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Autore: Luna Crescente    02/01/2013    1 recensioni
Una ff ispirata a un bel film, per quanto depimente che sia, visto ieri sera (non ricordo il titolo!!) xD
Spero vi piaccia!! ^_^
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ennesima notte passata a piangere
 
Le luci della casa affievolite, quasi spente.
Solo alcune piccole e flebili luci contornano la casa, come lucciole che volano una calda notte di primavera.
E proprio come lucciole queste luci muoiono lente.
fiochi fluttuazioni di fumo si intravedono nell’ombra lucente che le candele proiettano nel muro.
Un profumo di ciliegia riecheggia nell’aria coprendo il dolce profumo di mousse che oramai da tempo aspetta sul tavolo decorato.
Uno sbuffo delicato, un unico sbuffo fa morir in un istante mille cicale che riempivano la casa.
Un secco suono per un istante copre una dolce melodia, la sedia si è spostata e lo stereo ha taciuto.
La casa ora è vuota, la stanza ora è bianca.
Nulla più di resti di candele stanno ora a decorar la tavola, niente più luci, profumi o suoni, solo il leggero e trascinato schiocco di tacchi sul parquet.
“L’ha fatto di nuovo” pensa la ora triste donna che munita di cucchiaio svuota svelta la ciotola ricca di cioccolato “lo sapevo” continua mentre una pura ed alquanto consueta lacrima le sfiora il viso per poi cadere al suolo.
Un altro sospiro e sbuffo riempie quella cupa e bianca stanza, ora priva anche di lei.
Soffici e candide lenzuola in seta le sfiorano le nude cosce che ora ferme e immobili riempiono il suo solito posto nel letto.
“Perché continua a dire che mi ama” riprende lei fissando quel cuscino che oramai da troppe notti non accoglieva il capo di lui, che da troppe notti lo vedevano al mattino quando scaltro fingeva di averci dormito, già ma lei lo sapeva, lo sapeva benissimo ma lo amava.
Calde lacrime amare bagnano il cuscino che giacciono ove il volto di lei giace spento, spento di vita.
Lui gliel’ha tolta! Tutte quelle sere passate a piangere, singhiozzare per poi dover fingere, dover sorridere. Lei lo amava e lo avrebbe amato per sempre, amato finché quel malato amore con l’avrebbe uccisa, o quasi.
Il volto di lei si sposta, si inclina leggermente, il tanto per osservare il comodino di lui. Vuoto.
Come tutta la casa, vuoto di lui, non c’è mai stato praticamente e mai ci starà.
Lei lo sa, lo sa benissimo sì ma l’amore è cieco e si sa.
Un flebile vibrare scuote le setose lenzuola di lei. Il cellulare.
Con velocità la ragazza fruga tra i numerosi soffici cuscini per poi scovare quel telefono che lo annuncia, o meglio annuncia un suo messaggio.
-Faccio tardi, non mi aspettare- cinque parole capaci di spezzare un cuore, cinque parole amare che potrebbero essere addolcite da un semplice -ti amo-.
Oh, se lui l’amasse se lui l’avesse mai amata o meglio, se il suo fosse mai stato un amore sano allora forse, forse quell’uomo così freddo con lei l’avrebbe trovato un po’ di sentimento nel pensare a colei che ora soffre.
“Chissà cosa sta facendo, chissà con chi lo sta facendo” pensa lei per poi raggomitolarsi al cuscino che ha ancora il suo odore “perché lo amo così tanto? perchè lui non mi ama più” due domande che riempiono quella mente da tempo ormai, domande che mai avranno risposta, domande assurde, domande tremendamente sofferte.
I singhiozzi riecheggiano nell’aria, quell’aria che fino a poche ore fa era di speranza, quasi di gioia ora è solo ricca di sofferenza pura, di odio quasi.
Un odio che più flebile comunque di quell’amore assurdo verso lui.
Il volto di lei sempre più distrutto dalla sofferenza sempre più vecchio minuto per minuto, ore per ore che ormai son passate numerose.
Un leggiero scricchiolio copre per un istante il respiro affannoso di quella ragazza che dopo ore ancora non dorme.
La porta di quella porta, spettatrice di notte insonni e passate a piangere si apre, è lui.
La mente di lei si offusca per un istante quando insieme a lui sente entrare un fastidioso odore di profumo, non è il suo no, lo sa benissimo.
Con lentezza, senza neanche preoccuparsi di non farla sentire lui si ferma sull’uscio della porta e compone uno a uno numeri di cellulare, lei sa chi sta per chiamare, è quella donna, la donna di quel profumo.
“Hei, ti sei divertita questa sera porcellona?” inizia lui volgare come sempre “sì, mia moglie dorme” continua per poi scoppiare in una piccola e strozzata risata “già è proprio una cogliona” continua lui porgendo uno sguardo verso quella donna che ora tutto fuorché amore, per la prima volta, prova per lui, lui lo sa infondo in fondo che lei è sveglia, lo sa che sente tutto. Lo sa benissimo.
La chiamata si conclude poco dopo e lui come un peso morto affonda nel soffice e candido letto.
Niente, né uno sguardo, né un tocco nulla verso quella ragazza che ancora è sua moglie, nulla.
La ragazza con odio negli occhi si volta con lentezza e fissa per minuti interi la nuca di lui che già dorme russando.
I suoi occhi si fanno pesanti e come sempre, inesorabilmente si addormenta accanto a quell’uomo che pin piano sta imparando ad odiare.
 
 
 
 
 
  

  
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