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Autore: IndelibleSign    02/01/2013    7 recensioni
-Vuoi uscire di qui con me? So che ti piacerebbe.- chiese spavaldo il riccio beccandosi uno sguardo torvo.
-Mi dia un buon motivo per farlo.- rispose lei stando al gioco.
-Perché io sono diverso e te lo posso mostrare.- rispose lui con tono dolce che fece quasi credere alla principessa quali fossero realmente le sue intenzioni: conoscerla.
-Davvero? Di che colore sono i miei occhi?- rispose lei serrandoli immediatamente.
-Beh, ieri i tuoi occhi erano verdi perché era buio, ma quando ora li colpisce la luce sono ambrati e se guardi attentamente intorno all'iride il colore è miele puro, ma quando osservi il sole sono quasi gialli.- rispose lui prontamente -Come sono andato?- continuò poi sorridendo.
-Mi bastava verdi..- sorrise amaramente la ragazza.
-Ma..?- la incitò Harry.
-Ma lei è un cameriere ed io una principessa. Anche se lo volessi sarebbe impossibile.- sospirò lei con rammarico.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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|28 dicembre|

-Signorina Stones, desidera una spremuta? Un thé?- chiese il signor Fostem, fedele cameriere di famiglia da ormai decenni.
-No, grazie mille.- la voce soffice e delicata riempì il soggiorno e fece sorridere il cameriere.
-Posso esserle d'aiuto in qualche altro modo?- ripropose osservando la principessa salire le scale.
Quest'ultima, per l'appunto, si voltò accennando un lieve 'no' con il capo per poi inchinarsi come forma di rispetto e congedarsi nella sua camera.
Oliver Fostem aveva sempre amato lavorare in quel castello. Anzi, per lui il verbo lavorare era fin troppo categorico, lui adorava servire la famiglia Stones.
Aveva lavorato per loro sin da quando la principessa Jal, ormai regina e madre, aveva solamente una quindicina d'anni.
Poteva persino giurare su ciò che aveva più caro -una sua collanina d'argento puro regalatagli all'età di sette anni da suo padre- che l'attuale Signorina Stones fosse la fotocopia della regina.
Entrambe avevano avuto sin da piccine lunghi e vaporosi ricci color miele, per non parlare degli occhi poi. Oliver aveva sempre amato gli occhi di quella signorina.
Erano di un verde variabile al sole, dove per l'appunto sembravano diventare gialli.
-Oliver, ti sei incantato?- la voce di Marianne, cuoca del castello, lo risvegliò dai suoi pensieri.
-Ouh, chiedo scusa Marie..- si scusò voltandosi verso di lei, intenta a pulire con uno strofinaccio la superficie di una pentola -Desideri qualcosa?- chiese poi.
Marianne sembrò voler nascondere il suo pallido e rugoso viso tra i vispi capelli bianchi, ormai corti, e con soffice voce esclamò:
-Volevo parlarti di una faccenda, sai..- si limitò a dire.
Oliver le sorrise quasi sciogliendole ogni forma di preoccupazione per poi annuire e seguirla verso la cucina.

**

La principessa aprì silenziosamente l’immensa porta della sua camera, entrando richiudendosela alle spalle e lanciandosi di slancio sul suo morbido letto matrimoniale.
17 anni. 17 anni dentro quel manicomio e già non resisteva più.
Non che le persone fossero maleducate, malfidate o addirittura antipatiche, ma vivere 24 ore su 24 dentro quel castello e non potervi mai uscire per nessuna ragione, la stufava.
-Ops, mi ero quasi dimenticata di te, Lizzie.- la principessina aprì le ante del suo armadio, scovando tra i suoi lunghi e costosi abiti una piccola scatolina di cartone.
La prese aprendola e prendendo tra le mani una piccola palla di pelo tutta nera ma con una piccola macchietta bianca sull’occhio sinistro: un gattino.
-Ehi, piccolina- sorrise accarezzandole il musetto mentre quest’ultima le leccava l’indice.
Parecchie volte capitava che la principessa, non sapendo dove andare, si rifugiava nella cosiddetta serra in giardino. Fu lì che scovò una piccola gattina, Lizzie.
L’accudì, nonostante sapesse che lì nel castello fosse severamente vietato avere gatti o cani in giro siccome il Re detestava ed era allergico ai loro peli, così era stata costretta a nasconderla nell’armadio.
-Vedi cosa t’ho portato, credo che ti piacerà.- poggiò dei semolini nello scatolone e, con un balzo, la gattina si rifugiò dentro mangiando.
‘Toc-Toc’ il rumore di una mano contro la porta la fece sobbalzare. Immediatamente chiuse lo scatolone posandolo nell’armadio e sospirando si avviò verso la porta, aprendola.
-Amore, ero venuta ad avvisarti che la cena è servita.- la regina Jal sorrise alla figlia.
Quest’ultima si congedò con un ‘arrivo immediatamente’ prima di richiudere la porta e scendere le scale.

**

-Allora tesoro,- cominciò il Re sorridendo alla figlia –come è andata oggi?- chiese per poi ingoiare un pezzo di carne con le patate.
-E’ andata.- si limitò a rispondere scuotendo le spalle.
-C’è qualcosa che ti turba, fiorellino?- le chiese la madre fissandola dolcemente.
-No, è solo che a volte vorrei poter uscire da queste quattro mura.- sospirò la principessa versandosi un bicchiere d’acqua.
La madre sospirò chinando il capo.
-Sai troppo bene che è vietato.- intervenne il padre –Sei una principessa e come tale devi rispet..- la voce annoiata della principessa interruppe il suo monologo.
-Devo rispettare le regole di questo edificio, lo so padre.- continuò lei addentando un po’ di carne e ingoiandola con nonchalance.
Il Re le sorrise premuroso prima che il suo udito fosse attirato da un leggero miagolio proveniente dalla cucina.
Immediatamente la principessa sbiancò.
-Cos’era?- trillò Jal, sbiancando e fissando il Re che già si sventolava con un fazzoletto aiutato da due cameriere rosse in viso dalla preoccupazione.
-Emh, madre credo che mi sia passata la fame.- sbottò la principessa allontanando il piatto –Perdonami.- disse alzandosi e dirigendosi in cucina.

**

-Lizzie? Lizzie, sei qui?- la principessa si avventurò in cucina, luogo dove non era mai stata prima d’ora a causa delle regole.
-Lizzie?- riprovò ancora chinando la sua schiena e osservando sotto il tavolo. Ma nulla.
-Ah, allora è così che si chiama.- una voce roca fece sobbalzare la principessa che si portò una mano sul petto osservando alle sue spalle la figura di un umile cameriere dai capelli ricci.
Il riccio tese le mani verso la principessa mostrandole la gattina.
Immediatamente lei gli si avvicinò, prendendoglielo dalle mani e portandoselo al petto.
-Tranquilla, non ti faccio del male.- ridacchiò.
-Non l’ho mai vista in giro per il castello. E’ nuovo?- chiese lei con voce tremolante.
Non era una cosa da tutti i giorni avventurarsi in cucina e trovarvi un perfetto sconosciuto.
-Non hai mai visto chi?- chiese il ragazzo.
-Lei!- trillò la ragazza infastidita. Voleva scherzare?
-Ma lei chi?- urlò il ragazzo spaventandola. Mimò un ‘scusa’ con le labbra.
-Lei, voi! Cioè.. tu!- balbettò la ragazza intimidita.
-Sì, sono appena arrivato.- rispose –Ma perché mi dai del ‘lei’?- sbuffò.
-Perché fino a prova contraria il mio titolo di principessa mi vieta severamente di dare del tu ad una persona estranea, nonostante essa sia di una classe sottostante.- sospirò la ragazza aggiustandosi con l’indice una ciocca di capelli cadutagli sulla fronte.
-Ora mi perdoni ma devo.. tornare in camera.- esitò la ragazza.
Il riccio ridacchiò vedendola andare via.
-Un momento!- urlò poi. La principessa si voltò con aria interrogativa.
-Qual è il tuo nome?- le chiese sfacciatamente.
-Stones.- si limitò a rispondere lei.
-Non intendevo il cognome, ma il nome.- ridacchiò.
Da quando in qua un perfetto sconosciuto chiedeva tali dati personali ad una persona di una classe superiore?
-Isabella, Isabella Stones.- sospirò lei dandogli le spalle e affrettandosi ad uscire da quella stanza.
-Mi piace il tuo nome, Isabella.- ridacchiò lui –Io sono Harry, comunque.- riuscì a dire prima che quest’ultima non fosse uscita del tutto dalla cucina.

**

-Signorina, sua madre mi ha chiesto di dirle che domani ci sarà la gara di cavalleria. Pertanto le consiglia di allenarsi con il suo cavallo.- la voce di Oliver interruppe la lettura di Isabella, intenta a leggere uno dei suoi libri preferiti.
-Vado subito, ringraziala da parte mia per il consiglio.- disse la ragazza.
Oliver le sorrise inchinandosi e uscendo, chiudendo la porta.
In una manciata di minuti la principessa si cambiò indossando un pantalone stretto e una camicia bianca, leggermente larga.
-Cassie,- urlò la ragazza attirando l’attenzione di una cameriera –mi prepari un cavallo, per favore- sorrise.
La cameriera annuì avviandosi verso la scuderia.

**

-Isabella! Isabella! Fermati, ti prego!- una voce graffiata interruppe la serena cavalcata della principessa, costringendola a fermarsi.
Quest’ultima girandosi notò a suo sfavore lo stesso riccio del giorno precedente aggrappato ad una scala per cogliere le mele da un albero alquanto alto.
-Non sapevo che tu sapessi cavalcare- sorrise il riccio e, stranamente, l’attenzione di Isabella fu del tutto catturata da due tenerissime fossette sulle sue guance.
-E io non credevo che un inserviente domestico potesse parlare con una principessa con tale confidenza, eppure lei lo sta facendo.- sbottò la principessa leggermente irritata.
-Smettila di darmi del ‘lei’, ti prego.- sbuffò il ragazzo.
La principessa fece per voltarsi e continuare la sua cavalcata in santa pace quando la voce di Harry interruppe le sue intenzioni.
-Vuoi uscire di qui con me? So che ti piacerebbe.- chiese spavaldo il riccio beccandosi uno sguardo torvo.
-Mi dia un buon motivo per farlo.- rispose lei stando al gioco.
-Perché io sono diverso e te lo posso mostrare.- rispose lui con tono dolce che fece quasi credere alla principessa quali fossero realmente le sue intenzioni: conoscerla.
-Davvero? Di che colore sono i miei occhi?- rispose lei serrandoli immediatamente.
-Beh, ieri i tuoi occhi erano verdi perché era buio, ma quando ora li colpisce la luce sono ambrati e se guardi attentamente intorno all'iride il colore è miele puro, ma quando osservi il sole sono quasi gialli.- rispose lui prontamente -Come sono andato?- continuò poi sorridendo.
-Mi bastava verdi..- sorrise amaramente la ragazza.
-Ma..?- la incitò Harry.
-Ma lei è un cameriere ed io una principessa. Anche se lo volessi sarebbe impossibile.- sospirò lei con rammarico.
-Quindi lo vorresti?- esclamò lui euforico all’idea.
-Sogna.- mentì lei allontanandosi velocemente grazie al cavallo.

**

Dopo il piccolo inconveniente con il cameriere, la principessa continuò cautamente a cavalcare.
‘Vuoi uscire di qui con me? So che ti piacerebbe’ questa frase continuava imperterrita a sconvolgere e  mettere a soqquadro la mente di Isabella.
Chi era quel misterioso ragazzo, e soprattutto, cosa voleva da lei?
Aiutarla?
-Ouh, ouh- la principessa ordinò al cavallo di fermarsi. E così fece.
Scese dal cavallo distendendosi sull’erba fresca a causa delle leggere goccioline che la sera prima l’avevano bagnata.
-So che lo vorresti, Isabella!- la voce di Harry la fece sobbalzare per l’ennesima volta.
-Mi scusi, Harry, ma non le hanno imparato le buone maniere?!- urlò la principessa drizzandosi sul posto e scuotendo il pantalone dall’erba –Quando una principessa dice ‘no’, vuol dir..- la ragazza fu interrotta da Harry.
-Vuol dire che vorrebbe farlo ma non le è concesso.- ridacchiò beccandosi uno sbuffo.
-Andiamo ‘Bella, chi vuoi che lo scopra?- tentò.
Isabella si fermò sul nomignolo appena datagli: ‘Bella. Era carino.
-Diciamo.. tutti? Sai cosa succederebbe se una principessa si avventurasse per i mercati in città?- rispose lei.
Il cameriere le fece l’occhiolino trascinandola con sé verso la sua capanna in giardino.

**

-Indossa questa.- trillò Harry lanciandole una mantellina rossa. Isabella la prese facendo scorrere il suo sguardo su quella stoffa così delicata ma antica.
-Harry, io..- la principessa venne interrotta da uno sguardo di Harry, l’ennesimo.
Senza farselo ripetere la indossò.
-Ora sciogli i capelli.- le disse lui sorridendole. Amava i capelli ricci e quelli della principessa gli ricordavano tanto i suoi.
-Come, prego?- esclamò esterrefatta. Nessuno dava degli ordini a lei.
-Se non vuoi che ti riconoscano in città dovresti scioglierli.- ridacchiò.
La principessa sbuffò costatando che anche quella volta Harry avesse ragione.
Abbassò il capellino rosso della mantellina e sciolse i suoi capelli, scuotendoli da destra verso sinistra e viceversa.
E’ bellissima, pensò Harry, bellissima e delicata.
-Bene, adesso sei pronta.- sorrise lui –Possiamo andare?- la principessa esitò prima di annuire col capo. Harry le si avvicinò prendendole la mano e iniziando a correre, attenti che nessuno potesse vederli scappare.

**

-Mi raccomando Isabella, non dare del ‘lei’ o ‘voi’ a nessuno. Qui in città nessuno sa farlo.- le sussurrò Harry trattenendo con sé ancora la sua mano e cominciando a camminare per i mercatini.
Gli sembrava di vedere la felicità della principessa fuoriuscirle da tutti i pori.
-Guarda lì!- gli urlò Isabella indicando un paio di mele rosse –Saranno buonissime!- continuò voltandosi verso di Harry giusto in tempo per vederlo sorridere.
-Ne vuoi una?- le chiese il cameriere, la principessa rispose scuotendo negativamente il capo.
-Non ho portato banconote.- Harry fece finta di non ascoltarla e la tirò verso l’uomo che le vendeva.
-Ehilà Carlo!- urlò Harry battendo il cinque all’anziano signore.
Quest’ultimo ricambiò con il capo il saluto per poi spostare il suo sguardo alla dolce fanciulla accanto al suo caro e giovane amico.
-E chi è questa meravigliosa fanciulla, Harry? La tua nuova ragazza?- ammiccò l’uomo fissando le mani dei due, ancora unite.
-No, in realtà sono una sua amica.- rispose la ragazza sorridendo.
-Non t’ho mai vista da queste parti, sei nuova?- riprovò il signore. Harry si sentì a disagio per la principessa. Insomma non era da tutti i giorni uscire dal castello ed affrontare tutte quelle domande alle quali, probabilmente, non sapeva neppure come rispondere.
-Per favore, Carlo, puoi darmi due mele rosse?- li interruppe.
Carlo gli fece l’occhiolino per poi lasciargli due grandi e lisce mele.
-Alla prossima, signorina!- le urlò Carlo.
-Grazie a voi, Carlo!- urlò in tutta risposta lei, coprendosi la bocca per aver usato il ‘voi’ e non il ‘tu’.
Harry fissò i suoi goffi gesti e ridacchiò portando la testa all’indietro.
-E ora dove andiamo?- sorrise la ragazza guardandosi attorno.
In quella città c’era di tutto: tra persone, carri, frutta, pasta, vasi, mantelline.. di tutto, eppure lei non aveva mai visto nulla.
-Sorpresa!- le urlò Harry ricominciando a correre verso una meta ancora sconosciuta per la principessa.

**

-Harry ma dove siamo?- tossì la ragazza –C’è tantissima polvere qui dentro- sospirò ancora chinando il cappuccio della mantellina.
Harry le sorrise facendole segno di raggiungerla.
Un enorme tendone grigio copriva un’immensa voragine nel muro.
-Pronta?- le chiese lui prendendo l’estremità di quel tendone.
-Pronta per cosa?- chiese lei.
La risposta le arrivò subito dopo quando Harry tolse velocemente il tendone e le mostrò la meravigliosa vista della loro città.
-Per questo.- le sorrise Harry prendendole la mano e portandola più vicino.
La principessa spostò immediatamente il suo sguardo verso il castello e un senso di delusione verso se stessa le mangiò l’intestino.
-Cosa succede? Non ti piace?- le chiese il cameriere, dispiaciuto.
-Tutto questo è perfetto, però io devo tornare a casa.- sussurrò dispiaciuta lei. –La prego Harry, mi riporti a casa.- gli chiese ancora.
Harry sospirò prima di avviarsi di nuovo verso la strada di ritorno.
Era felice per essere riuscito a convincere almeno per un minuto la principessa, ma più che altro era felice per essere riuscito a vederla sorridere grazie a lui.

**

-Isabella, dove sei stata?- la principessa sobbalzò portandosi una mano sul petto e voltandosi, trovandosi dinanzi il volto preoccupato di suo padre, il Re.
-Ouh padre, mi avete spaventata a morte,- esclamò lei -..sono andata a cavalcare per la gara di domani. Dimenticate?- ridacchiò la ragazza.
Il padre si portò goffamente una mano alla fronte, sbattendola e ridendo della sua stessa idiozia.
-Scusami tesoro, puoi andare. Manderò qualcuno più tardi in caso avessi bisogno di qualcosa.- balbettò il padre.
La ragazza lo ringraziò con un sorriso ed un cenno del capo, per poi congedarsi nella sua camera.

**

‘Toc-Toc’ la principessa, intenta a scegliersi una camicia da notte da indossare, fu interrotta dallo scricchiolio della porta a contatto con una mano.
-Avanti.- dichiarò lei ancora del tutto indaffarata con la testa dell’armadio.
Sentì solamente il tonfo della porta chiudersi per poi leggeri passi avvicinarsi a lei e due fredde e grandi mani posarsi sui suoi fianchi.
Quest’ultima sobbalzò trovandosi a pochi passi da lei il cameriere riccioluto.
-Harry,- urlò sussurrando lei -..cosa ci fai qui?- continuò.
Harry le sorrise –Mi hai dato del ‘tu’, fai progressi.- ridacchiò lui sedendosi sul letto come se fosse una cosa normalissima.
-Mi ha mandato tuo padre a chiederti se vuoi qualcosa.- disse strafottente.
La ragazza sbuffò –No grazie, non mi serve nulla. Ora puoi andare.- disse indicandogli la porta.
Il riccio fece finta di non ascoltarla e si alzò, dirigendosi verso il suo armadio e prendendovi una camicia rosa pastello lunga sino alle ginocchia.
-Indossa questa, ti porto ad una festa.- dichiarò lui passandogliela.
-Mi porti ad una festa con.. questa?- indicò la camicia. Il cameriere ridacchiò.
-Non è una festa per spacconi, ricchi e quella gente là,- cominciò, ma notando lo sguardo perso della principessa si affrettò a scusarsi –Scusami, ‘Bella. Quello che intendevo è che questa festa è organizzata da gente come me. Vedrai la differenza!- concluse.
Isabella parve indecisa:
Trasgredire le regole con un cameriere appena conosciuto oppure Restare a casa senza avere il rischio di essere scoperta e sgridata?
Prima che potesse prendere una valida scelta Harry la risvegliò dal suo stato comatoso schioccando la lingua sotto al palato.
Lei sobbalzò e colorandosi di rosso prede l’abitino.
-Dovrei vestirmi, Harry.- trillò la ragazza dopo svariati secondi di silenzio.
-Umh, fai con comodo. Non do fastidio.- esclamò di rimando lui, osservandosi le unghie delle mani e mangiucchiando alcune pellicine.
-Esci, per favore?- sbuffò la ragazza.
Il riccio sbuffò ridacchiando per poi avviarsi verso la porta e attenderla.

**

-Sei pronta, ‘Bella?- chiese Harry sbattendo a tempo il piede per terra per ingannare l’attesa.
-Un attimo.- disse la ragazza dall’interno della camera.
-E’ la diciassettesima volta che lo dici.- sbuffò lui quando la porta si aprì di scatto e ne uscì una profumata e perfetta principessa.
Harry la fissò facendola colorare di rosso dalla vergogna per poi prenderla e silenziosamente avviarsi verso la festa.

**

-Harry questa musica è così diversa da quella che conosco io!- urlò la principessa cercando di farsi sentire dal cameriere.
La sua famiglia amava il lirico, amava quel genere di musica classica.
Questa musica era più sul genere folcloristico e doveva ammettere che Harry ci sapeva proprio fare con la voce. Era uno strumento che sapeva utilizzare per cantare perfettamente.
-..E ti piace?- le urlò di rimando lui tirandola a ballare con lui.
-Sì, mi piace tantissimo!- rise lei cominciando a saltellare per quanto quella camicia da notte le permettesse.
Le dolevano i piedi. La testa le sbatteva fortissimo a causa di quell’insolita musica. Era sfinita e stanca; in un giorno aveva girato l’intera città e ora si trovava in un pub del paese a ballare.
Non era una cosa da tutti i giorni. No?
Eppure si sentiva così bene. Si sentiva libera. Libera per la primissima volta.

**

|29 dicembre|

-Isabella, com’è andata ieri sera?- le chiese Harry entrando nella biblioteca della famiglia Stones ed interrompendo la lettura della principessa.
-Bene, nessuno si è accorto di nulla. A parte per il fatto che stamattina ho fatto tardi a colazione, dovevi vedere le loro facce- rise la ragazza al pensiero.
Harry sentì la sua risata riecheggiare in quelle quattro mura e sorrise.
Aveva un suono così dolce.
-Che ne dici di andare ad un parco giochi?- chiese allora lui.
-Parco.. che?- chiese lei con aria interrogativa.
-E’ un parco dove ci sono migliaia di giochi, altalene, scivoli, di tutto.- rise.
Vide chiaramente gli occhi della principessa divenire vispi e contenti e vide un suo cenno positivo del capo che lo fece chiaramente elettrizzare all’idea di passare un altro pomeriggio insieme a lei.

**

-Dai, più veloce!- rise la ragazza continuando a dondolare sull’altalena.
-Ma così finirai per cadere!- urlò Harry continuando a spingerla.
-Zitto, voglio toccare il cielo con un dito.- rise ancora la ragazza allungandosi sempre di più.
Harry scosse la testa spingendola ancora più forte quando un tonfo lo fece uscire dai suoi mille pensieri.
Isabella era distrattamente caduta dall’altalena, finendo per terra a pancia in sotto ma continuando imperterrita a ridere.
-‘Bella tutto bene?- chiese Harry girandola in modo da poter vedere il suo volto.
Una risata sfacciata gli riempì il volto di un sorriso magnifico quando notò la punta del naso della principessa arricciarsi a causa dell’erba.
-Vieni qui, vedi che bella forma ha quella nuvola!- urlò entusiasta lei tirandolo giù per il gomito.
-Sembra una formica..- evidenziò lui indicandola.
-Una formica? Ma cosa dici?- trillò lei fissandolo torva –E’ chiaramente un cucchiaio!- continuò per poi scoppiare a ridere per la banalità dei loro argomenti.

**

|30 dicembre|

-Portiamo a spasso Lizzie?- le chiese Harry.
La principessa era distesa sul suo enorme lettone a fare grattini al suo cucciolo di gatto, quando Harry interruppe tutto ciò.
-Portarla dove?- domandò lei beccandosi come risposta una spinta ironica da parte del cameriere.
-Dovunque, ma ti prego.. usciamo di qui o morirò asfissiato!- la pregò inginocchiandosi.
La principessa ridacchiò per poi prendere il gattino e recarsi fuori in giardino con lui.
Non sapeva cosa le stesse succedendo. Non lo capiva.
Erano esattamente due giorni che non faceva altro che non rispettare regale, uscire e stare con Harry.
Quel ragazzo la stava aiutando psicologicamente in una maniera fondamentale.
..Ma, perché si sentiva così bene quand’era con lui?

**

|31 dicembre|

-Harry?- la principessa si avventurò per la seconda volta in cucina, scovandovi questa volta una cameriera di turno.
-Mi scusi signorina, avete per caso incontrato il cameriere Harry?- chiese educatamente.
La cameriera alzò lo sguardo dal grosso pentolone di sugo, posandolo sulla figura della principessa.
-Ma come, non l’avete saputo?- trillò lei agitando il cucchiaione.
-Saputo cosa?- esitò lei con aria interrogativa.
Il giorno prima, dopo essere tornati da un’esilarante giornata, la principessa era tornata nella sua camera –attenta a non farsi vedere da nessuno-, mentre Harry nella sua capanna.
-Harry si trova nelle segrete del castello.- rispose la signorina.
-..E cosa ci fa lì?- esclamò portandosi le mani nei suoi folti ricci.
Sapeva benissimo che quando qualcuno veniva portato lì era solamente perché colpevole di una grave azione e mandato nelle carceri.
-Dicono che l’hanno scoperto ad uscire dal castello ogni notte in compagnia, ma non sanno con chi.- scosse le spalle dispiaciuta, per poi riprendere a cucinare.
Isabella non disse nulla ma la prima cosa che fece fu quella di andare a parlare con sua madre. Immediatamente.

**

-Madre, devi liberare Harry!- urlò Isabella entrando nella sua camera senza degnarsi di bussare.
-Isabella modera i termini con me e non permetterti di darmi ordini.- trillò lei di rimando.
-Madre, lei non capisce..- sospirò la principessa –Harry è un bravo ragazzo.- continuò.
La Regina la fissò con nonchalance –Bene, stasera dopo l’inizio del 2013 lo libererò. Ma non prima.- trillò indicandole la porta. –Ora vatti a preparare, a breve ci sarà il conto alla rovescia.- concluse.
Isabella ubbidì, uscendo da quella camera ma non si avviò verso la sua camera.
Grazie ad Harry in quei quattro giorni aveva capito che l’educazione, i soldi e il rispetto erano nulla se colui con il quale parli non li ha con te.
Grazie a lui aveva capito che si poteva amare anche un inserviente domestico e non per forza un ricco conte d’alta famiglia.
Grazie a lui aveva iniziato ad amare e a capire cosa si provasse ad essere liberi.

**

-Isabella cosa ci fai qui?- Harry si alzò da quella scomoda posizione in cui si trovava: poggiato con i piedi contro il pavimento freddo e la schiena contro una crepa nel muro.
-Chiederti d'amarmi forse sarebbe il massimo. Ma ti chiedo di starmi accanto, di abbracciarmi quando ne ho bisogno, di sopportare la mia presenza che forse a volte ti infastidisce perché io so di non essere il massimo, sono solo una principessa che ha bisogno di qualcuno. E quel qualcuno per me sei tu.- cominciò avvicinandosi a lui mentre l’orologio grande del castello segnava 15 secondi all’inizio del 2013.
-Ti chiedo di insegnarmi a sorridere di nuovo, perché credimi, l'ho dimenticato stamattina. Ti chiedo di tenermi per mano, non per sempre, almeno per quanto basta.- Harry ridacchiò sentendo quelle parole.
Anche lui l’amava.
‘9..8..7’
-E soprattutto, adesso è il mio cuore che parla, ti chiedo di non illudermi, ti chiedo di comportarti da amico, perché è quello che sei, anche se credimi non è quello che vorrei.- concluse chinandosi accanto a lui e fissandolo.
‘5..4..3’
-Io non voglio esserti amico Isabella, io voglio essere il tuo ragazzo. Perché in quattro giorni mi hai insegnato che non sempre le apparenze sono quelle che sembrano.- disse prima di poggiare le sue lisce labbra di quelle morbide e tonde della principessa.
-Ti amo.- le disse lui.
‘2..’
-Ti amo.- rispose lei tornando a baciarlo ancora, ancora e ancora.
‘1.’
 
Lì fuori tra centinaia di invitati, conti, principi, principesse, regine, re e tanti altri titoli reali, si festeggiava un nuovo ed identico anno.
C’era persino qualcuno che cercava la principessa in ogni angolo della casa.
Le botte continuavano a colorare il cielo e riempire le orecchie delle persone che urlavano e cantavano entusiasti.
Ma più giù, nelle segrete del castello Stones, due piccole anime –d’apparenza diverse- si stavano unendo.
Due anime –una principessa e un cameriere- avevano capito che non c’era nulla di meglio che stare insieme.

Né un castello, né i soldi, né dei costosissimi abiti, solamente baci, abbracci e tanto –tantissimo- amore.

-Buon 2013, mia cameriera.- le sussurrò Harry ridacchiando, baciandole la fronte.
-Buon 2013, mio principe.- rispose lei, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dal suo leggero fiato di menta.


Note dell'autore:

Oddio, siete arrivati fino a qui sotto oppure siete un miraggio? Se siete arrivati allora sono davvero contenta,
ma lo sarei ancor di più se avessi la consapevolezza che questa one-shot (d'altronde uscita dal nulla) vi piacesse.

Devo ringraziare Pettyfer per il meraviglioso banner che potete trovare sopra. 

E.. cosa dirvi?
Spero che vi sia piaciuta perché ci ho messo quattro giorni per scriverla e difatti mi è venuta 9 pagine di wordpad.
VI AMO BRUTTE LETTRICI MAFIOSE. 


Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina. 

  
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