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Autore: inmyplace    02/01/2013    1 recensioni
storia scritta in chat con un mio amico, un pezzo a testa. senza un filone logico. senza una trama. senza una conclusione logica. semplicemente un esperimento di due totali folgorati.
enjoy
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Tommy correva lungo l'argine del fiume
Oh, e come scrosciava il fiume quella mattina... Non si può immaginare. Un rombo, un tuono, una frana: poteva essere, ma era solo l'acqua che correva con lui sotto un'alba terrificante e rossa.
Ma ad un certo punto, un onda di sconcerto invase Tommy, che ci faceva li? Come aveva potuto fuggire così silenziosamente dal suo destino? Pensava davvero di dimenticare l'accaduto della sera precedente in quella maniera?
Non si dimentica che la carne, eccola la verità. Pezzi di terra putrida, bagnata e marcente. Ma la luce, l'ombra... quella rimane. E' il ricordo ed è una fotografia. E maledetti quegli occhi che hanno visto e non sanno dimenticare, obiettivi di una vita. Pezzi di vetro e la luce passa attraverso ed ecco che senti gridare "Oooooh, wow!" quando la luce passa attraverso l'iride e la riempie di colore. Ma questi colori lui non li dimentica.
Si ferma, sudato, tremante, sporco, e si gira. Ancora è fermo, ma il cuore è per assurdo più veloce.
Sentiva di non appartentere più a quella vita, ma una parte di se urlava quanto fosse stato fottutamente codardo a scappare così, "i ricordi rimarranno per sempre impressi nella tua mente Tommy, ovunque andrai non sarà mai abbastanza lontano, non fuggirai mai, potrai correre argini, nuotare immensi oceani, scalare montagne ma tu sarai sempre qui, e lo sai" gli aveva detto sua sorella, Luce, prima che lui sbattesse la rumorosa porta in legno che divideva il suo mondo da quello esterno. Eppure, quelle parole affilate come lame taglienti non avevano minimamente sfiorato il cuore di tommy.. Fino a quel momento.
Cammina piano, adesso. Non sa quando ha iniziato, ma è un moto lento, che culla, che rassicura. "Rimaranno..." diceva sua sorella... Ma anche lei, che ne sapeva? Solo i ricordi rimanevano nella sua vita, mentre tutto il resto se ne andava. "La tua mente..." cos'era ormai? Anfratti polverosi, neri, profondi, mausoleo di verità che rifiuta a se stesso. La chiama col suo nome completo raramente, sua sorella, e forse era l'unica. Thomas... Sua madre lo aveva scelto in nome del nonno, in nome di un ricordo.
Allora diventa tutto troppo pesante. Apre la mano e se lo trova dentro. Accende e fa un tiro profondo. I polmoni si cullano dell'abbraccio di fuoco del fumo, e la mente si prepara a perdersi.
"E se smettessi? Chi mi abbraccerebbe a notte inoltrata? Chi mi direbbe che forse tutto è un sogno e quindi non c'è bisogno di preoccuparsi? Chi mi assicurerebbe che i sensi possono andarsene e la ragione morire? Chi mi mostrerebbe come scappare senza che nessuno se ne accorga?".
Ma alla fine si trattava sempre di scappare.
Era sempre stato affascinato dal fumo, dalla sigaretta di per se, lo incantava guardare quella irregolare riga color del fuoco divorare tabacco, tiro dopo tiro, per poi trasformarlo nel niente, in cenere. Alla fine lui era così. Divorato dal fuoco vivo del ricordo e trasformato in cenere dal dolore. Si sedette appoggiando la schiena sul tronco di un albero, davanti a se il fiume proseguiva la sua strada in maniera costante, solo il rumore dell'acqua annebbiava la sua mente. Chiuse gli occhi.
Lo vedeva.
In mille, duemila, un milione, miliardi di persone. Correvano tutti incessantemente. Era il movimente insensato e ovvio di un alveare, di un formicaio. Ognuno correva e sapeva dove, incessantemente. Il mondo era un palazzo d'Atlante e ogni uomo un'Orlando che corre e corre e non sa come fermarsi. E nessuno sapeva bene dove andava.
Lo vedeva.
Tra tutti, uno stava fermo. Un ragazzo della sua età, doveva essere. Un suo amico, poteva essere. Fermo. Lo fissava. Non poteva essere un suo amico: lo era. Il migliore per giunta. Tommy lo guarda, prima preoccupato e poi rassicurato, osserva le labbra muoversi senza emettere suoni, osserva dolce la curva della mascella e poi dello zigomo: linee di un Giotto irreale, un pure virtuosismo di armonie, l'orchestra della bellezza. Gli occhi brillano. Tommy gli sorride e si sente felice.
Il mondo si ferma, impercettibilmente, come un ganno nell'ombra. In miliardi a fissarlo. E tutti sussurrano "E' sbagliato, è un uomo, come te. Non puoi amarlo, è sbagliato". Tommy distoglie lo sguardo dal ragazzo e tutti gli altri si rimettono a correte, sicuri che nulla di sbagliato accade nel loro alveare. Ma Tommy, segretamente, continuava ad amarlo, non con gli occhi ma col cuore.
Si schiudono le palpebre e il fiume torna a scorrere.
Perché era così difficile? Perché non aveva avuto la forza di dirlo? Perché aveva preferito scappare? Ricordava i momento passati insieme, ricordava gli sguardi straniti di persone troppo stupide per capire. La gita al mare. La cioccolata calda quando era troppo caldo per berla. La sua chitarra. Il prato. I fogli da disegno. Sorrisi, lacrime. Dove sarebbe andato? Gli mancava ma non poteva raggiungerlo, e più si allontanava più gli pareva di essere sempre più vicino al punto di partenza. Una calda lacrima rigò il sup viso, così duro e vissuto, scavandosi il suo spazio tra le rughe di un ragazzo troppo giovane per poterle avere, un nodo in gola, si prese la testa fra le mani
E poi il prezzo della libertà.
Perchè verità cade piano come neve tra i pini.
E di nuovo il prezzo della libertà.
Andare e affrontare l'amore o restare e affrontare la distanza. Due sentieri che portano alla morte, l'uno per fiori e l'altro tra pietre.
Era una partita a poker allora! Ma, ma nel gioco d'azzardo lui non era bravo, lui era il primo ad abbandonare il tavolo. Lui non capiva quando si poteva fare all-in e quando non ne valesse la pena. Le belle carte gli arrivavano di rado, ma le brutte mani degli altri avevano più soldi e puntavano meglio. Lui lasciava il tavolo, ancora una volta, per primo, e non rimanevano neanche i soldi per una stupida birra.
Era l'ora di provarci, anche se non si era grandi giocatori.
Eccolo qui il prezzo della libertà: la scelta.
"Torna da lui. Forse potrà amarti".
"Scappa, stupido: non ti amerà, lui vuole un'altra".
Bisogna decidere. In fretta.
E se..se se la seconda opzione si rivelasse l'errore più grande della sua vita? Non valeva la pena rischiare? La fiamma di quel vecchio accendino incenerì un'altra sigaretta, dando spazio al rimorso del masochismo legato al gesto, un tiro profondo "affronta la tua vita tommy, se non ci provi non potrai mai sapere come sarebbe andata, e se va male? E se va male ci avrai provato, e ne sarà valsa la pena". LUCE! Improvvisamete il volto di sua sorella, l'unica che lo aveva davvero capito, gli si stampò violentemente in testa. Quegli occhi così neri, quei capelli così scuri, quel sorriso forte, degno di una vera donna. Come aveva potuto deluderla così? Come aveva potuto abbandonarla dopo tutto quello che lei aveva fatto per lui? Ed ecco che altre lacrime si fecero spazio rigando come lame affilate il suo viso. "è tempo di crescere tommy, sei fuggito abbastanza, è tempo di tornare"
Ma se tutto è perduto, è vero che tutto è perduto.
Qui non siamo su un tavolo del poker, signori! Qui non si tratta di tabacco che brucia, ma di una vita che muore; non di Luce, ma di Tommy, di Buio; non di un miliardo di persone, ma di due! Tommy non è alla Scala vestito di un gran frac nero fumo, non ha un sigaro tra le labbra e del cognac in mano, no... Non è obbligato a far discorsi impegnati su filosofie morte o dettami di leggi scalfite dal tempo, urlanti rigogliose della vita a uomini persi che persi le dettano! Tommy è seduto lungo un fiume e, come il mondo gli chiede e con il doveroso impegno che la situazione vuole, soppesa al bilancino da droga i brandelli di una vita giovane e chiara che non dovrebbe pesare più di una piuma, ma che invece grava di un abominio gravido di oscurità, del più grande diritto negato all'uomo e dello scherzo fatale che Iddio - da buon cinico amante del feticismo di strada più sfrenato - ha donato all'uomo forse per scherzo, tutte cose che Tommy per tanto declassa a: delitto d'amore. Che sia vietato o incompreso, o che si tratti di sporca ingiustizia, rimane pena gravissima.
Al contrario della Scala, lungo questo fiume si vive la vita, non la si parla. E le due cose son ben diverse, sfido a credere soltanto il contrario. Qui Tommy sa che se torna e si sbaglia, se torna e lui non lo ama, Tommy ha perso la più bella persona che la vita gli abbia sbattuto in faccia, perde un migliore amico, e tutto quello che è il suo orgoglio e la sua speranza. Chi farebbe all-in in questo caso? Chi rischierebbe tutto? Per cosa, in più? Con una misera coppia di sorrisi, l'altro potrebbe avere in mano una scala reale a cuori, vale a dire della semplice amicizia, e assolutamente non amore.
Tommy fuma e il fumo se ne va, e il vento torna e se lo porta via.
Qui i discorsi fatti nei caffè di Milano volano via: son troppo leggere le parole al vento. E se cadono, cadono in acqua, e il fiume le porta con sè.
Se non fosse tornato, domani se ne sarebbe pentito, è vero... Ma potrebbe ancora godere della vista del sorriso di quello che amaramente rimarebbe il "migliore amico". Ma rimarebbe.
Amare senza essere amati, amare in silenzio, amare soffrendo, amare nella speranza di un domani ardente di felicità, amare sentendosi illusi, amare un utupia. Ecco quali erano le condizioni se fosse tornato. Ecco il compromesso che Tommy avrebbe dovuto ingoiare come si ingoiano quelle fottute medicine che ti rifilano per il mal di testa, mal di gola o qualsiasi altro male. Era disposto ad accettare? Il suo cuore diceva "torna tommy, torna ed amalo segretamente. Torna ed ama i momento che passerete insieme, anche se insignificanti per lui" ma la sua mente, la sua mente furiosa urlava al ragazzo che andandosene avrebbe vissuto facendosene una ragione, ed un giorno forse..avrebbe dimenticato. E la sera prima? Dimenticare quello che c'era stato? "non se ne parla neanche" disse fra sé e sé.
 
"Ale? Pensi di uscire o devo venirti a tirare fuori io?" Domandò Tommy all'amico che non si decideva ad uscire da quel bar, forse troppo ubriaco per riuscire a scendere da quello sgabello unto del sudore di luridi uomini di poca fiducia. 
"non rompere i coglioni thomas!" boffonchiò con un sorriso sghembo.
"ale ti prego, sei ridotto malissimo, vieni con me torniamo a casa" lo prese sottobraccio e cercò invano di condurlo alla porta del locale.
"ehii non toccarmi, non sono mica la tua ragazza cazzo! Ah aspetta, ma non sarai mica frocio? Potrebbe spiegare molte cose.. Ahaha perché fai quell'espressione? Che c'è? Mi ami? Ma sei un fottuto frocio di merda! Che schifo! Vai a farti inculare cazzo!" ale caddé dallo sgabello ed iniziò a vomitare. Tommy impietrito lo guardava senza parole. Sconvolto. Amareggiato. Arrabbiato. Milioni di fottuti pensieri lo invasero. Non riusciva a muoversi. "ehy frocio ma non lo aiuti il tuo amico a rialzarsi?" chiese un uomo sulla cinquantina tra un sorso di birra e l'altro.
Thomas indietreggiò fino ad uscire dal locale.
Si accese una sigaretta, e senza battere ciglio continuò a camminare fino a che non si ritrovò tra le braccia di Luce.
"Stai tranquillo"
"Luce, non posso stare tranquillo!" gridò Thomas alla sorella. "Luce, basta stronzate! La gente non sta tranquilla, le gente odia! Lo cova o lo urla, sbraita cattiverie, vomita sporca bile nera, ma odia. E io sono stanco di queste inutili puttanate! Rischiare? Dovrei rischiare? Questo è uno scherzo, è la storia sbagliata!".
Lei piangeva. Non era uno di quei pianti armoniosi o graffianti, non era rumoroso. Era un pianto di rassegnazione.
"Be' non dici nulla? Non uno dei tuoi stupidi e finti moralismi, del tipo che poi la vita va bene o troverò l'amore? Che la vita è bella? Perchè io la mia vita ce l'avevo tra le braccia, 10 minuti fa, e stava vomitando alcol e succhi gastrici, mentre mi sputava nell'occhio tutto l'odio che solo l'ubriachezza può palesare!" disse prima di uscire, sbattendo la porta, lasciando la sorella come in uno stato di pauroso torpore.
ed in un attimo si ritrovò lì, appoggiato al tronco di quel cazzo di albero, a piangere la sua vita. accese l'ennesima sigaretta, chiuse gli occhi ed aspirò lentamente assaporando ogni fottuto tiro. cosa poteva fare? ormai era certo che la scelta migliore per lui fosse fuggire dalla sua vita. o per lo meno andarsene per un po' di tempo. voleva urlare. sentiva dentro di se un forza disumana possederlo, ed aveva bisogno di scaturire da tutti i suoi pori. ma non fece niente. rimase lì dov'era, delicatamente appoggiata a quel tronco, ad assaporare il tabacco di una marca di cui nemmeno ricordava il nome, probabilmente aveva girato quelle sigarette con Ale, ma non aveva voglia di pensarci troppo, e tantomeno di starci male. Sbuffò arreso all'idea che la sua vita era una completa merda. Poi sorrise,"l'autoironia è un'ottima medicina" diceva sempre sua Madre, che a sua volta aveva contagiato anche Luce, ormai quella frase era la cosa che più veniva ripetuta a casa sua. Sostanzialmente si poteva definire la loro filosofia di vita. Ed ecco che le lacrime smisero di scavare il suo viso. L'alba era ormai un altro ricordo, il sole era alto e brillava come gli occhi di un bambino il giorno del suo compleanno. Il cielo, così azzurro e limpido dava segno che quella sarebbe stata un'ottima giornata per quasi tutte le persone che vivevano sotto di lui. Un ultimo tiro, la spense su una radice di quel salice, la spense come si spengono milioni di vite ogni giorno. La spense come si era spenta la sua
Andare, tornare... Decisioni, le chiamano. E poi? E poi non decidono nulla. Alla fine tutti scappiamo da qualcosa, e perfino chi torna scappa da tutto il resto e perfino chi ama abbandona qualcosa.
  
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