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Autore: Aliens    02/01/2013    7 recensioni
Hailey Leman è affetta da ASD (Stress post-traumatico acuto) da quando, tre anni prima, subisce uno stupro da parte di branco di ragazzini composto da alcuni suoi compagni di classe e il suo ragazzetto Daren. Da quel momento Hailey rifiuta di parlarle e avere contatti con altre persone, apparte con il suo cane Kira.
Suo padre, uno degli uomini più ricchi della terra, supplica l'idolo della figlia (pagandolo anche) per poterla stimolare. Tom, inizialmente reticente, accetta.
Ma la triste e taciturna Hailey lo acceca fino a farlo innamorare.
Ma sono sempre i sensi di colpa a minare le cose più belle, perchè la luce, alle volte, ha anche delle ombre.
"E poi Tom era entrato nella sua vita. Lei aveva alzato la sua solita barriera di mutismo, un muro invisibile quando indistruttibile che si era alzata intorno chiudendo fuori anche i suoi genitori.
Per anni non aveva parlato con nessuno, nemmeno con il suo psichiatra.
Lui però era stato paziente e aveva tolto un mattone alla volta trattandola con delicatezza e schiettezza allo stesso tempo, aveva conquistato la sua fiducia"
Genere: Angst, Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Take My Happiness.

Parte 1. Loneliness

 

 

 

4.

 

 

 

 

Che fai?

 

 

Niente di che, guardo il soffitto, tu?

 

 

Ma perché ti deprimi sempre così?!?! Su, esci un po’. Io sto giocando alla Play con Georg, sta perdendo, te lo dico.

 

 

Non mi piace uscire, non più almeno. Povero Geor xD

 

 

Perché non ti piace uscire, scusa? Facciamo così, preparati che vengo a prenderti, dovevo fare giusto i regali per Natale a qualche troglodita e nessuno (BILL) mi vuole accompagnare… non accetto un NO.

 

Beh… io non penso di potercela fare…

 

 

Ci sono io con te, qualsiasi cosa ti faccia stare così non può impedirti di vivere e io ti proteggerò, okay?

 

 

Non fare promesse che non puoi mantenere.

 

 

Finchè sei in mia compagnia non ti succederà nulla.

 

 

Non succederà nulla.

Era una frase che la tormentava da quella notte.

Perché era quella frase che si ripeteva mentre seguiva Daren.

Eppure detta da Tom aveva un che di rassicurante.

Davvero rassicurante.

Per questo si stava guardando con aria critica allo specchio, come non faceva da anni.

Si era piastrata i capelli con cura facendosi aiutare da una delle cameriere che l’aveva fissata stranita, ora le ricadevano fin all’ombelico, lisci e luminosi come non lo erano mai stati e scoprivano il viso che aveva truccato accuratamente con uno stile semplice usando ombretti beige e eyeliner. Gli zigomi erano stati fatti risaltare da un po’ di terra e nient’altro.

Aveva messo su un jeans chiaro attillato, strappato su più punti della gamba che le fasciavano le gambe in un modo abbastanza sensuale. Aveva indossato un top senza spalline nero sotto un carigan nero abbastanza classico e aveva deciso di coprirsi con una giacca di pelle scura a cui avrebbe abbinato una sciarpa grigia. Ai piedi le All Stars.

Non era un look da bomba sexy, ma lei non voleva esserlo, non voleva esserlo per nessuno.

Afferrò una vecchia borsa e ci mise dentro ciò che le serviva.

Forse avrebbe fatto dei regali anche lei, magari avrebbe comprato un paio di scarpe per la madre e qualche cravatta per il padre, come una figlia normale.

Era stato Tom a chiamare Mark.

L’imprenditore aveva preso molto bene l’iniziativa del chitarrista. Sua figlia non andava più in centro da tre anni e il fatto che avesse detto di sì a Tom costituiva un grande passo avanti, enorme avrebbe osato dire.

Così aveva dato la sua carta di credito alla figlia e le aveva sorriso tenermanete «E non badare a spese…»

Come d’accordo, Tom fu lì un ora dopo, come un bravo tedesco, spaccava il minuto.

E quando lo vide quasi le si fermò il cuore.

I rasta erano lasciati sciolti mentre gli occhi erano coperti da un bel paio di occhiali da sole nonostante fosse dicembre inoltrato.

Indossava una t-shirt grigia che si intravedeva da sotto la giacca nera e un paio di jeans dello stesso colore della giacca.

Era semplice, come era semplice la persona che li indossava.

Dal suo canto, Tom era rimasto a bocca aperta quando Hailey era scesa.

Non l’aveva mai vista in quel modo.

«Porca troia» balbettò in tedesco sperando che nessuno lo capisse.

Era semplice come in fondo lo era sempre, ma c’era qualcosa in lei che lo inchiodò al suo posto mentre la guardava.

Era bella, cazzo se era bella.

Essensazione e stupenda come una creatura rotta nell’anima poteva essere.

La persona che l’aveva violentata aveva scelto bene la sua preda e pre questo, se l’avesse avuto sotto mano, l’avrebbe punito con più vigore. Aveva privato il mondo di un tale dono, di una tale bellezza così abbagliante da rendere.

“Ma che cazzo dico,punizione? Ma io lo uccido. Se ma avrò quel fottuto stronzo sotto mano gli staccherò il suo fottuto pene e glielo farò mangiare, non prima di avergli trapanato la testa per vedere se ha un cervello” pensò con rabbia mentre timida Hailey scendeva le scale e gli si avvicinava.

Tom notò con piacere che aveva accorciato le distanze, non era vicinissima ma almeno aveva superato quella linea immaginaria che la divideva da lui di almeno un metro.

Mark lo guardava sorridendo e lui non sapeva come rispondere.

Ormai non gli sembrava più una recita, cioè, lui voleva davvero la sua compagnia silenziosa durante lo shopping natalizio.

Per una volta voleva farlo tranquillamente con qualcuno.

E lei era la persona giusta, se lo sentiva.

«Mi fido di lei, Tom» sorrise Mark prima di guardare la figlia e sorriderle ancora più luminoso «Se non torni a cena fammelo sapere okay?»

La ragazza annuì.

L’ultima volta che suo padre le aveva detto quelle parole era stata la sera dello stupro.

Lo ricordava perfettamente.

Ma c’era Tom con lei, stava uscendo con lui e non con Daren.

Era al sicuro.

Tom non aveva quattordici anni, Tom non era così affamato dal sesso, Tom non era così crudele. Anzi, sembrava la persona più affidabile di quel mondo.

«Conti su di me, tornerà sana e salva a casa» ridacchiò Tom con fare paterno «Andiamo?»

Lei annuì ancora e si affrettò a seguirlo come un cagnolino, salutando suo padre con una mano.

Quel pomeriggio sarebbe stato diverso. Lo sapeva.

 

Tom, per quell’occasione, aveva scelto la sua tanto amata e intoccabile R8, un po’ perché la Range Rover era a far riparare la botta che quel cretino con il pannolino gli aveva procurato, un po’ perché la Cadillac era un carro armato ed era difficile trovare parcheggio, un po’ perché era tempo che non dava aria alla sua bambina, aveva deciso si usare la sua bellissima auto tedesca.

Hailey era affascinata da quell’auto.

L’aveva vista in molti video della band, il più popolare era quello di World Behind My Wall, e ora lei era sopra quell’auto con lui, mentre sfrecciava verso Rodeo Drive ad Hollywood.

La via dello shopping per eccellenza.

Vedeva tutte le vetrine prestigione susseguirsi l’una dietro l’altra e sorrise, presa dall’effetto natalizio che le si infondeva nelle ossa mentre osservava le elaborate decorazioni che abbellivano le strade e le vetrine stracolme di vestiti. C’era gente che passava da un lato all’altra della strada, da un negozio all’altro.

Mamma che trascinavano bambini irritati da una botique all’altra, portando dietro di loro un facchiono colmo di bustine. Alcuni uomini d’affari passeggiavano fumando sigari e spendendo soldi per gioielli alla moglie e all’amante, ragazzette viziate che sperperavano i soldi dei padri in vestiti stremenziti.

Il mondo, lontano dalla sua bolla di cristallo, era rimasto uguale.

Rodeo Drive era la stessa, con le palme a costeggiare la strada e la gente che comprava e spendeva patrimoni.

Tom trovò parcheggio poco più in là. Aveva parlato solo lui, come ormai si aspettava, ma aveva visto Hailey annuiere e sorridere, partecipare in qualche modo.

E ne fu grado, ogni volta era sempre un passo avanti, sentiva che Hailey si fidava di lui e questa cosa lo riempiva d’orgoglio.

Lei fu la prima a scendere, guarandosi intorno con insistenza e stupore.

Tom capì che tutto quello risultava così nuovo per lei. Prima era piccola per apprezzare lo spettacolo di Rodeo Drive di Natale, ora, che era stata tre anni in casa, non poteva far altro che alzare gli occhi al cielo e guadare le decorazioni scendere dai balconi, i tronchi delle palme immerse di lucine, i finti lampadari barocchi che sovrastavano la strada, le varie fontane addobbate in cui ne spiccava uno con orsi polari abbigliati alla babbo natale. Vi erano enormi alberi di natale ovunque, colorati e luccicanti e Hailey si chiese come dovesse essere l’effetto di notte. Il reticolo di luci sopra di loro sembra un cielo stellato pronto a brillare appena la sera sarebbe calata e il sole si sarebbe nascosti dietro le colline di Hollywood.

Un leggero venticello soffiava facendola appena rabbrividire, per il leggero freddo e per l’odore che trascinava.

Lì c’era vita, lì c’era puzza di uomo.

Si affrettò a tornare seria e aspettò Tom che le si avvicinò fermando sembre a una distanza di sicurezza da lei.

Hailey sperò che si avvicinasse, che l’odore buono del chitarrista –che aveva cambiato bagno schiuma, ora sentiva il sentore di rose e qualche altro fiore che non conosceva, era un odore più delicato, doveva ammetterlo- la inglobasse e annientasse quello degli altri.

Sapeva che Tom non avrebbe mai fatto quel passo così lo fece lei e, stando attenta a non sfiorare le spalle del chitarrista, gli si affiancò.

Il rasta ne fu piacevolmente sorpreso e sorrise voltando la testa di un lato.

Si sentiva quasi privilegiato.

Si voltò e le regalà un sorriso luminaso che le fece cedere appena il cuore «Che dici? Iniziamo da Dior? Mio fratello ha bisogno di una giacca nuova, quelle che ha fanno cagare»

Il viso di Hailey si illuminò e annuì energeticamente.

Voltò appena la testa verso la butique, addobbata con lucine color oro e neve finta, e vi si infilò a capofitto.

Tom scosse la testa ed entrò con lei.

 

Sembra che quel pomeriggio l’avesse sciolta un attimo, e di questo Tom ne fu contento.

Hailey si aggirava per la botique di Richmond con evidente eccitazione, stando sempre attenta a non urtare nessuno.

Quando le commesse cercavano di parlare, però, lei si annebbiava e lui era costretto a dire che la bionda non aveva bisogno di alcun aiuto.

C’era lui a sorvegliarla.

E quello bastava.

Sorrise nel vederla completamente assorta nella scelta di due magliette uguali ma di colori differenti. Una era bianca, l’altra rossa. Erano maglie larghe e semplici con un teschio borchiato disegnato sul fronte, come voleva la moda di quell’anno.

Aveva un leggero broncio su quelle labbra carnose e una leggera ruga d’espressione si era disegnata nello spazio che divedeva le due sopracciglia.

Scosse appena la testa e con la coda dell’occhio intravide un qualcosa di chiaro in quel mare di cromature rock.

Si avvicinò guardandosi intorno e afferrò la gruccia che lo regeva.

Era un vestitino corto, con una fascia sulla vista, dal taglio morbido di tulle sovrapposto, rosa pallidio che tendeva all’avorio, con scollo a barca e veli di tulle più chiari. Un fiocco era appoggiato poso sotto lo scollo mentre le maniche scendevano morbide lungo la stoffa. Era bello, lo doveva ammettere, e la sua mente mandò il flash di Hailey con adosso quell’abito.

Era un abito per un angelo, pensò sorridendo Tom, e così, con un sorriso furbo la chiamò «Hailey, vieni un attimo?»

La bionda, ancora intenta a scegliere tra quelle maglietta, attenta a non farsi mai beccare da nessuna, lo guardò e annuì appena, optando per la maglietta rossa.

Si avvicinò al chitarrista piantandosi di fronte a lui, la mano che reggeva la gruccia della maglietta.

«Devo fare un regalo a mia cugina Christine e avevo pensato a questo» mentì spudoratamente sorridendole, mostrandole poi il vestito.

Sorrise quando si accorse che gli occhi della ragazza si erano illuminati di colpo, ammirata.

Lei annuì e lui la guardò con sguardo furbo «Penso che avete più o meno la stessa taglia, mi faresti il piacere di indossarlo e fermi vedere?»

Hailey lo guardò negli occhi e annuì timidamente. Tom le passò il vestito mentre lei lo prendeva.

Hailey sentì le lunghe dita di Tom sfiorarla e un brivido salirle lungo la schiena. Fece finta di ignorarlo, Tom era l’unico che la mettesse a suo agio.

Sorrise, anzi, e si rintanò dentro il camerino.

Tom vide chiusersi nel camerino e sorrise felice.

Si era accorto del tocco leggero che le sue mani avevano dato alle dita di lei. Hailey non si era scostata da lui, non aveva fatto storie ed era contento, tremendamente contento.

Si allacciò le braccia al petto e aspettò che Hailey finisse.

E lo fece subito. La bionda si guardava allo specchio lisciandosi il bel vestito che indossava.

Era davvero magnifico e le dava le sembianze di un angelo appena caduto sulla terra. Era scalza ma poteva ben immaginarsi con dei tacchi alti aggressivi neri e una giacca di pelle, si vedeva così, con quell’aria angelica che il vestito le conferiva.

Era bello, ma anche se ne avesse voluto comprare uno uguale non l’avrebbe mai usato. Lei non usciva, lei non andava da nessuna parte.

Lei non avrebbe mai potuto metterlo perché, a parte Tom, odiava la gente.

Il fatto che avesse escluso Tom dal suo odio per il genere umano in generale la fece sorridere e pensare.

In poco tempo Tom era riuscito in quello che molti profissionisti non erano riusciti a fare?

Doveva essere davvero speciale.

Si guardò ancora ammirando le sue gambe fine, il suo corpo coperto solo da quel vestitino e sorrise.

Era contenta di aiutare Tom, rederli almeno una piccola parte di quello che incosciamente stava facendo per lui.

Così, timida, uscì dallo spogliatoio e si mostrò a lui.

Tom credette di soffocare.

Quella che aveva davanti era davvero la ragazza più bella che avesse mai visto. I suoi capelli le sfioravano l’ombelico posandosi sulla stoffa leggera di quell’abito dall’aria verginale nonostante fosse molto corto. Le lunghe gambe della ragazza, levigate come se fossero marmo.

Tom la guardava e malediceva il bastardo che le aveva messo le mani addosso, che l’aveva traumatizzata in quel modo. Mentre la guardava e ne rimaneva estasiato, si chiedeva quale essere avesse potuto far male a quella creatura discesa direttamente dal cielo.

Una specie di rabbia gli serrò la gola mentre Hailey faceva un piccolo giro davanti a lui sorridendo timida.

«Cavolo…» commentò sottovoce Tom «Ti sta benissimo e…» le sorrise furbo «Mi cugina lo adorerà» lei ridacchiò e Tom sentì la rabbia scemare appena.

Bastava che sorridesse per lui, quello era l’importante.

Eppure notò subito quel sorriso sciogliersi e diventare una smorfia di terrore, mentre gli occhi di lei si dilatavano e diventavano due palle di pura paura. Tom la sentì scorrere sulla sua pelle per quanto era forte.

La vide rintanarsi dentro il camerino e chiudere la porta con un tonfo che fece girare mezzo negozio e strabuzzare gli occhi a lui.

Cosa diavolo era successo?

Si guardò intorno e notò subito il ragazzino di qualche giorno prima fissarlo con un ghigno.

Guardò la porta dove ancora era rintanata la bionda e sospirò.

Quel ghigno di pura malizia aveva spaventato Hailey, lo capiva perfettamente.

Lo perforò con lo sguardo mentre quello, con passo di supponenza, gli si avvicinava.

 

Daren era stufo di vedere Carola passare da un negozio all’alto per comprare mini abiti da sfoggiare alle feste.

Era stufo anche solo di averla appesa al collo.

A lui piaceva scoparla, non fare il fidanzatino innamorato.

Non funzionava più di tanto, in fin dei conti, non dopo quella sera.

Certo, Carola e gran parte dei suoi amici non ne erano a conoscenza, ma comunque era cambiato, tanto cambiato.

Era diventato ancora più perfido.

«Daren, entriamo qui» esclamò la ragazzina spingendolo verso la boutique di Richmond.

Il ragazzino sospirò e annuì seguendola.

Massimo una settimana e l’avrebbe mollata, ne era sicuro.

Subito Carola iniziò a zompettare per gli stend in cerca di qualcosa mentre lui si guardava intorno spaesato.

Di colpo si trovò a fissare la schiena del ragazzo che, poco tempo prima, lo aveva insultato davanti al supermercato.

Tom Kaulitz, si chiamava, ed era una rockstar abbastanza affermata.

A lui non fregava un cazzo di chi fosse quel coglione, quando lo avrebbe trovato solo lo avrebbe sicuramente riempito di botte fino a vederlo crepare.

Nessuno l’aveva mai trattato in quel modo, nessuno.

Lui era lì, appoggiato ad un muro che fissava il camerino, il piede che batteva impaziente sul pavimento.

Beh, c’era da dire che quel ragazzo era proprio alto e che non fosse propriamente pelle e ossa, in più, lo sapeva, quello era provvisto di grossi bodyguards che lo scortavano da lontano.

Era quasi impossibile avvicinarsi a lui senza rimetterci la pelle.

Ma Daren non aveva paura, no, lui doveva fargliela pagare.

Di colpo il camerino si aprì e ne uscì una ragazza bionda che lui conosceva fin troppo bene.

Se la vide uscire lì, con un vestitino dall’aria innocente e un bel sorriso timido sulle labbra carnose.

Non era cambiata affatto, era rimasta la stessa di tre anni prima.

Notò subito che il rasta le si era avvicinato sorridendole dolce mentre lei si esibiva in una piroetta davanti al ragazzo, raggiante.

Non poteva crederci.

Hailey Leman era uscita dalla sua bolla di cristallo per… quello?

La vide alzare appena lo sguardo, gli occhi turchesi che lampeggiavano di tranquillità, e poi incrociare il suo di sguardo e cambiare immediatamente.

Hailey lo vide subito e sentì le gambe cedere, abbandonò il sorriso che poco prima le illuminava il viso e tremò.

Non poteva crederci.

Daren la vide girarsi e scappare dentro il camerino, sbattendo la porta.

Più di una persona si voltò a guardare l’attonito chitarrista che si voltò verso di lui e sospirò affranto.

Okay, si disse malefico Daren, era il momento di prendersi una piccola rivicinta.

Si avvicinò al ragazzo che alzò un sopracciglio con aria interrogativa o di sfida e si piantò davanti a lui.

«Chi si rivede» esclamò Daren.

«Non è un piacere, sia chiaro» sbottò Tom con un sorriso «Hai deciso di fare il regalino per Natale alla mamma, che carino»

«Non sono così piccolo»

«Fidati, lo sei» Tom fece un passo avanti e lo sovrastò.

L’ombra del chitarrista lo copriva interamente mentre lui fu costretto ad alzare la testa per coprire il suo metro e novanta di altezza ed arrivare ai suoi occhi.

«Solo i bambini cercano di fare i gradassi con chi è più grande di loro» sorrise malefico Tom «Cosa credevi di fare? Aspettarmi fuori, da solo magari, e riempirmi di botte?»

Daren aprì e richiuse la bocca come un pesce.

Come diavolo faceva a sapere che…?

«Come avresti fatto eh? Se per colpirmi sul viso devi saltare eh? Come avresti fatto se sei la metà di me?» gli domandò «Fai un piacere a te stesso, vattene e cerca di non starmi più tra i piedi, di solito sono i miei bodyguards ad occuparsi dell’immondizia ma quasta volta potrei fare un’eccezione, e non è molto gradevole sai?» lo perforò ancora con lo sguardo «Ed evita di guardare la MIA ragazza come se stessi vedendo un film porno okay, mi urta»

«Io conosco già Hailey…» balbettò.

Non poteva credere che Hailey si fosse messa con un tipo simile. Non dopo la loro notte.

«Bene, allora dimenticala sono stato chiaro?» sibilò Tom abbassandosi verso di lui «Ora vai dalla tua amichetta, andatevi a comprare della caramelle, se vuoi te le offro io»

«Vaffanculo» esclamò Daren girandosi sulle punte e andandosene, l’orgoglio sotto i piedi.

Tom fece una piccola smorfia e si avvicinò al camerino «Hailey? Mi apri?»

Ma lei non rispose, come era ovvio che fosse.

«Qualsiasi cosa ti abbia spaventata, se ne è andata, non avrei mai permesso che ti facesse male» confessò Tom toccando con una mano la lastra lucida del camerino.

Non avrebbe davvero permesso a nessuno di fargli del male, lei era piccola e fragile e da quando era entrata nella sua vita, Tom si sentiva il dovere di proteggerla.

Lui era lì per lei, non più per i soldi che suo padre gli prometteva.

Lui l’aveva presa a cuore come poche volte gli era successo in vita sua.

Posò la fronte contro la porta e sospirò ancora «Ti prego, dammi un segno, dimmi che mi stai ascoltando»

Lei si mosse appena ma non aprì, non respirò neanche.

Fu Tom a farlo, sconfitto. Si scostò dalla porta e abbassò la testa «Va bene, Hailey, se vuoi restare lì, rimanici, io ti aspetto all’auto»

Non poteva non rimettersi alle sue decisioni.

Dopo quello che era stata costretta a subire, Tom non voleva costringerla a fare nulla, sarebbe stato più tosto lui a calpestare i suoi principi.

Se lei voleva la solitudine, l’avrebbe avuta, se lei voleva piangere, avrebbe pianto.

Non gli avrebbe mai concesso, però, di essere la spalla su cui piangere, mai. Non voleva nemmeno essere toccata.

Si girò e fece per andarsene quando qualcosa lo fermò.

«Aspetta»

Era una voce che non aveva mai sentito.

Era dolce, cristallina e sporcata dal pianto.

Si voltò non sapendo a chi appartenesse e quando ne seguì la traiettoria sgranò gli occhi. All’imboccatura del camerino c’era Hailey, aveva tolto il vestito e lo guardava mordendosi un labbro.

La bionda abbassò la testa e Tom le si avvicinò «Hai parlato?»

Lei annuì «Non voglio essere lasciata sola, Tom, soprattutto da te» confessò arrossendo.

Stava parlando e Tom non stava sognando.

La voce di Hailey gli si infilò nelle orecchie come fosse musica e sorrise  «Non ti lascio sola, tranquilla, basta che continui a parlare»

Lei scosse la testa «Solo con te» rispose appena ma Tom la sentì.

Gli andava bene anche così, per lui andava bene sentire la sua voce.

«Mi fido solo di te» continuò Hailey.

E quelle parole riempirono Tom fino a farlo traboccare. Allungò, senza volerlo, una mano e la porse alla ragazza che lo guardò impaurita.

«Va bene» sorrise Tom «Spero di non deluderti»

Titubante, Hailey posò la mano dentro quella di Tom.

Erano anni che non toccava volontariamente una persona e subito la mano di Tom le trasmise un calore indicibile che la fece arrossire fino alle punte dei suoi capelli biondi.

Tom la perforava con lo sguardo tranquillo e guardò quella delicata mano stringersi alla sua fino ad intrecciare le dita fra di loro.

Era davvero qualcosa di indescrivibile, per entrambi.

Non abbandonarmi Tom pensò mentre il chitarrista la portava fuori dal negozio, dopo aver pagato il vestito per sua cugina.

Non adesso che ho finalmente trovato la persona di cui fidarmi.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

La musica era quasi assordante in quel posto.

Si infondeva nella sua testa facendogli venire l’emicrania. Perché Georg e Bill avesse scelto il piano della 2step ancora gli era oscuro.

Le luci davano a quel posto l’aria del rave.

Davanti a lui c’era gente che ballava evidentemente ubriaca facendo muovere le teste a ritmo di quella musica che sembrava sballare più dell’alcool stesso.

Georg si portò il bicchiere alla labbra mentre una delle quattro ragazze che aveva davanti rideva civettuola.

Era la classica oca, ma Georg amava le ochette da sbattere per una notte. Effettivamente le aveva amate anche lui, fino a poco tempo prima.

Le altre tre fissavano lui, la malizia tangibile nei loro occhi.

Una aveva preso a succhiare da quella dannata cannuccia come se volesse far vedere cosa avrebbe fatto a lui se avrebbe sostiuito quel piccolo pezzo di plastica con un cilindro di carne di sua proprietà.

Era due more e una bionda, e la bionda sembra promettere di essere la più porca.

«Mmm… ma non sei fidanzato tu?» domandò una delle more al suo orecchio, leccandogli poi una guancia.

Tom la respinse gentilmente e sorrise «No, è un’amica»

«Tom non la sopporta» entrò nel discorso Georg «Ma se l’è fatta qualche volta»

«Perché non ti fai i cazzi tuoi?» sbottò Tom in tedesco facendolo ridere.

«Ma tanto non ero nemmeno gelosa» miagolò quella per poi toccare il suo petto.

Tom sentì la mano di quella ragazza accarezzagli gli addominali mentre Georg prendeva a baciare la ragazza che aveva abbordato.

Bill era già sparito con due delle cameriere pagando il proprietario per non farle licenziare.

Bill amava farlo in tre, lo diceva sempre, amava soddisfarsi il doppio di quello che facevano gli altri.

Tom ormai ci aveva perso le speranze, smetteva di fare lui il coglione iniziava il fratello.

Guardò le tre che lo accerchiarono e si sentì quasi disgustato.

Cosa volevano loro da lui? Il suo pene?

Avrebbe potuto scoparsele tutte e tre senza pensarci, senza rimorsi.

Ma era squallido, quelle tre ragazze, infagottate in mini abitini, lo erano. Non avevano davvero nulla da dargli.

Georg prese il polso della ragazza che aveva rimorchiato e sorrise in direzione del chitarrista «Vado a farla urlare un po’, qui non la sentirà nessuno» gli annunciò ficcandogli in mano il bicchiere del suo drink «A dopo rastaman».

Tom avrebbe voluto ammazzarlo. Non voleva rimanere solo con quelle tre.

«E noi cosa facciamo? Il tuo amico se ne è andato con Christal, tuo fratello ci sta dando dentro con le due cameriere e il biondino se ne è andato a nanna, noi quattro possiamo divertirci, che dici?» sussurrò la bionda al suo orecchio posando la mano sul cavallo dei pantaloni di lui.

Tom non sobbalzò e né si eccitò.

Un vestito striminzito non era sexy, no, era solo volgare.

Ci aveva messo un po’ a capirlo.

Scosse la testa e cercò di liberarsi da loro «No, non mi va»

«Perché? Non mi dire…»

«No» Tom scosse la testa sorridendo «Funziona bene, ma non si alza davanti a tre troie, mi dispiace» e così facendo, senza il minimo tatto, si voltò e uscì da quella folla e fuggì da quelle tre.

Aveva voglia solo di una persona, di una voce.

Con passo veloce raggiunse il balcone che si gettava su una delle spiaggie di Malibù e afferrà il suo costoso I-Phone.

Con il dito cercò il numero e dopo vari sospiri avviò la chiamata.

«Pronto?» rispose quasi subito una voce femminile assonnata.

«Hailey, sono Tom» sorrise il chitarrista «No, non c’è nulla che non va, volevo solo sentire la tua bella voce… sai, è una delle più belle che abbia mai sentito… niente, sono in discoteca con la gang ma… preferirei stare con te adesso»

E non era mai stato più sincero.

 

 

 

 

 

   
 
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