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Autore: unicorn_inthemind    02/01/2013    2 recensioni
Le dita affusolate di Matt alzarono il viso dell’altro portando le iridi di ghiaccio del biondo alla stessa altezza di quelle verdi del rosso. Rimasero ad osservarsi reciprocamente a lungo, il ghiaccio contro l’erba, il verde contro l’azzurro. Sembravano l’estate e l’inverno che si davano battaglia scoppiando in un’unica ed immensa primavera al primo bacio.
Da qualche parte rintocca la mezzanotte, dicono anno nuovo vita nuova.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera di trentuno dicembre alla Wammy’s House faceva proprio freddo, la neve era caduta ovunque ricoprendo il cortile, l’edificio e spingendosi anche dentro al portone ogni volta che qualcuno lo apriva per poi richiuderselo frettolosamente alle spalle. Ma ciò non pareva scalfire minimamente il giovane Keehl che, vestito di una semplice e leggera maglietta nera e stretti pantaloni di pelle, se ne stava seduto sul nevischio del cortile a gambe incrociate.
Qualcuno gli passò una pesante sciarpa blu attorno al collo da dietro le sue spalle per poi apparirgli davanti con le sembianze di un certo pel di carota infagottato sotto stati e strati di maglie pesanti. Mello si era spesso chiesto se quel rosso così intenso fosse il suo naturale colore di capelli o se in realtà avesse solo una buona tintura, ma le sue sopracciglia di una tonalità di rosso appena più scura dei capelli e la totale assenza di tintura per capelli tra i suoi prodotti da bagno –si, tra le numerose scorribande di Mello si può anche ricordare qualche sbirciatina tra le cose dell’amico- lo avevano portato alla conclusione che, a quanto pareva, il rosso fosse rosso sin dalla nascita.

“Ehi Mel, ma non hai freddo?” domandò Matt con il suo solito sorriso ebete stampato in faccia. Mello non si prese neppure la briga di rispondere, si limitò a scrollarsi di dosso la sciarpa e scaraventarla via sulla neve. No, non aveva freddo! Da dove veniva lui faceva molto più freddo, questo sottile strato di neve appena sollevata in aria dal vento non era neanche paragonabile al freddo e alle bufere invernali della sua madrepatria Germania.
“Ok, non hai freddo.” disse tranquillo il rosso raccattando la sciarpa da terra, oramai abituato ai ‘momenti no’ dell’amico. Matt gli si sedette di fianco, più precisamente si lasciò cadere con un tonfo di fianco a lui sollevando una bella quantità di neve che, guarda caso, andò a finire proprio addosso al biondo.
“Brutto idiota, comincia a correre che questa me la paghi!” ruggì a quel punto Mello totalmente infastidito dalla delicatezza da elefante del troglodita al suo fianco. E Matt non se lo fece ripetere due volte, balzò in piedi e iniziò a fuggire per tutto il cortile dell’orfanotrofio inseguito da un Mello particolarmente arrabbiato. Il rosso corse finché aveva fiato in gola ma, infine stanco, si accasciò a terra respirando affannosamente; Mel, invece, aveva giocato d’astuzia seguendo con poche e lunghe falcate il giovane fiaccandolo per poi balzargli addosso appena cadde a terra sfinito.

Dopo una breve lotta terminata con la vittoria del biondo, ora seduto a gambe incrociate sullo stomaco del rosso, i due rimasero a fissarsi ansimanti e con qualche livido dolorante.
“Ma ci pensi, Mel? Una altro anno sta passando e noi siamo ancora qui dentro. Cristo, abbiamo diciassette anni. Diciassette!” Matt fece una pausa sbuffando vivamente prima di riprendere la solita lagna che, puntualmente, si ripeteva ad ogni festività. “Insomma, gli altri ragazzi della nostra età a quest’ora si staranno preparando per andare ad una festa. E noi invece? Noi ci stiamo preparando per l’ennesima cena di qualità scadente alla mensa con magari una sottospecie di dolce carbonizzato da spartire, dato che L si è già finito tutti i dolci decenti.”
Il giovane Keehl rise scendendo un po’ riluttante dalla comoda postazione sul ventre di Matt. Il suo amico non faceva altro che lamentarsi di non poter fare nulla di attinente alle sua età, a lui invece non gliene fregava niente. Per lui contava solo la sua eterna sfida contro Near, il mostriciattolo albino che molto probabilmente adesso stava rinchiuso in camera sua a completare il suo puzzle bianco o a giocare con i suoi pupazzetti.

Matt si alzò da terra ripulendosi della neve il fondoschiena e il maglione pesante, rigorosamente a righe, per poi abbassarsi i google arancioni sul collo per osservare meglio l’amico. Mello fremette ad incontrare quelle iridi verdi: gli sembrava, da qualche anno a quella parte, che il suo amico lo scrutasse tanto in profondità da graffiargli l’anima, per non parlare del fatto che se lo mangiava con gli occhi. Ma al giovane Keehl non dava fastidio il fatto che l’amico lo guardasse in quel modo, si sentiva quasi lusingato del suo sguardo adorante, a preoccuparlo era il fatto che quelli iridi verdi come i prati irlandesi gli mandassero sottosopra lo stomaco anche con una semplice sbirciata. Matt gli era sempre piaciuto, come amico s’intende, ma dalla prima adolescenza gli sembrava di far cadere sin troppo spesso i suoi pensieri sul rosso. Pensieri che avrebbe potuto utilizzare per la sua competizione con l’albino o per una bella ragazza. No, meglio la competizione; Mihael non aveva tempo per una squallida cotta.

“Quest’anno facciamo qualcosa?” irruppe improvvisa la voce di Matt nei suoi pensieri, così bella da farlo sobbalzare. No, niente cotte.
“E cosa, sottospecie di semaforo?” rispose acido l’altro, in fondo la miglior difesa è sempre l’attacco. E Mel doveva difendersi, non da Matt però, ma da se stesso e dai suoi pensieri anormali.
“Non so, dopo cena sgattaioliamo fuori. Conosco un posto, nessun altro lo conosce, te lo faccio vedere!” disse entusiasta il rosso avvicinando il suo viso a quello dell’altro.
“E-e... e vabbene.” rispose Mello quasi facendo un balzo all’indietro. Solo una cosa lo preoccupava più delle sensazioni che gli stringevano la gola ad ogni sguardo del rosso: la sua vicinanza. Quando il rosso gli si avvicinava quella sensazione di paura ed euforia si diffondeva per tutto il corpo, impedendogli quasi di ragionare coerentemente. Negli occhi di Matt sembrava quasi sfavillare desiderio quando erano a meno di dieci centimetri l’uno dall’altro, tralasciando il fatto che non lo guardava mai negli occhi ma in un punto del viso che Mello non era mai riuscito a definire.

Le ore dopo quella breve chiacchierata corsero in fretta e, proprio come aveva predetto Matt, la cena fu l’ennesima noia nella mensa con una marea di ragazzini urlanti che saltellavano per la sala festeggiando l’ormai imminente arrivo del nuovo anno. Cosa che fece imbestialire Roger, spingendolo a stabilire il coprifuoco alle dieci; una sfortuna per molti, ma per Matt e Mello era una vera propria fortuna.
Appena nella sala si diffuse il suono del primo rintocco delle dieci, i ragazzi cominciarono ad alzarsi e ritirarsi nelle loro stanza sotto lo sguardo severo ed indagatore di Roger. Il rosso e il biondo, per non sollevare qualche dubbio, si ritirarono pigramente nelle loro camere arrotolandosi nelle coperte, naturalmente svegli ed in attesa del rintocco delle undici per sgattaiolare fuori.

Mello si girò e rigirò tra le lenzuola nel buio assoluto della sua stanza, forse non avrebbe dovuto accettare la proposta del rosso. Adesso, l’idea di stare solo con lui in un luogo sconosciuto a tutti se non al giovane pel di carota lo spaccava in due. Da un lato si preoccupava terribilmente, il rosso era stano quando erano soli, faceva domande strane e spesso si lanciava in doppi sensi. Dall’altro lato, non vedeva l’ora che quegli undici colpi rintoccassero per l’edificio e che il suo rosso entrasse nella camera per chiamarlo. Suo? Ecco, un altro spreco di pensieri. Prima o poi Matt gliel’avrebbe pagata per il fatto che entrava sempre nella sua testa mandandogli in pappa il cervello. Qualcosa scosse il biondo dal braccio facendolo girare.

Ed eccolo lì il centro dei suoi pensieri, la luna che lasciava dolcemente scivolare un suo raggio sul viso del giovane accendendo di riflessi cremisi i capelli e facendo risplendere i suoi magnifici occhi verdi. No, no, no, Mel non sprecare pensieri su qualcosa che non sarà mai tuo. Una fitta di dolore lo colpì allo stomaco a quel pensiero, perché Matt gli faceva questo?
Si alzò dal letto senza fiatare, non si era neppure accorto che l’orologio aveva rotto il silenzio con i suoi rintocchi e che il rosso si era infilato nella sua camera facendo il minimo rumore possibile. Sembrava un gatto quando si muoveva di notte per non farsi beccare, un silenzioso e sensuale gatto rosso.
Uscirono silenziosamente dalla porta delle cucine per poi scavalcare la cancellata sul retro del grande edificio. Matt camminò per quasi mezz’ora per una stradina circondata da alberi sconosciuta al biondo. Ma quando diavolo aveva scoperto quel posto? Probabilmente in una delle esplorazioni nei dintorni dell’orfanotrofio quando Mello lo buttava fuori dalla sua stanza perché era troppo preso a studiare, al contrario di Matt che se ne fregava della scuola.

Ecco, un altro mistero del rosso era come faceva ad arrivare sempre terzo in classifica nonostante la sua routine si limitasse a dormire, mangiare e spappolare il cervello agli zombie dei suoi videogame. Di certo non poteva essere paragonato al biondo o all’albino in fatto di intelligenza, ma tutti quelli sotto di lui in graduatoria? Quelli che si uccidevano sui libri senza riuscire mai a colmare la distanza che li divideva? Mistero, appunto.

Questi erano i pensieri di Mello mentre seguiva il pel di carota per la piccola stradina di terra battuta e neve, pensieri stupidi certo ma per lui erano sicuramente meglio che stare a fissare la schiena dell’amico pensando a come fosse bello illuminato dai tenui raggi di una falce di luna. Schiena? Mel non prenderti in giro, si direbbe più che altro fondoschiena e anche osservato con un certo interesse da diversi minuti a quella parte, appena Mello aveva smesso di perdere tempo con pensieri realmente stupidi, per l’esattezza.
Il biondo distolse immediatamente lo sguardo arrossendo visibilmente all’idea di aver osservato intensamente il sodo deretano dell’amico, e Dio solo sa quanto gli era piaciuta quella vista. Cristo Mel, sei proprio frocio, si disse disgustato da se stesso.

Se fosse stato solo, in quel momento, si sarebbe preso a schiaffi per quella miriade di sensazioni sbagliate che si affollavano nel suo corpo.
E’ solo l’adolescenza si ripeteva a quattordici anni quando nascondeva il viso per non far vedere il rossore che gli imporporava le guance ogni volta che Matt sorrideva.
E’ solo l’adolescenza si ripeteva ancora a quindici anni quando reprimeva l’impulso di stringere a se l’amico ogni volta che lo vedeva.
E lo ripeteva ancora un’altra volta a sedici anni quando si svegliava vergognosamente eccitato dopo aver sognato il rosso.
Ma ormai, a diciassette anni, non ci credeva più. Aveva smesso di fare finta di nulla e finalmente aveva capito di provare per il giovane Matt qualcosa dippiù che semplice affetto.
 E quella sensazione era bella ma sbagliata, quindi andava repressa.
Mail si fermò di colpo facendo quasi inciampare il giovane Keehl nei propri piedi.

“siamo arrivati!” dichiarò scostandosi per mostrare a Mihael la scura e calma sponda di un laghetto, le lievi increspature risaltavano argentee su tutto la superficie riflettendo gli stessi raggi lunari che accendevano di cremisi i capelli del rosso e di platino quelli del biondo.
“wow” boccheggiò meravigliato Mel, un po’ per la vista del piccolo laghetto e un po’ perché, oddio, Mail si stava sfilando il maglione. Perché Mail si stava sfilando il maglione?
“ma che diavolo fai, coglione?” si tirò indietro quasi urlando quando il rosso gli si avvicinò a petto nudo tentando di sfilargli la maglia nera. Lo sapeva che non sarebbe dovuto andare in quel posto, lo sapeva che Matt avrebbe fatto qualcosa di strano e soprattutto lo sapeva di non avere vie di fuga perché la strada che avevano percorso non l’aveva neppure degnata di uno sguardo, troppo preso a fissare i glutei sodi dell’amico.
E se Matt si fosse accorto di come stava fissando il suo fisico tonico? I pettorali, il ventre piatto, la pelle liscia... Mello distolse lo sguardo piantandolo a terra, ancora due secondi e quel qualcosa che ribolliva nello stomaco sarebbe scesa nel basso ventre causando reazioni tutt’altro che adatte a quella situazione.

Che Matt fosse mezzo matto lo aveva sempre saputo, così come che molto probabilmente anche lui provava quelle sensazioni sbagliate nei suoi confronti. No, forse per lui non erano tanto sbagliate dato che non faceva nulla per nasconderle. Anzi, sembrava facesse di tutto per esternarle: lo scrutava interessato, gli si avvicinava come per baciarlo –erano le sue labbra quel punto imprecisato del viso che osservava quando gli andava troppo vicino? Mello se lo chiedeva spesso.- e adesso lo trascinava in un luogo probabilmente a tutti sconosciuto, di notte.
Mello sgranò gli occhi a quell’ultima illuminazione; cazzo voleva fare Mail, molestarlo?

“che intenzioni hai?” disse tentando di non far trapelare la preoccupazione.
Il rosso ammiccò al lago iniziando a slacciandosi i pantaloni. Oddio, oddio, oddio, oddio!!!
“abbiamo un bel laghetto a disposizione, perché non ci facciamo un bagno?” disse lasciando scivolate i jeans lungo le gambe sottili.
“adesso? Di notte con meno due gradi?” chiese scioccato il biondo reprimendo l’impulso di scappare a gambe levate.
“credevo non avessi freddo.” lo canzonò entrando nell’acqua gelida tremendo come una foglia.
“Mihael Keehl non ha mai freddo!” ribatté immediatamente il biondo sfilandosi la maglia, in fondo non aveva via di scampo. Il vento freddo soffiò sul suo petto e sulla sua schiena facendogli venire la pelle d’oca e battere i denti. Si calò riluttante i pantaloni scoprendo un paio di boxer azzurri chiari che scomparirono poco dopo mentre si immergeva sino al busto nell’acqua scura e fredda.
“mmh, avrei detto neri.” disse Matt avvicinandosi a lui.
“ha parlato quello coi boxer a righe. Tu le righe le hai anche nel cervello, secondo me!”
Acido, anche questa volta aveva preferito l’attacco per schermarsi. Il rosso stava scandagliando ogni pezzo del suo petto con le sue intense iridi verdi mettendolo quasi in soggezione e lui non poteva che tentare inutilmente di allontanarlo con i suoi modi sgarbati ed aggressivi. Ma Matt non si era mai lasciato spaventare da quel suo lato così freddo e duro, men che meno in quel momento. Lo afferrò per i fianchi attirandolo improvvisamente a se, lo sentiva fremere tra le sue braccia, non era paura –no, Mihael non aveva mai paura-, era una sorta di preoccupazione mista ad euforia. E lui si concentrò solo su quest’ultima, minima scintilla di euforia.

“però sei dannatamente sexy” gli sussurrò all’orecchio scendendo piano le mani dai fianchi ai glutei sodi del biondo. Mel parve come irrigidirsi tra le sue braccia, mise le mani sul suo petto tentando di spingerlo via ma ottenne l’effetto contrario. Il rosso lo strinse più forte rifiutandosi di lasciarlo andare, fece combaciare il loro bacini e affondò la testa nell’incavo della sua spalla aspirandone il profumo.
“i-io ci ho provato, dico sul serio, Mel” sussurrò amaramente senza togliersi da quella posizione “ho provato a dirmi ‘è solo una stupida cotta’ ma non riesco più a toglierti dalla mia mente. E non dirmi che anche tu non provi qualcosa per me perché lo vedo come mi guardi, come arrossisci e, lo so per certo, che quando sei sovrappensiero stai pensando a me. Te lo leggo in faccia!”

Il bacino di Matt premeva contro il suo e nonostante l’acqua gelida poteva sentirne il calore, poteva sentirlo premere contro di lui e strusciarsi e –oddio- era eccitato?
L’eccitazione di Matt premeva contro la sua coscia, e si strusciava e lo carezzava, lo desiderava. Mello non riusciva a parlare, il rosso aveva ragione su tutta la linea, non riusciva a controbattere in nessun modo. Qualcosa si smosse nel suo basso ventre mentre Mail sospirava sensualmente e si strusciava con maggiore intensità al suo corpo. Ormai anche Mello si sentiva eccitato, irrimediabilmente e sbagliatamente eccitato. Perché tutto ciò era sbagliato, non si poteva fare, sarebbe dovuto essere tutto un errore destinato a cancellarsi da solo con il tempo. Ma di tempo, da quando l’errore aveva iniziato a generarsi, ne era passato e oramai quello che un tempo Mello avrebbe chiamato caso ora si chiamava Destino –con la d maiuscola perché era il suo- e non poteva sfuggirvi.
“è sbagliato, Mail.” sussurrò affondando a sua volta il viso nell’incavo del collo del rosso “noi non possiamo... non potremmo... no, no, no! E’ sbagliato... credo” le sue mani corsero dal petto sino alla schiena ancorandosi disperatamente con le unghie. Gli mancava l’aria e gli pareva di soffocare, quelle flebili parole le aveva pronunciate senza che ci credesse davvero.

Potevano, anzi, dovevano! Dovevano ritrovarsi, amarsi, magari uccidersi a vicenda ma sentirsi vicini. Perché il mondo era un posto troppo grande e troppo freddo perché lo potessero affrontare da soli –persino per Mello che si diceva tanto forte- ma in due ci si può stringere, scaldare e rincuorare.

Le dita affusolate di Matt alzarono il viso dell’altro portando le iridi di ghiaccio del biondo alla stessa altezza di quelle verdi del rosso. Rimasero ad osservarsi reciprocamente a lungo, il ghiaccio contro l’erba, il verde contro l’azzurro. Sembravano l’estate e l’inverno che si davano battaglia scoppiando in un’unica ed immensa primavera al primo bacio.

Da qualche parte rintocca la mezzanotte, dicono anno nuovo vita nuova.
~•~•~

Un secondo bacio, un terzo, un centesimo, un millesimo... Ormai i due hanno perso il conto.
Non sanno neppure com’è che ci sono arrivati davanti la porta della camera del rosso, rivestiti e coi capelli ancora umidi per il bagno. L’orologio batte due ritocchi, uno per il cuore di Mello e un per quello di Matt, ma nessuno dei due lo sente.
Mail si stringe più forte all’altro, apre la porta, vorrebbe tirarlo dentro e continuare a baciarlo tutta la notte. Lo afferra per la maglia trascinandolo oltre l’uscio ma il biondo si blocca, si tira indietro.

“Matt, insomma...” balbetta, rosso in viso, facendo un altro passo indietro. di già..?, è così che la frase continua nella sua testa ma Mihael si blocca. Non può lasciarlo adesso, Matt lo guarda, e lui lo desidera.
Il rosso trema appena un attimo, è solo il freddo, si dice; ma in realtà è la paura che Mihael se ne vada, che dopo tutto quello che ha fatto per fargli capire che quell’amore non era sbagliato lui si riabbatta e torni a riprendere le distanze.
“Mihael, se ti azzardi ancora una volta a dire che è sbagliato io...” inizia a dire, ma qualcosa tronca sul nascere la sua minaccia. Le labbra di Mello premono con forza su quelle di Matt, non vuole sapere che cosa accade se dice ancora una volta che è sbagliato, perché ormai non dirà mai più quella parola. La nuda e insignificante frase ‘è sbagliato’ ormai può anche ardere all’inferno mentre loro si incoronano re di quell’Eden di labbra e occhi. Baci e sguardi.
La lingua del biondo solletica le labbra dell’altro, le attraversa come solo un’anima può varcare la porta del paradiso. E la primavera esplode tutt’attorno, una primavera di erba fresca e fiordaliso. La lingua scivola più a fondo, cerca l’altra e la trova, Mello spinge e Matt non può che arretrare di un passo nella stanza, poi un altro. I due entrano della stanza come due rondini nel loro nido, all’inizio di una nuova primavera.
La porta si richiude alle spalle con un leggero tonfo, poi un silenzio intramezzato da sospiri compatti e saturi di passione.

Forse una rondine non fa primavera, ma due rondini la fanno, la fanno eccome.

Angolo autrice:
Spero che questa cosa vi sia piaciuta, essendo la mia prima ff nel fandom di Death Note :)
Vi prego, mi basta anche solo una recensione microscopica per sapere di non aver generato un'emerita cagata schifezza.
Uni.

   
 
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