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Autore: PostItMarriage    02/01/2013    1 recensioni
One shot drammatico-introspettiva su un personaggio, di mia creazione, di cui mi sono segretamente innamorata. Si chiama Chris, è un ragazzo che cerca la sua strada nel mondo ma finora ha solo trovato una meravigliosa città, che gli ha rubato il cuore e sarà il teatro del giro di boa della sua vita.
'Mancava ancora qualche settimana a Natale ma le luci e le insegne già riempivano la città. Parigi, anche dopo tre anni gli sembrava di essere appena arrivato in quella città spettacolare e magica'.
Si sa, Parigi ha la chiave del cuor, ovunque profumo d'amor.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chris arrivò a Place de la  Concorde con la metropolitana. Il treno rallentò piano fino a fermarsi e lui potè scendere. La stazione era vuota, erano le sette di sera di una fredda serata di dicembre del 1993. Chris salì le scale che portavano all’uscita e, una volta arrivato all’ultimo gradino ammirò lo spettacolo di luci e colori della piazza. Mancava ancora qualche settimana a Natale ma le luci e le insegne già riempivano la città. Parigi, anche dopo tre anni gli sembrava di essere appena arrivato in quella città spettacolare e magica. Era arrivato da Nashville il 15 luglio 1990, in un caldo pomeriggio d’estate. Era sceso all’aeroporto Charles De Gaulle alle cinque e poi aveva preso la metro per Montmartre, l’eccentrico quartiere in cui viveva con Julie, la sua migliore amica del liceo. Eccola lì, Julie, che gli venne incontro nel centro della piazza con il suo cappottino bianco e le sue scarpette rosse. Si vedevano quella sera dopo una settimana che lei aveva passato in Austria per lavoro.                                        

Faceva la hostess, Julie. Gli corse incontro e lo abbracciò.                                                        

“Ciao Chris, mi sei mancato!”                                                                                                         
“Ciao Juls” la salutò lui con un grande sorriso ed stringendola forte a sé, “mi sei mancata anche tu.”
Lei si scostò un po’ e gli allungò un pacchetto verde con un fiocco argentato:“E’ per te, non potevo non prenderti un souvenir e questo fa proprio al caso tuo. Così potrai completare la tua collezione!” esclamò l’amica, e con un espressione di attesa gli fece cenno di aprirlo. Chris lo scartò, aprì la scatolina di cartone al suo interno e ne estrasse una calamita raffigurante il panorama di Vienna e con su scritto “saluti dall’Austria” in tedesco. Chris rivolse il sorriso più dolce del mondo a Julie e lei rise divertita:“Ti piace? Sapevo che lo avresti amato. D’altronde è l’unica capitale che ti manca, no?”. In effetti era così, nella collezione di calamite di Chris, in cui comparivano città di tutto il mondo, mancava solo Vienna.                                
Lui viaggiava molto perché era un architetto e i suoi progetti lo portavano in tutti gli stati del mondo, soprattutto in giro per l’Europa.                                                                       Ecco perché si era trasferito a Parigi tre anni prima, perché aveva ricevuto un’offerta di lavoro presso l’agenzia per cui lavorava ora, la Grossman Enterprises di Londra che aveva filiali in Francia e Stati Uniti. “Ecco Mark!” esclamò Julie eccitata. “Chi è Mark?” le chiese perplesso l’amico. “L’ho incontrato a Vienna mentre lavorava. Lui era sull’aereo per Parigi ed abbiamo iniziato a parlare, così ho scoperto che è uno scrittore, scrive sceneggiature per il teatro e pare che sia di successo, tanto che ha scritto lui stesso l’ultima rivisitazione di Cats rappresentata a Broadway! Vedrai, ti piacerà parlare con lui, è così divertente!” “Ehi, Juls, potevi anche dirmelo che avevi trovato il principe azzurro!” “Oh no, Chris, ti sbagli. Mark è solo un amico!” disse. “Mark! Ehi Mark, siamo qui!”Julie agitò il braccio per chiamare l’amico e l’uomo, che stava a circa venti metri di distanza da loro due, si girò. Doveva avere circa trent’anni, alto, muscoloso e piuttosto aggraziato nell’andatura; capelli neri e ricci, folti, occhi azzurro chiaro e carnagione chiara. Portava dei pantaloni neri, una camicia azzurra e una giacca sportiva. Ai piedi aveva l’ultimo modello di snickers che Chris voleva comprare da almeno un mese, ma non ne aveva mai avuto il tempo. Portava anche una piccola borsa a tracolla e aveva tutta l’aria di essere uno che aveva girato per molto tempo prima di trovare Place De La Concorde. Si avvicinò a Juls, l’abbraccio e poi andò a posare i suoi occhi di ghiaccio su Chris. Aveva uno sguardo innocente. Tese la mano destra verso di lui e si presentò:”Ciao Chris. Julie mi ha parlato a lungo di te. Beh, veramente mi ha parlato a lungo  di tantissime cose; sapevi che la tua amica potrebbe chiacchierare per dodici ore senza sosta?”. Chris non riusciva a rispondere, non riusciva a formulare una frase di senso compiuto con quegli occhi puntati addosso. Riuscì a destarsi solo qualche secondo dopo:”S-s-s-si, lo so. B-b-beh, è Juls, non sarebbe lei se non ti stordisse con la sua parlantina ogni volta che le chiedi anche solo che ore sono”, fu tutto quello che riuscì a balbettare. Non sapeva cosa gli stesse accadendo, non era mai successo prima che non riuscisse a parlare con una persona a causa della sua stessa presenza. Era inebetito. “Oh, insomma, ora ti lamenti, ma non mi pareva che sull’aereo fossi così infastidito da me!”, fece Juls, ma né Chris né Mark la stavano ascoltando. Erano troppo occupati a sostenere l’uno lo sguardo dell’altro, senza riuscire a percepire il luogo, il tempo e le voci attorno a loro. “Ragazzi, mi ascoltate?” Mark girò la testa per rispondere a Julie, ma gli occhi stavano sempre fissi su Chris. “Si Juls, ti ascoltiamo. Che ne dite di andare a mangiare un boccone?” “Non avevi detto di aver prenotato in quel ristorantino a Saint Germain?” “Sì, al Napoleon. Mark, devi sapere che Saint Germain è il quartiere più eccentrico di Parigi, dopo Montmartre. E’ pieno di colori, sicuramente l’adorerai.” La strada per Saint Germain era piuttosto lunga da fare a piedi, ma sicuramente avrebbe avuto l’opportunità di conoscere quel giovane uomo che fin  dal primo istante lo aveva incuriosito. Si diressero verso il lato sud-est del Louvre e, costeggiando la recinzione del grande museo, cominciarono la loro passeggiata verso Saint Germain. Parigi quella sera aveva una luce nuova, diversa. Le luci di Natale la rendevano ancora più illuminata agli occhi di Chris, che continuava a guardarsi intorno cercando di cogliere tutta la magia da cui si sentiva circondato.            
“E così fai lo sceneggiatore, non è vero Mark?”                                                                               
 “Sì, scrivo per il teatro e ultimamente sto collaborando con Broadway per un nuovo spettacolo.”                                                                                                                                                  
 “Vivi a New York?”
 “Sissignore, ci sono nato e cresciuto.”                                                                
 “Io sono di Nashville, North Carolina.”                                                                                                 
 “Ah davvero? Ho dei parenti che vivono a Raleigh, è vicino vero?”                                     
  “Certo, ci sei mai stato?”                                                                                                                        
 “Solo una volta, quando ero piccolo. Non ricordo nulla purtroppo.”                                              
E così continuarono a camminare e chiacchierare, quasi non calcolando Julie che cercava di inserirsi nella discussione senza riuscirci. Quei due avevano una chimica e lo avevo capito entrambi al primo sguardo. Ma com’era possibile? Chris non aveva mai avuto questo rapporto nemmeno con le ragazze con cui era uscito in passato; nemmeno con Claire, la sue ex-ragazza, che lo aveva lasciato prima che lui si trasferisse a Parigi. Non ci aveva sofferto molto, aveva cambiato città e vita e ci non pensava più da anni.
Mark Stone era un giovane scrittore di New York, che aveva frequentato la Juilliard per studiare recitazione ma poi si era dato alla scrittura. Viveva nel quartiere di Manhattan e aveva un grande appartamento vicino al Rockfeller Center. Proveniva da una famiglia in buone condizioni economiche, gli piaceva il sushi e odiava fare jogging, tranne quando in compagnia. Amava invece arrampicare e sciare e di tanto in tanto si ritirava a scrivere nella sua casa in montagna. Anche a Chris piaceva sciare ma l’ultima volta che ci era andato aveva circa quindici anni e ora non ricordava più come si facesse. Ma ecco che erano arrivati al Napoleon, il ristorante con l’insegna blu e bianca e le poltroncine rosse in stile vintage in cui Julie portava sempre i nuovi amici che vedevano Parigi per la prima volta. Entrarono e si sedettero a un tavolo.
 
Chris si svegliò la mattina dopo con un terribile mal di testa. Aveva dormito si e no quattro ore e ora si sentiva intontito. Ma ricordava perfettamente la serata precedente.
Si erano seduti al tavolo 44 del Napoleon, avevano ordinato del foigrais e insalata landaise. Da bere del vino rosso, un Borgogna probabilmente. Avevano parlato del più e del meno, avevano riso al solito aneddoto che Julie raccontava quando aveva bevuto troppo e che certamente si era inventata di sana pianta anche questa volta. Poi era venuto il momento dei suonatori di fisarmonica ambulanti, l’icona folcloristica di Parigi, che facevano il loro solito giro nei vari locali della città in cerca di elemosina. Così Julie, ormai sbronza, aveva insistito per ballare ed era uscita, trascinando Mark e Chris fuori al freddo per seguire il ritmo della musica della fisarmonica di quel tipo dalle fisionomie tipiche greche e la pelle olivastra che si era messo a ridere e aveva cominciato a suonare una ballata della Provenza, alla quale Julie si era scatenata in mezzo alla piazza. Così ai due non era rimasta altra opzione se non quella di riportarla a casa a Montmartre. Avevano preso la metropolitana ed erano andati a casa di Chris, avevano messo a letto Juls ed erano usciti nuovamente. “Che ne dici se andiamo a bere qualcosa, noi due? E’ ancora presto”, aveva proposto Mark. Erano scesi e avevano percorso Montmartre a piedi, continuando a parlare e a ridere. Chris ricordò di essersi sentito totalmente ipnotizzato dallo sguardo e dai movimenti di Mark e di aver pensato più volte che era attratto da lui.                                 
No, impossibile, non poteva essere attratto da un uomo. E perché no? Era così simpatico, sarebbe stato un buon amico e lui ne aveva così pochi a Parigi.                 
No, non un amico, un amico era una cosa diversa. Non si guarda negli occhi un amico desiderando di baciarlo. Chris non era riuscito e non riusciva a capacitarsi dei suoi pensieri. Si vergognava a pensare di essere attratto da Mark perché la gente avrebbe pensato male di lui e nessuno l’avrebbe più guardato in faccia e…….”Basta, Chris”, si era detto. E lo aveva baciato. Davanti alla chiesa del Sacro Cuore, sopra all’ultimo gradino della scalinata del punto panoramico da cui si vedeva tutta Parigi.
Si erano fermati lì e Mark lo guardava e continuava a parlare e Chris lo ascoltava e non riusciva a fermare i suoi pensieri e così lo aveva baciato.                                             Piano, come un’abitudine, come una cosa che si fa tutti i giorni.                                                  
E poi era sprofondato in una guerra interiore di cui ancora adesso sentiva i resti, le macerie del suo essere che corrodevano tutto il suo stomaco. Non aveva più visto Mark da quando si era allontanato da quel bacio e se n’era andata senza dire nulla. Se n’era solo andato, lasciandolo lì.                                                                                      E lui ora si sentiva perso.
Tutto il suo mondo si era capovolto in una sera e lui si sentiva perso, sconvolto e totalmente confuso. Cosa avrebbe fatto?
Nessuno doveva sapere che aveva baciato un uomo. Ma cosa gli era preso?
Si alzò dal letto e andò in cucina, chiudendosi la porta della camera da letto alle spalle.
  
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