Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Suzuko    02/01/2013    1 recensioni
Questa storia parla di Alice,una ragazza asociale che entra nel mondo di 2p!Hetalia. 2p!Hetalia è una versione di Hetalia dove i personaggi hanno un aspetto diverso da quello che è stato dato loro da Himaruya e anche il carattere invertito. Poichè è stato creato dai fan le informazioni che troverete sui personaggi in questa fanfiction non saranno esatte a 100% e sono scaturite dalle informazioni datemi da un'amica e dalla deduzione. Nella fanfiction potrete trovare scene di violenza delle quali si parlerà solo per dare al lettore l'idea.Preferirei che il nome Alice fosse letto "Alis" per eufonia. Detto ciò,godetevi la fanfiction e spero vi piaccia.
P.S. Non ogni quanto potrò caricare un nuovo capitolo e scusate se nella storia non seguirò la consecutio temporum perfettamente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
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Pochi minuti dopo tutti tornarono alle loro dimore e anche io uscì da quell'edificio.
"Ti posso accompagnare?" mi chiese Kiku.
"No,grazie voglio stare da sola" risposi.
"Ok" mi rispose scontento. Stavo per vedere un nuovo mondo. Pensavo di provare le stesse sensazioni di un astronauta che vede la Terra da una prospettiva diversa dalle altre persone. Un altro mondo. Chissà quante persone hanno sognato di approdarvi almeno una volta nella loro vita. Questo mondo aveva un'aura diversa dal nostro. Sembrava che lo stesso vento sussurrasse nell'orecchio "Fa quello che vuoi. Le regole sono fatte per essere infrante." La città dove si era tenuto il G8 era molto pulita e sembrava di essere in primavera. La città era ricca di aiuole, con fiori sgargianti e c'erano alberi in fiore disseminati qui e lì. Ma appena uscì dalla piazzetta antistante l'edificio il paesaggio cambiò bruscamente. Infatti la scena non era così paradisiaca come quella precedente. Il quadretto della città perfetta era in completa contrapposizione  con i comportamenti della gente che vi viveva.
Da una banca uscivano due individui completamente vestiti portandosi dietro un sacco di iuta probabilmente stracolmo di soldi, in un vicolo cieco sembrava che due brutti ceffi stessero cercando di rapinare un poveraccio, mentre quasi di fronte a me una ragazza era rimasta intrappolata fra le braccia di un ragazzo e mentre questo pensava a cosa sarebbe avvenuto poi, lei sfoderava un coltellino svizzero che poco dopo colpì colui che da predatore era diventato preda, facendolo sanguinare dal fianco. Probabilmente avrei fatto meglio ad accettare l'invito di Giappone. Ma niente in questo mondo mi sembra normale e non mi fidavo già di nessuno nel mondo definito "normale", figurarsi in un mondo dove ogni tipo di remora morale sembrava inesistente. Nonostante nel mio mondo d'origine le fondamenta fossero falsità e bugie , almeno qualche regola morale rendeva possibile la convivenza civile. La massima "La mia libertà finisce dove inizia la tua" , rispettata più o meno dalla maggior parte delle persone nel precedente mondo, qui è inesistente.
Due ragazzi si avvicinarono a me con aria spavalda e uno di loro iniziò a parlare
" Che ragazza carina! Non sei dei dintorni,vero?"
"Sì" risposi io"sapete che città è questa?"
"Non sai di essere a Roma? Come hai fatto a venire qui?" rispose l'altro.
A differenza dell'amico, questo sembrava essere più anziano ed aveva una cicatrice su tutto il viso.
" Sono stata risucchiata da un manga, poi sono caduta e mi sono risvegliata qui"
"Ah,capisco, sei una Loro"rispose il più anziano con un tono di voce tristo e cupo "Sai, qualche mese fa ne ho conosciuta una. Era una ragazza di 17 anni.Si chiamava Emma. Me ne innamorai a prima vista. Penso potesse definirsi un amore platonico.Sembrava un fiore solitario sbocciato in una landa deserta come questa. Quando le parlavo lei mi raccontava di un mondo fantastico dove avrebbe voluto vivere, dove le persone non sarebbero state discriminate per il sesso, la religione, la razza, la nazionalità e le preferenze sessuali. Mi sembrò di capire che lei si fosse innamorata di una ragazza nel vostro mondo e che un giorno glielo confessò davanti ai suoi amici i suoi sentimenti. Quando l'innamorata lo venne a sapere non le parlò più e tutti gli altri iniziarono a burlarsi di lei. Poi venne a casa mia dove visse per un po' qualche settimana. sebbene l'amassi non l'ho mai toccata se non per accarezzarla quando di notte piangeva. Poi un giorno, mentre passeggiavamo lei vide una ragazza simile alla sua amata venire pestata e un uomo le sparò. Mentre attorno tutto si dipingeva di un rosso cremisi,lei pianse e fu in quel preciso momento che impazzì. Iniziò a gridare e a gettare oggetti ovunque. In realtà l'uomo che aveva sparato alla ragazza era Romano ed era accompagnato dal fratello Feliciano. Romano le puntò una pistola alla testa,mentre lei tremava di paura. Io implorai che la lasciassero in pace ma Feliciano mi disse di stare calmo e mi procurò questa cicatrice. Poi lei sparì per sempre in un fiume di sangue. In quel momento dal mio viso scendevano lacrime e sangue. Penso di non aver mai pianto tanto in vita mia"
e al rievocare del più grande dolore della sua vita l'uomo pianse di nuovo calde lacrime che gli scendevano sul viso e si toccava la cicatrice. "Taci un po'" Disse l'insensibile amico,poi con aria spavalda si rivolse a me
" Allora, signorina, ha qualche posto dove andare? Se vuole la accompagno a casa mia"
"Veramente sono già ospite." Poi gli tirai uno schiaffo"Inoltre le persone parlano per essere ascoltate, idiota!"
"Mi piacciono le tipe focose" così dicendo mi strinse forte un  polso e cercò di trascinarmi non so dove. In quel preciso istante da una tasca dei pantaloni cadde il telefono che mi aveva dato Romano. Il ragazzo si voltò per vedere cos'era caduto e appena vide il telefono sul suo volto si dipinse un'espressione terrorizzata e fuggì via, mollando il mio braccio. Anche gli altri delinquenti nelle vicinanze scapparono via. Raccolsi il cellulare,tornai indietro e vidi il ragazzo di poco prima accasciato vicino al marciapiede continuare a piangere.
Mi avvicinai a lui e gli dissi " Va tutto bene ora. Sono sicuro che ovunque lei sia ora stia meglio e che ormai tutte le sue pene saranno terminate. Penso che ora vorrebbe vederti sorridere. Su, asciuga quelle lacrime!"
"Va bene"rispose quello cercando di sorridere.
Passai il pomeriggio con l'uomo che continuava a parlarmi di quanto fosse dolce quella ragazza e di quanto affetto provasse nei suoi confronti. Scoprì che si chiamava Matteo. Così mi invitò ad andare in un bar e io accettai l'offerta. 
"Tu hai mai sentito parlare di un certo Master?" Gli chiesi ad un certo punto.
"Sembra essere una leggenda metropolitana ma da quello che ho sentito in giro dovrebbe abitare in qualche foresta lontano dalla civiltà. Si dice sia un uomo saggio e colto. Non so dirti altro." Mi rispose
"Grazie per le informazioni" .
Dando una veloce occhiata al telefono mi accorsi che mancavano pochi minuti alle 21. Così mi scusai con Matteo e feci uno squillo a Romano.Dopo pochi minuti arrivò una Ferrari rossa e lo sportello si aprì. Quando entrai in macchina al volante c'era un giovane sulla ventina che non assomigliava affatto a Romano.
"Buongiorno signorina Alice. Tutto bene?" mi chiese
"Tutto bene" risposi io "Ma tu non sei Romano?"
"No, ma sono un suo "dipendente"Rispose questo e accese il motore della vettura, iniziando a guidare .
Dopo pochi minuti trascorsi con lui nella vettura chiesi" Prima un ragazzo mi stava prendendo di forza e quando mi cadde il cellulare dalle tasche tutti scapparono. Perché?" così dicendo gli mostrai l'apparecchio
"Perché quello è un cellulare che usano solo coloro che fanno parte della nostra attività. Se quel ragazzo stava tentando di aggredirti avrà avuto paura della nostra vendetta." rispose lui " E quale sarebbe la vostra attività?" chiesi io un po' sgomenta
"Non penso ti piacerebbe saperlo." rispose lui usando un tono assai serio.
"Eccoci arrivati." disse subito dopo con un tono più gaio. La casa di Romano era in realtà una villa gigantesca dipinta di rosa e giallo limone. Il giardino era immenso e ricco di piante nostrane quali ulivi, viti, mirti, querce... La porta principale era gigantesca. Una volta entrata mi ritrovai in un salotto gigantesco arredato in stile moderno,ma certamente non minimalista. Stranamente non c'era nessuno. Su d'un tavolino presente in stanza vi era un biglietto sul quale vi era scritto
"Penso che ora tu sia stanca e vorrai rinfrescarti. In fondo alla stanza c'è una porta che conduce al bagno.Credo che tu voglia fare una doccia.Ho già preparato tutto. Romano."
Effettivamente avrei davvero voluto rinfrescarmi. Così ,dopo aver trovato il bagno,feci una doccia. Il bagno era pieno di sali, candele profumate e profumi. La doccia era qualcosa di magnifico tanto che dopo essermi lavata mi sembrava di essere in paradiso. Ma quale migliore notizia nell'accorgersi che i propri vestiti erano spariti. Infatti appena uscì dalla doccia non ritrovai i vestiti che avevo lasciato su uno sgabello. Al loro posto vi era un asciugamano, un asciuga capelli e dei vestiti che non avevo mai visto. Dopo essermi asciugata indossai i nuovi vestiti. Erano vestiti di marca e il completo consisteva in un top leopardato, smanicato,abbastanza scollato, aderente, che lasciava nuda la schiena,  in una minigonna che arrivava alla fine del fondo schiena nera e aderente, in un paio di scarpe tacco 5 e nere e naturalmente vi era l'intimo che consisteva in un perizoma leopardato con reggiseno coordinato. Quando mi cambiai mi sentivo come una salsiccia, non tanto perchè i vestiti non fossero della mia taglia, quanto per il fatto che erano troppo aderenti, però non potevo certo uscire dal bagno con solo l'asciugamano indosso in una casa dove abitava un ragazzo che conoscevo a malapena e del quale mi fidavo ben poco. Prima di aprire la porta un brivido mi attraversò la schiena. Ero sicura che una volta uscita da lì sarebbe successo qualcosa di non piacevole. Però non potevo rimanere in quel bagno a vita. Mi feci coraggio ed uscì. Dopo pochi passi sentì una voce alle mie spalle
"Come sei carina con questo completo. "
Subito dopo il proprietario di quella voce mi bloccò le mani ed infilò un mano nel reggiseno
"Sai ho pensato fossi carina sin dalla prima volta in cui ti ho vista. Non potevo certo farmi scappare questa preda."
Riuscì a girarmi ed identificai il mio aggressore: era Romano.
"ROMANO, LASCIAMI IMMEDIATAMENTE." Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo e dicendo così lo sputai.
"Certo che hai proprio un bel caratterino." rispose lui"Ma sarò io ad averla vinta" e così dicendo mi spinse sul divano.
Mi iniziarono a scendere lacrimoni che rigarono il mio volto.
La sua mano stava per entrare nelle mutandine ma proprio in quel momento la porta d'ingresso fu aperta da un ragazzo dalla carnagione olivastra e dai capelli lunghi raccolti in un nastro viola "Hola Rom..." cercò di dire ma appena vide la scena lui si bloccò sulla soglia della porta, mentre a Romano si fermò il cuore in gola e io rimasi ferma.
Il silenzio fu rotto pochi secondi dopo da un urlo che sembrava fosse stato lanciato da un demone"ROMANO TI AMMAZZO!"
"Oh cazz...".
La ruota della fortuna mi era finalmente favorevole.
Ben presto mi accorsi che il ragazzo trasportava con sè una grossa ascia.Così in poco tempo la scena divenne pressochè comica
"Bastardo, così mi stavi tradendo!"
"No,non è come pensi"
"Ah,no?E allora?"
"In realtà..beh..sai.."
"TI UCCIDO"
"Ehi,no, aspetta un attimo"
Così i due iniziarono a giocare "al gatto e al topo": il ragazzo dai tratti mediterranei rincorreva per tutto il salotto Romano cercando di farlo a fette con la sua ascia che, sebbene avesse un peso non irrilevante, guardandoli sembrava fosse pesante quanto una piuma,mentre il biondino correva così velocemente da poter gareggiare con Usain Bolt.
 Ti prego aiutami!" disse implorante Romano rivolgendosi a me "non so finchè riuscirò a correre così velocemente.
"Non lo so" risposi  sorniona  "se accetterai alcune mie condizioni, tenterò di aiutarti"
"Va bene, farò quello che vuoi" rispose con le lacrime agli occhi ed il fiatone.
"Ok, penso di potermi fidare" risposi io "Non credo mentiresti in un momento simile."
"Ehi,tu!" gridai "Come ti chiami?" rivolgendomi al giovane dal nastro viola.
"Spagna"mi rispose continuando a correre.
"Bene,Spagna, non penso ti convenga ucciderlo. Se ci pensi bene merita una punizione ben peggiore della morte per quel che ha fatto. Io penso che  un colpo d'ascia non sia sufficiente come punizione e credo ci voglia un po' di tempo per pensare ad un castigo appropriato."
"Effettivamente penso che tu abbia ragione"disse Spagna.
"Grazie mille" mi disse Romano con aria riconoscente.
"Non penso tu debba ringraziarmi" risposi a Romano.
"Comunque cosa vorresti?" mi chiese riprendendo fiato.
"Voglio un'arma" risposi io.
Nella stanza tornò il silenzio e i due rimasero in silenzio per la  sorpresa.

Note autrice

Scusatemi per il ritardo ma non ho avuto assolutamente tempo. Vorrei precisare che l'episodio non doveva finire qui,ma se l'avessi continuato sarebbe stato troppo lungo e pesante da leggere, quindi l'ho spezzato. La storia di Emma serve per spezzare e per riflettere. Quando Romano cerca di violentare Alice è per semplice libidine.Lo stesso vale quando il ragazzo la trascina. Come avrete capito Alice è ribelle e non accetta di essere sottomessa. Spero vi sia piaciuto e che continuiate a seguirmi.

  
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