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Autore: Ari_92    02/01/2013    9 recensioni
L’ultimo anno di liceo è passato, e per molti è arrivato il momento di pensare al futuro.
Tutto è andato esattamente come sappiamo, se non per il fatto che Kurt non ha mai spiato i Warblers, e non ha mai conosciuto Blaine.
Rachel parte per New York e Kurt la segue: dopotutto non ha niente a trattenerlo a Lima.
Tra nuovi incontri e tentativi di lasciarsi il passato alle spalle, Kurt dovrà fare i conti con qualcuno che ha smesso di credere nell’amore, con chi ce l’ha sotto al naso ma non riesce a vederlo e con chi - forse - l’ha appena trovato.
Intanto, se Rachel prova a dimenticare Finn, di certo non dimentica il suo biglietto ferroviario per New Haven.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt, Quinn/Rachel
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9
 

“Lo guardo ancora. E ancora. E ancora. [...] Non c'è stato niente tra noi. Niente baci, niente sesso, niente di niente. Però mi sento pieno. Mi sento pieno di lui.”
_G.Cercasi

 

 
 
 
 
Se gli fosse stato chiesto di spiegarlo, Kurt non sarebbe stato in grado di motivare ciò che stava facendo.
 
Perché dopotutto non esiste una spiegazione razionale che avrebbe potuto giustificare quel suo stupido mettersi a correre, sfrecciare a tutta velocità fuori dal suo appartamento – senza nemmeno curarsi di essere scalzo e in pigiama – e bussare violentemente alla porta del suo vicino di pianerottolo, con tanta foga e urgenza da spaventarsene da solo.
 
Kurt colpì il legno tanto forte da rischiare di spaccarsi una mano e Dio, era la cosa più folle che faceva da- da sempre, per quanto ricordava.
 
L’idea di Blaine insieme a un altro lo aveva mandato completamente fuori di testa.
Non sarebbe stata nemmeno la cosa giusta da pensare: Blaine non era con un altro, era semplicemente con qualcuno. Perché Kurt non aveva nessun diritto su di lui in quanto suo amico e no, di sicuro non avrebbe provato a buttare giù la porta per impedire a Rachel di combinare qualcosa con un ragazzo, in quanto sua amica.
 
Quando sentì il pomello di metallo cigolare leggermente, Kurt sapeva benissimo che Rachel, Quinn e maledizione, perfino Scarlett avevano avuto ragione fin dall’inizio.
Ma no. Non poteva davvero provare qualcosa di più dell’amicizia per Blaine.
 
Non poteva.
 
Poteva?
 
La porta si socchiuse quanto bastava a rendergli possibile vedere la testa di Jacob fare capolino in corridoio.
Kurt ad un tratto si sentì incredibilmente stupido a stare lì, in pigiama, scalzo e con la bocca aperta come se sapesse esattamente cosa dire, quando in realtà non sapeva nemmeno perché si trovasse lì in assoluto. Jacob sogghignò.
 
<< Ehi, dolcezza. Hai voglia di unirti a noi- >>
<< Jacob. Dì a Blaine di venire qui; adesso. >> Lui sollevò un sopracciglio, in apparenza sinceramente stupito.
<< Blaine? >>
<< È inutile che fai finta di non sapere di chi sto parlando. L’ho sentito da camera mia. >> Jacob sembrò interessarsi improvvisamente all’argomento.
<< Oh, Blaine. È così che si chiama. >>
Kurt spalancò gli occhi, senza capire. Blaine stava davvero per andare a letto di sua spontanea volontà con un ragazzo che nemmeno sapeva il suo nome? Decise che no, questo non era assolutamente possibile.
 
<< Jake, sul serio. Devo parlargli- >>
<< Sai, Kurt? Non credo che Blake- >>
<< Blaine! >>
<< ...Come ti pare. Comunque non credo abbia molta voglia di parlare, adesso. E in ogni caso è troppo ubriaco per farlo e a dirla tutta lo sono anche io. Quindi se vuoi scusarmi... >>
<< Cos- no! No, aspetta! Jac- >>
 
Così Kurt rimase in piedi, scalzo e in pigiama nel corridoio buio, sentendosi più idiota che mai e maledicendosi per le fitte dolorose in cui si contraeva il suo stomaco al pensiero di Blaine oltre quella parete, insieme a Jacob.
Ed era disgustoso, perché probabilmente quel maniaco aveva trovato un modo per farlo bere fino a renderlo abbastanza docile da convincerlo senza troppi problemi ad andare a letto con lui.
Kurt si sentiva male per lui innanzitutto come amico e per qualche ragione vagamente in colpa, nonostante non ci sarebbe stato comunque modo per lui di riuscire ad impedirlo.
 
In secondo luogo per il fatto che – per quanto avesse provato in ogni singolo modo a negarlo a se stesso – aveva finito per farsi piacere il suo migliore amico.
 
 

***

 
 
Kurt non chiuse occhio fino alle quattro del mattino.
 
Rachel aveva provato in tutti i modi a calmarlo, farlo ragionare e ricordargli che dopotutto avrebbe rivisto Blaine il giorno dopo e non aveva senso arrovellarsi in inutili congetture quando avrebbe avuto semplicemente la possibilità parlarne con lui nel giro di qualche ora.
 
Kurt aveva cercato di fingersi ragionevole e maturo; aveva finto di non desiderare di abbattere la parete della loro camera da letto con un caterpillar e possibilmente passare sopra a Jacob anche in retromarcia. Più di una volta.
Finse che la velocità a cui batteva il suo cuore fosse la stessa di sempre, e di non sentire la testa girargli e le ginocchia formicolargli.
 
Finse non ritenersi un emerito idiota per essere dovuto arrivare a questo per capire di non volere soltanto che Blaine gli parlasse, gli desse delle pacche sulle spalle e gli sorridesse. Si odiò per aver preteso che tutto quello fosse sufficiente, quando avrebbe solo voluto baciarlo.
 
Perché Blaine era gentile, bellissimo e Kurt avrebbe solo voluto non essere stato così stupido.
Erano le quattro di mattina quando Kurt si rese conto che stare in quella stanza – a un muro di distanza da dove Blaine era insieme a Jacob – era il principale motivo per cui gli era impossibile chiudere occhio.
 
Si alzò, afferrò il cuscino e si fiondò sul divano del soggiorno.
 
Dormì addirittura un’ora e mezza.
 
 

***

 
 
Kurt arrivò al lavoro più di mezz’ora in anticipo, con la testa che scoppiava e gli occhi che pizzicavano dal sonno.
 
Non che fosse nelle sue intenzioni presentarsi al market prima dell’orario di apertura, ma decise che anticipare qualche minuto sarebbe valso la sicurezza di evitare di parlare con Rachel e – soprattutto – di imbattersi in Jacob. Per quanto ne sapeva quel tizio non faceva niente dalla mattina alla sera, per cui di certo non si sarebbe disturbato ad alzarsi presto, sicuramente non dopo una notte di sesso.
 
Calciò un tappo di bottiglia che gli capitò sotto i piedi, maledicendosi mentalmente: per quanto si stesse sforzando con tutte le sue forze di non pensarci l’immagine di Jacob insieme a Blaine continuava ad affiorargli prepotentemente nel cervello, come se si fosse semplicemente stampata lì, come se fosse fuori dal suo controllo poter fare qualunque cosa al riguardo.
 
Quello che Kurt non si aspettava – dopo aver attraversato la strada, poco dopo il negozio di fiori – era di ritrovarsi Blaine davanti; proprio lì, seduto per terra davanti all’ingresso del market ancora chiuso.
 
Kurt si fermò a guardarlo.
 
Non lo fece perché voleva, né perché ci fosse qualcosa in lui che attirava particolarmente la sua attenzione. Kurt lo guardò semplicemente, e si sentì spezzare in due.
 
Blaine si accorse della sua presenza un secondo troppo tardi per cogliere il lampo ferito nei suoi occhi.
 
<< Kurt! >> Si alzò immediatamente da terra, spostandosi nella sua direzione.
Kurt lo guardò e non poté fare a meno di pensare alle mani di Jacob su di lui. Su quelle spalle che in tutti quei mesi Kurt non aveva fatto altro che sfiorare casualmente; le mani che era capitato entrassero in contatto con le sue, i capelli, il collo, le gambe e tutto il resto.
 
Fece un passo indietro, perché non sapeva come dirglielo.
Non sapeva con che coraggio rivelargli il tipo di persona che era Jacob, e soprattutto non voleva che Blaine la prendesse come un suo personale tentativo di sabotare una loro possibile relazione, perché davvero: se fosse stato qualunque altro ragazzo Kurt avrebbe potuto accettare la cosa.
Forse.
 
No, non l’avrebbe accettato comunque, ma avrebbe fatto finta che andasse tutto bene: erano diciotto anni che faceva finta che andasse tutto bene. Ma non Jacob. Non qualcuno che si porta a letto uno diverso ogni sera e Dio, Kurt non aveva idea di dove avesse raccattato Blaine.
 
<< Ehi. >> Non avrebbe dovuto essere imbarazzante. Perché era imbarazzante?
<< Ehi. >> Rispose semplicemente Blaine, mentre Kurt incrociava le braccia al petto, a disagio.
 
A quel punto era abbastanza sicuro che l’ordine cosmico avesse fatto la sua scelta: per tutta la vita, lui si sarebbe fatto piacere solo ragazzi etero, psicolabili o neanche minimamente interessati a lui.
Ne seguì qualche dilatato istante di silenzio; il genere di quiete tesa che in tre mesi non si era mai verificata tra loro, nemmeno una volta.
 
<< Devo parlarti- >> Lo dissero insieme, cosa che fece ridacchiare Blaine. Kurt era troppo infervorato nei confronti dei suoi stessi sentimenti per dargli corda.
<< Okay, prima tu. >> Lo invitò Blaine, infilandosi le mani in tasca.
 
Non avrebbe dovuto sentirsi così nervoso e lo sapeva bene. Eppure in quel momento, con la testa pesante, lo stomaco in subbuglio e Kurt davanti sembrava non poter fisicamente fare nulla al riguardo. Lo vide prendere un respiro profondo e distogliere lo sguardo.
Per qualche ragione, Blaine si sentì ancora più uno schifo di quanto già non succedesse normalmente.
 
<< Prima di tutto... Non ho intenzione di fare finta che non sia successo niente, okay? Voglio dire, non posso semplicemente- >>
<< Sì. Sì, io- non ti sto chiedendo di fare finta. >> Ribatté prontamente Blaine e sì, era stato stupido averci sperato.
La verità era che non ricordava l’ultima volta che essere se stesso l’aveva fatto sentire così male come adesso e con Kurt. E no, non c’era la minima ragione che si sentisse in colpa; era stanco di sentirsi in colpa.
Kurt abbassò lo sguardo più di quanto fosse umanamente possibile.
 
<< Blaine, tu... Tu non puoi frequentare Jacob. >>
 
Blaine rimase spiazzato qualche interminabile istante, mentre osservava come il sangue affluiva velocemente alle guance del ragazzo di fronte a lui.
 
<< Cos- >>
<< Tu non hai idea di che razza di persona è! Non so che cosa ti abbia fatto credere, ma davvero Blaine: stagli lontano. Va a letto con chi capita e sono mesi che ci prova con me. Non voglio che pensi che ti dico queste cose per- >>
<< Lo so. >> Kurt smise di parlare, mentre l’imbarazzo lasciava il posto alla confusione.
<< ...Cosa? >> Blaine fece vagare lo sguardo in tutte le direzioni, a disagio.
La verità era che non aveva motivo di sentirsi così in colpa, se non per il fatto che le cose avevano finito per prendere esattamente la piega che fin dal principio si era riproposto di evitare, ovvero dover essere lui ad aprire gli occhi a Kurt sulla realtà.
 
Una realtà dove i principi non sono poi così coraggiosi e le principesse non possono semplicemente aspettare che arrivi qualcuno a salvarle, a meno che non siano disposte ad aspettare per sempre.
 
<< So che tipo di persona è, Kurt. E mi va benissimo così. >> Blaine parlò lentamente, cogliendo uno dopo l’altro il susseguirsi di emozioni sul viso di Kurt. Confusione, incredulità, rabbia mescolata a tristezza.
<< Non capisco. >>
 
Era una bugia.
Kurt era un ragazzo sveglio, Blaine l’aveva intuito subito. Il problema non stava tanto nel fatto che non capisse, quanto in quello che si rifiutasse di credere a quanto aveva appena sentito. Blaine incontrò i suoi occhi spaesati, e si sentì un verme per quello che stava per rivelargli. Si sentì un verme perché probabilmente Kurt l’avrebbe ritenuto tale da quel momento in poi, fino a quando non avrebbe sperimentato sulla sua pelle la verità di quelle parole.
Allora sarebbe cresciuto e sarebbe diventato come tutti gli altri.
 
<< Kurt, non sapevo neanche come si chiamasse quel ragazzo. L’ho incontrato in un locale e abbiamo bevuto parecchio... Mi dispiace, non sarei mai andato a casa sua se avessi saputo che era il tuo vicino di pianerottolo- >>
<< Perché? >>
<< ...Beh, perché naturalmente è stato inappropriato che tu dalla tua stanza sentis- >>
<< No. No, Blaine. Perché sei andato in un locale ad ubriacarti per poi finire a letto con uno sconosciuto e adesso te ne stai qui in piedi a parlarmene come se fosse la cosa più normale del mondo! >> Kurt spalancò le braccia, ancora completamente incredulo.
 
<< Perché? Sei- Sei triste? Non credi di meritare di meglio di una scopata che la mattina dopo non ricorderai nemmeno? È questo, Blaine? >> Blaine rise nervosamente, evitando il suo sguardo.
<< Kurt, non... non è questa la questione. In realtà è tutto molto più semplice: se un ragazzo mi interessa e io interesso a lui facciamo sesso. Tutto qui. >>
 
Tutto qui. Semplice, lineare, senza intoppi.
Nessuno dei due finiva per costruirsi castelli in aria, rimanere insoddisfatto, deluso o ferito e – Blaine ne era sicuro – era così che funzionava la vita vera, il mondo degli adulti. Magari era stato meglio che Kurt lo scoprisse così e ora, piuttosto che con un cuore spezzato più avanti. Forse avrebbe insistito per un po’ con le sue teorie, all’inizio, ma poi la vita gli avrebbe insegnato che è un bene tenersi vicine le persone a cui vogliamo bene, e che tra di loro non deve essercene nessuna legata da qualcosa di diverso dall’amicizia.
 
Avrebbe solo voluto che Kurt la smettesse di guardarlo come se avesse fatto qualcosa di sbagliato, perché era semplicemente il mondo dove vivevano e se lui voleva continuare a volare di fantasia era libero di farlo, a patto che questo non implicasse giudicare qualcuno che aveva semplicemente deciso di crescere.
 
<< Tu... Non puoi pensarlo davvero. >>
Blaine si sentiva sempre più vulnerabile, sempre più con le spalle al muro. Non poté impedirsi di reagire, per quanto volesse bene a Kurt e non intendesse arrabbiarsi con lui.
<< Non credo che tu sia nella posizione di dirmi cosa posso o non posso pensare, Kurt. >> Disse lentamente, guardandolo dritto in quei suoi occhi fiammeggianti di chissà quante miriadi di motivazioni.
<< Oh, io credo proprio di , invece. Sono tuo amico, ricordi? E se permetti penso che andare a letto con uno diverso ogni sera non risolverà i tuoi problemi, qualunque essi siano. Non sei quel tipo di persona, Blaine. >>
 
Blaine rise nervosamente, guardandosi bene dall’incontrare gli occhi di Kurt.
<< Fammi capire, tu vieni qui dopo tre mesi che ci conosciamo e pretendi di sapere che tipo di persona sono? E che persona sarei, Kurt? Vivere in un modo diverso da come vivresti tu fa di me un tipo di persona particolare? Quale? >>
<< No, Blaine. fingere di essere a tuo agio con la situazione in cui ti sei cacciato fa di te un tipo di persona particolare. Un idiota, nello specifico. >>
Kurt lo disse con tutta la tranquillità di questo mondo, senza vacillare un solo istante nelle sue convinzioni così come nel suo atteggiamento: risoluto, sicuro, di chi sa di aver ragione.
 
Blaine ripensò alla sera prima, e a tutte quelle precedenti.
Lo sapeva, sapeva benissimo che c’era qualcosa di profondamente sbagliato in quello che gli stava capitando ultimamente, così come sapeva perfettamente che in qualche modo aveva a che fare con Kurt.
Ma no: non poteva permettere di farsi schiacciare di nuovo dalla persona che era stato una volta, non ora, non dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per crescere.
Kurt era solo ingenuo, e lui doveva solo lasciar perdere.
 
<< Io non fingo, Kurt. È semplicemente quello che sono, e se sei mio amico dovresti accettarlo- >>
<< Blaine, >>
<< Vuoi vivere nel tuo paradiso personale di amori eterni e matrimoni? Nessuno ti dice che non puoi farlo, okay? Ma non venirmi ad incolpare se io non ci credo. >>
Kurt socchiuse la bocca, come se fosse in procinto di ribattere qualcosa. Non ne uscì lo sproloquio che Blaine si aspettava.
 
<< Bene. >> Disse semplicemente.
 
 

***

 
 
<< Sono preoccupata per Kurt. >>
Quinn, dall’altro capo della cornetta, sbuffò una piccola risata.
 
<< Cosa c’è? >>
<< Niente. Solo... è divertente che mi chiami sempre quando sei preoccupata per qualcuno. >> Rachel arrossì, mentre infilava velocemente i vestiti del corso di ballo nella sua borsa targata “NYADA”: si comportava sul serio in quel modo?
 
<< No! Io- ...uhm- >>
<< Tranquilla. Avanti, qual è il problema? >> La ragazza sospirò e si issò la tracolla sulla spalla, dirigendosi a grandi passi verso la classe dell’ora successiva.
<< ...Hai presente il nostro vicino di casa maniaco? Ecco, ieri sera si è portato a letto Blaine. >>
<< Ahia. >>
<< Appunto. Kurt era devastato: in qualche modo ha cercato di fermarli, ma non ho idea di come ci sia riuscito – se ci è riuscito – perché si è rifiutato di parlarne e stamattina è uscito molto presto. >>
 
Rachel raggiunse lo spogliatoio in fretta e iniziò a togliersi le scarpe, tenendo il telefono incastrato tra l’orecchio e la spalla. Quinn sospirò leggermente – il gracchiare del telefono non rendeva neanche lontanamente la splendida brillantezza della sua voce.
 
<< Non lo so, Rachel. Vorrei dire che Blaine è stato uno stronzo, ma sinceramente credo che la colpa sia di Kurt. >> Rachel spalancò gli occhi, incredula.
<< Quinn! Li ha sentiti all’una di notte dal nostro appartamento! >>
<< D’accordo, questo è indelicato, te lo concedo. Ma sono passati... quanti? Tre mesi da quando si sono conosciuti? Non mi sembra che Kurt gli abbia mai fatto intendere di volere qualcosa di più della semplice amicizia. Blaine non ha fatto nulla di sbagliato. >>
<< Q-Questo perché Kurt non sapeva ancora di provare qualcosa per lui, l’ha realizzato solo ieri, quando- >> Quinn rise leggermente, interrompendola.
 
<< Rachel. Il liceo è finito: nella vita vera le persone non si rincorrono insensatamente per mesi: se c’è qualcosa, c’è qualcosa; se non c’è, si passa oltre. >>
 
Detta così, sembrava la cosa più semplice e lineare di questo mondo.
Eppure, per quanto si sforzasse, Rachel non riusciva a cogliere sul serio il nesso logico di quelle parole.
 
A un tratto si sentì incredibilmente stupida e infantile ripensando ai precedenti quattro anni: ricordava di sentirsi una vera e propria adulta nel destreggiarsi all’interno – e all’esterno – della sua relazione con Finn; vista da quell’ottica, invece, di punto in bianco sembrava tutto un’immensa giostra per bambini destinata ad arrugginirsi, non lasciando altro che il ricordo frivolo di quello che avrebbe potuto essere, quando i cavallini di plastica sembravano ancora veri e propri destrieri.
 
<< ...Credo che mi manchi il liceo. >>
Sussurrò, per il semplice fatto che avrebbe volentieri vissuto in quell’illusione ancora per un po’, pur consapevole che non fosse altro che uno stupido inganno.
 
Quinn, dall’altro capo della cornetta, sorrise con un pizzico di malinconia.
Lasciare le superiori era sempre stata la prospettiva più terrificante per lei: ora era a Yale, aveva buoni voti e si era unita al Club di Recitazione dell’istituto.
Eppure quella sensazione di ansia costante, di caduta libera nel vuoto sembrava non volerla mai lasciare per davvero.
Era una donna adulta ormai – se lo ripeteva da quando era poco più di una bambina – e doveva comportarsi come tale: imparare a dire addio, ad esempio; smettere di pensare al suo glorioso passato da cheerleader e a quanto effettivamente gli mancava essere la regina della scuola.
Quei tempi erano finiti, per sempre.
 
<< Ti va di venire qui a New Haven, domenica? Stanno iniziando ad allestire gli stand di Natale ed è qualcosa che non puoi assolutamente perderti. >> Le propose, anziché ammettere che sì, il liceo mancava da morire anche a lei.
 
Rachel finì di sistemarsi in un paio di collant neri semitrasparenti, osservando la sua immagine nel grande specchio dall’altra parte dello spogliatoio.
 
La Rachel nel riflesso stava sorridendo, senza un motivo apparente.
 
<< Certo. >>
 
 

***

 
 
Kurt spinse la porta del tristissimo palazzo in cui viveva, rincasando da quella che sarebbe passata alla storia come la giornata più schifosamente lunga della sua vita.
 
Non sarebbe stato in grado di dire quale sensazione prevalesse dentro di lui, in quel momento: tutto ciò che sapeva era che aveva lo stomaco chiuso e un grande groppo alla gola, quello che probabilmente gli impediva di scoppiare a piangere.
 
Era buffo, sotto un certo punto di vista: dopo tutte le accortezze che aveva usato in quelle settimane al fine di non incrinare in alcun modo il rapporto con Blaine, in una sola conversazione sembrava essere riuscito a distruggerlo completamente.
 
Kurt non poteva incolparsi per questo: aveva sempre avuto dentro di sé quella scintilla di insofferenza verso le persone che cercano di nascondersi dietro una maschera per il semplice fatto che questo sembrava allontanarli dai loro problemi.
Forse era perché lui si era sempre rifiutato di soffocare se stesso, forse perché si era odiato quando aveva fatto credere a Mercedes di avere una cotta per Rachel, in seconda superiore.
Da quel momento, Kurt aveva giurato a se stesso di non nascondersi più, e vedere Blaine fare esattamente questo l’aveva semplicemente fatto reagire.
 
Blaine non era quel tipo di persona.
 
Non importava quello che gli ripeteva a pappagallo in faccia: Kurt lo sapeva e basta, ed era perfettamente sicuro di non sbagliarsi.
Tuttavia, la sua consapevolezza in merito non aveva alcun valore se soppesata con i due principali problemi che aveva ora.
 
Il primo: avevano discusso; Blaine non gli aveva rivolto la parola per tutto il giorno e Kurt non aveva intenzione di farlo a sua volta, a costo di congelare i rapporti come effettivamente stava succedendo.
Il secondo: Blaine gli piaceva. Gli piaceva davvero, e sì, era stato stupido da parte sua rendersene conto mentre lui stava facendo sesso con un altro, ma non poteva farci niente.
 
Salì gli ultimi gradini con il respiro pesante: era stremato e l’ascensore era di nuovo fuori funzione.
 
D’accordo, poteva ancora passare per la persona matura della situazione: sarebbe entrato nel suo minuscolo appartamento, si sarebbe fatto una doccia, avrebbe preso qualcosa come due intere confezioni di valeriana e poi – fiduciosamente – avrebbe passato il resto del giorno e della notte a dormire.
 
Per quanto riguardava i suoi sentimenti per Blaine e il fatto che non poteva provare qualcosa per una persona che non crede in relazioni più durature di una notte, beh, a quello avrebbe pensato il giorno dopo.
 
<< Kurt! Ciao. >>
 
No.
 
Aveva tutto il controllo del mondo sulle sue azioni, sul serio. Solo... non con Jacob davanti.
Kurt trattenne il fiato e passò oltre, con gli occhi ben piantati sulle fughe delle mattonelle. Estrasse con violenza il suo mazzo di chiavi dalla tasca, armeggiando furiosamente per trovare quella che apriva la porta del suo appartamento.
 
<< ...Senti, capisco che tu non abbia tanta voglia di parlarne, >> Attese qualche secondo, come se si aspettasse che Kurt prendesse la parola. Oh, avrebbe aspettato molto a lungo se sperava in qualcosa del genere.
<< ma... beh, ieri sera- >>
 
Kurt fece cadere le chiavi a terra.
Si chinò a raccoglierle.
 
<< Ehi? Mi ascolti? >>
 
<< Non so quale forza mi trattenga dal prenderti a calci, esattamente. Ma so con certezza che non durerà; quindi voltati, torna da dove sei venuto e lasciami in pace una volta per tutte. >> Disse, ficcando finalmente la chiave giusta nella toppa.
 
<< Ma Kurt, devo- >>
 
<< Ora. >>
 
 

***

 
 
 
 
 
Eccoci qua ^_^
Dunque, prima di tutto mi scuso immensamente per il ritardo di pubblicazione! Ho avuto parecchie cose a cui pensare ultimamente (non ultima la scuola e la Warblers Week, che ho ultimato ieri) e dato che non mi piace lasciare le cose a metà ho preferito mettere un punto a tutto quello che avevo in sospeso, per poi tornare a dedicarmi completamente a questa storia.
Anche se siamo ancora piuttosto indietro devo dire che mi sto affezionando parecchio a questa ff: sto cercando di rendere i personaggi più IC possibile (mi riferisco a Kurt, Rachel e Quinn ovviamente, perché per ora Blaine è fuori da ogni grazia di Dio :’D tuttavia più avanti vedrete che non è così diverso da quello che conosciamo... io lo vedo come un’anima buona, ma infinitamente più fragile di Kurt) quindi sì, spero che l’evoluzione dei personaggi vi stia piacendo almeno la metà di quanto a me sta piacendo scriverla :)
Posso anticiparvi che il prossimo capitolo conterrà una svolta fondamentale per una delle coppie. Quale sarà :)?
 
Prima di salutarvi ne approfitto per ringraziare ogni singola persona che legge, segue, ricorda o preferisce e soprattutto chi mi lascia un parere: rileggere ciò che scrivo attraverso i vostri occhi è una delle cose che mi spronano a continuare, e vi ringrazio davvero tanto per ogni parere: sono preziosissimi per me.
Spero di riuscire a riprendere il mio ritmo di un aggiornamento settimanale: per ora sfrutterò la fine delle vacanze per scrivere il più possibile del prossimo e – cosa non meno importante – tornare a rispondere alle recensioni, per cui non ho avuto un attimo libero ultimamente. In ogni caso, vi terrò aggiornati sulla mia pagina facebook, dove naturalmente potete anche chiedermi/dirmi tutto quello che volete: http://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
 
Grazie di cuore a tutti, anche e soprattutto per la pazienza. Un bacio <3
  
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