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Autore: Dahmer    02/01/2013    1 recensioni
Ehi! Devo dedurre dal fatto che non rispondi che non ti ricordi di noi?! Tom.
La ragazza guardò stranita il display. Doveva aver bevuto davvero tanto per non ricordarsi nulla.
-Chi è?- chiese curioso Ozzy, tentando di guardare lui stesso, fallendo nella sua missione.
-Tom- rispose l’ispanica con un sorriso straordinariamente bastardo.
-COME?! E PERCHE’ TI HA SCRITTO?!- urlò indignato il fratello, immedesimandosi al meglio in una checca isterica.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8: Com’è stato?

Ormai Tom se n’era andato e Gene si sentiva terribilmente in colpa. Andò al piano di sopra, dove c’era la camera di Lee. Vi entrò. Si sedette sul letto tenendosi la testa tra le mani, confusa. Per fortuna su quel piano non c’era nessuno, perché il padrone di casa aveva proibito di andarci, per evitare danni.
Guardò il soffitto bianco, riuscendo a vedere, dall’ampia finestra nel tetto, la fioca luce delle stelle entrare nel loft.

Sentì bussare alla porta, Ozzy le si piazzò davanti.

-Era questo il tuo piano?- le chiese rimproverandola.

-Beh, ora è certo che Tom prova qualcosa per me, visto come ha reagito- tentò di scherzare lei.

-Quello lo sapevamo già- continuò ad ammonirla il fratello.

Seguì un minuto di silenzio, un silenzio pressante, che rendeva la situazione insostenibile.

-Com’è stato?- domandò poi il ragazzo, incuriosito.

-Intendi se bacia bene?- cercò di capire l’altra.

-Anche, ma anche cosa hai sentito. Dio, un ragazzo così me lo sarei sbaciucchiato pure io- replicò il moro.

Gene lo fissò, corrugando la fronte, poi fece un respiro profondo e parlò.

-Non bacia affatto male, ma quando ho aperto gli occhi ho visto Tom, o meglio, la mia immaginazione mi ha fatto vedere Tom-

-E se non fosse stata l’immaginazione ma il cuore?-

Colpita. Il suo corpo fu percosso da quell’affermazione diretta. Troppo schietta, troppo sincera.

Lo osservò permettendogli di guardarle dentro, voleva che fosse lui a rispondere. Lei non si capiva più ma aveva notato che il gemello riusciva a farlo al posto suo.

Ozzy l’abbracciò forte, stringendola a sé. Le perdonava tutto. Lui comprendeva i suoi stati d’animo, le sue reazioni, i suoi dolori. Gene gli affondò la testa nell’incavo del collo, lasciandosi andare completamente.

Sulla soglia comparve improvvisamente Oliver, a testa bassa.

-Va tutto bene?- fece Ozzy, notando lo sguardo vagante del tatuato.

Il ragazzo alzò la testa, mostrando un leggero graffio sulla guancia destra. Annuì.

-Che ti è successo?- esordì terrorizzato l’altro.

-Gene, possiamo parlare?- lo ignorò il cantante.

-No- ribatté acida l’ispanica, alzandosi per uscire. Oliver la bloccò. –Poteva sembrare una domanda ma non lo era. Ozzy ci lasci soli un momento?-

Il ragazzo uscì, appostandosi all’inizio delle scale, pronto a origliare.

-Che hai fatto?- chiese l’ispanica, indicandogli la ferita.

-Julie … Quella ragazza è un animale-  replicò il ragazzo, sfiorandosi la guancia. 

La ragazza si ammutolì, sapeva che la Barbie era possessiva, ma non pensava fino a quel punto.

-Spero non vi siate lasciati per colpa mia- gli sorrise beffardamente, sapendo già che la risposta sarebbe stata affermativa.

-Cosa volevi dimostrare?- la pressò lui, stranamente serio. Gene capì che lui non voleva scherzare e forse non avrebbe dovuto farlo nemmeno lei.

Rimase zitta, i suoi occhi cominciarono a vagare per la stanza. Oliver sospirò. Aveva forse capito? No, quasi sicuramente no.

La guardò, prendendo le distanze.

-Oliver …- cominciò flebilmente la mora.

-Lascia stare-  si arrese lui.

Uscì dalla stanza, sbattendo la porta. Sul pianerottolo trovò Ozzy. Si limitò a lanciargli uno sguardo di disapprovazione, poi scese di fretta la scalinata, deciso ad andarsene.

Gene si dovette ricredere. Quello era un vero casino.  Ora li aveva persi entrambi.




Al piano inferiore …

-Che diavolo hanno tutti oggi?!- urlò Lee a Matt, dopo che Oliver gli passò davanti per uscire.
-Gene- rispose pacatamente l’amico, sorseggiando un liquido rossastro. Era totalmente ubriaco, cosa poco straordinaria per lui.

I due furono raggiunti da Matt K.

-Datemi una mano a portare a casa Jona, ha bevuto un po’ e sapete che non regge-

-COME?! CHI L’HA FATTO BERE?!- sbraitò Lee. Matt si allontanò velocemente, fingendo di aver visto qualcuno che conosceva, per evitare il rimprovero del biondo.

-MATT!- percepì gridare alle sue spalle. Incrociando gli occhi accusatori degli altri due membri della band.

La festa non era andata proprio benissimo, cosa decisamente rara per Lee, di solito un vero mago delle feste. Beh, almeno Jona sembrava divertito, peccato che il giorno dopo, per colpa di Matt, non si sarebbe più ricordato nulla.
 
 
  
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