorata di un simile pallone gonfiato,
idiota e maschilista.
-Cosa vuoi Marcus? Perché
mi hai fatta venire qua?-, domandò Rachel in tono brusco, tenendo le braccia
incrociate sul petto.
Marcus la squadrò con la
sua solita aria possessiva. Un tempo lei era contenta di quel suo sguardo
geloso, lo riteneva una dimostrazione del suo amore…ora le suscitava solamente
disgusto, perché aveva capito che lui la riteneva una sua proprietà, e questo
era del tutto inammissibile.
-Parlare con te. Vedere se
hai finito di fare i capricci-, disse seccamente.
La ragazza sgranò gli
occhi, profondamente irritata dalla sua strafottenza. –Capricci? Di quali
capricci stai parlando, Marcus?-, domandò allibita.
Il giovane portiere
tedesco sospirò impaziente, con espressione arrabbiata. Benji, sempre nascosto
dietro il cespuglio, faticò a reprimere la voglia di spaccargli la faccia.
–Avanti, tesoro, smettila con la commedia. Io lo so che tu mi ami.
Dimentichiamo quella sciocca litigata e facciamo la pace-, fece sicuro di sé, e
avanzò di un passo per abbracciarla.
Rachel lo respinse
bruscamente e lo guardò con immensa freddezza. –Te l’ho già detto l’altra
volta, Marcus. Ne ho sopportate tante a causa tua, ma non ho intenzione di
continuare. Tra noi è finita-, ribadì in tono assolutamente fermo e deciso.
-Lo dici solo perché sei
arrabbiata con me-, insistette Friedman, il bel volto livido per la collera.
La giovane scosse il capo.
–No, non è così. Ho capito di non amarti più e che quindi non ha alcun senso
che la nostra storia vada avanti. Prima te ne renderai conto anche tu e meglio
sarà-, disse.
Marcus si irrigidì, i
lineamenti del volto contratti. –Come fai a dire con tanta sicurezza che non mi
ami più? Fino a pochi giorni fa mi adoravi-, rispose, intenzionato a non arrendersi
per nessuna ragione al mondo. Il suo orgoglio non gli permetteva di essere
piantato in asso in quel modo.
Benji intanto stava
esultando in cuor suo. Finalmente Rachel aveva capito che tipo era Friedman e
aveva smesso di amarlo. Ce n’era voluto di tempo, ma la ragazza aveva aperto
gli occhi. Quell’individuo non se la meritava affatto. Scrutò con piena
soddisfazione l’espressione fredda e rigida del tedesco, dalla quale traspariva
tutta la sua rabbia. Un bel colpo per la sua arroganza, non c’era che dire.
La giovane intanto rimase
in silenzio per qualche istante, guardandosi attorno senza dire una parola. Poi
fece un profondo sospiro, decisa a vuotare il sacco fino in fondo. –Posso dirlo
perché sono innamorata di un altro, Marcus-, ammise, rendendosi conto che era
la prima volta che riconosceva questo sentimento ad alta voce. Le guance le si
imporporarono lievemente.
Friedman divenne ancora
più rigido e la sua bocca si contrasse in una smorfia. –Cosa?-, tuonò
incredulo. Non poteva essere vero…Rachel era sempre stata ai suoi piedi,
sempre, e ora se ne usciva che era innamorata di un altro? Sicuramente era un
altro dei suoi sporchi giochetti per vendicarsi di lui. L’aveva visto fare
l’idiota centinaia di volte con altre ragazze davanti ai suoi occhi e aveva
deciso di fargliela pagare, ricorrendo alla più vile e ovvia delle menzogne.
Doveva essere senz’altro così. Ma gli bastò un’occhiata allo sguardo sincero e
limpido della ragazza per rendersi conto che non si trattava affatto di una
bugia. Rachel stava dicendo la verità, era davvero innamorata di un altro uomo.
Sentì la terra che veniva a mancargli improvvisamente sotto i piedi.
-E’ così, mi dispiace.
Sono innamorata di un altro-, ripeté Rachel, sostenendo con determinazione lo
sguardo fiammeggiante dell’ex fidanzato.
Benji sentì il suo cuore
perdere un battito. Rachel era innamorata di un altro uomo…Sulle prime provò
quasi un senso di contentezza, di sollievo, perché questo significava che era
definitivamente libera da quel mostro arrogante ed insensibile di Friedman. Ma
quando realizzò la portata dell’affermazione della giovane, provò una violenta
fitta dalle parti dello stomaco. Si domandò chi fosse quest’uomo di cui Rachel
si era innamorata…e la risposta apparve dolorosamente chiara e nitida davanti ai
suoi occhi. Doveva trattarsi sicuramente di lui. Mark Lenders. Quel pensiero lo
stordì, e l’immagine di Rachel, la sua Rachel, tra le braccia di Lenders lo
colpì come un pugno in pieno stomaco, facendolo quasi vacillare. Doveva essere
un incubo, un crudele, beffardo incubo. Ora che finalmente Rachel aveva capito
che tipo era Friedman e aveva spesso una volta per tutte di pendere dalle sue
labbra…se la vedeva nuovamente portare via sotto il naso, e anche stavolta da
una persona che lui trovava decisamente antipatica. Un suo compagno di squadra,
come se non bastasse. Non c’era che dire, il destino sembrava proprio accanirsi
contro di lui.
Anche Marcus stava nel
frattempo cercando di affrontare l’idea che Rachel fosse innamorata di un altro
uomo. Com’era potuto succedere? Così, proprio davanti ai suoi occhi. Stavolta
aveva pagato davvero caro la sua leggerezza. –Chi è?-, ringhiò, incapace di
rassegnarsi ad accettare la sua sconfitta.
La giovane scosse il capo
con convinzione. –Non ti riguarda-, rispose freddamente.
Marcus dovette chinare il
capo davanti all’espressione determinata della ragazza. Aveva perso
completamente la sua aria arrogante e stava lì, con la testa bassa e le labbra
contratte, sforzandosi di tollerare il fatto che stavolta Rachel non sarebbe caduta
ai suoi piedi adorante. Stavolta l’aveva perduta per sempre. Era più il suo
orgoglio che il suo cuore a sanguinare, perché comunque non l’aveva mai amata.
Non aveva mai amato nessun altro all’infuori di se stesso. Ma essere scaricato
per il primo venuto era davvero umiliante, troppo umiliante. Strinse i pugni
così forte che le nocche delle mani divennero completamente bianche.
Rachel lo guardava, senza
provare alcun dispiacere o compassione per lui. Marcus non stava soffrendo, era
solo mortalmente offeso. Presto avrebbe trovato qualche altra bella pollastra
da incantare con il suo fascino, che ora lei sapeva essere solamente esteriore,
e si sarebbe completamente dimenticato di lei, il suo unico successo in una
sfolgorante carriera sentimentale.
-Addio, Marcus. Ti auguro
buona fortuna-, disse in tono distaccato, freddamente cortese, e si allontanò
senza mai voltarsi neanche per un attimo. Il giovane tedesco non rispose. Dopo
che Rachel fu scomparsa dalla sua vista, prese a calci il cespuglio in un moto
di stizza, e poi se ne andò fumante di collera.
Benji rimase nel suo
nascondiglio, stordito dalla rivelazione di Rachel. Rachel e Mark
Lenders…sarebbe stata dura abituarsi a questo pensiero. Sperava solo che lui si
comportasse meglio di Friedman…ma non sapeva in che modo sarebbe riuscito a
tollerare la vista di quei due insieme, quando avrebbero annunciato la loro
relazione. Era fuggito in Giappone per non vederla assieme a Marcus e ora se la
ritrovava innamorata di un suo compagno di squadra. Sorrise con amarezza
all’ironia della sorte. Era la dimostrazione lampante che fuggire non serviva a
nulla. Poteva anche andarsene in Groenlandia per non vedere più Rachel, ma i
suoi sentimenti l’avrebbero seguito fino in capo al mondo. Doveva essere forte
ed affrontare la realtà, per quanto dolorosa essa fosse. Avrebbe indossato una
maschera di indifferenza e si sarebbe cortesemente congratulato con Rachel e
Mark Lenders, quando fosse giunto il momento…anche se il suo cuore trafitto a
morte avrebbe crudelmente sanguinato.
Patty era seduta sul
dondolo nel giardino dell’albergo, pensierosa. Dopo averla riaccompagnata in
albergo, Pierre l’aveva salutata con un forte abbraccio e augurandole buona
fortuna. C’era una sorta di malinconia nello sguardo del capitano francese quando
si era staccato da lei, e anche Patty aveva provato una fitta al cuore. Pierre
si era dimostrato una persona davvero meravigliosa e lei era contenta di aver
avuto l’opportunità di conoscerlo meglio.
Si passò le mani tra i
capelli e sospirò, cercando di prepararsi mentalmente ad incontrare Holly ed
ascoltare, finalmente, quel che lui aveva da dirle. Era davvero tesa. Aveva
capito, soprattutto grazie a Pierre, che ascoltare Holly era la cosa migliore
che potesse fare, e che se non l’avesse fatto avrebbe vissuto con il rimpianto
per tutta la vita, ma non poteva negare di sentire una sottile paura al
pensiero di affrontarlo. Dentro di sé presagiva che quel colloquio avrebbe
cambiato radicalmente, e per sempre, il corso della sua esistenza, e provava
l’inquietudine che provano tutti gli esseri umani davanti alle cose definitive.
Una parte di lei sperava che quello che il capitano aveva da dirle fossero cose
belle, magari quelle parole che sognava da anni di sentirsi rivolgere da lui.
Un’altra parte invece temeva che le sue illusioni si sarebbero definitivamente
infrante.
Comunque, si disse, meglio
saperlo che vivere nel dubbio e nell’incertezza. Forse, se si fosse avverata la
peggiore delle ipotesi, sarebbe stato più semplice per lei rassegnarsi a
dimenticarlo una volta per tutte.
Con un tuffo al cuore,
sentì un rumore di passi che si avvicinavano.
Era Holly, che tornava da
una passeggiata solitaria, durante la quale non aveva fatto altro che pensare
alla sua adorata manager insieme a Pierre. Sentiva dentro di sé un peso quasi
impossibile da sopportare. Rimorso, rimpianto per non essersi accorto prima dei
suoi sentimenti, rabbia, dolore e gelosia si mescolavano nel suo animo in una
tortura senza fine. Immagini dei due ragazzi mano nella mano o teneramente abbracciati,
che ridevano e chiacchieravano davanti ad una coppa di gelato, lo
perseguitavano, e ogni tentativo di distrarsi e pensare ad altro era totalmente
vano. Non gli importava nulla neanche dell’imminente torneo di calcio, che
sarebbe cominciato di lì a due giorni. Fino a pochi giorni prima, al momento
della partenza per la Francia, quel torneo sembrava essere la cosa più
importante della sua vita, e bastava l’idea che avrebbe potuto giocare con
campioni del calibro di Pierre e Schneider lo rendeva a dir poco euforico.
Com’erano cambiate le cose in così poco tempo…dall’amore esclusivo per il
calcio era passato all’infatuazione per Rosemarie e poi alla consapevolezza dei
suoi sentimenti per Patty, proprio quando l’aveva ormai persa. No, non gli
importava davvero più nulla del torneo, anzi, una parte di lui sperava che
terminasse alla svelta, perché desiderava con tutto il cuore tornarsene a casa,
in Giappone. Almeno lì non avrebbe dovuto sopportare la vista di Patty in
compagnia del capitano francese. E se…e se Patty avesse deciso di rimanere a
Parigi insieme a Pierre? Una morsa feroce gli aveva stretto il cuore a quel
pensiero. No, impossibile. Una cosa del genere non poteva assolutamente
accadere. La sola idea di non vederla mai più gli era insopportabile, gli
causava un dolore troppo grande da affrontare. No, non poteva assolutamente
accadere. E se fosse accaduta? Se Patty si fosse innamorata di Pierre a tal
punto da decidere di trasferirsi in Francia per rimanere accanto a lui per
sempre? Forse sarebbe impazzito dal dolore.
Si stava proprio
torturando con questo pensiero quando vide Patty mollemente seduta sul divano a
dondolo, e sobbalzò. Era tornata…pensava che avrebbe trascorso tutto il
pomeriggio con Pierre e invece era lì. La felicità lo invase per un attimo, per
poi essere sostituita dall’amarezza quando ricordò che comunque la ragazza non
aveva alcuna intenzione di parlare con lui.
Patty avvertì la presenza
del giovane accanto a sé e fu talmente preda dell’agitazione da non avere il
coraggio di voltarsi. Dovette respirare a fondo e contare mentalmente fino a
dieci prima di riuscire a sollevare lo sguardo, per incrociare quello del
capitano. L’espressione ferita che lesse sul suo volto la meravigliò, e provò
anche una acuto senso di colpa nel rendersi conto che forse Holly era così giù
di morale a causa del suo atteggiamento scostante.
-Ciao Holly-, disse con
voce tranquilla, finalmente priva di quell’astio con cui si era rivolta a lui
nelle occasioni precedenti.
Holly si sentì sollevato
nel sentirla più bendisposta nei suoi confronti, e ricambiò il saluto con voce
sommessa. Una parte di lui avrebbe voluto avvicinarsi alla ragazza e sedersi
accanto a lei, ma non osava, aveva troppa paura di essere respinto.
Patty comprese che doveva
essere lei a fare la prima mossa, a fargli capire che finalmente aveva deciso
di ascoltarlo. Abbozzò nervosamente un sorriso e indicò con una mano il posto
vuoto al suo fianco sul divano a dondolo. –Vieni, siediti accanto a me-, disse,
cercando di far risuonare il più dolcemente possibile la sua voce carica di
inquietudine.
Il capitano sgranò gli
occhi, meravigliato dalla proposta della ragazza, ma la accettò di buon grado.
Timidamente, sforzandosi in tutti i modi di non arrossire, si sedette accanto a
lei, che si scostò per poterlo guardare in viso.
-Ti chiedo scusa, Holly.
Mi sono comportata in modo molto sgarbato nei tuoi confronti-, esordì Patty,
cercando di dominare il nervosismo.
Il cuore del ragazzo si
allargò. Gli stava chiedendo scusa…allora forse…forse aveva deciso di ascoltarlo…forse
aveva una speranza, per quanto piccolissima. In quell’istante si sentì il
ragazzo più felice della terra. Era una sensazione ancora più forte di quella
che provava quando segnava un goal. Scosse il capo, guardando la ragazza con
gli occhi che brillavano di gioia. –Non devi scusarti di nulla…mi scuso io per
averti infastidita-, disse dolcemente, lottando contro l’improvviso desiderio
nato in lui di prenderla tra le braccia e riempirla di baci.
Patty distolse rapidamente
lo sguardo da lui, per paura che Holly potesse scorgere nei suoi occhi l’amore
che nutriva nei suoi confronti. Tirò un profondo respiro. Era arrivato il
momento della verità, non poteva più tirarsi indietro. Doveva farsi forza una
volta per tutte ed ascoltare quel che il suo amato capitano aveva da dirle.
Lottando contro un impulso che tentava di spingerla ad alzarsi in piedi e
fuggire via, la ragazza si schiarì la voce e si voltò a guardare in viso Holly.
–Ieri hai detto che dovevi parlarmi…ecco, ora io sono pronta ad ascoltarti-,
disse, cercando invano di controllare il tremito delle sue labbra.
Holly sentì il cuore
accelerargli i battiti e le mani che incominciavano a sudare. Si morse un
labbro nel tentativo di dominare il nervosismo che aveva cominciato a invadere
il suo animo, e mentalmente cercò le parole giuste per parlare con la ragazza,
maledicendo la sua innata timidezza, che lo rendeva goffo e impacciato nelle
faccende di cuore in quantità direttamente proporzionale alla sua abilità di
calciatore.
-Ecco, Patty…ieri ti ho
detto di provare per te qualcosa più dell’amicizia-, esordì, con voce carica di
tensione ed emozione. –In verità, questo non è esatto-.
Il cuore di Patty mancò un
battito, mentre la ragazza si sentiva sprofondare. Ecco, lo sapeva, avrebbe
dovuto immaginarlo. Si era illusa un’altra volta per niente. Holly non l’amava
e non l’avrebbe amata mai…perché continuava a sperarlo?
-Capisco…-, mormorò,
cercando di mascherare la sua terribile delusione.
Il giovane sgranò gli
occhi. Patty aveva capito che era innamorato di lei? E allora perché aveva
quell’espressione triste? Sicuramente perché non lo ricambiava. Si sentì un
idiota ad averle voluto parlare a tutti i costi, quando già sapeva come sarebbe
andata a finire…per un attimo pensò di troncare la conversazione e dirle che
non si era trattato di niente di importante…ma poi si disse che ormai era in
ballo, tanto valeva continuare a ballare fino alla fine.
Seguendo un istinto
irrefrenabile che meravigliò lui stesso, Holly prese una mano di Patty tra le
sue e la strinse forte, mentre guardava la ragazza con uno sguardo carico di
desiderio. Patty sobbalzò a quel contatto ed arrossì violentemente quando si
accorse che il capitano aveva un’espressione che non gli aveva mai visto
prima…un’espressione così calda e dolce che la giovane si sentì quasi
sciogliere.
-Quindi hai capito che ti
amo?-, disse con estrema naturalezza, stupendosi di essere riuscito a
dichiararsi con così tanta facilità. Dopo aver detto quelle parole sentì per un
attimo una sensazione di sollievo e benessere, che fu però sostituita dopo
pochi secondi dal timore della risposta della giovane. Come avrebbe reagito
Patty alla sua dichiarazione?
La ragazza non riusciva a credere alle sue orecchie. Rimase immobile, come
folgorata, mentre le parole che lui aveva appena pronunciato continuavano ad
attraversarle la mente in modo incessante, come se ancora il suo cervello
facesse fatica a decifrarle. Le aveva detto veramente che la amava? Non poteva
crederci. Era un sogno, doveva trattarsi sicuramente di un sogno. Aveva
aspettato quel momento per anni, dieci lunghi anni trascorsi dalla prima volta
in cui l’aveva visto e se ne era innamorata istantaneamente, ed ora sembrava
finalmente essere arrivato. Era troppo bello per essere vero. Patty non
riusciva né a muovere un muscolo né a parlare. Continuava a fissare Holly come
inebetita, incapace di rendersi conto che non era un sogno, che quello che
stava accadendo era tutto vero, tutto reale. Strinse forte la mano del giovane
come a volersi assicurare che non sparisse improvvisamente della sua vista, e
quel contatto la rinfrancò…lui era realmente lì accanto a lei. E le aveva detto
realmente che l’amava…non era solo frutto della sua immaginazione.
Le lacrime cominciarono a
pizzicarle le guance, mentre la ragazza, come in trance, gettava le braccia al
collo di Holly, sussurrando il suo nome con voce rotta.
-Oh Holly…sapessi quanto
ho sognato questo momento-, disse, stringendosi a lui come tante volte aveva
sognato di fare durante le lunghe notti solitarie.
Holly si sentì pervadere
dalla gioia e dal sollievo. Quando aveva visto Patty rimanere ferma e zitta
dopo la sua dichiarazione, con un’espressione indecifrabile sul volto, aveva
temuto di essere respinto. Aveva pensato che la ragazza stesse in silenzio per
cercare le parole giuste per rifiutarlo. Poi aveva visto i suoi bellissimi
occhi neri diventare lucidi e Patty era volata tra le sue braccia. Era stato il
momento più bello della sua vita. Pensò con amarezza che sarebbe potuto
accadere molto tempo prima, se lui non fosse stato così cieco riguardo ai suoi
sentimenti, ma decise che non voleva assolutamente guastarsi quel magico
istante. L’importante era che se ne fosse accorto in tempo,e che lui e Patty fossero finalmente insieme.
E lo sarebbero stati per sempre, ne era certo. Non avrebbe permesso a niente e
nessuno al mondo di portargliela via.
Strinse forte la ragazza
tra le braccia, assaporando il suo dolce profumo, e le accarezzò piano i
morbidi e setosi capelli neri. –Potrai perdonarmi per averti fatto attendere
tanto?-, le sussurrò dolcemente, mentre la giovane esprimeva la sua gioia con
un bel pianto liberatorio col viso nascosto nella spalla del suo amato.
Patty annuì, incapace di
parlare. Era troppo felice in quel momento. Tutte le sofferenze e le
frustrazioni degli anni precedenti furono annullate in quel tenerissimo
abbraccio. Non esisteva più il dolore di una lunga attesa senza speranza, ma
solo la gioia completa di un amore che era finalmente riuscito a sbocciare.
Rimasero abbracciati a
lungo, in silenzio, godendo semplicemente della vicinanza reciproca. Ci sarebbe
stato tempo per parlare, più avanti. Avrebbero avuto tutte le occasioni che
volevano per parlare di Pierre, di Rosemarie, e anche di se stessi. Avrebbero
avuto a disposizione una vita intera per raccontarsi sogni, fare progetti,
recuperare il tempo perduto. Ora volevano solo stare vicini, come se al mondo
non esistesse altro che loro due e il loro amore.
-Ti amo, Patty-, le
sussurrò piano lui all’orecchio, senza provare più alcun timore.
La giovane sentì il cuore
traboccarle di felicità. –Anch’io ti amo, capitano-, rispose, guardandolo con
gli occhi che le brillavano.
Holly le accarezzò piano
il viso, scostandole i capelli dagli occhi, e sorridendole con dolcezza si
chinò per baciarla. La ragazza rispose al suo bacio con gioia. Stavolta lui non
sarebbe fuggito. Non ne aveva la minima intenzione. Finalmente aveva scoperto
qual era il suo posto, ed era assolutamente sicuro che da lì non si sarebbe mai
più mosso.
Benji era tornato in
camera sua e si era disteso sul letto per riposare, ma era stato impossibile.
Non era riuscito a fare altro che pensare continuamente a Rachel e alle parole
che aveva detto a Marcus Friedman. “Sono innamorata di un altro”…quell’inattesa
dichiarazione continuava a procurargli una violenta stretta al cuore. Non si
sarebbe mai aspettato niente di simile…si era accorto della vicinanza tra Mark
Lenders e Rachel e quando quella sera li aveva incontrati al pub aveva notato,
con grande rabbia e gelosia, la notevole affinità che li univa, ma non avrebbe
mai pensato che la giovane potesse innamorarsi di lui in così breve tempo. E
così, Lenders era riuscito dove lui aveva fallito. Aveva conquistato il cuore
di Rachel, tanto di cappello. Però, gli tornava in mente in continuazione il
viso della ragazza la sera prima, sulla terrazza…quell’espressione così carica
di desiderio, quello sguardo dolce, che sembrava chiedere solamente un po’
d’amore…era rivolto a lui, su questo non aveva dubbi. Per un attimo si chiese
se forse…poi si diede del pazzo per averlo anche solamente pensato. Rachel
Schneider innamorata di lui! Era inconcepibile. Doveva essersi veramente
ammattito per aver sperato sul serio in un simile miracolo. Lo disprezzava
ormai da tempo, e non credeva proprio che si sarebbe innamorata di un uomo che
detestava nel giro di pochi giorni. Sulla terrazza Rachel doveva aver
semplicemente avuto un momento di debolezza, ed era stato solamente il suo
desiderio insoddisfatto ad immaginare che dietro ci fosse dell’altro. Non c’era
nient’altro, non ci sarebbe mai stato altro che una fredda cortesia nei suoi
rapporti con Rachel. Doveva rassegnarsi, anche se sembrava impossibile riuscire
a smettere di pensare a lei.
Stanco di rimuginare,
decise di uscire dalla sua stanza, per andare in cerca di qualche suo compagno
di squadra. Era stanco della solitudine, la solitudine non faceva che
amplificare i pensieri che lo tormentavano. Stare qualche ora insieme agli
amici a parlare di qualunque cosa che non riguardasse Rachel Schneider lo
avrebbe aiutato moltissimo.
Arrivò nella hall e si
guardò attorno sperando di vedere Tom, Holly, o qualcun altro dei giocatori
della nazionale. Sentì invece una voce ben nota alle sue spalle ridere
allegramente, accompagnata da un’altra limpida risata femminile, e si sentì
morire, perché quella voce apparteneva all’ultima persona che avrebbe voluto
incontrare in quel momento. Mark Lenders.
-Ehi Price-, disse Mark
non appena lo scorse, con una vivacità piuttosto inconsueta per il giovane
cannoniere giapponese.
Benji si voltò di malavoglia,
preparandosi mentalmente alla vista del compagno di squadra insieme a Rachel,
pronti a manifestare davanti a tutto il loro amore.
Restò a dir poco
paralizzato dalla sorpresa quando vide Mark, che sprizzava gioia da tutti i
pori, strettamente allacciato ad una brunetta sottile, altrettanto raggiante.
-Price, vorrei presentarti
Maki, la mia fidanzata. Mi ha appena raggiunto dal Giappone-, disse Lenders,
talmente immerso nella sua contentezza da non accorgersi per nulla
dell’espressione basita con cui Benji stava fissando lui e Maki.
-Piacere, Benji Price-,
fece distrattamente, stringendo la mano che Maki gli aveva porto, mentre
sentiva che la testa cominciava a girargli. Chi diavolo era quella ragazza? La
sua fidanzata, Mark glielo aveva appena detto…non sapeva che ne avesse una, ma
evidentemente era così. Lo aveva appena raggiunto dal Giappone, ed era evidente
che lui ne era felicissimo. Non lo aveva mai visto così su di giri in tanti
anni che lo conosceva, né tantomeno si era mai rivolto a lui con un tono tanto
amichevole. Ma come la sua fidanzata? E Rachel? Solamente qualche sera prima lo
aveva visto andarsene dal pub tutto avvinghiato a lei…che l’avesse presa in
giro, nascondendole di avere una fidanzata in Giappone? Era molto
probabile…dannato Lenders, lo sapeva che era un mascalzone tale e quale a
Marcus Friedman…ed esattamente come tante volta aveva fatto quel bellimbusto
del portiere tedesco, aveva preso in giro Rachel, l’aveva fatta innamorare di
sé fingendosi un ragazzo diverso, l’aveva usata quella notte per i suoi bassi
scopi…e ora cos’avrebbe fatto, ora che la sua cara fidanzatina l’aveva
raggiunto dal Giappone? Sicuramente l’avrebbe piantata in asso con qualche
scusa, facendola soffrire terribilmente. Benji sentì un violento fiotto d’odio
attraversare tutto il suo corpo come una scarica elettrica. Avrebbe voluto
prendere a pugni Mark Lenders e cancellargli quell’espressione felice e
soddisfatta dal volto abbronzato…ma lo trattenne lo sguardo colmo di amore e
dolcezza con cui Maki guardava il suo fidanzato. Se avesse picchiato Mark in
quel momento, avrebbe dovuto spiegare i motivi alla ragazza e anche lei sarebbe
rimasta terribilmente ferita. Non se lo meritava, non aveva colpa di quel che
era successo…esattamente come non ne aveva Rachel. Si limitò a salutare Mark e
Maki fingendo che nulla fosse accaduto, e quando i due giovani si furono
allontanati tirò un violento pugno contro il muro, desiderando con tutto il
cuore che ci fosse Lenders al posto della parete. Maledetto bastardo…come si
permetteva di far soffrire Rachel? E lei? Perché mai doveva ostinarsi ad amare
uomini che non la meritavano, che si limitavamo a sfruttarla e prenderla in
giro? Prima Friedman, che l’aveva continuamente tradita ed umiliata, ora
Lenders che le aveva tenuto nascosto di essere già impegnato…solamente
disgraziati che la facevano soffrire, mentre lui…lui avrebbe avuto tanto amore
da offrirle, se soltanto lei gliene avesse data la possibilità. Ma era inutile
tormentarsi così, non sarebbe servito a cambiare le cose.
Seguendo il suo istinto,
senza quasi rendersi conto di quel che stava facendo, cominciò a perlustrare in
tutto l’albergo alla ricerca di Rachel. Voleva assolutamente trovarla e dirle
tutto della fidanzata di Mark, prima che lo scoprisse vedendolo insieme. Voleva
evitarle quell’ennesima umiliazione, voleva proteggerla ad ogni costo. L’amava
ancora, Dio quanto la amava…
Stava uscendo a tutta
velocità dall’albergo per andare a cercarla in giardino, quando varcando la
soglia le finì praticamente addosso. Quando si riebbe dalla sorpresa, la prese
per un braccio e la trascinò come una furia verso uno dei divanetti, mentre la
ragazza lo guardava allibita, senza capire cosa gli fosse preso. Appena si era
accorto che era lei la persona con cui si era scontrato l’aveva tirata via con
sé senza neanche dirle una parola. Rachel era assai sorpresa, e anche un po’
arrabbiata per il modo brusco in cui lui l’aveva afferrata, ma lo seguì
docilmente, e quando lui le chiese di mettersi a sedere sul divano obbedì senza
battere ciglio, limitandosi a fissarlo interrogativamente.
-Devo parlarti, Rachel-,
disse Benji agitatissimo, continuando a camminare su e giù davanti ad una
sempre più attonita Rachel, che non riusciva proprio a comprendere le ragioni
del suo comportamento.
-Ti ascolto-, rispose la
ragazza con calma, sperando che quel mistero fosse presto chiarito. Non aveva
mai visto Benji in quello stato, sembrava completamente fuori di sé.
-Lenders è un bastardo-,
proruppe senza esitazioni, diventando rosso in viso per la rabbia mentre
ripensava a Mark che gli compariva davanti felice e beato abbracciato alla sua
fidanzata.
Rachel sgranò gli occhi.
–E’ questo che volevi dirmi?-, chiese, continuando a non capire cosa stesse
succedendo. L’aveva trascinata lì con tanta foga solo per renderla partecipe
del suo disprezzo per Mark? Non aveva senso, e comunque lei aveva già capito da
tempo che tra i due non correva buon sangue. Non vedeva però come la cosa
potesse riguardarla.
-Ti sta solo prendendo in
giro, Rachel. È fidanzato-, aggiunse, distogliendo lo sguardo dalla ragazza.
Non avrebbe retto di vederla impallidire per il colpo ricevuto, di vedere il
dolore inciso a chiare lettere su quel volto che tanto amava.
-Fidanzato?-, si stupì la
giovane.
Benji annuì gravemente.
–Mi dispiace darti questo brutto colpo…ma ho pensato che sarebbe stato peggio
se lo avessi visto con i tuoi occhi. Maki…così si chiama la sua fidanzata…è
appena arrivata qui, l’ha raggiunto dal Giappone-, aggiunse, e facendosi
coraggio si voltò per osservare come Rachel avesse reagito a questa spiacevole
notizia.
Evidentemente era la
giornata delle sorprese, pensò con sbigottimento, quando vide Rachel non
scoppiare in lacrime come aveva immaginato, bensì illuminarsi in volto mentre
la sua bocca si apriva in un grande e sincero sorriso. –Dici sul serio? Maki è
qui?-, esclamò con voce carica di contentezza.
Benji annuì meravigliato,
mentre la giovane batteva le mani per la felicità. Com’era contenta! Mark
doveva aver seguito il suo consiglio ed averla chiamata, oppure era stata lei a
decidere spontaneamente di raggiungerlo a Parigi. Comunque fossero andate le
cose, era evidente che quei due si erano riconciliati e filavano nuovamente
d’amore e d’accorso. Era sinceramente felice per Mark: era un ragazzo
splendido, ed era evidente che amava Maki con tutto il cuore. Meritava che le
cose andassero finalmente a posto.
-Che bello! Sapevo che tra
quei due le cose sarebbero andate a posto!-, esclamò lieta, mentre il portiere
nipponico la fissava come se fosse stata la prima volta che la vedeva.
Qui c’era qualcosa che non
andava, pensò Benji, cercando disperatamente di fare il punto della situazione.
Un paio di sere prima aveva visto Mark e Rachel uscire dal pub teneramente
abbracciati, e aveva supposto che tra loro ci fosse del tenero. Quella mattina
aveva sentito Rachel dire al suo ex, Marcus Friedman, che si era innamorata di
un altro, ed era giunto alla logica conclusione che si trattasse di Lenders, ma
poi aveva incontrato il compagno di squadra avvinghiato ad una brunetta, che
aveva presentato come “la sua fidanzata che lo aveva raggiunto dal Giappone”.
L’unica cosa plausibile a questo punto era che Mark avesse preso in giro
Rachel, nascondendole di essere già fidanzato. Ma la reazione di Rachel alla
notizia non era stata la reazione di una ragazza che scopre di essere stata
ingannata e presa in giro dall’uomo che ama, anzi…non solo sapeva già chi fosse
Maki, ma era addirittura felice di sapere che si trovava in Francia! Non ci
stava capendo veramente nulla.
Rachel si accorse
dell’espressione dubbiosa con cui Benji la stava fissando. –Che c’è? Perché mi
guardi così?-, domandò meravigliata.
-Tu…tu sei contenta per
loro?-, farfugliò Benji.
La giovane lo fissò
sbalordita. –Certo che lo sono-, affermò con decisione.
-Ma come? Tu non sei
innamorata di Lenders?-, esclamò infine il giovane portiere quasi esasperato,
non riuscendo più a districarsi in quella situazione maledettamente complicata.
La ragazza fu talmente
sorpresa da quella domanda che dovette mettersi a sedere. Innamorata di
Lenders? Ma come gli era venuto in mente? Poi si ricordò della serata al pub e
arrossì violentemente quando rammentò che quella sera era andata via
abbracciata a Mark. Era evidente che Benji si fosse convinto che tra loro due
c’era del tenero, e che di conseguenza avesse pensato che per lei sarebbe stato
un trauma vedere Mark in compagnia della sua fidanzata. Fu quasi commossa da
quel pensiero…era stato così dolce a preoccuparsi per lei. A meno che non lo
avesse fatto solamente per screditare l’odiato compagno di squadra, si disse
subito dopo con amarezza. Benji aveva una ragazza, Samantha, perché diavolo
avrebbe dovuto preoccuparsi dei suoi sentimenti?
-No, Benji. Non sono
innamorata di Mark-, ammise con tranquillità.
Il giovane restò immobile,
ancora più attonito. Non era innamorata di Mark? Per un attimo pensò che stesse
mentendo, che considerasse troppo umiliante riconoscere proprio di fronte a lui
che amava un uomo che invece era legato ad un’altra donna e che era
intrappolata in un amore senza speranza. Ma poi guardò la ragazza negli occhi e
si rese conto che era assolutamente sincera. Stava dicendo la verità, non era
Mark Lenders l’uomo di cui era innamorata. Ma allora chi diavolo era?
-Ma come…io ti ho sentita
dire…-, cominciò, travolto dalla curiosità di sapere chi accidenti fosse il
misterioso uomo che aveva rubato il suo cuore. Arrossì violentemente quando si
rese conto di essersi tradito. Accidenti alla sua linguaccia! Ora avrebbe
dovuto ammettere di aver spiato la sua conversazione con Marcus.
Rachel corrugò le
sopracciglia, mentre lo fissava con aria interrogativa. –Cos’è che mi hai
sentito dire?-, domandò, chiedendosi a che cosa si stesse riferendo.
Benji abbassò lo sguardo,
sentendo che avrebbe preferito sprofondare per la vergogna piuttosto che
affrontare la ragazza. Ma ormai la frittata era fatta e non aveva più speranza
di salvare la faccia. –Stamattina ti ho sentita parlare con Friedman…gli stavi
dicendo che tra voi è finita perché ti sei innamorata di un altro uomo-,
ammise, con voce carica di imbarazzo.
Il viso di Rachel divenne
color porpora. Aveva sentito…aveva sentito tutto…Cosa doveva fare adesso?
Ammettere che era lui l’uomo al quale si stava riferendo? No, era fuori
discussione. Non avrebbe mai avuto il coraggio di fare una cosa simile. Abbassò
lo sguardo e non disse nulla.
Benji si morse le labbra,
avrebbe dato qualsiasi cosa per cancellare quel che aveva detto, ma non si
poteva. Decise che ormai tanto valeva andare a fondo della questione. –Posso
chiederti…di chi si tratta?-, chiese timidamente.
Ci fu ancora silenzio. Il
giovane temette che lei sarebbe andata su tutte le furie per la sua richiesta
invadente. Si rendeva conto di non aver alcun diritto di farle una domanda
simile, dato che tra di loro non c’era niente, ma era stato più forte di lui.
Contrariamente alle sue aspettative, però, Rachel non si arrabbiò. Si limitò a
diventare ancora più rossa in viso.
-Qu..questi non sono
affari tuoi-, farfugliò, guardando a destra e a sinistra per non incrociare lo
sguardo del portiere. Una vocina dentro di lei la incitava a dirgli tutto, a
rivelargli che era lui l’uomo del quale si era innamorata. Un’altra vocina
nettamente contrapposta invece le suggeriva di stare zitta e di evitare un
umiliante rifiuto: non doveva dimenticarsi che Benji aveva Samantha, si disse,
per convincersi che tacere era la soluzione migliore.
Benji rimase ferito dalla
sua brusca risposta, anche se razionalmente si rendeva conto che la ragazza
aveva ragione. Non era affar suo di chi fosse innamorata, in fin dei conti.
Però…però voleva comunque saperlo, altrimenti si sarebbe tormentato per chissà
quanto tempo. Voleva saperlo perché la amava, perché nonostante avesse tentato
in tutti i modi non era mai riuscito a smettere di pensare a lei. Ma non aveva
diritto di chiederglielo. Fece per andarsene, ma poi si rese conto che non
voleva andare via così, senza aver cavato un ragno dal buco, e si rese conto
anche che non aveva alcun senso continuare in quel modo. Era arrivato il
momento di mettere le cose in chiaro una volta per tutte. Era arrivato il
momento di dichiarare seriamente a Rachel i suoi sentimenti. E se lei l’avesse
respinto…beh, pazienza, si sarebbe messo il cuore in pace e forse, prima o poi,
il miracolo sarebbe avvenuto e lui l’avrebbe dimenticata. Doveva dirle cosa
provava per lei, o avrebbe trascorso il resto dei suoi giorni a tormentarsi
inutilmente. Raccolse tutto il suo coraggio e si mise esattamente di fronte
alla ragazza, guardandola fisso in volto. La giovane se ne accorse e sollevò
timidamente lo sguardo, maledicendo il rossore che le imporporava il volto e
sentendosi vulnerabile come non mai al cospetto di quei penetranti occhi scuri.
-Invece lo sono, Rachel-,
affermò con decisione, cercando di mantenere il controllo di se stesso e delle
sue emozioni affinché non trasparisse il suo tumulto interiore.
Rachel sgranò gli occhi e
lo guardò meravigliata. –Perché dici così?-, chiese quasi timidamente. Per un
attimo sperò che le parole che le aveva detto tempo prima ad Amburgo, quella
dichiarazione d’amore che le aveva gridato rabbiosamente in faccia, fossero
vere…aveva reagito violentemente all’epoca, mentre ora avrebbe dato qualsiasi
cosa per sentirsele ripetere nuovamente. Com’erano cambiate le cose in tanto
poco tempo…La giovane si raccomandò di non illudersi. Si era illusa con Marcus,
aveva sperato con tutto il cuore che prima o poi sarebbe cambiato, che avrebbe
messo la testa a posto, e invece da lui aveva ricavato solo umiliazioni e
sofferenze. Non doveva illudersi che Benji provasse qualcosa per lei o ci
sarebbe rimasta male. “Lui ha Samantha”, si ripeté, come fosse un monito.
Il portiere non riuscì a
rispondere per qualche istante. Si rese conto che, se avesse parlato, le cose
non sarebbero mai più state le stesse. Qualunque sarebbe stata la risposta di
Rachel. Ma ormai, non riusciva più a tenersi tutto dentro. I suoi sentimenti
stavano gridando a voce altissima nel suo cuore e chiedevano disperatamente di
uscire. –Perché ti amo-, disse semplicemente, guardando la ragazza con
un’espressione infinitamente piena di amore e dolcezza.
Il cuore di Rachel si
fermò per un istante. La ragazza lo fissò attonita, come se lui avesse parlato
in una lingua straniera. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma le parole si
rifiutavano di uscire dalla sua gola completamente secca. Benji la osservava
con trepidazione, mentre mentalmente la supplicava di dire qualcosa, qualsiasi
cosa, anche di mandarlo al diavolo se non ne voleva sapere di lui. Quel
silenzio stava diventando a dir poco intollerabile per lui, perché non riusciva
affatto a capire cosa stesse passando per la testa della giovane.
Rachel si alzò
istintivamente in piedi, pallida in volto, e pregò che le gambe riuscissero a
reggere il suo peso, perché le stava sentendo tremare. Provava un’emozione
fortissima, che non aveva mai sentito in vita sua. Il cuore le stava andando a
mille e formulare una semplice frase sembrava un’impresa quasi impossibile.
Avrebbe desiderato rispondere “ti amo anch’io”, ma era talmente agitata che non
ci sarebbe mai riuscita, ne era certa.
-Dici davvero?-, balbettò,
camminando nervosamente avanti e indietro davanti a lui nel tentativo,
piuttosto goffo, di celare il proprio turbamento.
-Sì. Quella sera ad
Amburgo non ti stavo prendendo in giro. Io ti amo, Rachel, ti ho sempre amato,
fin dalla prima volta che ti ho visto-, ripeté Benji senza battere ciglio. Ce
l’aveva fatta. Era riuscito a rompere il ghiaccio e a dirle cosa provava per
lei, e ripeterglielo ora era semplicissimo, anzi, il suo cuore avrebbe voluto
gridarlo al mondo intero. L’unica cosa che lo sconcertava era la reazione della
ragazza, che sembrava a dir poco incredula.
-E Samantha?-, domandò
ancora Rachel. Si sentiva una stupida a fargli quella specie di interrogatorio
anziché rispondere alla sua dichiarazione e dirgli che cosa provava per lui, ma
non poteva farne a meno. Aveva bisogno di fare completa chiarezza sulla
situazione, perché aveva troppa paura che lui la stesse prendendo in giro, come
Marcus aveva più volte fatto in passato. Non voleva soffrire di nuovo, non
stavolta. Era talmente innamorata di Benji che se lui si fosse preso gioco di
lei sarebbe probabilmente impazzita per la delusione e il dispiacere.
Benji sospirò, ripensando
con una punta di senso di colpa a Samantha e alle parole che aveva scritto per
lui nella lettera. –Se n’è andata…quando ha capito che non avrei mai potuto
amare nessun’altra a parte te-, ammise, non senza una certa amarezza. Il
pensiero del dolore che aveva procurato a Samantha lo faceva ancora sentire un
verme.
Rachel rimase in silenzio,
senza parlare. Si voltò lentamente verso di lui e lo fissò dritto negli
occhi…capì che era sincero, che tutto quello che aveva detto fino a quel
momento era la verità. Samantha se n’era andata, era lei la donna che lui amava
davvero. Era lei. Lei, Rachel. Non pensava che un amore corrisposto potesse
suscitare una sensazione così bella e forte…tutto il suo essere era pervaso da
una profonda gioia, una gioia immensa, totale e sconfinata. Si sentiva così
leggera che avrebbe potuto mettersi a volare da un momento all’altro. Non aveva
mai provato una tale serenità in tutta la sua vita, e ringraziò mentalmente
quella complicata sequela di eventi che alla fine le avevano svelato che
l’amore, il vero amore, si trovava a pochi passi da lei, nell’ultima persona
che mai si sarebbe immaginata.
Guardò Benji con gli occhi
che brillavano e il giovane si sentì un groppo in gola. Non poteva credere che
stesse guardando proprio lui con tanta intensità, con tanta dolcezza…c’era
amore nei suoi occhi, non si stava sbagliando…sentì come una scossa elettrica attraversare
tutto il suo corpo. Scattò in piedi come una molla, e seguendo il suo istinto
senza pensarci troppo la strinse forte tra le braccia, sentendo nel profondo
del suo cuore che stavolta non sarebbe stato respinto.
Fu così infatti. Rachel si
lasciò docilmente abbracciare, anzi, si strinse forte al portiere assaporando
il contatto con quel corpo ampio e muscoloso, e con le piccole mani gli
accarezzò dolcemente la schiena, facendolo sospirare di gioia.
-Non è un sogno, vero
Rachel?-, domandò con trepidazione, scostandosi un poco da lei per poterla
guardare negli occhi e accarezzandole con amore i capelli biondi.
La ragazza scosse il capo,
rivolgendogli un luminoso sorriso. –Non è un sogno, Price-, lo prese
affettuosamente in giro, -semmai un incubo!-
-Sciocca-, rise lui,
stringendola nuovamente forte e affondando il viso nella sua spalla. –Quindi
era di me che stavi parlando stamattina con Friedman, non è vero? Potevi anche
dirglielo, così gli sarebbe venuto un infarto e io mi sarei risparmiato un travaso
di bile pensando che stessi con Lenders!-, esclamò guardandola con malizia.
Rachel si finse
meravigliata. –Sei sempre il solito presuntuoso! Chi ti ha detto che stavo
parlando di te?-, gli chiese, facendo il gesto di allontanarlo bruscamente da
sé.
Il giovane non ne volle
sapere di staccarsi da lei, anzi, l’afferrò più saldamente per la vita.
–Ammettilo-, ordinò, avvicinando le labbra al viso della ragazza.
-No-, rispose allegramente
lei, assumendo un’espressione provocatoria e scompigliandogli affettuosamente i
capelli neri. Non era mai stata così felice, e agli occhi di Benji era ancora
più bella.
-Ammettilo-, ripeté lui,
sfiorandole le labbra con le sue.
Rachel finse di riflettere
per qualche istante. –Okay, lo ammetto…ti amo, Benjamin Price. Ti amo moltissimo-,
disse infine, e gli stampò un bacio sulle labbra.
Il portiere sorrise
soddisfatto. –Bene, stiamo migliorando-, disse gongolante, prima di stringerla
forte a sé facendo aderire il corpo snello e flessuoso della ragazza al suo
torace robusto. La guardò con occhi carichi d’amore e si chinò su di lei,
baciandola appassionatamente. Mille volte aveva desiderato quel bacio…e dovette
riconoscere che la realtà era decisamente migliore del sogno.
Rachel si lasciò andare a
quel bacio con tutta se stessa, pensando con gioia che aveva trovato quello che
stava cercando da tanto tempo, e che erroneamente aveva a lungo cercato in
altri uomini. Ma, si disse, tutto quello che era successo faceva parte di un
tragitto obbligato che li aveva condotti verso la loro inevitabile
destinazione. Ed ora erano finalmente insieme.
Fine
E così questa storia è terminata. Sigh, un po’ mi dispiace, anzi…mi dispiace molto! Ormai questa storia era diventata una parte di me, come tutti i suoi personaggi, ed è un po’ triste mettere la parola fine.
Mi auguro che questa storia vi sia piaciuta e sarei contenta di ricevere un parere sul finale da tutti coloro che l’hanno letta e apprezzata. Spero che anche il finale sia stato di vostro gradimento!^__^ Scriverlo è stato più difficile di quel che immaginavo, anche se avevo in mente da tempo come avrei fatto concludere la vicenda!
Prima di salutarvi è il momento dei doverosi RINGRAZIAMENTI.
Il primo va senz’altro al mitico sensei Yoichi Takahashi, con un grazie infinito per aver creato questi splendidi personaggi che io ho usato per dar voce alla mia fantasia.
Ringrazio poi mio fratello Luca, che come sempre è stato il mio primo lettore e il mio primo critico, spero che il grazie basti a compensarlo della delusione di non aver visto neanche una partita in questo racconto!^___^
Alla mia amica Fedechan, un grazie speciale per il suo affettuoso sostegno e per la sua preziosissima amicizia! Che farei senza di te?^__^
Alla mia amica Sara, che sono molto contenta di aver conosciuto, un grazie per il suo apprezzamento e per l’amicizia che mi ha dimostrato.
A Erika e a tutti i webmaster dei siti che hanno ospitato la mia ff, un grazie per avermi consentito di realizzare un sogno.
A tutte le persone che mi hanno lasciato un commento dall’inizio alla fine di questo racconto: Kla87, Mikki, Rossy, Becky, Elisa, Alex_kami, Frakkis, Carol87, Luxy, Reggina, Lady Nanto, Stormy, Betty, Sweetsanae, Ansy, Akiko chan, Mara, Lilly, Oxana, Scandros, Sonya, Ila, le due anonime che mi hanno recensito su fanfiction.it, Egle, Memi e Sansy (è un secolo che non sento nessuna delle tre! Se leggete questo messaggio fatevi vive!) e spero di non aver dimenticato nessuno, grazie anche a tutte le altre persone che hanno letto la mia fanfic.
Infine, grazie a tutti i miei amici, per il semplice fatto di esserci!
State sicuri che ci rivedremo presto. Ho già in mente ben tre nuove ff più il seguito di “On the road”, non so se le inizierò contemporaneamente o le scriverò una per volta, ma approfitterò di questo periodo di pausa dall’università per scrivere il più possibile! Mi raccomando, continuate a seguirmi tutti, il vostro sostegno è importantissimo per me!
Intanto mando a tutti un bacione e grazie di tutto!
Fano, 19 luglio 2004.